Anila Hanxhari l'ho scoperta nella Nuovissima poesia italiana (Mondadori 2004); di lei, i curatori (Cucchi e Riccardi) rilevano il procedere per «vortici» ed «accumuli». E questo, in effetti, si percepisce, leggendo le poesie in antologia. Differenti i testi che Anila Resuli oggi ci propone, più introspettivi e pacati, quasi intimisti.
Di lei, la Resuli scrive: «La sua poesia è un raccontarsi, un continuo cercare la leggerezza attraverso il ricordo di ciò che è stato; è una poesia che a volte sembra pianto e volte una forte affermazione dell’io nel passato e nel presente. Il tempo nella sua poesia è un insieme di attimi e la poetessa, la donna, è “sostanza di ruggine smarrita su luoghi”: in questo spazio lei si sente vera, si sente sua. Si nota tra i versi il suo essere di questa terra ma anche di un’altra. Ritorna quindi il senso delle sue origini come nel richiamo alla madre, nel bordo della nave che sbarca e appunto nell’acqua. L’acqua quindi è vista un po’ come il passaggio tra bene e male, come una forma di accettazione e alienazione stessa dell’io. La forma presentata nella sua poesia è dipinta da un insieme di metafore che si susseguono in immagini sottili e fresche. Anche quando si racconta il dolore, rimane un senso di ottimismo nelle parole; non sembra tutto vertere alla fine, ma ogni cosa sembra vista come un mezzo per arrivare all’oltre».
Come si può dire l’acqua a parole?
Non vedo più l’umile traccia
che fa il resto del cerchio
in questa vita
di ciò che non riesce e si perde
e torna al bene o al male
tracciando in terra
il passo che non ho potuto calcare
senza credere più nella favola
le mie rotaie sanno d’acqua
e la mia sostanza di ruggine smarrita su luoghi
dove io sono proprio io
come si può scegliere la spalla su cui piangere?
lasciata alla mia acqua senza controllare
le infangate briciole che vengono a galla
in questo sottile trapassare d’un ramo
con l’ebbrezza della luce che mi ferisce
d’una fresca rugiada all’abbandono
e il candido palpitante germoglio si chiude
come una palpebra dolce
io che mulinello come l’acqua assorbita a piacere
ho mille rumori di pietra
che mi porto dietro
come scatole legate ai piedi
poiché l’agonia è accorgersi di tutto
e fare finta di niente.
Come si può dire l’acqua a parole?
Non vedo più l’umile traccia
che fa il resto del cerchio
in questa vita
di ciò che non riesce e si perde
e torna al bene o al male
tracciando in terra
il passo che non ho potuto calcare
senza credere più nella favola
le mie rotaie sanno d’acqua
e la mia sostanza di ruggine smarrita su luoghi
dove io sono proprio io
come si può scegliere la spalla su cui piangere?
lasciata alla mia acqua senza controllare
le infangate briciole che vengono a galla
in questo sottile trapassare d’un ramo
con l’ebbrezza della luce che mi ferisce
d’una fresca rugiada all’abbandono
e il candido palpitante germoglio si chiude
come una palpebra dolce
io che mulinello come l’acqua assorbita a piacere
ho mille rumori di pietra
che mi porto dietro
come scatole legate ai piedi
poiché l’agonia è accorgersi di tutto
e fare finta di niente.
Parole strappate
Crescerò e rimarrò ancora bambina
invano i miei occhi diverranno metallici
io sto con te poesia
un foulard bianco al collo nasconde il livido
di una lacrima che non va giù
sto con te a guardare negli occhi
tremando mano nella mano
chi sa quante volte avrò fatto il nodo
di non oltrepassarti strappando il foglio
quella baracca della mia parola
separé di smarriti gabbiani
tra un destino andato in fumo
e uno strappo di luna che morde il pensiero
è la mia mano delusa
che non finisce mai di tremare
metto al cuore una chiave d’argento
per non vedere la mia voglia di solitudine
come un tronco ancora umido
seduto di fronte alla fiamma inesplorata
ad aspettare il mio turno.
“Tua assenza ferita mai così presente” (M.L.)
