Delle edizioni L'arcolaio ho già parlato in Blanc. Ci ritorno ora per segnalare alcune novità. Anzitutto l'uscita, il 29 aprile, di Gli affanni, gli agi e la speranza, di Giorgio Barberi Squarotti, nome prestigioso che onora l'attività di Gianfranco Fabbri, poeta, editore, ma soprattutto grand'uomo.
Da parte mia, ho collaborato per dare alle stampe due libri. In quanto direttore della collana "laboratorio", ho spinto per l'edizione di Canti onirici di Silvia Comoglio, che porta in prefazione la firma di Marco Furia, importante poeta dell'area anteremiana, il quale riconosce all'autrice "un procedere, un fermarsi, un soffermarsi secondo cadenze intime, profonde: la poetessa intende renderci partecipi dei suoi versi ricorrendo a una specifica persistenza poetica, quasi lo scritto imponesse un'adesione, un consenso, un esserci. [...] Si tratta, in sostanza, di un'attitudine a riconoscersi in dimensioni non artefatte, biologiche, promosse da originali usi idiomatici, efficaci nel dischiudere frontiere erette nei confronti di un mondo inedito eppure affine. [...] A quello del tempo, si accompagna il tema del silenzio. Un silenzio, non nulla, ma campo di energie da cui lo spunto linguistico trae origine, ben rappresentato da quell'ampio spazio bianco da immaginare, al di là dei limiti della pagina, quale illimitato, punteggiato da brevi sequenze di vocaboli. Silenzio di cui la poetessa si serve anche all' interno del verso, non al fine di ottenere esiti di banale suggestione, bensì con l'intento di scandire il ritmo, come se fosse la direttrice di un'orchestra composta dalle sue stesse pronunce e assegnasse, con muti gesti, precisi compiti a ciascuna di esse: niente è qui lasciato al caso. [...] Lungi dal corrompersi in mero abbellimento, in sterile esercizio estetico, il contrappunto sonoro si mostra sempre essenziale virtù, tipica di scritti la cui pur curatissima forma mai va a scapito di assidui trasporti espressivi, validi baluardi contro ogni pericolo di caduta nel calligrafismo".
Il secondo libro è uscito qualche mese fa. Si tratta di Cosmesi di Tonino Vaan. La prefazione è mia. Eccone uno stalcio: "Cosmesi parla di un uomo solo, che cerca calore racimolando brandelli di fatti accaduti, fatti a brandelli dalla vita. Forse lui vorrebbe addomesticare quello spazio cimiteriale, chiuso alla speranza. E perciò ricorda – malgrado il tempo, egli ne è convinto, sia fatto per amputare – con l'entusiasmo di un viaggiatore, uno che tuttavia «parte sempre il giorno prima» per nascondere la ferita, per mescolarsi agli altri mortali senza dare nell'occhio. Poi però, inevitabilmente, quest'uomo vulnerabile il «trauma» lo mostra, lo riproduce dentro quella stanza, scrivendo". [...] E siamo vicini alla porta d'entrata, noi che stiamo fuori dal labirinto. Aprirla, significa perdersi nelle 73 stanze che lo costituiscono, accettando il fatto che il viaggio consiste nel visitare l'ombra e la luce di un'esperienza che non si dipana, ma ha scelto per sé l'intrico, l'antro-rizoma, l'avventura di un discorso magmatico, quasi a tracciare sulla carta la mappa della propria identità frantumata, invisibile da fuori, tenuta nascosta per mancanza di fiducia verso una società che, attraverso la cosmesi, si finge sana. All'ipocrita spazio salottiero, falsamente senza rughe, egli offre il libro dei precipizi, dei luoghi franti, delle impossibili rappacificazioni, un vertiginoso labirinto senza uscite, che pare il viaggio intermedio di un trapassato prima d'incontrare la luce divina. Tuttavia, a differenza del libro tibetano dei morti o dei Vangeli, entrambi scritti per disporre correttamente l'anima ad abbracciare con serenità la morte, il libro di Vaan è un ininterrotto sussurrarci all'orecchio che la nostra morte è un buio definitivo e che, dunque, l'umanità va giocata nell'aldiquà, facendo scelte responsabili, come riferisce la citazione che chiude Cosmesi, non a caso di Andrea Pazienza, maestro nel cantare l'inquieto groviglio terrestre".
da Canti onirici
4.
