"Da alcuni anni seguo e segno quotidianamente alcuni quartieri della rete, ne marco gli angoli, come un cane di strada. Ho anche una mia cuccia, bianca, dove deposito gli ossi. Talvolta sono di seppia, talaltra di gallina, ma l'intenzione è sempre la stessa: offrire un catalogo di bontà ad un pubblico presente e futuro..."
Leggi qui il seguito.
E magari anche questo articolo di Mario Bertasa e l'intervista di di Sebastiano Aglieco a Francesco Marotta, sempre in "Carte nel vento".
Faccio poca fatica a meditare questo tuo intervento, Stefano, perché lo sento molto vicino alle mie idee.
RispondiEliminaMi sono permesso di stendere un contributo esteso alla questione che sollevi e di postarlo sul nuovo blog che sto curando (l'indirizzo dell'articolo è http://www.poesiapresente.it/blog/10-blog/40-poeta-per-diletto.html), ci si arriva cliccando direttamente sul mio nome.
Come "pubblicitario" di me stesso, lo so, sono fin troppo maldestro, ma il "lato B" (dove B sta per buona fede) di questa intromissione spero porti linfa al dibattito.
Scusa e grazie!
hai fatto benissimo a linkare il tuo intervento.
RispondiEliminacaro Mario, ho linkato il tuo articolo, così sarà letto da più persone.
RispondiEliminati ringrazio, Stefano, ho letto subito l'intervento Aglieco-Marotta (più Marotta, che Aglieco, anche se porre le domande giuste è più difficile che rispondere! approfitto qui per un caro saluto ad entrambi) e a mia volta ho integrato il link nel mio contributo
RispondiEliminaal limite suggerirei a chiunque volesse dire la sua, di non intervenire un po' qua e un po' là, ma di concentrarsi su un unico dibattito, ovviamente in "casa" di Stefano
sono d'accordo per concentrare il dibattito. benissimo qui.
RispondiEliminala butto là così. ma è una cosa che mi sento da tempo.
RispondiEliminaquanta è la stanchezza che provate (in senso fisico, anche) nello stare davanti ad un pc?
lo so che è una considerazione che suona banale, lo so...
s.
cara Silvia,
RispondiElimina"lavorare stanca", disse un poeta...
Io, in genere, con un libro non reggo più di un'ora di seguito, poi ho le braccia anchilosate, LE, tutt'e due, cambio mano ogni tanto, ma alla fine si anchilosano lo stesso.
Col pc invece mi stanco molto meno, e meno ancora da quando ho fatto un po' di sedute dal fisioterapista, finalmente mi sono deciso, e non solo mi ha raddrizzato, ma mi ha anche insegnato, carinissimo, a stare meglio seduto davanti al pc. Però sto consumando sensibilmente la vista. Non solo il sonno.
Per questo preferisco ancora il libro.
Appena passo all'e-book reader ti aggiorno...
Sì, fuori di battuta, la questione che poni, con la tua profonda nonchalance, è cruciale. Non leggerei mai, dico MAI, un libro se qualcuno lo incollasse per intero in un post. E non credo di essere il solo a pensarlo. Questo la dice lunga sui limiti del mezzo. Però ci sono delle potenzialità del medesimo cui non so rinunciare.
Ricordi in università l'epoca di Scala G? (e mi scuso per la strizzatina d'occhiolino, riservata "a chi c'era")
Ecco quel clima l'ho ritrovato in alcuni blog dopo anni di acutissima nostalgia per i luoghi dove, studenti, ci arrampicavamo su massimi e minimi sistemi, proprio come se in quel momento fossero la cosa più importante della storia di tutti. E quel clima l'ho ritrovato incontrando persone LONTANE, da cui la geografia reale, e l'asfissia del controllo economico-politico sui media tradizionali, mi avrebbe probabilmente forcluso a vita.
C'è una dimensione laboratoriale autentica che può sopravvivere fra alcuni, non dico tutti, i lit-blog e può davvero mutare, col tempo, prassi ed orizzonti. La stanchezza fisica, che questo laboratorio esige, assale al punto da mettersi in un angolo a dormire, come quando, in certi residenziali teatrali ogni tanto, tra le quattro e le cinque del mattino, qualcuno si addormentava a lato della sala prove mentre gli altri si cimentavano nella rottura delle resistenze corporee cementate dalla propria gestualità stereo-quotidiana.
