La poesia di Francesca Ruth
Brandes è fedele ai propri temi e al proprio stile: il viaggio, l'ebraismo,
l'uso della metafora quale sintesi di un gesto sapienziale, il pacifismo
costituiscono infatti la materia via via approfondita e rarefatta di un percorso
che, ne L'undicesimo giorno (LietoColle, 2012), ha finalmente incontrato
la cultura buddhista. Il titolo stesso ne è l'emblema, essendo ripreso dalla Lettera
a Niike di Nichiren Daishonin, monaco buddista giapponese del XIII secolo,
per il quale l'operare concreto nel mondo diventa pratica meditativa e rinuncia
consapevole al nirvana. Scelta implicita nell'undicesimo giorno, quello che
precede appunto la realizzazione definitiva della buddhità, sempre demandata
per amore dei viventi. Ruth Brandes, abbracciato questo altissimo pensiero, ci
invita a considerare l'aiuto del prossimo come fine ultimo del nostro viaggio,
poiché noi "siamo l'universale concreto che pretende rispetto", come
scrive lei nel preambolo. Al tempo stesso, coniugando buddismo e messianismo
ebraico, tiene aperta la possibilità che il dodicesimo giorno sia imminente
("qui attendiamo / l'alba del dodicesimo"). A differenza tuttavia del
messianismo vendicativo di Isaia, la poetessa, che vive al ghetto di Venezia,
chiede un passo ulteriore a tutti gli uomini di buona volontà, verso un società
fondata sulla pace, in cui popolo sia ciascun essere capace di riconoscere il
prossimo suo in cammino verso il dodicesimo giorno, là dove la speranza agisce
dentro noi, sostenendo il nostro viaggio verso il nulla meraviglioso che siamo.
E nulla non è un eufemismo o un gioco di parole. Come insegnano le antiche
scritture sanscrite, la natura del Buddha non ha centro, non ha sostanza
propria, si acquieta invece nella purissima e suprema vacuità. Che non deve
terrorizzarci, ma spronarci a diventare migliori.
L'undicesimo giorno sarà presentato a Venezia, mercoledì 23
maggio, alle ore 17,30 presso l'Ateneo veneto, dal filosofo Giuseppe Goisis e
dal giornalista Valter Esposito. Legge Margherita Stevanato.
su Francesca Ruth Brandes si veda anche questa mia lettura.
su
Nichiren Daishonin vedi questa sintesi
Sighet
Li aspetta Elie
ai margini
della foresta
anche se non
crede
al ritorno
li enumera.
Io sfuggo
alla tentazione
del silenzio
e dico
del libro che
Rav Pinhas
amava
Il Libro dello
Splendore
e di come
ballasse
Aharon di
Karlin
rilucendo fra
gli alberi.
Si diviene
offerta
eco lontana
si diviene
bosco
Due ghetti
vennero creati a Sighet
mi dice
e tutto cambia.
La scelta
Poiché
risplende
d'inarrivabile
luce
risplende
ogni fibra di
corpo
nel senso
intimo
un respiro
lunghissimo
risplende
viste le
condizioni
i ricordi
animati
e la
contraddittoria
smemoratezza
o il desiderio
che sia davvero
passato
l'assalto
dei cani alla
gola
l'agguato
delle buone
ragioni
per non vedere
semplicemente
quanto
risplende
di ciò che è
stato
mi allento
(nell'ordine:
scaricare il peso
e gettare
ogni sasso nell'acqua)
Fenomeni
Il vero aspetto
sta nell'osso
della Legge
quella
somiglianza
intima
di vita pensata
e del deciso
capitato
indotto
quel gonfiare
le guance
d'aria
consumare
l'aria
produrre suoni
(così prossimi
al frullìo
d'ali nel
passero)
vero aspetto
di ogni
transizione
spostamento di
massa
vero aspetto
e logica
conclusione
di ogni abbraccio
***
Qui qui altre poesie
...trovo un una bella concisione, carica di segnali e sensi lasciati liberi allo sviluppo e all'approfondimento. un invito alla meditazione...grazie
RispondiEliminaroberto c.
Una scrittura che sorpassa e vola con maestria e grande percezione del luogo interiore
RispondiEliminaApprofondirò.
Grazie.
Ciao Stefano!
iole
Una poesia davvero intensa e notevole, che non conoscevo. Specie la seconda poesia mi ha coinvolto non poco.
RispondiEliminaApprofondirò le letture. Hai un contatto dell'autrice, Stefano?
Grazie, a presto
Antonio B.