→: me, amate me in questa poca terra
di ánima lasciata óltre ―
il tronco e la ringhiera,
in albe - nude - della pietra: amate me,
il brivido davanti
al nome già tessuto nell’ultimo bacile,
nel pianto che rese il suolo
lucido di vetro, istánte
mancato - e silenzioso: me
stellina del mio faggio, esilio
di bacio assiderato, senza ombra
né - significato
[ ]
6.
→: me, amate me,
per l’effímero mio tetto, e l’osso
che si spezza - a volo - dentro l’eco,
per l’unghia - ritorta di paura,
e l’álbero che mostro - al confine
con l’ultimo paese, piéde
nudo e già sbarrato, lucore
ricurvo - tutto - nel mio peso
[ ]
11.
..................................come se ti fossi
..................................ancora rannicchiata,
.................................come se dicessi: qui io corro
.................................effimera sui prati
invano, mio píccolo signore,
invano - credi - qui è l’oriente,
il principio - tutto rivelato: la voce, mio signore,
è giostra solo spinta - verso la sua eco,
è il corpo del lume che si affaccia
sull’último filare, ammaliando
quanto non vivremo del límite del bosco,
del témpo che si chiama - límite del bosco ---
---
12.
: → così potremmo ancora amarci,
cóme - soli cardi, là dove ancora è vivo
il corvo - appena stato
sul fuoco - del suo ramo, l’íncubo che dette
forza al bosco nudo, tastando nessuna bocca
nessuna cosa nessuna - nessuna ombra
che indugia di memoria
[ ]
IN LUOGO D'APPENDICE
1.
cauta - verrò nel fiume
che svesto all’infinito, nel cárdine del sogno
gridato fino all’alba, salutando
nel buio il mio fragore, il démone che lascia
luce e ombra - braccáte - nella sabbia
[ ]
Da parte mia, ho collaborato per dare alle stampe due libri. In quanto direttore della collana "laboratorio", ho spinto per l'edizione di Canti onirici di Silvia Comoglio, che porta in prefazione la firma di Marco Furia, importante poeta dell'area anteremiana, il quale riconosce all'autrice "un procedere, un fermarsi, un soffermarsi secondo cadenze intime, profonde: la poetessa intende renderci partecipi dei suoi versi ricorrendo a una specifica persistenza poetica, quasi lo scritto imponesse un'adesione, un consenso, un esserci. [...] Si tratta, in sostanza, di un'attitudine a riconoscersi in dimensioni non artefatte, biologiche, promosse da originali usi idiomatici, efficaci nel dischiudere frontiere erette nei confronti di un mondo inedito eppure affine. [...] A quello del tempo, si accompagna il tema del silenzio. Un silenzio, non nulla, ma campo di energie da cui lo spunto linguistico trae origine, ben rappresentato da quell'ampio spazio bianco da immaginare, al di là dei limiti della pagina, quale illimitato, punteggiato da brevi sequenze di vocaboli. Silenzio di cui la poetessa si serve anche all' interno del verso, non al fine di ottenere esiti di banale suggestione, bensì con l'intento di scandire il ritmo, come se fosse la direttrice di un'orchestra composta dalle sue stesse pronunce e assegnasse, con muti gesti, precisi compiti a ciascuna di esse: niente è qui lasciato al caso. [...] Lungi dal corrompersi in mero abbellimento, in sterile esercizio estetico, il contrappunto sonoro si mostra sempre essenziale virtù, tipica di scritti la cui pur curatissima forma mai va a scapito di assidui trasporti espressivi, validi baluardi contro ogni pericolo di caduta nel calligrafismo".