Quando ho visto in rete alcune tue fotografie scattate in mezzo alla neve di certe alture, ho sentito le gambe stanche - ed ero seduto! Mi sembrava di sentire il sudore sotto la giacca a vento. Ed è una sensazione di cui ancora adesso ti ringrazio.
Se guardo a cert'altre foto scattate dall'elicottero... Ecco ci sono blog che assomigliano a foto scattate dall'elicottero, altri che assomigliano a foto scattate a piedi. Le seconde stancano. Le prime snervano.
Sempre buono ritornare qui, Stefano...c'è molto che non vengo...leggerò suo articolo...complementi per questo!!
RispondiEliminaSaluti brasiliane...
Rafael
cara Silvia, forse è una questione di punto di vista e di ruoli. non si tratta di essere "quelli del blog" o "quelli della rete", come si sente in giro, ma semplicemente di usare un mezzo per raggiungere un fine. il mio è quello di parlare di cose che mi piacciono. lo faccio in classe, alla mattina (fra poco parto infatti, lascio questo schermo e vado a parlare di letteratura ai ragazzi), e lo faccio quando ne ho l'occasione, come in rete. nessun senso del sacrificio (tranne nei momenti in cui anche respirare chiede una ragion sufficiente).
RispondiEliminaa differenza di Mario, che fa le nottate, io dopo cena chiudo il computer.
però, ti chiedo: metti sul tappeto l'astio che sento nelle tue parole, non nei miei confronti, bensì veso la blogsfera, che invero spesso è insopportabile.
eh, Stefano, io sono rimasto a Machiavelli, che di giorno stava nelle faccende rudi e di notte, vestiti gli abiti appropriati, andava a colloquio con Livio
RispondiElimina;-)
e come spinoza: aveva una botteguccia dell'ostia e poi, di notte, dialogava con Dio :)
RispondiEliminanon è astio, è insofferenza da spazi chiusi la mia...
RispondiEliminaanche per me il clima, lo scambio all'interno di certi blog è/è stato importante, assolutamente. ma mi stupisce il fatto che a volte sembra ci si possa fermare dentro quel non spazio.
non è un caso, stefano, come ti ho detto, che sia venuta a vederti/conoscerti. e dopo ben due anni (o più?) che ci "frequentiamo"...
insomma, per me il limite fisico del pc/schermo/tastiera che non ha suoni/odori/voci (a parte i miei e quelli della tastiera...:) rimane sempre molto forte.
io voglio le persone. con cui scambiare, condividere.
e poi non sono una a cui riesce particolarmente facile scrivere quel che pensa. ma quando parlo posso anche diventare peggio del bertasa che scrive post! :)
s.
cara silvia, se leggi il mio articolo che ho linkato, dico appunto che è il caso di vederci realmente, di leggere davvero, di discutere di poesia e non di blog.
RispondiEliminaio ho sempre cercato di fare così.
per esempio giovedì prossimo sono a gorizia. poi a treviso, a venezia eccetera.
è stato bello conoscerti :-)
Ho letto gli articoli e l'intervista, ed ovviamente li ho trovati pieni di spunti interessanti. Ti/vi chiedo scusa se sarò essenziale ma sono piuttosto stanco per motivi di lavoro, però due opinioni ho voglia di lasciarle.
RispondiEliminaChe la rete sia un mezzo di diffusione e confronto insostituibile per la scrittura credo sia fuori di dubbio, soprattutto oggi che le grandi case editrici di fatto dormono e non fanno nulla in questo senso. Senza la rete io stesso non avrei avuto molte delle possibilità che oggi ho, nè letto gran parte dei libri che sto leggendo.
Come in tutti i campi, anche nella poesia la rete ha i vantaggi e gli svantaggi di una parificazione globale di valori, per cui orientarsi è spesso impossibile. E' vero che il fenomeno-blog stimola anche il dilettantismo, almeno quanto il comportamento degli editori (qui soprattutto medio-piccoli) che dietro pagamento pubblicano tutto.
Prendere il buono dunque, questo si deve cercare di fare. Per cercare di scavalcare la rete che non può sostituire nè la lettura nè, tantomeno, il confronto umano. L'opera di mappatura non potrà mai essere conclusa, per fortuna, ma è arrivato in effetti il momento di operare una selezione. CHi può avere il diritto di farla, chiedi tu. E questo mi sembra probabilmente il problema maggiore, ed al tempo stesso un problema a cui ad esempio il tuo libro - e non è come sai un complimento gratuito - inizia a dare una risposta: sono pochi quelli che hanno la capacità per essere eletti (non eleggersi) a critici, che è una parola che non mi piace ma qui acquista un senso.
