Sinan Anton è nato nel 1967 a Bagdad, dopo la Prima guerra del Golfo, nel 1991, si è trasferito negli USA. È poeta, scrittore, traduttore e attualmente insegna alla New York University.
Ha scritto in arabo e inglese per le maggiori riviste internazionali, nel 2003 ha pubblicato la sua prima raccolta poetica, Mawshur muballal bi-l-hurub, mentre il suo primo romanzo I‘jam (Diacritici) è apparso nel 2004 presso Dar al-Adab ed è stato subito accolto con grande favore dalla critica: “one of the most important Arabic novels to be published in recent times… an Iraqi novel par excellence” (Al-Hayat). Le sue poesie sono comparse in inglese nell’antologia Iraqi Poetry Today e nella raccolta The Baghdad Blues (2007). La sua attività di co-traduzione poetica dall’arabo all’inglese delle opere di Mahmud Darwish è stata segnalata per il PEN Prize per la traduzione nel 2004.
Ulteriori notizie sono disponibili nel suo sito web: http://www.sinaan.com/.
Le poesie qui tradotte per la prima volta in italiano da Ramona Ciucani per Blanc de ta nuque, sono tratte dalla raccolta Mawshur muballal bi-l-hurub [Un prisma madido di guerre], al-Qahira: Merit, 2003
Phantasmagoria
Una pioggia blu
conversa con un’orchestra muta
in un mattino lontano,
il maestro inciampa
nelle scale di Mozart,
le farfalle erompono
dalle tue corde vocali
e danno l’assalto alla mia memoria.
Colore II
Ho riunito meli
tra le tue labbra
e ho emanato un decreto
per stabilire che il rosa
sia inviato tutto a me.
Ha scritto in arabo e inglese per le maggiori riviste internazionali, nel 2003 ha pubblicato la sua prima raccolta poetica, Mawshur muballal bi-l-hurub, mentre il suo primo romanzo I‘jam (Diacritici) è apparso nel 2004 presso Dar al-Adab ed è stato subito accolto con grande favore dalla critica: “one of the most important Arabic novels to be published in recent times… an Iraqi novel par excellence” (Al-Hayat). Le sue poesie sono comparse in inglese nell’antologia Iraqi Poetry Today e nella raccolta The Baghdad Blues (2007). La sua attività di co-traduzione poetica dall’arabo all’inglese delle opere di Mahmud Darwish è stata segnalata per il PEN Prize per la traduzione nel 2004.
Ulteriori notizie sono disponibili nel suo sito web: http://www.sinaan.com/.
Le poesie qui tradotte per la prima volta in italiano da Ramona Ciucani per Blanc de ta nuque, sono tratte dalla raccolta Mawshur muballal bi-l-hurub [Un prisma madido di guerre], al-Qahira: Merit, 2003
Phantasmagoria
Una pioggia blu
conversa con un’orchestra muta
in un mattino lontano,
il maestro inciampa
nelle scale di Mozart,
le farfalle erompono
dalle tue corde vocali
e danno l’assalto alla mia memoria.
Colore II
Ho riunito meli
tra le tue labbra
e ho emanato un decreto
per stabilire che il rosa
sia inviato tutto a me.
................Bagdad, 1990
Lacrime d’insonnia sulla fronte della notte
Lacrime d’insonnia sulla fronte della notte
1.
Le dita dell’insonnia rivoltano i miei minuti
mi sfogliano.
La mia notte è un deserto
e il sonno…
nomadi in viaggio
li vedo
a.........v..........v.........i.........c.........i.........n.........a.........r.........s.........i
a......v.....v......i......c......i.....n......a.....r......s......i
a.....v.....v.....i.....c.....i.....n.....a.....r.....s.....i
a....v....v....i....c....i....n....a....r....s....i
a..v..v..i..c..i..n..a..r..s..i
avvicinarsi
li vedo
a.........v..........v.........i.........c.........i.........n.........a.........r.........s.........i
a......v.....v......i......c......i.....n......a.....r......s......i
a.....v.....v.....i.....c.....i.....n.....a.....r.....s.....i
a....v....v....i....c....i....n....a....r....s....i
a..v..v..i..c..i..n..a..r..s..i
avvicinarsi
per annunciare
che sono
le lettere del miraggio.
2.
La veglia è il mio cuscino,
un cuscino pregno
di migliaia di uccelli,
le loro penne si accalcano
nella mia testa
ognuna incide la mia insonnia,
e inchiostro è la notte.
che sono
le lettere del miraggio.
