Fatos Arapi, nato nel 1930 a Zvernec, Valona, è autore di versi filosofici, liriche d’amore ed elegie di morte. Studiò economia a Sofia (Bulgaria) dal 1949 al 1954 e lavorò poi a Tirana come giornalista e lettore moderno di Letteratura Albanese. Nelle sue prime due raccolte “Passi poetici”, Tirana 1962, e “Poemi e poesie” Tirana 1966, fece uso del verso moderno e mise le basi della poesia contemporanea albanese. È autore di più di 25 libri e la sua produzione letteraria comincia già durante la dittatura comunista albanese.
Mai sognata mia
Mi serve metà d’un sogno,
mai-sognata mia.
Appoggio la testa sul tuo seno
ed or ora scontro la tua nuca.
Mi serve metà d’un sogno.
Le lancette dell’orologio alla mano
spingono oltre i passanti,
negli erti giorni di Tiranna.
Anime non anime che vanno…
Vicino a me qualcuno parla da solo,
senza capire credo al suo dire.
Qualcuno, d’un aspra delusione,
abbottona nuove croci.
Gli lancio mezzo soldo
e compro la mia croce.
Ora per alzarla
Mi serve metà d’un sogno,
mai-sognata mia.
Non riescono a chiudersi
Non ho più forza neanche a rattristarmi
siamo navi senz’ancora
in mezzo ai venti aspri che si scontrano.
I pesci chiacchieroni assordano il cielo.
Datemi voi uno strappo d’ironia,
ché non riesco a trovarla in me,
un pezzetto d’ironia
quanto metà d’ala d’uccello, -
per scaldarmi dalle giallicce piogge
delle preghiere degli apostoli privi di senno.
Tutti hanno colpa e nessuno:
abbiamo voluto crearci nel nostro nulla.
Ora tutte le finestre dell’anima
sono aperte, spalancate e marce
dalle piogge di lacrime, -
e non riescono più a chiudersi.
Può entrare chiunque voglia.
Perché non t’ho amato un po’ di più
Non ho più forza neanche a rattristarmi
siamo navi senz’ancora
in mezzo ai venti aspri che si scontrano.
I pesci chiacchieroni assordano il cielo.
Datemi voi uno strappo d’ironia,
ché non riesco a trovarla in me,
un pezzetto d’ironia
quanto metà d’ala d’uccello, -
per scaldarmi dalle giallicce piogge
delle preghiere degli apostoli privi di senno.
Tutti hanno colpa e nessuno:
abbiamo voluto crearci nel nostro nulla.
Ora tutte le finestre dell’anima
sono aperte, spalancate e marce
dalle piogge di lacrime, -
e non riescono più a chiudersi.
Può entrare chiunque voglia.
Perché non t’ho amato un po’ di più
L’ho amata oltre la morte,
così ho amato io
e comunque non riesco a parlare a me stesso:
perché non l’ho amata di più…
Un po’ di più dove si spezza l’anima,
parlo all’abbandono: - aspetta, un poco.
Per illudere la nostalgia che non si spegne,
illudere il ricordo un po’.
Oltre la morte, oltre i mondi,
là dove inizia qualcos’altro –
a colei che se ne sta tra gli dei:
“perché non t’ho amato un po’ di più…”
Gloria Victis
Perché siamo noi i grandi perdenti.
L’arte magnifica della perdita
l’abbiamo fatta diventare fortuna.
Perché noi, solo noi, sappiamo sbagliare.
Noi sbagliamo in amicizia, e perdiamo.
Noi sbagliamo in amore, e perdiamo.
Noi sbagliamo nelle nostre speranze, e perdiamo.
I dadi bianchi del nostro fato
li lanciamo per primi – e continuiamo
a lanciarli anche dopo aver passato il Rubicone.
Tutti hanno colpa e nessuno.
Gli altri solo vincono,
noi siamo un popolo perdente,
delle grandi perdite. Il nostro cuore
è una mela d’oro di dolore.
Non vogliamo conoscere il potere nero dell’invidia,
e sbagliamo, non conosciamo
la brama scorpione del potere, e sbagliamo.
Perché noi, noi soltanto! Sappiamo sbagliare.
I nostri piedi scalzi sono quelle foglie gialle d’autunno
che cadono e camminano per strada; la nostra anima
è di qualcosa d’umida tristezza,
tutti possono ucciderla.
Gli altri no, sono vincitori per sempre,
loro non perdono mai, perché
mai sbagliano.
Invece noi sbagliamo – come sappiamo solo noi!
L’arte magnifica della perdita
l’abbiamo fatta diventare fortuna.
E abbiamo spezzato le ali all’elogio della vittoria.
Noi conosciamo solo l’elogio del popolo
delle grandi perdite. Perché noi
soltanto noi
siamo veri.
La patria
La patria è dolore, è dolore.
Un aprile afflitto all’anima.
La patria è la croce, è la croce.
La tieni – e lei tiene te – nell’anima.
La patria è la terra promessa.
Tu ci cammini come un dio e non l’hai sotto i piedi.
La patria non ha parole, ha occhi rattristati.
Muore l’amore in quell’amore che ti fa impazzire.
La patria è il pane affamato,
ti sfugge dalle mani e non riesci a sfamarlo;
sogno ed ansia e speranza tormentata
che con gli occhi nel buio, cerca se stessa.
La patria è una tomba aperta, è una tomba.
Una vita verso di lui va, giuro che convince.
In una lacrima annega la lacrima sciagurata.
In una lacrima partorisce la libertà.
La tua patria piccola, piccola,
quella divino immortale – la lacrima.
Nella tomba della libertà
Soffia vento con pioggia, sorella mia.
Si sono spente le candele delle tombe vicino.
