Nella storia delle riviste italiane non possiamo dimenticare «Lotta Poetica», nata da un progetto di Sarenco e Paul De Vree, e pubblicata dal 1971 al 1975 con lo scopo di costituire uno «strumento di informazione e di scambio».
(Per la cronaca, la copia che vedete in copertina la trovate qui per 100 dollari)
Caratteri fondamentali
1) L'adesione al clima politico di critica radicale della società borghese nel dichiarato proposito di riguadagnare un rapporto non esterno tra avanguardia politica e avanguardia artistica, di trarre profitto dalle esperienze del '68.
2) L'affermazione di una dimensione internazionale della ricerca al di là delle chiusure e degli sciovinismi nazionali. Questo impegno, misurato dal versante difficile della poesia visiva, esalta l'efficacia e la flessibilità degli strumenti linguistici che la poesia visiva adopera.
3) La definizione di una specificità nel campo delle ricerche che rinnovano le nozioni di scrittura e di poesia, e le pratiche a queste relative, porta a una chiarificazione dello spazio della poesia visiva, che ha un carico di «senso» ben più deciso rispetto a quello della poesia concreta. Le specificazioni dei due momenti della scrittura come «assunzione del segno» da una parte e «espansione del senso» dall'altra, risultano momenti essenziali di differenziazione.
4) La poesia visiva, così come tiene a distinguersi dalla poesia concreta, tiene a dichiarare differenti origine, destinazione e struttura rispetto all'arte concettuale. È questo uno dei punti vistosamente polemici di Lotta Poetica: l'uso della scrittura delle immagini, come produttrici di significato, è distanziato dalla formulazione di un nuovo canone della comunicazione estetica.
5) La poesia visiva è vista come un progetto totalizzante della ricerca artistica negli anni '70. Questa ipotesi partigiana è vissuta come tesi essenziale per tutto il lavoro creativo che la rivista raccoglie.
6) Lotta Poetica, mentre chiarisce l'estensione e il progetto della poesia visiva degli anni '70, raccoglie una storia minuziosa delle esperienze che ne hanno preceduto gli svolgimenti, le filiazioni riconoscibili.
7) Nel rigetto di ogni esperienza artistica contemporanea che non sia formulata nello spazio del nuovo, Lotta Poetica compie un'opera di accostamento alle ricerche limitrofe di operatori dispari e vitali (Ad Dekkers, Beuys, Kolar, Aubertin, Staek, Baj) rivelando la prospettiva che la ricerca della scrittura oggi verifica (V. Fagone).
Quali sono i motivi che hanno condotto alla realizzazione di Lotta Poetica?
L'idea di fare questa rivista periodica mensile, scrive Sarenco, è nata dalla decisione di «unificazione delle forze» tra le edizioni De Tafelronde (Anversa) e le edizioni Amodulo (Brescia).
Finanziamento delle rivista: 1) i fondi usati per stampare 3 numeri annuali di Amodulo e 3 numeri annuali di De Tafelronde sono stati messi a disposizione per la stampa di «Lotta Poetica». 2) Contiamo su un numero minimo di abbonamenti regolarmente paganti. 3) 10 numeri della rivista, tirati su carta speciale, vengono venduti (sempre in abbonamento) ad altrettanti collezionisti bibliofili: tali numeri contengono opere originali di alcuni artisti della nostra redazione che gentilmente e fraternamente hanno donato a «Lotta Poetica» alcune loro opere. La somma dei paragrafi 1) 2) 3) ci permette di pagare totalmente il costo della rivista, delle spedizioni, della gestione della redazione. Naturalmente nessuno dei collaboratori o redattori riceve compensi.
La rivista rifiuta qualsiasi tipo di pubblicità sulle sue pagine. Il titolo «Lotta Poetica» è l'affermazione del nostro impegno, come poeti ed artisti in generale, ad impostare una battaglia continua a due livelli: a) a livello linguistico per la distruzione delle strutture culturali della società borghese, b) a livello politico a fianco dell'avanguardia della classe operaia e del movimento degli studenti.
Contiamo, per realizzare questo scopo, su tutti i poeti e su tutti gli artisti che si sentono dalla nostra parte, sulla nostra posizione.
(da Lotta Poetica 1971-75, factotumbook 1, Brescia)
Non sapevo dell'esistenza di questa rivista. Naturalmente non poteva che nascere in quel clima politico...
RispondiEliminagià. Adesso sarebbe impensabile e improponibile.
RispondiEliminaEppure paradossalmente servirebbe più oggi che allora...
RispondiEliminapepe
il concetto di avanguardia politica, oggi, è improponibile. Chi lo deve sostenere? e con quali idee? Chiaro che queste domande sono espressione di una crisi di rappresentanza e chiedono urgentemente una classe politica che affermi la priorità della "cosa comune" rispetto all'interesse privato. Ma penso, caro Gabriele, che tu intendessi proprio questo.
RispondiEliminaciao
ehm... sono l'unico a pensare che questo tipo di ragionamento è lo stesso su cui politicamente parlando si fonda per esempio un partito come FI che parecchi fuoriusciti anche da situazioni più estreme ha preso come teorici ?
