domenica 9 luglio 2006

cerchio


Scrive Jabès ne Il libro delle interrogazioni: "Dio è un cerchio di lettere luminose. Egli è ciascuna lettera del Suo nome. Egli è anche il centro vuoto del cerchio in cui l'uomo e la donna, sul punto d'essere madre, stanno ritti in piedi"

24 commenti:

  1. un'immagine di Dio molto singolare, però verosimile...

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  2. Cara Araba fe(l)ice, Jabes è un autore straordinario, da leggere assolutamente. (se guardi qualche post sotto si parla di lui)

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  3. ci sono stata in quel centro, ritta, due volte....(ma mi sono sentita molto sola con il mio dolore e con la mia gioia, davvero). Purtroppo l'uomo ha fatto parte del momento di pienezza del concepimento, ma quando ho partorito, al centro di quell'immenso spaventoso vuoto c'ero io, l' imminenza di nascita e l' imminenza altrettanto probabile di morte...non mi sono ancora ripresa. i miei due bambotti stanno benone, però!
    (erminia)

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  4. Dio ha riempito il vuoto del suo infinito con la nascita dell'uomo, dentro il cerchio che non ha fine nè principio. le lettere luminose del suo nome, luce e verbo. dentro l'infinito l'amore, la carne, il sangue e la placenta. a.

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  5. anto sempre intuitiva

    perchè nel momento in cui diventa madre la donna è inclusa nel cerchio divino?
    perchè non lo è sempre assieme all'uomo oppure da sola quando porta in grembo un maschio, che è vita generata, momento in cui si realizza la simbiosi tra uomo e donna in uno stesso corpofecondato-utero-uovo-cerchio?

    perchè non lo sono invece l'uomo e la donna insieme all'atto del concepimento, l'incontro tra le cellule che genera vita che ripete all'infinito lo scoccare della scintilla della primordiale procreazione?

    Oltre tutta la scienza e la medicalizzazione dell'evento la nascita è ancora adesso un momento in cui la donna è profondamente sola con sè stessa. Quello in cui pienamente avverte il suo essere animale, la potenza della natura, la meraviglia dell'esistenza e, per questo suo rinnovarsi, la consapevolezza di Altro che abbia articolato questo sistema incredibilmente perfetto di perpetuarsi.

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  6. amiche avete tutte detto verità importanti, quelle nate sulla vostra pelle. il cerchio è vuoto proprio perché vi chiede di esserci, così come siete.

    Certo le perplessità sull'equivalenza donna-maternità le ho anch'io... Ma Jabes possiamo perdonarlo, no?

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  7. "Le lettere, insieme, formano l'assenza. Così Dio è figlio del proprio nome".

    La "maternità" è anche l'atto con cui Dio mira il suo volto nel centro vuoto del cerchio: lo sguardo attraverso il quale, nel volto della creatura, si riflette la sua incommensurabile distanza, il suo nulla di nome.

    Reb Stein

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  8. grazie Reb Stein. Probabilmente è quel "nulla di nome" che fa del nascere (e dunque della donna), il cerchio d'ogni cosa che è.

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  9. C’è nel momento della propria nascita un atto di estrema emergenza-immanenza, ma c’è anche nell’attimo in cui si mette al mondo un altro essere - lo si da “alla luce”, lo si partorisce – un uguale stato di emergenza dell’esser-ci (per dirla alla Heidegger). Ci si concreta nel venire al mondo come nel far venire al mondo (e ci si annienta, per un attimo). Quando ho partorito il mio primo figlio questa vicinanza con la mia morte, con il mio annullamento non lo percepivo come rischio: avevo solo 18 anni. Ma quando qualche anno dopo è nata mia figlia, sono svenuta, temendo di morire, o che morisse,. Ella è nata lo stesso.
    :)

    erminia

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  10. voglio aggiungere: una donna non si aspetta di dovere davvero partorire (e con dolore e sangue). cresce come un ragazzo per ben 12-13 anni, e nulla le fa veramente intuire la portata di una tale sconvolgente esperienza....per ben 12-13 anni, pare che ella debba essere persona tra le persone, e poi, si scopre che è, invece, non già persona tra le persone, ma Eva tra le Eve, Madonna tra le Madonne.....(ho scritto una poesia dedicata a mia madre che inizia appunto "Mia madre era la Madonna"...perchè io così la percepivo, assolutamente....per questo non andavo in chiesa che per vedere i chierichetti: lo sapevo che la Madonna ce l'avevo a casa...
    :)

    (erminia)

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  11. non s'insegna ad essere madre lo si è, tutto il resto viene da sè, avendo a modello eva e la madonna, e non è facile affatto, non lo è

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  12. hai ragione erminia, e bello il tuo raconto. E ha ragione ali, ma invero tutti i poeti sono madri.

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  13. avevo postato un commento ulteriore molto critico: Stefano, come mai è stato cancellato? erminia

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  14. erminia, giuro che non ne so niente. Riprova a postarlo.