Io spero, anche se non vedo chiaro come possa accadere, che dopo l'entusiasmo sfrenato e giustificato dei blog ci sia una fase di riflessione necessaria, e di superamento di internet per arrivare ad altre forme di espressione. Quello che mi preoccupa, invece, è appunto il fatto che a proporsi come guide vedo già alcuni che non ne hanno lo spessore, e pochi altri invece che davvero potrebbero farlo.
Perchè almeno in questo ci deve essere una selezione (dei selezionatori) ed un riconoscimento.
Fine per stanchezza della sezione uno del commento. E scusa la banalità di certi passaggi e la confusione del tutto.
Ciao.
Fr
Sono fondamentalmente d'accordo con quanto espresso da Fr che, nonostante la stanchezza, credo abbia centrato il punto in maniera chiara e inequivocabile.
RispondiEliminaIl tuo post, Stefano, è un'altra manna dal cielo. Da quando ho deciso di intraprendere un nuovo percorso CON la poesia, mi stanno capitando manne dal cielo una dopo l'altra. Non so se trovo questi piccoli spunti importanti per caso, perché li sto cercando o entrambe le cose.
Il tuo articolo, inutile dirlo, lo condivido in toto, soprattutto quando sottolinei la funzione di internet come "mezzo" e non come fine, dunque volto a creare una rete di scambi e riflessioni piuttosto che fungere da illimitata dimora ad ego altrettanto illimitati. Di dilettantismo c'è una valanga sulla rete, a cominciare dal sottoscritto, e questo, purtroppo, rende ancor più complicato riuscire ad arrivare alle “giuste” fonti. Neruda nel suo "Confesso che ho vissuto" credo affermi di essersi sentito poeta quando ha smesso di scrivere poesie per sé e su di sé ed iniziato a scrivere poesie per gli altri e sugli altri. Il percorso personale che mi auguro di aver intrapreso è volto proprio a questo. Però, c'è un però. Nel momento in cui il mio ego di scrittore di frasi una sotto l'altra si è sgonfiato (fortunatamente), ho avuto una incredibile sensazione di vuoto: mi è mancato un "maestro". Ne parlavo con Francesco Marotta (a proposito della sua intervista che, se l'avessi letta prima, gli avrei evitato di ripetersi).
Dicevo che ho sentito il vuoto di una guida. Non che abbia bisogno di qualcuno che mi dica chi, cosa e come leggere. Ma è indubbio che senza gli strumenti adatti e necessari, la probabilità di incappare in errori, storture o semplicemente la perdita di sfumature importantissime che non si riescono a cogliere, si avvicinano alla certezza.
Sono nato e cresciuto in un piccolo paesino della Puglia, con una biblioteca pubblica perennemente chiusa e con la libreria più vicina a 20km di distanza. I libri che ho letto erano quelli delle “raccolte” dei quotidiani (grandi classici, per carità) o quelli che si vendevano in edicola, che pregavo mia madre di acquistare. Ma di gente attorno che mi insegnasse a leggerli solo sporadiche occasioni (non apro l’argomento scuola). Non sto cercando di intenerire con una storia triste, che triste non è se non per il fatto che è comune a molti. Sto però dicendo anche che queste (e molte altre) potrebbero essere le ragioni dell’enorme proliferare di ego fai-da-te sparsi in rete. D’altronde, un ego si allarga anche per andare a riempire quel vuoto che avrebbero dovuto colmare altri, con altri ruoli, altre funzioni, altri ego appunto.
Detto ciò, per esperienza personale, credo fermamente che ci sia bisogno di ristabilire una gerarchia, che non sia una gerarchia di potere del tipo “io so’ io e voi nun siete un c....”, ma una gerarchia del sapere, dove chi ha già fatto un percorso possa fare in modo che colui che venga dopo possa raggiungerlo ed andare oltre. Ma questo, se il mio parere può contare qualcosa, non è un problema che riguarda solo internet, ma il mondo della letteratura in generale. Ovvio che non voglio, dicendo questo, buttare via l’acqua sporca col bambino, altrimenti non sarei qui a scrivere queste mie innecessarie parole che, più che offrire il mio punto di vista, vogliono ringraziare chi le accoglie in questo luogo.
Con grande stima,
Luigi
P.S.: anch’io, come Silvia, resto dell’idea che una bottiglia di vino in un’osteriaccia non ha paragoni. Se mai passerete da Madrid, non esitate a farmelo sapere!