2.
La veglia è il mio cuscino,
un cuscino pregno
di migliaia di uccelli,
le loro penne si accalcano
nella mia testa
ognuna incide la mia insonnia,
e inchiostro è la notte.
3.
Due farfalle, le mie palpebre
e il buio è il loro campo.
...................Il Cairo
........................giugno 2003
Profondità
Il mare, un dizionario di blu
che il sole legge assorto,
anche il tuo corpo è un dizionario
di miei desideri,
la prima lettera
occuperà tutta la mia vita!
...........Beirut – Il Cairo
..............Aprile - Giugno 2003
Il mare, un dizionario di blu
che il sole legge assorto,
anche il tuo corpo è un dizionario
di miei desideri,
la prima lettera
occuperà tutta la mia vita!
...........Beirut – Il Cairo
..............Aprile - Giugno 2003
Che belle queste poesie, Glù.
RispondiEliminaC'è in esse una "semplicità" geniale, in realtà una spirale, bella da percorrere anche per riflettere.
bacet
renée-dicichè
ah, ma ci sei, allora. ti davo per dispersa!
RispondiEliminaSinan usa la metafora con l'agilità di un giocatore di briscola, quando getta una figura.
gugl
Ci sono, ci sono.
RispondiEliminaE voglio leggere tutto il libro di Sinan.
Mangiucchiando qualcosa di dietetico.
Che lasci però le briciole tra le pagine.
Come il "lettore povero", di cui parlava qualcuno, che entra alla Feltrinelli di Roma, dove ci sono
comode panchine.
Alla 9 di mattina, dopo aver comprato un paninazzo con mortadella. Lui varca la soglia, prende 20 libri e se li trascina da una panchina all'altra, scendendo e salendo per i tre piani della libreria.
Ovvio, per non dare troppo nell'occhio.
All'una mangia.
Poi, si fa una pennichella.
Se ne esce felice e soddisfatto alla 9 di sera, dopo aver riposto delicatamente i libri un tantinello unti tra gli scaffali.
Il bello è, che quando vivevo a Roma, io favevo proprio così.
Vedi, amico mio, pur amando le parole, non sono mai stata una donna troppo elegante o finemente raffinata.
:)))
renée-diciche
ma parole ce ne sono di tutti i gusti: anche alla mortadella o al gorgonzola :-)
RispondiEliminagugl
ps. prepàrati perché in settembre posterò il fior fiore dei poeti italiani
Ciao Stefano, grazie per l'interessante proposta. Conoscevo questo autore solo come traduttore di Darwish, ma non avevo mai letto niente di suo.
RispondiEliminaVolevo chiederti se le traduzioni sono dall'inglese piuttosto che dall'arabo. Così, a titolo di pura curiosità.
A presto.
fm
Ramona Ciucani studia l'arabo. Per sicurezza, glielo chiedo.
RispondiEliminaa presto
gugl
mi piace questo poeta dell'insonnia. L'insonnia del sopravvissuto, dei suoi mostri, qui resi con una disarmante levità. Ciao, GTZ
RispondiEliminavero!
RispondiEliminagugl
mah, a me invece non danno un'impressione positiva queste poesie... forse anche perché rimango vittima di un pregiudizio alla rovescia... del resto ho trovato la proposta di Alberico Sala un paio di post fa decisamente più interessante! sarà perché lombardo (e non lumbard!) come me? (però Sala è molto più "ligure" di altri suoi colleghi lombardi pur non indifferenti al "milieu" poetico montaliano-caproniano-etc di quella regione)
RispondiEliminami spiace che mi esca un giudizio così trinciato, cerco sempre di trattenermi dallo spararne... però uno che tira in ballo Mozart in quel modo mi fa saltare addosso un tale ribollire... "e basta co' sto Mozart ciricì e ciricià, piripì e piripà!" mi è scappato alla lettura
e che dire della "petite boutade" para-poetico-visiva dell'avvicinarsi del miraggio?
