mercoledì 28 aprile 2010

I fragili di Fabiano Alborghetti



La settimana scorsa Fabiano Alborghetti ha presentato a Schio Registro dei fragili 43 canti (Casagrande, 2009). E' sceso appositamente e gratuitamente da Lugano, ripartendo subito dopo. Presenti 10 persone. Il giorno dopo mi ha mandato una e-mail per ringraziarmi della serata. Questo si chiama: essere poeti a prescindere, con l'entusiasmo che pulsa ogni volta che c'è l'occasione di mettersi in gioco, indipendentemente dal numero di ascoltatori. Che qui comunque erano qualificati, specie tra i poeti: Roberto Cogo, Giovanni Turra Zan, Alessandra Conte, ben noti al pubblico di Blanc. La mia introduzione ha fatto leva anzitutto sullo spostamento preposizionale della prima sezione del libro, "Quadri di un'esposizione", rispetto all'opera pianistica di Musorgskij, Quadri da una esposizione: se il compositore russo mise l'accento sulle variazioni musicali nate dall'emozione provata guardando le opere dell'amico Victor Hartmann, Alborghetti ci suggerisce di stare attenti non tanto alla propria opera, ai propri quadri, bensì a quello stare esposti, nella minaccia o nel fervore, dei protagonisti del libro: una giovane aspirante velina, castrata - pare - dalla maternità, e suo marito, impiegato, che si modella anima e corpo ispirandosi ai belli da copertina e che la tradisce spudoratamente (ne parlò su Blanc, qualche mese fa, Francesco Tomada). L'esposizione dei due coniugi, ci dice Alborghetti, è tutta protetta dai luoghi comuni, nel solco del si dice, si fa, che non richiede pensiero o decisione, eppure non ha riparo rispetto al vuoto che corrode dall'interno le loro due figure, tanto più luccicanti all'esterno, quanto più marce nelle strutture portanti. La loro sfida al tempo della caducità, agita sulla leva della mimesi mass-mediale e tragicamente rivoltasi conto quando la donna uccide il proprio figlio, è appunto la camola che li mangia dentro, che li condanna alla sfacelo. Non è dunque tanto la vita comune – tra supermercato, palestra, TV – a sfaldare il legame, quanto, io credo, l'esorcizzare la morte, che impedisce loro di chiedere aiuto, di riconoscersi, appunto, caduchi.
Per questa ragione, Registro dei fragili non è un documento di sociologia criminale, bensì un monito a recuperare la fragilità intrinseca nell'umano, per esporla, registrandone i modi: l'amore, la paura della morte e la protezione dei figli, i quali sono la nostra polpa metafisica protesa all'addio, la nostra essenza destinata a svuotarci alla loro nascita seconda, quella sociale. Educati invece dalla civilizzazione a costruire fortezze apparentemente invincibili, a mentire per essere all'altezza dei modelli, i coniugi di Alborghetti nascondono, finché possono, il vuoto che li determina, sino a riempirlo con la morte reale del bimbo, capro espiatorio non solo della coppia, ma della società tutta, che vive con frustrazione ogni fatto improduttivo, come un figlio, un anziano in casa, un gesto senza ricompensa, una vita che non sia messa in primo piano dalla cronaca. Un doppio grazie a Fabiano, dunque, per avere testimoniato il contrario, pagando per essere a Schio, a parlare con gli amici di poesia, di vita e di morte, di libri.

(alcune poesie nel link di Blanc)

12 commenti:

  1. Libro di ottima fattura, davvero. Anche se la mia personale lettura si sofferma di più sulla sociologia criminale anche spicciola (perchè la poesia oggi non sa entrare nella cronaca e manipolarne il linguaggio, forse la materia prima del fare poetico, affinchè quel linguaggio non manipoli noi?) per collegarla alla dimensione sociale, la dimensione esposta della poesia è sempre percepibile, ad ogni passo. E questo garantisce la verità, senza Verità, del dettato, la generosità con cui si offre.
    Lorenzo

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  2. caro Lorenzo, intuisco dal commento che il libro di Alborghetti ti piace, mentre mi sfugge la seconda parte del discorso. Voglio dire: qual è "la materia prima del fare poetico"?

    in che senso un "dettato" "garantisce la verità,senza Verità"?

    scusa la mia ottusità

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  3. macchè ottusità, erano due banalità, da parte mia...
    soprattutto la prima: il linguaggio è la materia prima del fare poetico su cui l'autore, rilkianamente, può intervenire per impedire che replichi la piattezza, nella quale si maschera la violenza, dei discorsi dominanti. nella seconda espressione, intendo parlare della generosa esposizione del dettato poetico, nel testo, che è vera, quanto più non si rifà a una Verità assoluta, o preconcetta, ma a una particolare condizione di scrittura, libera.