... Sento spesso anch'io, come Silvia, l'insofferenza da "spazio anestetizzato", che avverto nello scambio tutto cerebrale della rete... cioé (se ne parlava anche in libreria, Stefano, ricordi? e forse non è un caso che questo tema sia avanzato da due persone di sesso femminile?) per me la rete, i blog eccetera sono un ottimo collante e strumento di diffusione e coordinamento di pensieri, temi, persone (utilissimo, poi, per non far sentire "ai margini" chi vive in piccoli centri, magari con situazioni culturalmente poco stimolanti), ma poi l'obiettivo dovrebbe essere l'incontro vero, perché la ricchezza di stimoli e di linguaggi dell'incontro non la dà nessun'altra cosa (dico questo non solo da poeta, ma anche come giornalista freelance - il mio mestiere - che grazie/a causa della tecnologia sta diventndo sempre più possibile con contatti soprattutto virtuali...) abbracci a tutti e grazie dell'ospitalità, luisa pianzola
RispondiEliminarispondo tardi perché sono febbricitante per male distagione.
RispondiEliminaringrazio per i vostri interventi.
mettendo insieme quello di Francaco Tomada e Luigi B, dico che cercare dei maestri è il principio di ogni cosa. poi buddha, se lo si incontra per strada, lo si uccide, come ha detto uno che la sa lunga (troppo, forse).
sperare che qualcuno lo scelga per noi non portan da nessuna parte, però. voglio dire, caro Luigi: la gerarchia di valori credo ti si imprima sulla pelle da sola, no nappena hai capito che cosa vuoi dalla poesia. dunque: prima viaggio al termine della propria notte; poi guardare fuori, là dove altri sono giunti. come dice il saggio, solo chi ha fretta non arriva mai.
un saluto a Luisa che, come tutte le femmine del signore, ha una gran voglia di vita e diffida degli approcci in vitro, tanto amati dalle lucide menti maschili.
un abbraccio a tutti!
(ho letto, stefano, eh sì!).
RispondiEliminac'è una cosa che mi viene da dire (anche dopo aver letto il commento di luigi) che INDUBBIAMENTE a me la rete ha dato la possibilità di conoscere e stringere relazioni. cominciarle, per lo meno.
sta poi a ciascuno decidere come proseguirle.
sono una di quelli/e che ha il suo blogghettino personale. che è iniziato, per me, come una sorta di mappa per tenere in ordine quel che avevo sparso in rete. (poi ci ho preso un po' la mano...:)
nel mio blog ci sono io, le cose e le persone che ci metto, per i motivi più svariati.
insomma, gira intorno al mio ego-centrismo... :)
eppure si è rivelato in tante occasioni un luogo di incontro. un inizio, almeno.
e comunque. quand'è che facciamo l'uscita dei poeti in quota?
s.
p.s. per stefano: d'altra parte "siamo donne, oltre le gambe c'è di più..."
Sono d'accordo con ciò che scrivi.
RispondiEliminaUna cosa però sono i maestri individuali, che, come dici, si imprimono sulla pelle. Questo sta a ciascuno, e basta. Una cosa invece sono coloro che hanno il diritto/coraggio/capacità di uscire dalla rete (passo indispensabile, in questo emerge la mia parte femminile?) e di operare una necessaria selezione.
Su questo mi fermo a pensare oggi.
Buona guarigione.
Francaco (!!!) ehehe
Caro Stefano, è vero: chi ha fretta non arriva mai. E forse questo è ciò che più mi crea problemi, disequilibri e soprattutto perdite.
RispondiEliminaÈ pur vero, però, che ogni volta l'uomo non riparte dalla ruota. Quindi, d'accordo con il viaggio all'interno della mia notte. Però poterlo fare non da solo, poter raccontare dei propri fantasmi ed ascoltare i fantasmi dell'altro e scoprire che sono diversi però uguali, poter guardare fuori dove altri sono arrivati prima e poterci trovare acora qualcuno. Personalmente è questo ciò di cui ho nostalgia.
Luigi
Credo che il “viaggio al termine della propria notte” debba essere fatto in solitudine. Il “maestro” (se c'è) può farsi trovare ai punti di ristoro, aprire i varchi, indicare ogni tanto la direzione.
RispondiEliminaSulla rete, su ciò che può fare di buono, sulle opportunità e i rischi, condivido quanto avete detto in questa discussione.
Rispondendo a Silvia (la sua considerazione non è banale, tutt'altro), direi che il pc, oltre a rovinarmi la vista, tende a risucchiarmi. Ogni tanto devo “staccare”, disintossicarmi.