"Profondità" mi lascia però qualche illuminazione in più... trovo che Sinan Anton più che di materiale metaforico faccia abbondante uso di composti stereotipici; tuttavia il suo atteggiamento non si direbbe quello di un ingenuo poetante della domenica che si innamora di una certa manciata di stereotipi e li riempasta in salsa propria (il che già comporta almeno un certo sforzo creativo!); non si direbbe quello di un giocatore di briscola alle prime armi che non ha ancora compreso bene la differenza tra un vestito o un carico; ma quello di un giocatore che, ritrovandosi solo figure e nient'altro di meglio da giocare, punta a racimolare il meglio da tutti i punticini, 2, 3, 4, che potrà sommare (tanti piccoli numeri fanno un gran numero!), uscendo più probabilmente sconfitto ma a testa alta, e con un sorrisetto di sfida, da una brutta partita in cui i carichi (le metafore innovative) sono girati in mani altrui
trovo un sorrisetto ironico in "Profondità" che un po' mi aiuta a rileggere in modo meno bofonchiante il resto, compresa la "boutade" da poesia visiva
un furbino, Sinan Anton, non c'è che dire... chissà come mai, ma mi ha fatto venire in mente un amico maghrebino che beveva vino con me, perché: "se tu fossi mio ospite in Marocco, non ti offrirei vino, ma qui in Italia sono a casa tua, quindi seguo la tua religione."
Mario Bertasa
Glù, buongiorno.
RispondiEliminaAspetterò le parole di settembre.
:)
Diciche
Mario, non hai tutti i torti, però: Mozart è stereotipo per noi dell'europa occidentale, forse meno per uno di Bagdad (vero che vivendo in USA, qualcosa bisognerebbe rimproverargli :-)
RispondiEliminaanche la triangolazione è un po' ingenua (come lo era l'urone nel racconto di voltaire?)
grazie per il tuo sentito commento.
un saluto a Renèe!
gugl
Ciao a tutti,
RispondiEliminale poesie sono tradotte dall'arabo, anche se devo dire che la traduzione inglese (fatta dallo stesso Antoon) è molto aderente... eccetto, guarda caso, il verso riferito a Mozart che ha scaldato il blog.
In inglese Antoon lo ha cambiato, ma io l'ho riportato nella versione originale araba (mea culpa).
Leggerò con piacere i vostri commenti, perchè pensavo di tradurre tutto il libro... per dare spazio a una voce araba nuova, non così ingenua come sembra.
In fondo questo rialzo alla metafora o all'incisione visiva è la sua caratteristica poetica che mi ha più colpito, perchè intenzionale e calibrata.
La semplicità lessicale resta nel solco del grande poeta arabo da poco scomparso, per cui la semplicità coincideva con l'eleganza retorica.
ramona
Ci puoi ricordare il poeta arabo cui fai riferimento? E: che variazione mozartiana fa, nel passaggio incriminato?
RispondiEliminagrazie per le risposte.
gugl
Grazie di questa nuova proposta Stefano. Di seguito ti lascio un link per segnalarti una rubrica letteraria che curerò su LucaniArt:
RispondiEliminahttp://lucaniart.wordpress.com/2008/09/01/scrittori-scrittura-incontro-con-massimo-sannelli-1/
Un saluto carissimo
Mapi
hai scelto un poeta vero, sei partita benissimo. scegli sempre con cura, mi raccomando.
RispondiEliminagugl
Raramente capita di leggere poesie che sanno coniugare così sapientemente profondità e semplicità. Sono poesie che a me piace definire "di una semplicità divina".
RispondiEliminaGrazie Stefano per averle postate, e Ramona, mi raccomando, non indugiare, traduci tutto il libro: non c'è ingenuità in questi versi, ma l'immediatezza profonda e leggera della percezione, quella che solo un vero poeta riesce ad avere.
Grazie a tutti e due.
Un saluto carissimo,
Silvia (Comoglio)
ciao Silvia, sempre graditi i tuoi commenti!
RispondiEliminaMi riferivo a Mahmud Darwish, scomparso il 9 agosto, di cui Sinan Anton è stato traduttore.
RispondiEliminaLa traduzione inglese che differisce è:
the maestro
cannot read
the foggy notes
meglio??
Mi sono chiesta come mai l'autore ha deciso di cambiare le proprie parole, non è l'unico caso, anche in altre sue poesie Sinan cancella o trasforma i versi arabi originali.
E mi pacerebbe sapere da voi, che siete più abituati alla poesia di me, se accada spesso che auto-traducendosi il poeta modifichi o riscriva le proprie parole e perchè?
