Il volume due di Blanc de ta nuque è finalmente in stampa.
La settimana prossima sarà materialmente disponibile.
Nella sezione Poesia italiana contemporanea (un punto di vista), ho scritto un testo introduttivo che cerca di fare i conti con quanto pubblicato su Blanc in questi ultimi anni.
Ne riporto alcuni passaggi, a titolo esemplare.
"Mi si chiede di approfittare dell’occasione,
organizzando una sistematizzazione degli orientamenti poetici, per una più
sicura mappatura dell’esistente. Ma come procedere? Per scansione
generazionale? Per tradizione riconoscibile? Per stile? Per tematiche? Tutto è
possibile, ma credo che, in ogni caso, il risultato sarebbe una
semplificazione. Prendiamo per esempio la linea più sperimentale che connota
questa antologia. Seguendo il filo cronologico, ci metto: Toti, Balestrini,
Blotto, Ponzio, Ranieri, Ratti, Frene, Giovenale, Insinga, Ariot, Furri,
Rizzatello, Daniele Poletti, Cava, Lorenzoni. A leggere bene, però, qui dentro
ci sono anche poeti come Bonacini, Teti e Caccia, della scuola
"Anterem"; come lasciarli fuori? A far due conti, più del 15% dei
presenti. Questo è già un dato, che tuttavia ci dice poco sulle singole
poetiche. Quale distanza c’è, infatti, tra l’esperimento di Giovenale e quello
di Toti? E tra Balestrini e Ratti? Bisognerebbe allora, entro la grande
famiglia che la tradizione chiama "sperimentale", creare dei
sottogeneri, entro i quali inserire ulteriori differenziazioni. Il rischio, a
far bene i distinguo, è di naufragare come il signor Palomar quando guarda un
prato o l’onda del mare: si entra in un insieme di insiemi, dove l’insieme base
si conserva solamente a patto di stare ad una debita distanza, che trasforma il
vero della singolarità in generale approssimazione.
[...]
Una catalogazione originale del poetico
contemporaneo potrebbe articolarsi entro questi quattro ordini, dove per
esempio lo "stile semplice" tiene i piedi fra il sensibile e
l’emotivo (quando avvicina il naif) con una dominante intellettiva, in funzione
di controllo, se scelto da autori consapevoli (penso a Fo e a Donati, per
esempio, e al secondo modo di Dal Bianco), mentre lo sperimentalismo tende a
cavalcare la realtà multi-fratta delle connessioni comunicative
trans-individuali e mass-mediatiche, fuggendo l’inganno dell’autenticità.
Ancora: l’ermetico e, in generale, il lirismo spinto, che considerano la
materia trattenuta dai sensi non abbastanza significante da meritare la
riproduzione mimetica, trasformano il reale in stile, che, della materia, è il distillato
supremo e l’emblema cifrato, la sua maschera parlante.
[...]
Per quanto mi riguarda, non è compito di Blanc
lavorare sul canone, ma, appunto, sulla poetica, la mia, che è plurale non
perché manchi di coerenza, ma perché convinta della relazione essenziale fra
parola e situazione, due costellazioni energetiche incontrollabili, dalle quali
sboccia il grumo-poesia, il mare-poesia, il tronco-poesia, la ciste-poesia, la
pozza che siamo soliti chiamare mondo".
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