Credo sia davvero necessario andare “oltre”, incontrarsi (già si fa, naturalmente..). Per quanto mi riguarda, le occasioni sono rare. Ma i (pochi) incontri ai quali ho potuto partecipare mi hanno dato tantissimo. Ossigeno.
Un saluto a tutti
Stefano, guarisci presto :-)
Stefania
ho un caso fresco fresco da sottoporre al dibattito:
RispondiEliminal'altra sera, complice il bloghettino di Silvia da cui ho carpito l'esistenza di una presentazione libraria in quel di Milano (alcuni autori della collana Festival di Lampidistampa, curata dall'ottimo Valentino Ronchi), ho potuto:
a) rivedere dal vivo persone con cui sono entrato in contatto grazie alla rete, come il simpaticissimo Fedrico Zuliani
b) conoscere dal vivo, ed è stata una simpaticissima sopresa reciproca date le reciproche letture in rete, quel finissimo critico che è Luigi Metropoli
c) conoscere per la prima volta una persona con cui non avevo quasi mai avuto contatti in rete, ovvero il poeta-editore Antonio Pellegrino (Gattili ed.)
al tempo stesso penso a due cari amici con cui riesco a tenere un contatto solo via telematica, e da anni non ci riesce di riabbracciarci...
alt moment
qui però mi dispiacerebbe che nel dibattito si scatenasse, riguardo al tema relazioni in rete vs. relazioni "per corpora", una sovrapposizione di piani fra due grosse campiture valoriali, quella dell'affettività e quella dell'intelletto
che qualcuno dice siano inseparabili... mah! in questi casi mi viene in mente la storiella di Bach che da giovane si faceva giornate di viaggio per poter andare ad ascoltare le esecuzioni organistiche del più anziano e sommo maestro Buxtheude, e dopo aver goduto in orecchio e intelletto, doveva sorbirsi l'assedio tremendo di quest'ultimo che si faceva in quattro per rifilargli la mano della non proprio avvenente figliola
(così, sulla questione dei maestri, replico indirettamente anche a Luigi B., che quando racconta la sua crescita in un deserto librario, mi è sembrato comunque più fortunato di mio nonno il giorno in cui, impiegato alle dipendenze di Ulisse Bellora, uno dei più importanti capitani dell'industria tessile del nord Italia, dovette sudarsi sette camicie per assecondare la richiesta del suo titolare, fresco di nomina a senatore della repubblica, che gli chiedeva di fargli arrivare immediatamente a casa un camion di libri, per darsi un contegno adeguato al nuovo rango)
(segue da precedente)
RispondiEliminainsomma, vi imploro di avvisarmi per tempo sul raduno poetico in quota (avrei tra l'altro un'ottima proposta, più comoda per un vicentino che per una valtellinese, il posto che ho sottomano è in un lato remoto e non immediatamente accessibile di una delle più belle valli dell'intero arco alpino), però avanzo fin da subito la stessa domanda che feci a un amico di vecchia data il giorno in cui mi propose di radunare in un luogo a cavallo fra virtuale e reale, chiamato casa editrice, alcune teste pensanti con la voglia di divertirsi a fare libri. La domanda è: qual è il progetto?
(postilla: la distinzione virtuale-reale mi risulta alquanto discutibile, specie per il termine “virtuale”, ogni volta che ascolto persone che, come me, accusano la fatica FISICA da PC nell'intrattenere relazioni, acquisire saperi, scambiare informazioni, ecc.)
sia chiaro, non disdegno il trovarsi per il puro gusto di stare insieme. Però ho troppo appiccicato sulla pelle dell'esperienza, e sul fegato, l'insegnamento di un grande maestro della gruppanalisi contemporanea, Wilfred Bion, che dopo aver lavorato per anni con centinaia di soldati ricoverati in una casa di cura per traumi psichici post-bellici, tracciò una seria demarcazione fra i comportamenti+benefici che l'individuo può agire+ricevere in un gruppo aggregatosi attorno ad un prevalente bisogno relazionale-affettivo (il gruppo che lui definisce "per assunto di base", es. gli amici del muretto, o quelli del sabato sera, o quelli che sono sopravvissuti ad una certa battaglia, ecc.), distinti da quanto accade in un gruppo aggregato attorno ad un progetto (es. sistemiamo le aiuole del giardino di fronte all'ospedale; ovvero il "gruppo di lavoro" o “di progetto”)
applicato questo principio, e tutte le numerose deduzioni teorico-applicative, allo studio delle dinamiche di gruppo che si scatenano in rete e fuori rete, magari con particolare attenzione ai lit-blog collettivi, ci sarebbe da scrivere un trattato
detto questo, rimane pur sempre l'altro grosso tema dei mezzi a disposizione dell’aggregato gruppale per la propria esistenza. Ovvero, se il gruppo "per assunti di base" di quelli che si trovano per andare in disco assieme non ha le auto per muoversi, o s'impalla, o si trasforma in gruppo di lavoro: si organizza per il sabato successivo un noleggio di un pulmino. Idem il "gruppo di lavoro" rimasto senza zappe e sementi, o s'impalla, o può sempre ridimensionarsi ad un assunto di base: ce la contiamo su mentre prendiamo il sole in mezzo all'erbaccia incolta.