Ci siamo persi di vista da un pezzo mamma
come cercarsi nella mollica del pane
avere e finire in un millimetro di pace
in questa attesa che ci rende uguali
come una chewing-gum passata di gusto da un pezzo
com’è difficile percorrere il tempo
spaccato in due da una lametta
perdere il filo intrecciandomi in un cortile
costruire una bambola di carta
o forse prendere un treno alla vecchia maniera
senza dirlo mamma
mettere di nascosto il rossetto sulle labbra
arrotolare alla vita quella gonna fino al ginocchio
non parlare di ragazzi sulle scale
immaginare come sarebbe stato un bacio
facendo i conti con gli specchi
tenendo un diario sui miei peccati giornalieri
quelli non fatti
scrivendo sulla mano prima di interrogarmi
una preghiera per poi parlare di Dio senza voce
in questa lunga attesa come una carta strappata
senza mai scrivere nemmeno una parola
le distanze si allungano per telefono
e nel dire: - Auguri hai avuto un bambino?
la vita passa in veloci fotogrammi
ed io rimasta sul bordo di una nave a salutarti
senza rompere le acque
partorendo il silenzio in una sola alba
ti ho perso di vista
mi manchi mamma
per quanto abbiamo taciuto e mancato ad entrambe
quasi a puntare la luna sugli scogli
per toccare le punte delle nostre mani
in questo volo di vita strappata alla vita
farò spaccare il mare sulle tue ginocchia
attraverserò la notte in un lampo
per starti vicina sul serio.
Il tuo corpo non è nodo d’acqua
Ombroso traguardo di nude ferite
che inciampano nei solchi
di lunghe spiovute
trascorrono invano le luci colombe
su un sentiero di pelle mosso dal petto
per un fiero raggio che mastica l’erba
come un disco gira
il mio immutato dolore
per poca musica che nessuno vuole
e mille foglie farò di cruda terra
in una galante spiga d’alba
il tuo corpo non è nodo d’acqua.
Assopita erba dell’est
Conosco i giusti come avanzi di colpe
sfogliati ferita per ferita
tra semicerchi di anni murati
dove un vecchio rosario rode il mento
e i sogni sono attenti sogni
non soffro i patriottismi antichi
né i fragili resti d’un tempo bandiera
io sono l’umile gioia
di tutte le terre con le stagioni compiute
come acquerello su stoffa
senza fingere e svuotando la faccia
né scorrendo di memoria in memoria
scrutando inedite sfide ribelli
per una luce scommessa
conoscendo il peso di una giusta parola
come possibile foglia secca
in cicche di cuori diseredati
e schiacciati sulla “vie en rose” di oggi
non ho presente visioni che cambiano il mio posto
io capace di morire in una radice frustata
dalla sega del tramonto
vedere partire i miei vuoti cicatrizzati di verde
nella piccola fiammiferaia ricurva sulla strada
farmi fiato e colore per riviverla
assopita erba dell’est.
L’ultimo sogno
Come si consuma l’ultimo fiammifero
in quel poco di luce da te a me spartito
vederti ancora una volta nella notte del tuo cortile
oggi che le stelle sono spente nelle braccia bagnate
sentissi come piove sotto l’albero
piove anche dopo la pioggia
scenderà il tuo cuore farfalla di sole.
Le poesie sono tratte da Assopita erba dell’est, Noubs Edizioni.
Anila Hanxhari è nata a Durazzo ( Albania ) nel 1973 ma vive in Italia dal 1993. Laureata in Lettere all’Università di Chieti, ha pubblicato le raccolte Io, tu e l’anima (Ianieri, Altino 1997) e, appunto, Assopita erba dell’est (Noubs, Chieti), vincendo la Proposta del Premio Camaiore 2002 e il premio Matacotta per l’opera prima nel 2003.
Anila Hanxhari è nata a Durazzo ( Albania ) nel 1973 ma vive in Italia dal 1993. Laureata in Lettere all’Università di Chieti, ha pubblicato le raccolte Io, tu e l’anima (Ianieri, Altino 1997) e, appunto, Assopita erba dell’est (Noubs, Chieti), vincendo la Proposta del Premio Camaiore 2002 e il premio Matacotta per l’opera prima nel 2003.
bravissima la hanxhari, anch'io rimasi colpito dall'antologia mondadori.
