Nel 1990 ho vinto ex equo il premio "Poesie 90". Ottima giuria (Majorino, Spaziani, De Angelis, Conte, Cucchi, Abate, Pazzi) e bella soddisfazione. Con me, hanno vinto anche Gilberto Coletto e, appunto, Giulia Dalaj Comenduni, milanese del 1955, che a quel tempo faceva "la portinaia a tempo parziale", come recita la sua scheda. Non l'ho quasi più sentita nominare, se non su "Poesia" (marzo 1991, n.38) e, in rete, perché ha pubblicato una sua poesia su Ti bacio in bocca (Lietocolle 2005). Credo che meriti di essere maggiormente conosciuta, almeno a leggere le poesie che vinsero quel concorso.
La nota critica recitava così: "Nella sua asciuttezza, nella sua nudità, nella sua strana immediatezza questa poesia ha qualcosa di sicuramente autonomo, di "proprio", dunque di non riconducibile a linee e tendenze della poesia d'oggi.
Si tratta di testi brevi o brevissimi, di frammenti spigolosi, nei quali circolano umori intensi e un'energia non priva di una certa aggressività, con improvvise impennate in immagini che rivelano, nel corpo del linguaggio, una considerevole capacità d'invenzione."
*
Va, percuotendo il marciapiede,
mano, scettro.
E batte.
*
Indugio sull'orlo di un burrone,
mi sorprendo in un doppio abbandono,
meno di un passo ai sogni o alla morte.
*
Ero là in ascolto,
tutt'amore e orrore,
non ricordo l'età,
ma ho consultato il passato
perché mi occupo d'animazione.
*
Ancora i seni cullavano
così brevi battiti
al crepuscolo
che i velieri delle ambasce
sopra i flutti blandivano
l'ambrosia dell'inferno.
La nota critica recitava così: "Nella sua asciuttezza, nella sua nudità, nella sua strana immediatezza questa poesia ha qualcosa di sicuramente autonomo, di "proprio", dunque di non riconducibile a linee e tendenze della poesia d'oggi.
Si tratta di testi brevi o brevissimi, di frammenti spigolosi, nei quali circolano umori intensi e un'energia non priva di una certa aggressività, con improvvise impennate in immagini che rivelano, nel corpo del linguaggio, una considerevole capacità d'invenzione."
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Va, percuotendo il marciapiede,
mano, scettro.
E batte.
*
Indugio sull'orlo di un burrone,
mi sorprendo in un doppio abbandono,
meno di un passo ai sogni o alla morte.
*
Ero là in ascolto,
tutt'amore e orrore,
non ricordo l'età,
ma ho consultato il passato
perché mi occupo d'animazione.
*
Ancora i seni cullavano
così brevi battiti
al crepuscolo
che i velieri delle ambasce
sopra i flutti blandivano
l'ambrosia dell'inferno.
ha un cognome stranissimo, non è italiano vero? le poesie sono come dicono nella motivazione. la prima è secca e da proprio l'idea della battuta. ciao antonella
RispondiEliminasai che non l'ho mai conosciuta personalmente? Solo vista e sentita leggere alla premiazione. Credo che sia un cognome della Val Seriana (almeno così leggo su wikipedia)
RispondiEliminapiaciuta lei nel suo verso asciutto e tagliente.
RispondiEliminapeccato tu non conosca dove si possa leggere altro di lei.
davvero notevole, condivido
RispondiEliminacredo che non si possa leggere altro da nessuna parte. chi avesse a disposizione l'antologia erotica di lietocolle potrebbe postare qui la sua poesia. Adesso chiedo a qualcuno.
RispondiEliminaciao
gugl
haiku dalle pennellate brevi.. Sara' l'umore primaverile ma io li trovo bellissimi.
RispondiEliminasono meno allusive degli haiku, pesno per scelta.
RispondiEliminagrazie del passaggio, Luca, ciao
gugl
Concordo con tutti. Piacciono anche a me, eccetto l'ultima, ma l'eccezione credo derivi da una personale avversione per la parola "ambasce".
RispondiEliminaStefano sei una fonte inesauribile.
RispondiEliminaSai quante volte mi sono sentito tutto amore e orrore...?
ps. un grazie a francesca pellegrino ;)
Ecco l'ode di Giulia Comenduni presente nella raccolta "Ti bacio in bocca" di Lietocolle.
RispondiEliminaCiao, Alessandra Conte
L'ode alle mutande
Ti proposi un libro,ma un libro
è smisurato e immaginario,
meglio la nuda vanità
dolce a morire.
L'asse del mondo è un osso
invidioso del pene,
a te piace vestirlo
come le brocche di Valntino.
...................................
In Galleria la folla infernale
dei ciondoloni ignorava
le Calende greche,
in noi giocava l'anniversario,
mai così intimi nel superlativo.
...................................
E che miraggio quell'Orlando
di passaggio! ricordi?
mi chiese il fuoco che mi rode dentro.
Sulla schiena del toro bruciai
la sigaretta in una scaglia
di luce bellissima.
Ti ero promessa fedele.
...................................
All'emporio della biancheria
la commessa cercava il nero
della tua taglia oltre la soglia
dei reggiseni appesi
e non sapeva se d'amante
o consorte era stessa la sorte
che ci legava.
A noi premeva solo un glande
che sguarnito di mutande
imporporiva
quanti i babbi a Natale.
grazie Alessandra. Vedo che la Coemenduni a mantenuto il taglio aspro accentuando il tono narrativo che pur esiste nelle poesie qui postate.
RispondiEliminaun caro saluto anche ad Alivento e a Giorgio, del quale consiglio di andare a visitare il nuovo blog.
Questa scrittura espolde in piccoli incendi ripetuti, davvero una poesia da conoscere ancora e ancora.
RispondiEliminaossodiseppia
mi pare abbia una significativa cifra femminile, non trovi?
RispondiEliminagugl
è molto femminile. ne ha tutte le percussioni.
RispondiEliminap.s. è stato un piacere Giorgio :-)
el lado sencible se puede transformar en una imensidad y eso es tu poesìa...
RispondiEliminaerika reginato
grazie Erika. non diciamo a nessuno che ti ho detto io di scrivermi un commento, proprio qui dal mio computer :-)
RispondiEliminaleggere l'intero blog, pretty good
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