Il secondo libro è uscito qualche mese fa. Si tratta di Cosmesi di Tonino Vaan. La prefazione è mia. Eccone uno stalcio: "Cosmesi parla di un uomo solo, che cerca calore racimolando brandelli di fatti accaduti, fatti a brandelli dalla vita. Forse lui vorrebbe addomesticare quello spazio cimiteriale, chiuso alla speranza. E perciò ricorda – malgrado il tempo, egli ne è convinto, sia fatto per amputare – con l'entusiasmo di un viaggiatore, uno che tuttavia «parte sempre il giorno prima» per nascondere la ferita, per mescolarsi agli altri mortali senza dare nell'occhio. Poi però, inevitabilmente, quest'uomo vulnerabile il «trauma» lo mostra, lo riproduce dentro quella stanza, scrivendo". [...] E siamo vicini alla porta d'entrata, noi che stiamo fuori dal labirinto. Aprirla, significa perdersi nelle 73 stanze che lo costituiscono, accettando il fatto che il viaggio consiste nel visitare l'ombra e la luce di un'esperienza che non si dipana, ma ha scelto per sé l'intrico, l'antro-rizoma, l'avventura di un discorso magmatico, quasi a tracciare sulla carta la mappa della propria identità frantumata, invisibile da fuori, tenuta nascosta per mancanza di fiducia verso una società che, attraverso la cosmesi, si finge sana. All'ipocrita spazio salottiero, falsamente senza rughe, egli offre il libro dei precipizi, dei luoghi franti, delle impossibili rappacificazioni, un vertiginoso labirinto senza uscite, che pare il viaggio intermedio di un trapassato prima d'incontrare la luce divina. Tuttavia, a differenza del libro tibetano dei morti o dei Vangeli, entrambi scritti per disporre correttamente l'anima ad abbracciare con serenità la morte, il libro di Vaan è un ininterrotto sussurrarci all'orecchio che la nostra morte è un buio definitivo e che, dunque, l'umanità va giocata nell'aldiquà, facendo scelte responsabili, come riferisce la citazione che chiude Cosmesi, non a caso di Andrea Pazienza, maestro nel cantare l'inquieto groviglio terrestre".
da Canti onirici
4.
→: me, amate me in questa poca terra
di ánima lasciata óltre ―
il tronco e la ringhiera,
in albe - nude - della pietra: amate me,
il brivido davanti
al nome già tessuto nell’ultimo bacile,
nel pianto che rese il suolo
lucido di vetro, istánte
mancato - e silenzioso: me
stellina del mio faggio, esilio
di bacio assiderato, senza ombra
né - significato
[ ]
6.
→: me, amate me,
per l’effímero mio tetto, e l’osso
che si spezza - a volo - dentro l’eco,
per l’unghia - ritorta di paura,
e l’álbero che mostro - al confine
con l’ultimo paese, piéde
nudo e già sbarrato, lucore
ricurvo - tutto - nel mio peso
[ ]
11.
..................................come se ti fossi
..................................ancora rannicchiata,
.................................come se dicessi: qui io corro
.................................effimera sui prati
invano, mio píccolo signore,
invano - credi - qui è l’oriente,
il principio - tutto rivelato: la voce, mio signore,
è giostra solo spinta - verso la sua eco,
è il corpo del lume che si affaccia
sull’último filare, ammaliando
quanto non vivremo del límite del bosco,
del témpo che si chiama - límite del bosco ---
---
12.
: → così potremmo ancora amarci,
cóme - soli cardi, là dove ancora è vivo
il corvo - appena stato
sul fuoco - del suo ramo, l’íncubo che dette
forza al bosco nudo, tastando nessuna bocca
nessuna cosa nessuna - nessuna ombra
che indugia di memoria
[ ]
IN LUOGO D'APPENDICE
1.
cauta - verrò nel fiume
che svesto all’infinito, nel cárdine del sogno
gridato fino all’alba, salutando
nel buio il mio fragore, il démone che lascia
luce e ombra - braccáte - nella sabbia
[ ]
da Cosmesi
*
questa stanza arredata per fuggire
mista di metalli fusi ed ossa di cammello
pesante di incensi e vuota
.nei bianchi ha ombre pallide
che delineano luci nascoste.