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  15. In ultima analisi, non mi piace questo frammento da Il libro delle interrogazioni. Si pone a giustifica del Dio come entità convenzionalmente suprema, centrale, simbolica nel senso più patriarcale possibile. La sua sintassi è inaccettabile, inoltre con l'enfasi appunto sull'ordine logico e compositivo che domina il vuoto e dà senso alla periferia, e relega uomo e donna ad un mero esserci dominato, funzionale, riproduttivo. Testo connotato al maschile in ogni sua parte e ad ogni suo livello, anche con questo uso reiterato del pronome personale, Egli, come a sbattere ancora la nostra già percossa fronte contro il muro dei nostri dogmi ricevuti, per riconfermare il dato obsoleto, si sa, che Dio, se questa idea fosse ancora possibile, sia di sesso maschile. (erminia)

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  16. cara erminia probabilmente il frammento non rende ragione del pensiero di jabes. Ti invito a leggere l'intero libro o altri suoi perché è il massimo della libertà da dio. con lui davvero il finito è l'erranza che si fa (ma sei sicura di aver letto, in scritti nomadi, le pagine che lo riguardano?:-)))

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  17. si , l'ho letto, ... u dici che sia il massimo di libertà da dio, ma continua a ragionare e ad ossessionarsi su Dio...con tanti argomenti che ci sono da esplorare....(fondare la propria opera sulla negazione di dio, è ancora curarsi di dio, pensare a dio, ricordare dio, proprio come il figlio ribelle massimamente celebra il padre, rivoltandoglisi contro...) dunque, non è questo il punto, se si allontani o sia vicino a dio, come idea,,,,ma che ne parli nel modo in cui lo fa...... dunque , se permetti, ne approfitto per commentare le mie impressioni su questo autore derivate dal poco che ne so
    Stefano, nel frammento c'è il tutto, seguendo le teorie di plotino, ma il frammento tradisce al contempo il Tutto, e l'Uno (questo lo dico io :)). L’enfasi sulla parola, con la P maiuscola, che vedo nel frammento, la dice lunga sulla ricerca di un testo, se pur minimo, in qualche senso ancora sacro, sacrale.

    E’ sempre e ancora l’ossessione dell’occidente logocentrico e patriarcale.

    C’è molto di Heidegger, racchiuso in queste poche parole del frammento postato, ma Heidegger non è un problema…quanto questo reiterato basarsi sul simbolo, nominare simboli, il cerchio, il Dio (il DIO, si sa, è un simbolo!)


    Perché dovremmo curarci, in fondo, della solitudine di questo vuoto in cui Dio si percepisce abbandonato, alienato, solo? (non è questo dio metafora dell’uomo?) In questo frammento, ci sono delle coordinate sospette, e quanto al leggere l'autore, in una sua opera completa, ti ringrazio del suggerimento e cercherò di procurarmi il libro per comprenderne meglio la weltanschaung , perché credo che di questo si tratti, più che di pensiero filosofico, se ho ben capito.


    Ogni discorso sulla morte, a mio avviso, è discorso critico dell'uomo occidentale sulla propria cultura come ogni discorso sulla dissoluzione di dio, parte dalla necessità forse non ammessa di una sua mancanze e dunque di una sua riconferma, purtroppo.


    Io non vedo l’uomo, la creatura terrena, assente in questo vuoto. La vedo afflitta,…. e presente. Non vedo nemmeno assente il dio che per qualche malocchio ci perseguita come immagine ed idea. On siamo nel cuore della creazione, ma in un processo lineare e storico, su una linea che procede discontinua, e non in un cerchio: ecco come la vedo. E’ la vita immanente che rigenera: il dio della trascendenza, al limite, ci affossa. Questo cerchio sembrerebbe autonegarsi e dunque annientare l’uomo e la donna, ovvero la coppia che contiene e chiude in modo così vano ed asfissiante, vessatorio. Ma si! Hanno fatto bene eva ed adamo a volere fuggire , peccando, da questo cerchio di nullità autogiustificante, autogratificante e autoassolvente.

    che ne pensi, Stefano? scusami se ho scantonato dalle direttive....
    (erminia)

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  18. stai semplificando jabes. Leggendo la sua opera, infatti, ti accorgerai che essa rinuncia, attraverso l’oblio radicale, di conservarsi per l’Assente inattingibile, e, così facendo, di conservare quest’ultimo, trattenendolo nella disperazione per la sua assenza. Come scrive infatti Massimo Cacciari, la scrittura di Jabès migra anche «dalla certezza della tradizione», che la vorrebbe migrante, in quanto espressione della cultura ebraica, nomade sin dapprincipio. Jabes insomma si libera sia dal peso di sentirsi erede e sia dalla volontà di tramandarsi, per aver luogo invece nella sua evidenza grafico-semantica, nel suo esser-così, temporaneamente accampata nel silenzio della pagina. La parola lasciata sola, continua Cacciari, rifugge «il potere della risposta» per farsi «interrogazione», inavvicinabile da qualsiasi esegesi esaustiva. In questo senso, la scrittura jabèsiana accosta vocabolo a vocabolo, frase a frase, «interrogazione a interrogazione» in un interminabile «libro», che non è fondo, bensì l’aprirsi senza resto del libero interrogare delle presenze sparpagliate nella pagina, attraverso le quali il viandante già sempre si muove, espropriandosi.

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  19. l'uomo ossessionato dai suoi simboli? che ne fugge? ma che ne rimane perseguitato e rincorso fino ai limiti della terra, senza mai liberarsene, perfino anzi ancor più nella loro negazione? sarò disciplinata: leggerò questo autore! (poi ti saprò dire con maggiore cognizione di caus (che adesso è inesistente, rispetto a Jabes....erminia)

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  20. ti ammiro anche per la tua umiltà

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  21. hei, ma che bel complimento che mi hai fatto, Stefano. Thanks....sto arrossendo.

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  22. complimento meritato.
    buon pomeriggio.

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