RispondiEliminaè cosi fetente pensare che almeno una costola della passata antiborghesia ha poi riproposto una borghesia all'ennesima potenza ?
matteo fantuzzi
Sarebbe tempo di una nuova "lotta poetica" con altri fini ed allargati ideali, non è nella lotta/esistenza di classe la soluzione o radice dei mali è nell'uomo, la sua natura pervicacemente fallace, radicalmente egoista.
RispondiEliminaNon potendo eliminare l'uomo,...miglioriamolo!
Le donne non ce n'è bisogno, sono già perfette così. ;)
tesi borghese e antitesi operaia sono messe dal medesimo principio: il superamento di ciò che ostacola lo sviluppo di ciascuna (con la falsa coscienza che ciò liberi tutti).
RispondiEliminaQuindi, caro Matteo, sono d'accordo con te: si esce dalla lotta ripensando il concetto di "superamento", anche se rimane vero il conflitto reale, che non è dialettico, bensì oppositivo.
cara Ali, viva le donne, allora!
grazie stefano delle tue parole, a volte dicendo questo sembra di essere il mostro che racconta ai bambini che babbo natale non esiste...
RispondiEliminacerto che le donne sono perfette: se no come potrebbero sorreggere l'imperfezione maschile, un essere fatto per vagare nella tundra nutrendosi di bacche ?
matteo
E' ovvio che la mia era solo una provocazione. La lotta di classe in realtà non è mai finita ha solo cambiato pelle e connotati e lo stesso concetto di classe oggi è molto ma molto diverso eppure le classi continuano ad esistere e a confrontarsi. Forse ne sono rimaste solo due una di massa e un'altra al potere, quello vero che non è certo politico.
RispondiEliminaCaro Matteo, benvenuto tra noi, hai ragione ma se guardiamo la provenienza sociale di molti "convertiti" passati a FI non si fa certo fatica a capire il perché oggi si trovino lì a teorizzare concetti sempre più barbari di iperliberismo populista. Sono tornati all'ovile in realtà.
pepe
Pensa Matteo che, se l'uomo non fosse un essere raccoglitore, nemmeno cercherebbe la verità: l'aspetterebbe come pioggia o sole.
RispondiEliminaCaro Gabriele, faccio fatica a ragionare per classi (per categorie). Diciamo che l'economia capitalistica è un prodotto culturale dove gli interessi singolari sono antagonisti gli uni agli altri. E chi ha più interessi ha più potere.
Concordo con pepe, anch'io vedo due classi quelli potenti normesenti, arroganti e tanticonoscenti, spesso piuchebenestanti e gli altri, le persone nella norma, tra questi coloro che si arrabattano per i bisogni essenziali, quelli che non hanno questo problema, quelli che non intendono la/le conoscenza/ze come strumento di potere ma allargamento dei propri orizzonti, acquisizione di consapevolezza, desiderio di miglioramento.
RispondiEliminaCerto, mi rendo conto, è una visione semplicistica e semplificata della società: i buoni e i cattivi.
Certo che il miglioramento è facile da chiedere molto più che da realizzare. Il fatto è che rispetto, tolleranza, sono ideali destinati a soccombere o comunque difficili da realizzare in una società di INTERESSI antagonisti. E comunque il discorso è estremamente complesso.
Matteo, cos'è una citazione? Io invece l'uomo me l'immagino sempre a caccia nella savana.
Stefano, se non ricordo male il seguito era: viva le belle donne!
ci sono poveri stronzi e poveri arrivisti e poveri poveri eccetera. E così per gli altri. le categorie sono un modo per non guardare.
RispondiEliminaanche per le donne è lo stesso :-)
anche le doooonne? davvero? ma va! :)
RispondiEliminale categorie sono un modo per non guardare quanto l'altro sia simile a noi
vero!
RispondiEliminama ce l'hai con me Stefano?
RispondiEliminaè una mia definizione dei limiti del genere maschile...
RispondiEliminami piacerebbe credere gabriele che sono cose accadute nel passato, che l'ovile abbia ripreso in sé tutte le sue bestie. in realtà molte e molte altre vagano libere nei campi. anche nelle patrie lettere esistono metodi sulla carta anti-borghesi che ricalcano modalità tremendamente borghesi (con tanto di citazione delle cifre, manco fosse il famoso "contratto degli italiani"), al limite del colpo di stato. quando non fai parte di un'oligarchia e miri a farne parte, l'unica cosa che puoi fare se vuoi ottenere tutto e subito è un colpo di stato. e anche la poesia ha i suoi esempi in tal senso :)
matteo.
Ali, perchè dovrei? sei l'amica più fidata che ho!
RispondiEliminabè, val la pena di esprimere qualche dubbio o incertezza per avere risposte così :)
RispondiEliminaquella che ho esposto è la mia definizione dei limiti del genere maschile, mi sembrano quasi sovrapponibili, nella mia, a parte la diversa morfologia territoriale c'è in più l'elemento di aggressività
bè, io rimango del parere che siamo in tempi in cui più che alla lotta poetica, possiamo tendere all'ADP: l'assistenza domiciliare poetica. Sarà l'onda lunga del riflusso storico e privatistico? Bye, GTZ
RispondiEliminaanche il comento di Ali era qui, bene.
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