Grazie a tutti,
Ramona
dopo Alberico, un poeta molto diverso. Mi piace molto Sala, ma sento molto vicino al mio scrivere
RispondiEliminaSinan. Quelle due farfalle, mi hanno davvero rapito. E' strano come bastino due versi per descrivere un universo che un attimo prima non esisteva. Forse in Sala c'era più il lombardo o il ligure come faceva notare qualcuno(interessante spunto per parlare di poesia geografica o di appartenenza territoriale), ma in Sinan, trovo una poesia più di sensazione e più intattile anche se a volte può dare la sensazione che il poeta si compiaccia un pò
delle carte che ha in mano, giocando a briscola :)
vincenzo
interessante, Ramona, questa faccenda della versione inglese: già il trapasso da "scale" a "notes" può far intravedere la differente sensibilità musicale di un arabo abituato a ragionare diversamente dai nostri lessico e teoria musicali
RispondiEliminapoi mi colpisce la comparsa di un'azione del tutto diversa: là inciampa nelle scale, qua non riesce a leggere note annebbiate... c'è un diverso investimento energetico nel tratteggiare la fisicità del maestro
e poi, che rebus per il traduttore! avesse scritto "conductor" (direttore d'orchestra), filava tutto liscio, invece "maestro" nei paesi di lingua anglosassone o germanica vale esattamente come "direttore dell'esecuzione", e con una connotazione un po' antiquaria (essendo tale uso linguistico invalso fra Sette e Ottocento), passibile anche di un'affettuosità ironico-riverenziale; tutte sfumature ben diverse dall'italiano "maestro", che si tende ad attribuire a qualunque musicista indipendentemente dal ruolo, e senza velature e ambivalenze di alcun tipo; per cui la traduzione italiana è giocoforza costretta a perdere tutte quante le sfumature dell'originale!
comunque il mio giudizio complessivo non muta: preferisco di gran lunga Bukowsky quando (vado a memoria) tratteggia una situazione analoga, pioggia più orchestra in pieno giorno, l'orchestra protetta dalla copertura del palco continua a suonare mentre il pubblico inzuppato si ritira sotto un porticato, tra ridacchiamenti e mezze imprecazioni, solo uno spettatore rimane seduto in mezzo alla platea allagata... "lui ascolta la musica"...
Mario
p.s.
RispondiEliminachiedo venia, ma le farfalle in poesia mi suonano come Mozart tritato in tutte le salse o come una fotografia del tramonto...
m.
cara Ramona, quanto dice Mario sul "maestro", che è un esperto di musica, mi pare molto interessante. Io preferisco la versione araba.
RispondiEliminasulle "farfalle" credo sia una questione di esperienze e di letture: per esempio, le farfalle ch compaiono in "cent'anni di solitudine" sono avvero spaesanti. E si pensi alle farfalle di Gozzano o a quelle, recenti, di Bonacini ("falle farfalle").
Il suo valore simbolico, che rinvia alla notte, alla morte e al sogno, è inoltre assai di rilievo.
un saluto a Celli: vero che l'autore talvolta si compiace delle carte che ha in mano.
gugl
hai perfettamente ragione, caro Stefano, sulla pregnanza simbolica di "farfalla", ma non trovi che proprio per la sua estensione rischi di risultare talmente sfuocata ai margini del suo campo di pregnanza, da sconfinare ben presto nell'insipidezza del "medio poetese"?
RispondiEliminai Gozzano e i Bonacini che citi mi sembrano autori accorti che lavorano proprio ai fianchi questo problema (qualcuno lo definisce "risvegliare metafore e simboli assopiti") - l'operazione di Anton faccio invece più fatica a digerirla, consapevole dei miei limiti come lettore, ma anche convinto che non si tratti di un'incomprensione dettata da un divario culturale: penso anche solo alla tradizione poetica zen, che nella distinzione fra parole "morte" e "vive" coglie, mi sembra, esattamente lo stesso problema che altri enucleano parlando di "assopirsi della metafora" (la gamba del tavolo) - Anton mi dà troppo l'impressione di sfruttare a mani basse il potenziale iconico di certi simboli senza preoccuparsi del loro oscillare fra abitudine e reviviscenza - in questo senso è molto "americano", come buona parte del mondo arabo globalizzato
(anche il tramonto sul mare è un simbolo potente, ma nelle cartoline balneari si sfianca: che sia catturato da Positano o da Marina di Massa è uguale - però vende bene...
Mario
caro Mario, i tuoi argomenti non sono certo infondati. Per attenuare la tua diffidenza, bisognerebbe forse conoscere meglio la letteratura araba (parlo per me), capire più a fondo il loro substrato culturale.
RispondiEliminaciao e grazie per i tuoi puntualissimi interventi
Condivido le vostre impressioni, proprio una settimana fa a Vicenza, in un Workshop di traduzione poetica ci siamo interrogati sull'effetto della poesia di Anton: qualcuno la sentiva ungarettiana, qualcun altro americana, qualcuno diceva che le etichette "occidentale" e "orientale" ormai non hanno più senso...
