lunedì 26 aprile 2010

Marco Furia su Vito Mancuso





Il bene dell'uomo


Con La vita autentica (Raffaello Cortina Editore, 2009), il teologo Vito Mancuso presenta un complesso saggio che non esito a definire toccante nella sua spiccata attitudine a dimostrare come il coerente, appassionato, pensiero logico possa promuovere l'emergere di tratti genuinamente umani.
L'autore pratica senza riserve il sottile raziocinio proprio della filosofia: la sua è una presa d'atto per via di ragione.
Una ragione non idolatrata, ma ritenuta sempre decisiva.
Non si può dimostrare l'etica per via di ragionamento, ma il ragionamento può condurre all'etica: questo mostra lo scritto in parola.
Anche il credere in Dio non risulta assoluta discriminante: all'individuo che vuole costruirsi appieno come tale, ossia che, messo al bando ogni più o meno allettante indugio, tende al bene e alla giustizia, dunque a qualcosa che supera il narcisismo e si rivolge al mondo della relazione, a quell'individuo, secondo l'autore, la fede è certo d'aiuto, ma può anche fare difetto.

"Considerate la vostra semenza
fatti non foste a viver come bruti
ma per seguir virtute e conoscenza" (Inferno, XXVI, 118-120):

con il richiamo a questi pregnanti versi danteschi si chiude il testo.
C'è qualcosa di nobilmente gratuito in siffatta pronuncia: la nostra origine comune e la nostra natura sono rivolte alla virtù e alla conoscenza.
Si tratta, forse, di qualcosa di logicamente dimostrabile?
No.
Oppure si tratta d'atteggiamento mistico da cui il linguaggio è escluso?
Nemmeno.
Si tratta, piuttosto, di vivida presa d'atto, indenne nella sua purezza.
Questo è il messaggio: la vera forza nasce dalla purezza, ossia dalla piena adesione a ciò che s'illumina come valore etico.
Fecondo assunto che, lungi dal militare contro la razionalità, l'accoglie, notandone l'importanza anche quando quest'ultima non opera direttamente, purché vi sia intento di porre in essere una vita improntata alla verità, al bene, alla giustizia.
Verità, bene e giustizia che, ovviamente, emergono con difficoltà, spesso a caro prezzo, quali punti saldi, ma non inerti, mai raggiunti una volta per sempre.
Quanto a Dio, la sua indole appare poco consolatoria: il Dio di Mancuso invita tutti, anche i non credenti, ad agire nella maniera giusta e, alla fine, accorda fiducia ad ogni individuo di buona volontà, ossia a chiunque, disprezzata qualsiasi forma d'ignavia, intenda operare nel rispetto d'umane esigenze che non necessitano di spiegazioni, poiché si danno come la stessa vita.
Insomma, la passione d'un teologo davvero laico resa sulla pagina per via di un'avvincente prosa chiara, comprensibile, intensa.

Marco Furia

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qui altre letture delle opere di Mancuso


qui  il suo sito

4 commenti:

  1. Conosco Vito Mancuso, di lui ho "L'anima e il suo destino" e anche la conversazione con Vittrio Augias. Sempre stimolante.
    Rispondo qui ad un tuo quesito che hai posto da me.
    mi fa piacere che apprezzi il brano di sottofondo. Allora:
    -bassista: Kai Eckhardt
    -chitarrista: il grande John McLaughlin
    -percussioni: l'altrettanto grande Trilok Gurtu
    Il brano si intitola "Mother Tongues" e L'album è "The John McLaughlin Trio Live at Royal Festival Hall"
    Ciao.

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  2. grazie Francesco. domani compro l'album. E magari anche "L'anima e il suo destino": io non sono un credente, se non nel disequilibrio del pensiero, nel suo destino claudicante e, perciò fecondamente fondativo :-)

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  3. margherita ealla3/5/10 22:44

    ho ascoltato con interesse Vito Mancuso a "che tempo che fa", prima avevo letto qualche articolo a riguardo.

    Lo trovo equilibrato, intelligente e, anch'io come Francesco, molto stimolante.

    "ll Dio di Mancuso invita tutti, anche i non credenti, ad agire nella maniera giusta e, alla fine, accorda fiducia ad ogni individuo di buona volontà, ossia a chiunque, disprezzata qualsiasi forma d'ignavia, intenda operare nel rispetto d'umane esigenze che non necessitano di spiegazioni, poiché si danno come la stessa vita."

    questo per me che non sono credente.

    un saluto a tutti
    margherita

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  4. io avevo sentito Mancuso da Augias, se non sbaglio. ho pensato: la chiesa sta cambianbiando, peccato che i migliori siano sempre in minoranza quando si tratta di prendere decisioni collegiali.

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