lunedì 5 luglio 2010

Alfredo de Palchi quando dice che Fortini e Mengaldo...


Alfredo de Palchi, originario di Verona dov’è nato nel 1926, vive a Manhattan, New York, dove ha diretto la rivista "Chelsea” e la casa editrice Chelsea Editions. Ha svolto, e tuttora svolge, un’intensa attività editoriale. La sua Opera si può leggere in Paradigma - tutte le poesie (1947-2005), Mimesis-Hebenon edizioni, 2006. In occasione dell'uscita dell'antologia di Linguaglossa, chiede di rendere pubblica questa sua lettera, che bene rende il fuoco in cui si è mossa (e si muove) la costruzione del canone poetico italiano contemporaneo.

"Purtroppo mi ostacolano a partecipare direttamente alla polemica, che sembra non esista, i soliti pusillanimi che si nascondono dietro coloro che si esprimono in un modo o in un altro. Soprattutto non partecipo per l’ovvia inclusione, giusta o ingiusta, nel volume La nuova poesia modernista italiana (1980-2010) di Giorgio Linguaglossa. Dovrei largamente spiegare che cominciai a scrivere nel 1947, e che quando saltò fuori il Gruppo’63, per esempio, io avevo già scritto opere tuttora fresche, almeno quindici anni prima.

Invece di insistere a trovarmi tra l’incudine e la mazza, come lo sono già da decenni, dovrei fare il finto tonto e stare da tutte le parti. Non è nel mio carattere di fare il doppio gioco; sono da una sola parte, la mia, che fa gruppo a sé e allo stesso tempo di tanto in tanto faccio l’orso, e spesso il generoso dedicandomi alla poesia in generale come piccolo editore non venale, e alla poesia dei giovani in particolare. Queste mie indiscrezioni sono faccende concrete.

Tuttavia, la cosiddetta “polemica” mi spinse a scrivere una nota, giusta ma diretta ingiustamente a gruppi di “poeti” messi in discussione da Franco Romanó il quale in fondo, se leggiamo attentamente il suo saggio Diluvi e derive, mi dà ragione. Infatti, i finti “poeti” non hanno colpa di essere stati scelti da sordi e aridi critici. Non mi occorre conoscere i loro nomi, la sordità mentale e interiore è sonora e mi basta. Quindi, chiedo scusa per aver iniettato nella validità firmata da critici sordi il mio convincimento che dalla nullità quei finti “poeti”, vivi e morti, si facessero più mediocri e compensassero la sfortuna di coloro lasciati indietro. Non si può pretendere così tanta generosità da “poeti” con il supplemento d’innata mediocrità.

La polemica dovrebbe essere discussa tra le due classi di critici, quella sorda che sta dalla parte dei “poeti” sordi, e quella che in sordina parla con serietà. Scelte non facili, d’accordo, ma do un paio di indizi:

1) quando i vari facinorosi Franco Fortini facevano i critici, il simbolo della falce e martello era la guida per giudicare la poesia; oggi è la stessa cosa e magari è di persone provenienti dallo stesso simbolo ma che si promuovono in baciapile (i tempi si sono un po’ rimediati) però mantenendo l’animosità politica e editoriale;

2) quando Mengaldo escluse Bartolo Cattafi e Alfredo de Palchi dalla sua antologia commise due misteriose esecuzioni per dar risalto a minori o superflue preferenze.

Ai seguaci che compilano antologie in cui il primo scelto è il grande poeta compilatore, dico: “mi escludete, le antologie non valgono; inoltre siete disonesti, per dire poco, non leggete apposta certi autori, non leggete apposta le mie opere e nemmeno valuterete l’ultima raccolta, uscita un mese fa, che vi spazza via come pattume; in sostanza, siete semplicemente manigoldi”.

Mi sono intromesso, vero, come Paradigma, un indizio del malcostume letterario. E per continuare su questo tenore, si guardi il 99% di merda che la collana «Lo Specchio» sforna da anni, e i libretti bianchi da messa della Einaudi solo esagerati di prezzo. Chi sono gli editors? Poveretti poetucoli e pseudo criticuli che con le scelte a immagine dei propri versetti e frasi opache hanno già sbregato la poesia italiana. Vogliono far sentire il peso non la serietà del loro potere. Ma ricordino che, senza i sindacati protettori, chi va su lo vedremo andare giù a testa bassa.

A questo punto potrei nominare altri nomi, dire eventi concreti, se non altro per iniziare forse una vera polemica. Nessuno si permetterebbe di assalirmi, nessuno accusarmi di disonestà sociale e letteraria, nessuno che abbia da svelare trucchi nascosti; li svergognerei come tarati bugiardi e disonesti in tutta Italia.

Invece mi ritiro nella mia caverna, non per star zitto perché quando occorre parlo, e che tutti e tutte coloro degli indirizzi elettronici abbiano la volontà e il CORAGGIO di farsi sentire. Non a vanvera, Perché anche star zitti o fare i finti tonti mai si apriranno le porte che non ci sono. La guerra, perché si tratterebbe di guerra, sarebbe tra le due classi di critici. La verità è che la parte opposta, quella che io accuso, non abbocca. Capiscono che è meglio ricevere accuse in silenzio che rischiare la perdita della propria prosopopea".

Alfredo de Palchi



nota: Blanc de ta nuque, declina sull'autore la responsabilità di quanto afferma.

4 commenti:

  1. Sono turbata da questa lettera, perchè è come quando il bambino dice che il re è nudo: tutti lo sapevano ma solo dopo si ha il coraggio di vederlo veramente. Io sono totalmente a digiuno di tali questioni, confesso, ma il tono drammaticamente sicuro di questo serio poeta mi lascia di sasso. Qualcuno mi dica se è vero -così, fino in fondo - e scusate se sembro Alice nel solito paese delle meraviglie.
    Fiorella

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  2. nelle prossime settimane, posterò altre lettere e e-mail, così potremo farci un'idea più chiara della questione.

    ciao!

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  3. Posso dire solo una cosa?... Onestamente, non sono d'accordo sul fatto che il 99% della poesia pubblicata da Lo Specchio Mondadori sia merda.
    Luisa P.

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  4. sono d'accordo con te. Se vuoi scrivere una risposta più dettagliata, io poi la pubblico.

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