lunedì 17 luglio 2006

liberare le parole?


Pierre Garnier, nel 1962, scriveva: "Il poema fu finora il luogo d'internamento delle parole. Liberate le parole. Rispettate le parole. Non rendetele schiave delle frasi. Lasciatele occupare il loro spazio. Esse non sono qua per descrivere, né per insegnare, né per dire; esse sono qua prima di tutto per essere".

Da 1974, Pierre Garnier vive e scrive nell'antico presbiterio di Saisseval, ci vive come se anch'egli fosse una parola che non chiede d'essere liberata.

17 commenti:

  1. Le parole non vanno liberate dunque ma devono prima di tutto essere. Occupare lo spazio, questo significa anche disporle nello spazio secondo una geometria gradevole all'occhio, dare loro modo di espandersi in tutta la loro forza-presenza-possanza.
    E se le parole fossero piccole piccole? :)

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  2. le parole non sono mai piccole piccole, nemmeno quando ci vuole la lente per vederle:-)

    bentornata.

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  3. mio caro golf, io non sono mai andata via

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  4. vedo le parole come dei contenitori, delle forme vuote e sensazionalmente prive di senso, come il vetro, poi riempite delle varie conserve. Ciao Ali. Chiedo a Stefano: invece che di dichiarazioni di poetica, possiamo fare qui delle dichiarazioni d'amore?
    Iniziamo da te? Tu a chi la faresti?
    erminia

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  5. non faccio dichiarazioni d'amore da quando ho vent'anni. Queste sì che mi sembrano fatte di parole vuote, di promesse senza futuro.

    torniamo a "liberare le parole" e alla scelta del poeta di vivere in un contesto chiuso, per essere più libero dentro. Se ti ricordi, anche Beckett aveva un giardino chiuso da un alto muro.

    io per me perferisco il mare:-)

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  6. Io amo Erminia

    Io amo Golf

    di quell'amore che vuol dire mi interessano, li apprezzo.

    La provocazione di Erminia sa tanto di gioco della bottiglia alle feste da adolescenti :)

    Molto più riuscita invece la lettera all'amica di golf.
    Complimenti Erminia ne esci davvero una donna, affascinante, dopo il mito del superuomo era giusto teorizzare (o terrorizzare che è quasi lo stesso) il mito della superdonna.
    Certo mi piacerebbe leggere qualcuna delle tue poesie sulle quali Stefano ha sviluppato questo abbozzo di conversazione critica.
    Salutatemi Luca, giacchè, se lo facessi personalmente, neanche mi riponderebbe.

    A voi baci e la promessa, limitata all'ora, di non fuggire e di non farvi annoiare.

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  7. cara Ali, l'amica cui riferisci non è Erminia, anche se potrebbe essere.

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  8. ops, ho fatto due gaffes.

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  9. fatte da te sono fiori nel deserto:-)

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  10. non fare deriva golf, corteggiandomi, perchè poi, quando trasfonderai il contenuto del blog in cartaceo, io ci farei la figura dell'allocca che bazzica questi luoghi per il diletto di voi maschietti
    :P

    PS ho tutto un repertorio di risposte argute per i coteggiatori, che dici ne facciamo sfoggio? ;)

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  11. quanto a me, una dichiarazione d'amore la farei a una donna, ma è l'uomo che desidero, per mia disdetta. Quindi mi dichiaro sinceamente ad Ali, e invece c… .....Stefano.

    (non avevo dubbi che tu, Ali, potessi intuire che mi riferivo al gioco della bottiglia alle feste di adolescenti...Ti prego, dimmi chi sei: ti giuro lo terrò segreto!)

    la mia stanza chiusa ce l'ho, come Beckett, in soffitta, che è anche la mia grande stanza da letto, dove mi rifugio spesso ed entra un raggio di sole dalle finestre oblique, e da cui vedo tuta la campagna a sud di Oxford da una parte e le guglie dei college dall'altra. Questa segregazione è utile a guarire dai mali del mondo, guaendo in solitudine per le pugnalate ricevute alle spalle o in pieno petto, per le aggressioni gratuite, per la perfidia, propria e altrui, che ci marmorizza. Ditemi vi prego della vostra stanza chiusa, lupi solitari.
    Amo stare in questo Blog di Stefano: ha una signorilità innata. Ci si sta come a casa sua dinanzi ad un buon drink, seduti su una stuoia a terra, o su un comodo divano dinanzi ad una finestra che dàsui monti. .
    Sono i personaggi di Beckett soprattutto a necessitare la segregazione......Beckett credo fosse come Malone o Molloy un grande angosciato, dalle personalità decentrate, o meglio, prve di centro.

    erminia

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  12. Le parole "non sono qua per descrivere, né per insegnare, né per dire; esse sono qua prima di tutto per essere".

    Questo pensiero, unitamente alla tua bellissima lettera su Erodiade, soprattutto la chiusa sul "nomadismo" (splendida), rappresenta una dichiarazione di poetica (e di etica) ragguardevole.

    Stai attento, Stefano, sono pronto a rubartela in qualsiasi momento, se non mi permetti, almeno, di controfirmarla.

    Complimenti, carissimo: il piacere di leggerti è una delle poche cose a cui non rinuncerei mai.

    fm

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  13. cara Ali, la deriva è il senso del tardo novencento:-)

    Ermy: che emozione sentirti dire queste cose. uno dei prossimi post, ti farò affacciare dalla mia finestra.

    Francesco: ho lasciato un bigliettino a casa di Erminia. qui ci aggiungo un sorriso sereno: ^_^

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  14. ti mando una foto. stefano...oggi qui si crepa dal caldo, anzi da tre giorni, una Oxford africana. Se sapevo che sarebbe stato così caldo, me ne sarei andata nella mia fortezza della solitudine, in Siberia. (uha! sgradevole! che afa!)

    erminia

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  15. Erminia, mi sono dichiarata qui prima di te, e più e meglio, in privato, nella nostra prima mail.

    Quanto alla segretezza del mio nome nel mondo è tutta colpa di Stefano, poi qualche volta te lo farai spiegare

    tuttavia oltre le vere o presunte colpe di Stefano io penso sia un bene che io resti nel mio giardino tra le mie quattro mura a coltivare la mia voce e la prossima fioritura, come il sensibilissimo e squisito francesco marotta ha preconizzato; speriamo che da bravo poeta sia anche un po' veggente.
    Intanto che son qui, sperando che lui ripassi, saluto francesco, saluto caramente il mio intuitivo maestro, e te, erminia, affettuosamente.

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  16. Erminia, la foto me la mandi via aerea?

    Ali, non scherzare: i ltuo anonimato è tutto dovuto alla tua preziosissima mania:-)

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