Vento con pioggia…
La tua candela accesa
proteggo con i miei pugni;
ci incontriamo solo in questo giorno:
siamo diventate lacrime di candele, sorella mia,
tremiamo come questa fiammella schiva…
tu mi parli; sotto c’è gente.
C’è un vecchio qui vicino.
Cerca un coltello per sbucciare una mela.
La cerca, non la trova, questo poeta, amico mio
Ha scordato di scrivere intero il suo verso
“un caffè senza di te a Tirana”.
Ad una sposa è caduto l’anello;
lo cerca col timore da sposa giovane:
vi è buio lì sotto…
l’inferno conosce solo la lingua della luce.
Con la tua candela tra le mani
passo tomba su tomba e accendo
le candele spente:
un po’ di luce dall’anima.
Un bambino lì vicino
cerca i giocattoli persi,
sorella mia.
Coprifuoco
I passi della ronda picchiano nel corpo metallico della notte.
Fino a terra curvano e si sbattono le case per terra.
I pensieri si coltivano nelle teste della gente
e si frantumano poi in bisbigli dalle labbra pendenti
intorno al focolare.
Quest’ora viene carica di fiamme e ferro.
Come un gendarme aspro, si ferma di fronte alle porte di casa.
Solo chiede: “perché aperte”
ed in risposta muove la testa, l’elmetto,
ed in minaccia metallica pattuglia il buio.
Le porte rimangono aperte:
può entrarvi la libertà illegale dell’Albania.
Scrive Anila Resuli: "I versi di Fatos Arapi si tormentano da soli. Il richiamo sempre alla patria, alla libertà, all’essere uomini che si portano delle croci sempre addosso, è una costanza nella sua poesia. Le poesie qui proposte racchiudono quello che per il poeta ha forma marcia, ha dolore incastonato nella vita degli uomini: quel che il dolore procura all’anima e quello che l’anima attende da esso. Una costante nella poesia albanese è la ricerca della libertà, l’angoscia nel cercarla, nel sognarla: così è anche per questo poeta che in molte delle sue poesie si racconta; racconta l’amore per la sua patria, per l’amata, per i suoi famigliari che, ad ogni sua poesia, sembrano incontrarsi soltanto nel dolore. Una poesia pessimista forse, oppure solo uno squarcio di vita umana piena di errori e sbagli".
l'ho letto ieri. Ero commossa. Tanto che ho pensato di ripassare dopo, per evitare di fare un commento solo smielato.
RispondiEliminaL'emozione che si avverte è pura. Puro dolore. Un disincato che ormai non è neanche più tale perchè è divenuto sangue stesso che sgorga ferite e ....
e io più non posso dire, oltre.
Grazie di questo contributo
oppure la poesia di chi attraversa il dolore della morte senza poterlo oltrepassare
RispondiEliminadovete ringraziare Anila Resuli che, con constanza e serietà, cura questa sezione.
RispondiEliminae grazie a voi per questi commenti. Cosa c'è oltre ciò che riusciamo a dire?
gugl
Esimio professore,
RispondiEliminaa parte le poesie di coso, Fatos, che trovo anch'io carucce, seppur un poco melense, avrei da esprimerLe un mio dubbio riguardo alle di lui note biografiche lette nell'incipit (e che trovo gia' citate pari pari sia in wikio.it sia in wasalive.com):
- e' corretto usare quel soqquadro di tempi passati, presenti e remoti ("nato", "è", "Studiò", "lavorò", "fece", "mise", "È", "comincia") per descrivere brevemente le gesta d'un contemporaneo?
Cordialita'
il post è scritto da Anila Resuli, di madrelingua albanese.
RispondiEliminagugl
z1 - la biografia di certo non posso inventarla. non so dove l'ho recuparata ma va benissimo così com'è, tempi verbali compresi.
RispondiEliminaper la bellezza dei versi...personalmente ho letto talmente tanta poesia albanese ultimamente che quasi ne ho abbastanza visto che lo stile è simile sempre.quindi non le trovo bellissime, ma solo diverse.
poi ognuno ha il suo pensiero
anila
Gugl, un saluto, come va ?
RispondiEliminaBella Hvar ? Mi piacerebbe andarci, prossimamente....
Ciao da Fadipao.
ciao stefano, ma hai ricevuto la mia cartolina?
RispondiEliminaerminia
Ciao Fadipao, mi fa piacere sentirti. Se vai a Hvar, ti consiglio le spiagge di Zavala.
RispondiEliminaCara Erminia, non ho ancora ricevuto la cartolina. Grazie in anticipo.
gugl
ciao, stefano, si vede che l'alluvione nell'Oxfordshire ha ritardato il tutto nella Royal Mail - anche il libro che avevo spedito a Viola mi è tornato indietro, asciutto però! cmq adesso sono quà.
RispondiEliminabaci, erminia
sei qua in italia? o qua viva e vegeta nell'Oxfordshire malgrado l'alluvione?
RispondiEliminagugl
tornata in italia a causa dlel'alluvione anche a casa a oxford - ma per fortuna solo nel giardino! che era divenatto un lago...torno all'albione il 20 august. adesso mi faccio un poco il giro dei ristoranti italiani. tu in vacanza, tutto bene?
RispondiEliminalo sai che mi è arrivata la cartolina proprio stamattina?
RispondiEliminaMolto bella!!!
In vacanza tutto bene, ma mercoledì riparto: faccio un giro in Irlanda.
Buon soggiorno a te e buone cene, allora!
gugl
ciao, allora buon tour...e dove vai? dublino, cork e galway, immagino? prenderete in noleggio la macchina? avrai l'euro, dunque no problem...attenti alle birre.
RispondiElimina:)
erminia
sì, l'itinerario di fantozzi :-)
RispondiEliminagugl