sabato 22 settembre 2007

Paralipomeni della Spera

Grazie alla gentile collaborazione di Antonella Pizzo, che mi ha inviato un paio di poesie di Raffaella Spera contenute in Poesie d’amore: l’assenza, il desiderio: le più importanti poetesse italiane contemporanee presentate da trentasei critici (a cura di Francesca Pansa e Marianna Bucchich, Roma, Newton Compton, 1984), volume acquistato per un euro al supermercato, possiamo approfondire la conoscenza della poetessa in questione.
Scrive fra l'altro Giuliano Soria nella presentazione: "Il ritmo, soprattutto, è l'elemento che definisce la poesia di R. Spera. L'esperimento forse più avanguardistico dell'autrice forse sta nel volume Il vantaggio del tratto: tutto in un gioco di metafore, con ricorsi ad anglismi (che ritornano in tutte le sue poesie); una scrittura continua-automatica, quasi spasmodica, frutto di un delirio di pensiero. Questa dimensione di delirio e di psichismo ci immette nell'altra costante della Spera: la ricerca, la mancanza. Questa si realizza a volte nel ricordo di un amore che è vissuto come lacerazione; a questo spirito sono intonate gran parte delle poesie de Il doppio misto. Sono frammenti di ricordi ambientati in luoghi lontani geograficamente: Londra, New York, Gedda, Amman, Praga ecc. Amori sfioriti o fugaci, ricchi molto spesso di erotismo (tema prediletto delle Spera). Dietro le quinte [...] la sensazione di una mancanza, di una ricerca psichica, di un lasciarsi andare. "
Verticale
mi esilia il vento, mi ringhia tra le dita
e fugge, a spezzate cadenze
Vieni, da un luogo certo,
in un lampo, in un "a solo"
illusorio finale, a chiarimento,
ti aspetto, mi pesa il tuo sorriso
lisa chiaroveggenza, candida,
a cedere, a redimere,
nell'arco reclinato: sono deperite
le magnolie, a stento mi sottraggo;
l'appartenenza del mio volto adonti
in conto del tuo disuso seme
temo l'estasi, le tenebre, il sopore
in questo segno, tempo verticale
e rimiro, spoglia il mio delirio
e fiori, e spine, e soffio, e piego,
e piago memorie,
dove spavento lambe, nell'intesa
e tardo,
e lento,




*

ora che il corpo codifica il riflesso
tutta la solitudine si arrende
luci dense
................................."rovesciami, Jean Paul
....................................stringimi ai fianchi"
ovvero
il minimo (non c'è) ho calcolato
nemmeno lo steccato in ondato
......................................................."è mio"
......................................................."è mio"
.......................................per ogni oscillazione
oh ti masturbi con preciso segnale
non male il fotogramma che registra
il mio flusso (mentre alzo le gonne)

ora che l'alba ripiega sul mondo
appena dietro i fili: la collina
il riflesso è indomito leggiadro
dov'è azzerato il cielo di mirtilli

la memoria è ferma in questo esilio
in questo crocicchio rapido di eventi
una voce canta su fogli quadrati
I giorni sono lunghi.
I giorni sono inutili.

però trattenere le sere
è un gioco forte
........................."sai gli manca il linguaggio"
........................."gli manca il dolo; solo rimane..."
il tempo (spazio-causa) è nella rete
forse un profilo di mani levate
....................................................di fiato
...................................................mai un labbro
al margine rimango, affranta
sorrido, scelgo l'attesa, la presenza segnata
a decantati tempi, all'impazienza,

5 commenti:

  1. ognuno ha le sue predilezioni, inclinazioni, sensibilità

    "Verticale" mi tocca fin quasi alla commozione.
    E che ci posso fare.

    RispondiElimina
  2. diciamo che ti ha steso? :-)

    gugl

    RispondiElimina
  3. ciao stefano e grazie in 'insistere' con questa poeta, davvero importante, a tratti psicotica lascia solchi. da aggiungere ai propri poeti preferiti.

    un abbraccio

    alessandro ghignoli

    RispondiElimina
  4. ciao Ali e Ale. mi spiace solo che non ci sia nessuno che ha occasione di dare notizie fresche su di lei.

    gugl

    RispondiElimina