Leggere Rosa Pierno significa ripercorrere la storia della pittura occidentale, dai post-impressionisti a Bacon; e del pensiero che, dalla semiologia, ci porta dritti al Palomar calviniano. Tutta la sua opera, infatti, esibisce l'esercizio dell'occhio nella scomposizione destrutturante dei volumi, di una "figura... discontinua" che "vira dall'umano al bestiale", e che "si sottrae", fuggendo all'osservatore (Terra e acqua, in "Buio e blu", Anterem 1993). Nel suo ultimo libro, coppie improbabili (Pagine d'arte 2007), Pierno applica il principio analogico, già fondamentale nei suoi precedenti lavori, per sondare le vicinanze "improbabili" fra alcuni maestri dell'era moderna, adottando una lingua arcaicizzante, non lontana da quel tesoro d'emblemi che fu il cinquecentesco Iconologia di Cesare Ripa.
Le coppie sono avvicinate per temi esemplari, a partire da una somiglianza tutta visiva delle opere prese in considerazione. Riporto la prosa su "Melancholia" del Dürer, accostata, sotto il binomio Fisico e Ideale, all'incisione "Vergine con bambino" del Mantegna. Sin da subito, l'opera del Dürer fu pensata quale allegoria della condizione dell'artista (e dunque del poeta) nella modernità, orfano dell'epica, ma anche preda delle oscure dinamiche del processo creativo.
Seguendo l'occhio di Rosa, ci ritroviamo dentro una trama che ha la sostanza della favola morale, additando lei una condizione in cui l'eterno presente sloga la volontà, e dal quale ci si libera risolvendo l'enigma, rigettando l'immobilità-sfinge nelle tenebre. Non è un caso che, ad essa, segua Il ratto di Proserpina, al tempo stesso femmina degli inferi e delle messi più ricche.
Le coppie sono avvicinate per temi esemplari, a partire da una somiglianza tutta visiva delle opere prese in considerazione. Riporto la prosa su "Melancholia" del Dürer, accostata, sotto il binomio Fisico e Ideale, all'incisione "Vergine con bambino" del Mantegna. Sin da subito, l'opera del Dürer fu pensata quale allegoria della condizione dell'artista (e dunque del poeta) nella modernità, orfano dell'epica, ma anche preda delle oscure dinamiche del processo creativo.
Seguendo l'occhio di Rosa, ci ritroviamo dentro una trama che ha la sostanza della favola morale, additando lei una condizione in cui l'eterno presente sloga la volontà, e dal quale ci si libera risolvendo l'enigma, rigettando l'immobilità-sfinge nelle tenebre. Non è un caso che, ad essa, segua Il ratto di Proserpina, al tempo stesso femmina degli inferi e delle messi più ricche.
La Malinconia
Annoiato sguardo non mira alcuno degli oggetti ivi profusamente sparpagliati. Deposto Fortuna avrebbe i piedi dalla sfera e le ali inerti avrebbe abbassato svogliatamente ai fianchi. E simulando genio da distillata bile ce ne offrirebbe la stolida depressa insofferenza. Con un compasso si può giocare a bucarsi la veste e con quale voglia piallare e inchiodare per fabbricare l'ennesimo strumento? Pensino cane è acciambellato e dorme, e putto la doppia rassegnato. Titolo appare una forzatura, quando non si ha nessun amore a generare malinconia. Massi e mole ingombrano il restante spazio come ciò che ottura: nemmeno reperti che provengan dal passato!
Del nuovo giorno non si può dar lieta novella né arcobaleno rallegra l'adunata. Bilancia e campana, clessidra e tenaglia ti mostrano che risolvere rebus è decidersi a uscire dalla stampa.