Per capire come muoversi nella blogosfera poetica, scusate se mi ripeto, occorre avere una grande consapevolezza dei limiti del mezzo. Perché si fa presto a proiettare istanze di appagamento e crescita personale dentro quell'amplificatore di sindromi d'onnipotenza che è un gruppo, e tanto più gratificante quanto minore è il controllo istituzionale che su di esso viene a determinarsi; ma appena la vita del gruppo produce o subisce frustrazioni, si fa altrettanto presto a scatenare pulsioni distruttive pazzesche, eleggere capri espiatorii, mandare tutto in mona, eccetera, eccetera. Salvo magari trasformarsi in branco, per ricompattare lo scompenso frustrazionale. O crearsi un nemico esterno - fra poeti è ottima cosa prendersela con un magnate dell’editoria, ultimamente anche col presunto “collega” ministro dei beni culturali, per riscoprire le ragioni identitarie del proprio statuto estetologico. O sperare nel riscatto di un messianico poeta giovane supremo che prima o poi vedrà la sua epifania, tra concorsi e segnalazioni su riviste e rifiuti da grandi e piccoli editori.
(terza ed ultima parte dell'intervento... con strizzata d'occhiolino ai prolissi della rete)
RispondiEliminaTrasliamo infine le dinamiche di gruppo in luoghi dove si possono produrre incontri diversificati di volta in volta dai mediatori fisici dell'approccio, dove tra blogger e para-blogger, che finiscono bene o male per sentirsi appartenere ad una cerchia comune di frequentazioni, si interloquisce via via tramite monitor, setting palco-platea, strutture e organizzazioni festivaliere, incontri fra gli scaffali di una libreria, tavolate in un ristorante o un bar…
Non c'è da stare allegri.
Ma c'è anche spazio a sufficienza per progettare. Per far nascere idee da una situazione di stallo o crisi e sostanziarne un progetto. Per fare man mano spazio a quello che non è l'inferno formato dal vivere in aggregati umani, come diceva Calvino alla fine delle "Città invisibili", e dargli vita e allargarlo sempre più.
(ma forse l'ho già detto un anno fa, in una bella discussione proprio su questo blog a proposito dell'idea di comunità)
caro Mario, la parlantina ce l'hai, ma è sempre a piombo, dunque: come darti torto sulle critiche e sugli amici che si incontrano in giro. Su Metropoli, poi, è davvero speciale. C'era anche lui alla presentazione del mio libro, l'altro giorno.
RispondiEliminaa proposito del RIFUGIO, ecco la mia proposta: una serata al rifugio "Lancia" sul monte Pasubio (si può arrivare a piedi oppure, per chi non può, in auto (ma non ci sono traffici o rumori molesti, la zona è a 2000 metri circa e la strada finisce). una serata di poesia, con annunncio ufficiale da parte del gestore eccetera, così come ogni tanto fanno i concerti in quota. in giugno-prima metà di luglio. si arriva sino a rovereto in autostrada, dalla lombardia è facile. chi viene dal Veneto passa per Schio e si va su insieme. potrebbe essere la prima tappa di altri rifugi che Silvia e Mario e altri propongono. pensateci e magari facciamo un post e un giro di mail a doc, più avanti. naturalmente devo prima sentire il gestore del rifugio.
cara Stefania, aspettiamo anche ate, naturalmente! E Luigi B, se non abita troppo lontano.
una appassionata (dilettante), per di più con l'aggravante del fine settimana o della domenica, quale io sono, non può che fare l'imbucata, perciò mi sento inclusa nell'invito :) (naturalmente per quello in alta quota).