aperta a nord alle correnti
dalla lunga vertebra dorsale
offre scudo, con i suoi vetri riparo
condensa ai pensieri incerti
riflesso in espansione, freddo ed umile
come tutto il nostro mutare nelle attese
*
“ogni tanto si va a cercare una qualche indigenza ed è probabilmente un modo per recuperare una qualche autenticità“
..............................da “i barbari“ .alessandro baricco
noi… quattro stracci ben messi acquistati dai cinesi …
per settimane con gli stessi vestiti
scaldandoci le mani sul fornello del gas
le passiamo sul collo ancora calde
.da tre giorni l'impianto di riscaldamento è rotto
e una pigrizia ci assale. io porto con me una matita
scrivo cose che non vale la pena fermare.
in fondo non siamo fatti per altro
che non da tramite al forte contrasto
tra l'aria di montagna e le ombre strane della metropoli
.ma non ci ostiniamo però ad attribuire virtù in eccesso
ad una o all'altra parte che là in fondo un’oscura materia
già incurva i fonemi del tempo.
per cui lasciamo stare
.tu ascolti sempre la stessa canzone
per fare tua ogni sua minima vibrazione
io tengo stretta una chiusa da sentirla
piena ed aperta per ore.
arricciando la ciocca sulla fronte a destra
in area temporale, fuori
incrociamo quel richiamo fatto carne
che annebbia, distrae, distoglie
il possibile vigore impassibile nei frangenti
.come se tutto un diverso contenuto
avesse in noi lo stesso suono
*
…giorni e giorni sull’unto del giornale…
qui .dove si paga lo scotto di una lunga corsa
passeremo queste giornate a fare cerchi
sulle frasi più belle di un libro.
restando nel timido sole di un'avventura
fermoimmagine di un bombo sopra un fiore di trifoglio
che potremmo aprire tre libri differenti
.uno sui colori del suo addome peloso
.l'altro sulla terribile fetta di noia da spalmare e in ultimo
la possibilità sua, la tua di trovare un quadrifoglio.
mentre la repubblica titola di un inferno
diecimila volte peggiore del nostro
noi volendo descrivere mille cose
ci fermiamo sui proletari introdotti al mestiere di soldati
che ne muoiono di più una volta tornati a casa che in guerra
dietro un eccesso di ebbrezza formato cocktail
vano e sporco lavoro sempre all'inferno e ritorno
.con la libertà di piangere ma non quella di fermarsi
e dire di una curva l'angolo preso in controsterzo frontale
contro un muro.
e venisse su il big one
tutte le volte che un uomo uccide un uomo
che basterebbero pochi e giusti pensieri e solo quelli
oppure qui, parla il vuoto eccome.
al di là del fatto
che ogni ombra possa avere una breve storia
che il più delle volte non si conosce mai a fondo
la materia del sogno
rimane l'idea di porgere alla luce il corpo, se si nutre
come le foglie, nel cielo opaco dove si spoglia
*
… che spinge nuovamente alla finestra…
con le dita, le unghie danno infezione.
dei quattro lati il nostro cantone è uno
io ci vado con la schiuma da barba sul viso
grattando riduzioni di tempo sulle bolle.
il buco più aperto è a nord
la chiamano finestra
s'affaccia s’una cascata di tricolori
che stanno là
bianco giallo sporco, grigio smog
bella nazionale.
se è un gioco
seguire facile lo sguardo
più difficile è parlare
delle incolmabili differenze che ci dividono.
un vecchio ogni volta pretende di fare
l'ultimo viaggio da solo
quando spegne la radio, seduto su una sedia
sul suo balcone quasi fosse pronto.
che noi guardandolo per un minuto
sudiamo freddo
prendendo tempo, fermi sulla questione
se valga la pena di chiamarlo
oppure no
*
aprire gli occhi
disconoscere un'ora, le sue spine.
noi siamo i soliti, gli scalzi
quelli che all'alba indovinano le stanze
senza guardare.
noi non ci possono essere troppi misteri da svelare
si parte sempre il giorno prima
appuntati sul niente
disposti e pronti a quel passo senza fiato
sul confine più labile dell'aria
che ci solleva.
e se il dovere della mano chiama ad altro
altro poi sfugge
ad un senso di dedizione.
che le risorse innate
poi non scavino quand’è che è stato
il danno subito
.andiamo avanti, così
nessun intento a testimoniare il nostro trauma
Caro Stefano, non ho parole per ringraziarti. In casi come questo, sembra, la parola, insufficiente a documentare un senso specifico: quello della gratitudine. Non è retorica, né abbellimento di un discorso complimentoso; è la verità nuda e semplice: ciò che si traduce in un bisogno -quello di dirti che sei un direttore impeccabile-. Gli autori, uniti a me, ti dicono: "Ti vogliamo bene!".