RispondiEliminala vado cercando da un sacco di tempo, ma non sono mai riuscito a contattarla. qualcuno ha un suo recapito?
luigi nacci
splendida veramente!
RispondiEliminabellissime le poesie qui proposte, in particolare le prime quattro.
davvero un ottimo snodare di emozioni che trascinano come una corrente , un magma di dolcissima malinconia che si fa aria e luce.
grazie a Anila e a Gugl.
ciao.
Caro Luigi, ho scritto al suo editore; vediamo se ci dice qualcosa di più sul libro e sul suo recapito.
RispondiEliminaCara Iole, è un piacere farti contenta :-)
gugl
caro stefano, anch'io scrissi al suo editore, ma nessuno mi rispose... speriamo tu sia più fortunato!
RispondiEliminaluigi
in particolare
RispondiEliminasulla seconda .. ho lasciato un pezzo di pelle...
Ma è una pretesta, quasi, trovarne una "più bella" ... perchè di autrice straordinaria, si tratta.
Grazie di questo post, davvero.
cara Francesca, anzitutto bisogna ringraziare Anila Resuli che si è impegnata in questa rubrica sulla poesia albanese. In un clima culturale come quello italiano, in cui l'Albania è sinonimo di criminalità, tenere aperta una porta albanese sulla bellezza e sulla conoscenza, mi sembra doveroso.
RispondiEliminaE grazie anche a te per essere spesso qui.
gugl
Grazie a Te Stefano!
RispondiEliminaIo in fondo faccio solo il raccoglitore :-)
Mi fa piacere comunque questa poetessa prenda così tanti complimenti.
Nel mio commento alla sua poesia ho voluto essere più obbiettiva e più breve possibile perchè non volevo indirizzare troppo la lettura. Personalmente amo lasciare spazio alle idee altrui.
Ma ci sarebbe tanto da dire sulla sua poesia credo.
saluti a tutti,
nila
la mia impressione, detto sinceramente, è che lei sia passata da una forte attrazione per il surrealismo (vedi antologia mondadoriana) ad un intimismo che rischia di chiuderla in qualche sacca pericolosa (intendi: poco universale). speriamo che legga queste note e le commenti, così ci aiuta a capire verso dove sta andando.
RispondiEliminagugl
non penso stefano perchè se leggi anche sue vecchie poesie il lato intimistico è molto forte. e anche in questa raccolta è un miscuglio di diverse cose. credo bilanci bene le idee.
RispondiEliminaperò concordo con te sul fatto che se mira solo all'intimismo potrebbe rischiare di "chiudersi" laddove le acque sembrano sempre e solo fluire su un lato.
già.
RispondiEliminagugl
uso impropriamente questo spazio per complimentarmi con Stefano di avere passato la selezione al Premio Montano con il suo davvero meritevole 'la distanza immedicata'.
RispondiEliminafelice per te.
qui si tifa :))
grazie Iole. siamo in tanti ad averlo fatto, tanti amici che spesso passano anche di qua. Ciò significa che i blog non sono fatti e seguiti da "onanisti" del verso, come fu scritto da qualche giornanlista nell'agosto del 2006.
RispondiEliminasi tifa sì, e si tifa pure tanto e ci scommetto pure che vince!
RispondiElimina(oh, solo perchè non ho partecipato io, che mi sono scordata la scandenza!) :-) un bacione e complimenti antonella
l'ottimismo è la tua arma migliore, Anto! :-)))
RispondiEliminagugl
effettivamente un po' ottimista ci sono, spesso senza speranza, ma nel caso specifico c'è l'evidenza, c'è più che speranza :-) ciao a.
RispondiEliminala speranza logora dentro; l'ottimismo purifica l'occhio.
RispondiEliminagugl
stefano, se prima o poi trovi un suo recapito (della hanxhari, dico), mi fai il piacere di avvertirmi via mail? grazie,
RispondiEliminaluigi nacci
certamente.
RispondiEliminacome vedi, nemmeno qui ha risposto l'editore.
ciao e buon sabato
gugl