Cara XXX,
sono d’accordo con te che,
pubblicare, implichi una buona dose di sano narcisismo, e tuttavia rimane il
fatto che, quest’ultimo, nuoce alla scrittura. Scrivere e leggere sono due
solitudini che si incontrano e si riconoscono reciprocamente la propria voglia
di resistere al ‘passare’, alla caducità. E tuttavia, questo resistere mantiene
una credibilità soltanto se asseconda quel passare, se ne viene espropriato (se
esce dal proprio). E dunque: quanto più il narcisismo è forte nel testo, tanto
più il ‘proprio’ prevale, annullando l’altro, il fratello.
Forse, nell’altra lettera mi
sono spiegato male: io è una moltitudine già in partenza; io è tu, sempre. E
però, quando io gioca con il lettore, ammicca ecc., non fa altro che cercare un
complice che attesti la sua forza, negando in tal modo sia il tu che lo
costituisce (che costituisce la pluralità dell’io) e sia l’altro, il lettore,
che diventa così mero comprimario (spettatore passivo) della gloria dell’io
scrivente.
Ora, a me sembra che D’Annunzio
faccia proprio questo. E anche la tua poesia (mi riferisco al tuo libro, che
pure apprezzo, altrimenti non perderei tempo a scriverti) tende a diventare il
canto di un’anima bella, fra evanescenze ed eroismi / erotismi di matrice
decadente e, in fondo, romantica. Un sentire, questo, che attesta
un’appartenenza ad un mondo che non ha ancora conosciuto Beckett e l’Olocausto
e la psicoanalisi e la fisica quantistica e il decostruzionismo e tante altre
cose ‘da maceria’ che ribadiscono il fatto che l’io ha perduto ogni statuto di
centralità.
Non si tratta di avere nostalgia
per i bei tempi, quando l’io era il supplente di dio, bensì di imparare a
vivere (e a scrivere) facendo dell’erranza e del nomadismo la condizione
ordinaria dell’esserci. Operazione che in parte le tue poesie mettono in atto,
là dove il verso si frantuma e vaga per la pagina, e che in parte non riesce
allorché l’io narrante, in quel mare mosso, si mostra quale eroe invincibile
che, pur soffrendo come un cane, sa sopravvivere al disastro.
(Adesso non avere fretta a
rispondermi. Magari capita che ci si incontra per caso o per scelta. Quel che
conta è che qualche granello fastidioso sia entrato nel tuo laboratorio…)
Condivido questa riflessione . Il mio ( nostro ) ego ti ringrazia .
RispondiEliminaleopoldo attolico -
E il mio, ringrazia te :-)
RispondiEliminacredo sia proprio così.. (su D'Annunzio non saprei dire)
RispondiEliminaNon so a quali testi ci si riferisca qui, ma in Io sopra le righe, beffardo o provocatore o iperbolico potrebbe essere la soluzione alla scrittura del secolo XXI, visto che il frammento e la deriva annoiano oggigiorno o meglio sanno di presunzione: perche' richiedere al lettore piu' di quel che gli/le si da' scrivendo?
RispondiEliminaBella domanda!
RispondiEliminaL'io iperbolico fa sempre la sua porca figura :-) ma non è detto che sia un Buon esempio di superamento della modernità
RispondiEliminaBuon anno Gugl, blessed be!:-)
RispondiEliminaGrazie, buon anno a te!
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