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  4. allora condivido in pieno :-)

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  5. Caro st,
    sul libro di Fabiano ho già scritto qualche cosa in passato, e anche oggi, a distanza di qualche mese e qualche lettura, confermo il bene che ne pensavo allora.
    Sulla persona-Fabiano ciò che scrivi è una conferma, e ce ne sono già state tante. Io gli sono riconoscente, e resto convinto che se in molti si occupassero di scrittura con lo stesso atteggiamento che ha lui la situazione sarebbe molto migliore, o almeno molto più vera.

    ft

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  6. caro Francesco, ho messo il link della tua lettura in Blanc.

    come dici, la situazione sarebbe più vera e quindi migliore. con meno presuntuosi convinti di scrivere capolavori.

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  7. mi permetto un post anche se sono parte in causa.

    Non è tanto la presunzione di aver scritto un capolavoro o meno (si sa, chi è parte in causa a volte manca di obbietività) che ha implicazioni o meno nel vasto mondo-poesia -anche se meno affollamento gioverebbe -.

    E' piuttosto un atteggiamento egotico che bisognerebbe imparare a lavorare e dismettere, sopratutto, laddove possibile. Muoversi per gli altri in primo luogo, creare e fare seriamente acchè ci sia una reale rete, fatta talvolta di passi indietro perchè un bene comune è più importante di quello privato.
    Se solo chi ha ricevuto un'attenzione o un gesto fosse capace a sua volta di renderlo, disinteressatamente a terze parti, si creerebbe davvero un movimento sano.
    Chiudo qui, perchè non mi piace fare porseliti ed ho di mio una linea ed una serie di progetti che perseguo.
    Magari il tempo aiuterà a renderli più estesi.

    Fabiano Alborghetti

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  8. caro Fabiano, ovviamente non pensavo a te quando parlavo di chi crede d'aver scritto un capolavoro, altrimenti non ti avrei messo su Blanc.

    i tuoi prgetti, tra i quali "radio gwen" sono importantissimi e vedrai che saranno riconosciuti.

    anzi, metto nel commento sottostante l'informazione sulla radio, perchè ne vale la pena.

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  9. recita il volantino:

    è nato LA VOCE DI GWEN, l’unico programma di diffusione della poesia (ma non solo) in una Web-radio svizzera.

    Ascoltare è facile: basta collegarsi al sito www.radiogwen.ch (e la si può ascoltare ovunque e sempre) Dagli studi di Radio Gwendalyn (o più familiarmente Radio Gwen) di Chiasso, ogni Lunedi dalle ore 20.00 un’ora è dedicata alla diffusione della poesia in lingua italiana.

    Il format prevede una prima parte, “La voce di Gwen”, dedicata ad una voce della poesia contemporanea con letture di testi alternati ad un percorso esplicativo sulla poetica dell’autore affrontato. Seguono le rubriche “A parer nostro”, consigli di libri di narrativa scelti dalla redazione e “A me gli occhi”, consigli di libri di poesia per voce di svariate librerie del Cantone Ticino, interpellate appositamente. Quando possibile, LA VOCE DI GWEN lascia lo studio e registra dal vivo, come è stato con Alberto Nessi o per la prima presentazione mondiale del nuovo libro di Laura Pariani “Milano è una selva oscura” uscito nel 2010 per Einaudi.

    Ogni puntata è poi riascoltabile nella sezione Podcast ed ascoltabile ovunque, con disponibile una breve scheda informativa dell’autore, tutti i libri affrontati, la tracklist completa dei brani musicali che accompagnano l’emissione e con i link attivi per una immediata lettura o ascolto per andare oltre oltre il confine della puntata. LA VOCE DI GWEN è la prima Web-radio della svizzera italiana entrata a far parte della associazione ASROC (Association Suisse des Radios Online et du Cable) ed è l'unico programma di diffusione della poesia in una Web-radio svizzera

    Ideatore e conduttore del format è Fabiano Alborghetti (www.fabianoalborghetti.ch), poeta, critico e organizzatore di eventi culturali, Co-conduttore è Raffaele Sanna che firma la scelta degli intermezzi musicali nonchè dei volumi di narrativa presentati.

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  10. Caro Fabiano, un complimento sincerissimo per la tua felice evoluzione poetica, nel corso degli anni così bene evidenziata.
    Ottimo libro, questo tuo ultimo. Davvero!

    Gianfri

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  11. colgo l'occasione per salutare ancora con calore fabiano e per ringraziarlo per la calata a schio. è vero eravamo pochissimi, ma il clima e l'atmosfera, unite alla serietà e alla generosità di fabiano - e di stefano, come sempre ottima spalla, ottimo ospite - hanno reso la serata viva di idee e carica di aspettative per tutti i presenti. poesia unica e particolare quella distillata da alborghetti da elementi di cronaca tra i più ostici...operazione rischiosa e paziente che abbisogna di un tremendo equilibrio tra cuore e cervello. un caro saluto
    roberto cogo

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  12. margherita ealla3/5/10 22:36

    mi ricordo le poesie di Fabiano Alborghetti nel post al quale rimandi.

    molto interessante anche quest'ulteriore nota a corredo.

    molte grazie anche per l'indicazione relativa alla "voce di GWEN"
    www.radiogwen.ch
    complimenti ad Alborghetti!
    ciao!

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