Di lei avevo parlato con entusiasmo un paio d'anni fa (vedi qui), lamentando la difficoltà di trovare sue poesie recenti. Ora Giulia Dalaj Comenduni mi ha scritto, spedendomi, "in via eccezionale", alcuni testi inediti scritti tra l'85 e il 95. Mi dice: "Sono testi concentrati come la salsa del pomodoro, alcuni taglienti, altri venati di autoironia e giochi di parole. Ora mi si è allargato il respiro, però il vizio di giocare con le parole mi è rimasto". A differenza di quanto scriveva Maurizio Cucchi nel numero 38 di "Poesia" (marzo 1991), rilevando la "spigolosità" e la "grazia" della poesia di Giulia Dalaj Comenduni, attraversata da "un'emozione che affonda nel buio e nel risucchio dell'origine, tra gioco e amore, in una fisicità - e in un suo dissolversi nel tempo - registrata tra il diaristico e il fiabesco", le poesie che qui presento mi sembrano abbandonare il dialogo tragico con l'abisso per stargli vicino con più serenità, pur esorcizzandolo attraverso il canto rituale. Matrice di quest'ultimo non è tuttavia il sacro, bensì l'afflato retorico-stilistico partorito dalla linea giocosa della poesia italiana, non ultimi, direi, Toti Scialoja e Aida Zoppetti (ma si veda "Rosa ermosa" con il mascherato rinvio al canto caproniano "Litania": "Genova mia città intera / Genova polveriera / Genova di ferro e aria, / mia lavagna, arenaria."). Non mancano echi della tradizione barocca, che d'altro canto informa tutto lo sperimentalismo novecentesco. Sarebbe semmai da capire sino a che punto la poetessa di Vigevano sperimenti per militanza o per vocazione, se insomma i suoi modi abbiano radice nella testa o nella pancia. Propenderei per la seconda via.
SCHEGGE, POESIE o AFORISMI POETICI
Gli dèi ci guardano
e noi al cinema
-
Morire,
finire d’occupare la forma originale
-
Foglia secca voglia di terra
-
L’amore ci continua e la Parola
-
Tutta qui la sinergia,
dare voce alla grafia
-
Non ho fatto niente
poco più d’un verso
eternamente
con la gola all’universo
-
Sono schiva verso sera
ma un bel verso mi ravviva,
mi fa fiera
-
Vidi l’esercito delle tue abitudini,
le piccole fortezze
-
Solitudine mia altitudine
-
Possibile, soffrire l’indicibile?
-
Scena di pioggia, lucore
che s’irraggia appena.
Acqua si poggia in vena,
sulla mia foggia scema
-
Era di luglio la serata afosa
e la tua mano generosa
– quella mano da sudario
serrata sulla rosa –
un’onda mi pareva
ricomporsi tutta tonda
all’estuario d’una prosa
-
Ci piace perdurare come il mito
cucire e ricucire all’infinito
-
Un giglio è la tua bocca
il nascondiglio.
Sì che vorrei del giglio
la bocca ingravidata
al mio sbadiglio
-
Al fiore tu chiedi d’esser colto?
-
Non sono invecchiata
mi sono ibernata
diceva l’amata
-
Nello spicchio del seno
ho serbato una traccia,
la tua bocca al veleno,
non da meno le braccia.
ma l’amore, la morte
dicevi (io tremo!)
è lo specchio, la breccia,
quest’arte che ami,
la faccia degli avi,
la nicchia dell’uomo,
quest’orto da schiavi
a riposo le dita
nell’ultima vita
-
Rosa, ermosa che della sposa
non hai la fede, rosa cosa.
Il tuo bel nome è Rosa.
Rosa che graffia,
rosone di tutte le chiese,
Boccadirosa la genovese.
Rosanna.
Rosa gallica,
Santa Rosa antelucana,
rosa mariana di fulva sottana.
Rosa mistica.
Rosa odorosa come la vulva
Di Mariarosa, la voluttuosa.
Rosa corrosa.
Rosa impudica. L’amata
da Saffo, la rosa antica.