RispondiEliminaTuo Gianfranco
Ottime scelte editoriali, direi.
RispondiEliminaCamoglio la leggo per la prima volta e la trovo efficace e penetrante. Intriganti gli accenti segnati, basta dizione a vanvera...
Caro Gianfranco, il merito è tutto tuo, credimi!
RispondiEliminaciao Silvia. a proposito dei sgni: il libro contiene anche una "legenda" che indica la funzione egli stessi.
ciao!
gugl
Stefano!
RispondiEliminaGrazie davvero per il post. E non solo per il post. Anche per la legenda al fondo di Canti onirici: l'idea è stata tua. Un necessario completamento per meglio capire ed entrare nella mia forma di scrittura e ricerca.
Grazie a Molesini per i suoi apprezzamenti.
A presto,
Silvia
per il lettore di passaggio: in questo colloquio, ci sono due Silvie: Molesini e Comoglio. poi c'è quella leopardiana, l'achetipo :-)
RispondiEliminagugl
Caro St e caro Gianfranco,
RispondiEliminaapprezzo molto il lavoro che portate avanti con L'Arcolaio, l'ho già detto più volte ma non fa male ribadirlo anche qui. Si sta tracciando un percorso coerente e valido, cosa non da poco nel quadro generale della scrittura italiana, e ciò va a vostro merito.
Mi fa piacere dunque che si aggiungano nuovi nomi, famosi e meno famosi (comunque validi, non ho letto il libro di Silvia Comoglio ma mi fido delle vostre scelte, dunque lo leggerò). E voglio mandare invece un saluto affettuoso a Tonino, nel cui libro mi sono perso a lungo e mi perdo ancora. Dopo mesi che lo attraverso, lo trovo un lavoro pieno, personale e di grande valore.
Francesco t.
come arrivare per caso e scoprire novità piacevoli ed incantate!!!!
RispondiEliminale cose non accadono mai per caso :-)
RispondiEliminagugl
me, amate me... già l'inizio è folgorante, toccante, complimenti a Silvia!
RispondiEliminaCosmesi è sul mio comodino, tra qualche giorno inizierò la lettura, ma sono felice di averlo potuto apprezzare oggi, qui...
un saluto a tutti
stefania c.
ciao stefi, buona lettura, allora!
RispondiEliminagugl
arrivo tardi per una serie di impegni extratime
RispondiElimina(tra cui la realizzazione ex-novo
di un sentiero escursionistico che mi sta portando via piacevolmente, una marea di tempo e di energie...)
.ringrazio stefano per la grande disponibilità e per lo spazio che anche qui mi ha offerto
.un saluto ed un ringraziamento a tutti quelli che hanno apprezzato il mio lavoro, ugo ed i cari silvia e francesco
.francesco, sono felice che il mio lavoro sia ancora sul tuo comodino
.grazie anche, a tutti coloro che stanno per immergersi nel mio libro :)
.toninovaan
Grazie Stefania per il tuo "folgorante, toccante". L'inizio per me è il momento in cui ci si mette in ascolto del canto, lo si accoglie e si cerca di trasmetterlo a chi legge tentando di coinvolgerlo sin dal primo istante, tentando - oserei dire - di incantarlo.
RispondiEliminaUn saluto a tutti.
Silvia (Comoglio)
ammirazione per Vaan grande libro
RispondiEliminainchinoi all'Arcolaio bellissime edizioni
carmine vitale (doarki)
un saluto a tutti e un benvenuto a Carmine Vitale, per il suo primo commento in Blanc
RispondiEliminagugl