RispondiEliminaPerò, al di là della contestualizzazione dell'opera, e in questo caso dovremmo forse arrenderci al meticciato culturale (scusate la parolaccia),io posso solo spiegare la mia scelta traduttiva, che in realtà è quella che mantiene di più la fisicità veicolata dall'originale arabo, con il fatto che l'inciampare nelle scale musicali mi suggeriva una dinamicità immediata e opposta (scendere-salire) rispetto all'eruzione delle farfalle... insomma un'azione-istantanea più vigorosa e coerente a livello visivo piuttosto che la versione inglese che a mio avviso spezza il movimento con il direttore/maestro che non discerne le note.
Interpretazioni.
Per quanto riguarda invece il substrato poetico arabo, da quello che conosco, Anton sceglie esplicitamente l'essenziale semplicità del quotidiano, evitando la ricercatezza formale e lessicale, come tutti i poeti contemporanei dal Movimento del verso libero in poi, ma la carica di immagini (più o meno scontate).
Mi chiedo se possa influire il fatto che sia anche romanziere e non un poeta puro.
Grazie per tutti gli interessanti commenti e buona giornata
Ramona
sull'ultima questione che poni: di solito sono i poeti che diventano romanzieri (e non viceversa), per cui, forse, influisce poco questa sua 'seconda natura'.
RispondiEliminaintressante sapere che anche nei paesi arabi c'è una stagione del verso libero.
domanda: rimane lo stesso, nello sfondo, il cantato coranico oppure no?
gugl
scusa Stefano, ma non ho capito la tua domanda sul cantato coranico.
RispondiEliminaio pure limitatissimo, conosco del mondo arabo solo Nazim Hikmet (turco nato in Grecia e morto in Russia, quindi un'apoteosi del meticciato!), che del resto non trovo così lontano da certe sfumature di Anton
RispondiEliminae parrebbe, ho letto non molto tempo fa, che Hikmet sia stato il primo poeta di quell'area culturale ad usare il verso libero...
Mario
ho letto che la poesia araba cerca il ritmo sul quello del Corano. E il Corano va letto salmodiato. Chiedevo se anche la poesia moderna araba non inventa ritmi e suoni, ma prende a modello la Parola originaria, quella coranica, appunto.
RispondiEliminagugl
La questione dell'imitazione del Corano (che comunque è scritto in prosa poetica e non in poesia) come modello letterario va riferita alla letteratura araba classica (medievale e successiva), ma direi che non c'entra molto con la letteratura araba moderna e contemporanea, che cerca proprio di affrancarsi dalla ricercatezza e dalla rigidità dei modelli metrici e tematici precedenti.
RispondiEliminaGli effetti di musicalità, allitterazione e quant'altro sono tipici di tutti i linguaggi poetici e delle lingue che si prestano meglio alla sonorità, come anche l'italiano.
Per quanto riguarda invece il Movimento arabo del verso libero nasce in Iraq con Nazik al-Malaika, Al-Sayyeb e Al-Bayyati alla fine degli anni '40 e si diffonde subito in tutto il mondo arabo e sicuramente anche in Turchia con Hikmet (scrive in quegli anni?).
Ma la poesia turca è solo contigua geograficamente, appartiene a un'altra tradizione linguistica.
il panorama è molto complesso, ma a noi (in occidente) arrivano solo i grandi nomi, ormai un po' datati.
ramona
grazie. direi, allora, che il verso libero coincide con la decolonizzazione.
RispondiEliminaciao!
gugl
mi correggo! in effetti, rileggendo meglio la mia fonte, Hikmet è stato "uno dei primi" ad adottare il verso libero in Turchia, ma non è specificato in quali anni (bisognerebbe vagliarne estensivamente l'opera, o gli studi critici dedicatigli), una cosa però è certa: la prima pubblicazione, in rivista, di Hikmet è del 1919 (aveva solo 17 anni)
RispondiEliminaMario
grazie per la precisazione!
RispondiEliminabuona domenica.
vi ringrazio tutti per questo bel confronto e per i vostri commenti attenti e interessanti...
RispondiEliminacontinuerò a tradurre Anton con entusiasmo.
buona domenica a tutti
ramona
grazie Ramona.
RispondiEliminaAttendiamo il libro e il "prossimo autore Blanc"
gugl