Vola nell’aria Rosaria.
Rosalba, rosa albina,
rosa di macchia, rosa
canina. Rosalia.
Regina di fiori,
spine e discrepanza,
tu vivi il fuori
io l’interno d’una stanza.
Rosa bifora.
Rosa estatica,
rosa dei venti,
rosa fetida
che disorienti.
Rosamunda.
Sinforosa, Rosetta, Annarosa…
La rosa è il Nome.
GIOCO DEI LUOGHI COMUNI
Pescetti volanti ricordo
archetti, violini, bambini,
fischietti, ragnetti, palloni,
cannoni, bagliori, travasi,
i vasi, le foglie leggere,
le chiese, le case, i Santi,
la pace, l’erbetta nei campi,
i pianti del gatto alle lune,
il vecchio balocco, la fune,
i titti nel vetro rotondo,
gli amici nel mondo, le risa,
la bisa, l’aliante spezzato,
un cuore straziato, le bocche,
le cocche, le brocche di vino,
camicie di lino, l’amore,
le ore sui fogli, i ritagli,
nel legno sei piccoli tarli,
due segni, un lampo negli occhi,
i fiocchi, le pulci, i pidocchi,
i tacchi, tre lacci nel petto,
la vita fuggita dal tetto,
le dita, le gioie, le noie,
i baci, le cene, saluti,
le vene, gli amanti perduti.
I libri comprati.
I versi premiati.
I riccioli sparsi.
I mostri dispersi.
I Diversi.
Giulia Dalaj Comenduni nata a Milano nel 1955. Nel suo Spazio/Teatro "Tartalepre" in Vigevano, promuove artisti di tutte le discipline.
il ritmo e l'ironia curiosa, a momenti quasi stupita, sono capaci di restituire in leggerezza una riflessione poetica profonda:
RispondiElimina"Ci piace perdurare come il mito
cucire e ricucire all’infinito"
(non solo in questi versi, naturalmente, ma questi mi sembrano particolarmente)
poi anche, in quelli postati delle dichiarazioni di poetica di estrema freschezza
"Tutta qui la sinergia,
dare voce alla grafia"
:)
sembra anche a te che, rispetto alle poesie postate due anni fa, la realtà sia meno espressionisticamente distorta?
RispondiEliminasempre che la domanda sia rivolta a me :)
RispondiEliminadirei di sì (qui la espressione mi sembra fare meno a meno :) del medium) anche se io mi ritrovo proprio a mio agio anche in quelle postate l'altr'anno, eccetto forse nell'ultima, ma più per via di certi lemmi (che, tuttavia, accentuano il tono e in quel contesto è pertinente)
un plauso a "L'ode alle mutande".
ma, a proposito, io sono una lettrice, anche se accanita, davvero prendi quello che lascio a commento per quello che, appunto come una traccia di un lettore.
grazie per il tuo tempo. grazie.ciao
Per l'ironia c'è anche un 10% di Szymborska e un 20% di Lamarque...
RispondiEliminaLa poesia aforistica, come tutta quella epigrammatica, ha i suoi pregi e i suoi rischi.
Trovo questa di Giulia Dalaj ben controllata, il suo verso quasi sempre felice.
Complimenti all'autrice
Un caro saluto a tutti
Antonio Fiori
cara Marghe, sei una lettrice che uno si sogna di notte ad avere. e poi sei anche poeta. anzi le due cose stanno insieme.
RispondiEliminaciao Antonio. spero che Giulia intervenga, così possiamo chiedere a lei le sue passioni letterarie.
gugl
Carissimi lettori,
RispondiEliminanon ho dichiarazioni poetiche da lasciare, perchè non saprei da che parte rivoltarmi, né commenti da aggiungere ai vostri deliziosi commenti. La solitudine dello scrittore finisce là dove nasce il giudizio chi legge (qualsiasi esso sia), e a questo bisogna inchinarsi sempre con gratitudine.
Che bello ritrovarti.
RispondiEliminaMi siete mancate, tu e la tua amicizia...
Giulia, ho perduto la tua mail, mi scrivi?
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