RispondiEliminaPer il resto, in rete, uno si può presentare anche se non invitato e se ha la fortuna di capitare in certi spazi (blanc, la dimora per es., ma davvero pochi altri) anche quella di trovare una serietà disponibile e un lavoro di redazione (ricerca e selezione) davvero encomiabili, epperciò stimolanti.
Detto questo, pur nell'accessibilità, ampliamento e pluralità della "offerta" (passatemi il termine) che si riscontra in rete
e nella possibilità quindi che il lettore o autore per diletto possa "davvero dedicarsi al training del contenimento dei propri narcisismi, decidere di godere la poesia anziché consumarla" come dice M.Bertasa
nonostante (o grazie a) questo, rimane concreto il rischio, anche per la categoria dei lettori, di "un dilettantismo diffuso che tende a farsi sistema"
come acutamente rileva Marotta.
Sistema che porta o ad una disponibilità di lettura solo verso i propri simili (amici?), con annesso appiattimento sul “bello”, “mi piace”, “proprio nelle mie corde”
o, soprattutto se si ha tendenza ad essere eccessivamente onnivori (di bocca buona ?), a sviluppare una vera e propria compulsione/dipendenza da consumo-cosa c'è di nuovo
(leggo e passo, subito,verso qualsiasi cosa d'altro).
D'altra parte i tempi per la lettura non si confanno con quelli dello scroll dei post,
gli attraversamenti degli orizzonti di voci e forme poliedriche, soprattutto quando diverse
(perciò vere e proprie sirene :))
da ciò che è nelle proprie "corde" (quelle corde che legano alla zattera dei soliti quattro naviganti, amici, che se la cantano e suonano, in un'autoreferenzialità allargata)
richiedono una immersione molto diversa dalla navigazione in rete, anche se procellosa.
Devo dire che, a questo proposito, di nuovo apprezzo i blog succitati, perchè 1) propongono una panoramica dell'autore (e non singole poesie che spingono alla compulsione), corredata inoltre anche da presentazioni davvero ottime. 2)lasciano spazio alla sedimentazione.
Infine, non confidando troppo nella possibilità della rete di favorire quello che avviene in altri contesti, e cioè che dopo un accumulo quantitativo (l'espansione del numero degli autori o similari, ché i lettori invece sono in via di estinzione), di solito si abbia un salto qualitativo,
ben venga più di una autorevolezza di filtro.
(mi scuso se di mio ho anche alto il rischio logorroico)
ciao a tutti
ah a gugl, auguri di guarigione!
naturalmente che sei invitata, cara Margherita. si tratterà di capire quanti posti ci sono per dormire là o se sia meglio fare la lettura nel primo pomeriggio e poi scendere in pianura e farci il resto della serata in qualche betola trentina. insomma la cosa è tutta da organizzare e l'ho buttata qui forse perché, invece di essere in motagna come tutte le domeniche, sono qui all'ombra del computer, in malattia.
RispondiEliminagrazie del conforto.
ps. non sei tu ad essere logorroica, è la natura del blog che ha la lingua corta (cosa che smentirò domani, con il prossimo post, ma non anticipo nulla...:)
@ Stefano: ti ringrazio di cuore per l'invito, però sono DAVVERO lontano (Madrid)... Se organizzate una trasferta io ci sono (ed ho anche 5 posti "scomodi" per eventuali ospiti) :)
RispondiElimina@ Margherita: hai tirato fuori un discorso che andrebbe davvero approfondito, dicendo che la lettura dello scroll è "diversa". È un po' di tempo che sto preparando un "articolo" su come il web sta cambiando la scrittura e la lettura e non riesco a pubblicarlo perché man mano si aggiungono sempre più intuizioni e questioni.
Luigi
caro Luigi, grazie per l'invito. non si sa mai!
RispondiEliminasull'articolo che dici: non avere fretta (ricordati il detto di quache commento fa :-)
qui non è parlantina (in live reagisco in modi più oscillanti) è semmai scribantina...
RispondiEliminadirei che l'idea del raduno al rifugio "Lancia" sul Pasubio sulla falsariga dei "concerti d'alta quota", vagliata al setaccio delle dinamiche gruppanalitiche rappresenta un'interessante evoluzione progettuale della discussione in corso (per principio ogni discussione può di volta in volta altalenare fra scivolamenti in assunti di base o innalzamenti verso esecuzioni progettuali)
la mia location non la giocherei affatto in prima battuta, richiederebbe a tutti un paio d'ore d'auto in più, essendo a 40 minuti dal confine con l'Austria - però dispone di un centinaio di posti letto e di un'attrezzatissima cucina (con cuochi rigorosamente vicentini), potrebbe accogliere più in là, e non vorrei adesso scommettere su quanto più in là, interessanti evoluzioni di quello che si intravvede
Stefano, ti vogliamo tutti in ottima salute!
nei prossimi giorni vi so dire quanti posti letto ha il rifugio lancia.
RispondiEliminami sembra che l'evoluzione montana sia possibile. sentiamo la Monti, che ha nel congnome tutto un programma, che cosa ci dice.
grazie Mario
la montagna, per me, sta nell'andare. cioè il camminare verso un luogo in cui si può arrivare solo con le proprie gambette. un luogo da ammirare.
RispondiEliminaè questo, che propongo da tempo anche ad altri amici poeti: farsi una bella camminata insieme. e poi...
e poi si possono leggere poesie, parlare della vita, bere del buon vino, sparare sane cazzate...
una gita, insomma.
più semplice di così?
s.
la mia idea era di fare comunque un paio d'ore di camminata sul pasubio. poi, arrivati al rifugio o si dorme lì oppure si scende alle auto: altra ora e mezza. la seconda potrebbe essere la migliore: si scende e si va a cenare in pianura, da qualche parte. magari vicino a casa mia.
RispondiEliminapensavo al lancia perché Rovereto si raggiunge presto in autostrada da dove abitate voi e da dove abito io
oppure: giro al lancia e serata di lettura a vicenza, in libreria o dintorni. questa piace? a me non dispiace.
RispondiEliminaCari tutti, posso sentirmi invitata anche io, all'incontro montano?... In caso affermativo, potrei solo porre, come esigenza, il poter arrivare alla meta (a parte le opportune camminate a piedi) accompagnata da qualcuno, se lo spostamento è possible solo in auto? (nel senso che io mi porterei autonomamente in una località in treno, a da lì chiederei un passaggio)?.. E sarebbe il massimo se la cosa, come ha già accennato Stefano, si facesse a giugno-non oltre la prima metà di luglio... Grazie e ciao, ;-) luisa pianzola
RispondiElimina@ Silvia: ora capisco perché non mi hai mai invitato... ;-)
RispondiElimina@tutti: certo, ci vogliono entrambe le cose, trovarsi fra amici (e allora magari qualcuno si sente escluso perché meno amico) o fare un'iniziativa per tutti in un posto in cui di solito non si fa (sempre che il gestore sia d'accordo, i passaggi istituzionali vanno sempre esplicitati), dove chi può se la fa a piedi, chi no si fa dare no strappo da un mezzo, ecc., ma può capitarti anche la famiglia con bambini (così me li cucco io!) o il classico spettatore cui urge il bisogno di intrattenere l'uditorio per mezz'ora e che dopo aver seminato il terrore fra le presentazioni librarie di mezzo triveneto, decide di salire al rifugio col suo bel manoscritto nello zainetto. Ci sta, deve starci - però poi non lo teniamo su a dormire, con la scusa che ci sono pochi posti letto già prenotati...
insomma, ci stanno tutte e due le cose, il momento tra chi si frequenta via web e ha una voglia matta di riconoscersi anche lungo un sentiero di sassi e il momento in cui la poesia dev'essere pane per i denti di tutti (e se il rifugio non ci sta, ma ci sta una libreria in bassa, cambia poco) (però se il gestore fosse furbo, potrebbe scommettere che un pomeriggio di poesia in alta montagna possa tirar su gente che magari per altri motivi non ci va)
direi di cominciare a raccogliere le idee. al lancia non ci sono decine di posti per dormire, comunque giovedì vi so dire meglio.
RispondiEliminacredo che per Luisa no nci siano problemi di trasporto e condivido l'idea di Mario per cui, quando si legge, si legge tutti, senza distinzioni di sorta.
forse l'idea di camminare la mattina, pranzare ala sacco, poi scendere il città, tipo vicenza, e leggere il libreria e poi sentirci tutti liberi di stare o andare potrebbe essere la più praticabile. in questo modo, si potrebbe salire sui monti vicini a schio (belli e panoramici),senza arrivare al lancia (in cui il rifugio non offre panorami vertiginosi). oppure fare la strade delle gallerie, costruita nella prima guerra mondiale e arrivare al rifugio papa. in questo caso, però si arriva solo a piedi. 2.45 ore per arrivare. 2.30 per tornare.
Ahrggggg...troppo, troppo lontano.
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