Verso la metà dell'800, Schio era chiamata la Manchester d'Italia, grazie all'impresa di Alessandro Rossi, che diede lavoro, casa, scuole, asili, orfanatrofio, chiesa e giardini ai suoi operai. Nel 1906, a stagione conclusa, l'attaccafili Giovanni Santacatterina diede alla stampe, sotto pseudonimo, un libretto intitolato Tochiti de cor de un tesaro (Pezzettini di cuore di un tessitore), dal quale riporto due poesie (con traduzione semi-letterale)
EL TACA CAI
Me ricordo che gera un tosatelo
De quei che fa la terza elementare,
e gera un baraba, un briconselo,
voia de moche e gninte de studiare.
– Te i libri no’ vui romparme el servelo –
go dito un giorno a casa co me pare,
– mi so abastansa, ormai son grandeselo
e un giorno o l’altro in fabbrica vui nare.
Lù no’ volea, e mi no’ l’ò scoltà;
co’ i libri in sen, la mente a la musina,
a Pieve da laorar go domandà:
e un omo griso griso e co’ i ociai
el m’à dito: – Vegni doman matina –
A nove ani son nà a tacare i cai.
IL FILA FILI
Mi ricordo che ero un fanciullo / di quelli che fanno la terza elementare, / ero un barabba, un bricconcello / tanta voglia di carezze e niente di studiare. // - Nei libri non voglio rompermi il cervello - / ho detto un giorno a casa con mio padre / - io so abbastanza, ormai son grandicello / e un giorno o l’altro in fabbrica voglio andare. // Lui non voleva ed io non l’ho ascoltato: / con i libri in petto, la mente e il salvadanaio, / a Pieve di lavorare ho domandato: // e un vecchio canuto e con gli occhiali / mi ha detto: - Vieni domani mattina - / A nove anni sono andato a filare i fili
LA FABRICA
Maledeta la fabrica che fuma,
maledeti i telari e le navete,
da vint’ani la vita me consuma
ste machine, ste mostre maledete!
E spesso un qualche deo le ne frantuma,
mi porto un brasso qua co le bolete,
par tera el sangue mio fasea la sbiuma
carne mia go lassà su do ruete.
Mi no’ son fato par el telaro...
Co fasso un filo, penso al me orteselo...
A l’aria sana, a un libro, al calamaro
Che sbocia i bei fioreti del Parnaso
apena criveladi dal cervelo.
Ma chi xe che me tira par el naso?
Chi xelo mai, chi xelo
Sto sacrenon che me comanda e tase
E fa fare ’l mestier che no’ me piase?
Maledetta la fabbrica che fuma, / maledetti i telai e le navette, / da vent’anni la vita mi consuma / queste macchine, questi mostri maledetti! // E spesso qualche dito ci frantuma / porto ancora ferito un braccio, / per terra il sangue faceva schiuma / carne mia ho lasciato su due pulegge // Non sono fatto per il telaio... / Quando filo, penso al mio orticello... / All’aria sana, a un libro, al calamaio // Che sboccia i bei fiori del Parnaso / appena crivellati dal cervello. / Ma chi mi prende per il naso? // Che sarà mai, chi è / sto delinquente che mi comanda e tace / e mi obbliga ad un mestiere che non mi piace?
l'odore di un destino e una Storia che ci spiano ancora da dietro la nuca e si fissano in questi versi come chiodi nelle mani di cristi vecchi e nuovi.
RispondiEliminagià. Qui in particolare, con la Fabbrica Alta (quella della foto) che si vede dalla mia finestra...
RispondiEliminaun destino che è cambiato poco a dire il vero, sono cambiati solo i contesti e le forme proteiche che il destino, per mostrarsi infine ugauale.
RispondiEliminail mio commento era così brutto che s'è cancellato da solo
RispondiEliminac'è qualcuno che confonde la scomparsa della classe operaia con gli operai tuout court. Che sia un nemico di classe? :-)
RispondiElimina"La fabbrica" è poesia molto moderna, per l'epoca in cui è tata scritta, perchè piena di ironia sulla macchina, opposta allo scrivere da calamaio.
RispondiEliminail breve commento precedente era il mio. scusa, Stefano. erminia
RispondiEliminal'ironia è sempre stata un'arma del proletariato. L'altra, la rivendicazione dei diritti, alessandro Rossi l'ha controllata con il paternalismo.
RispondiEliminaeri tu anche al primo commento?
primo commento, io, Prof. scusi l'impertinenza. ;-)
RispondiEliminai.
visto che sei qui: hai presente se esistono poesie operaie del XIX (inzi XX) secolo a manchester?
RispondiEliminaof course...there MUST be many of this kind, if you ask me...
RispondiElimina(erminia)
no, niente, era una curiosità, tanto per sapere se, ad uno stimolo del genere (la fabbrica), corrisponde una risposta così deviante come la poesia.
RispondiEliminaDa te, c'è chi li ha messi insimee questi poeti in una antologia?
belle queste due, Stè. E' strano come anch'io, in questi giorni, scrivevo sulla fabbrica diroccata della Lanerossi che sta davanti a casa mia, e di fronte alla quale passo tutti i giorni da decine d'anni. ormai. Poi c'è tutta una diatriba in corso in paese sul suo riutilizzo di cui ti risparmio i contenuti e lo stile. E ricordo anche quando, piccolo, fui portato a visitare la fabbrica. La cosa che ricordo di più è il baccano e un operaio che mi disse che lì dentro si era destinati a diventate sordi. E di come, quando fu chiusa, gli operai aspettavano, qui davanti a casa, la corriera che li portasse al turno su a Schio. (il mese prossimo siamo a London, se vuoi posso cercarti anch'io qualche poesia operaia inglese...magari anche "di miniera"...). Saluto. Zanturra
RispondiEliminaciao gio, sarebbe bella un'antologia operaia schio-manchester, pagata dai rispettivi municipi. E' anche vero che qui non ci sono stati moltissimi operai-poeti, ma credo nemmeno a manchester... sentiamo cosa dice erminia, che lavora a oxford.
RispondiEliminaper 4 pounds e mezzo penso che acquisterò questo libro, a Londra. Credo sia edito in UK dal Working Class Movement.
RispondiElimina"Radical and Red Poets and Poetry"
Compiled and annotated by Edmund and Ruth Frow with preface by Frank Allaun. Poems by famous and unknown authors on themes, e.g. peace and socialism, with 40 full page illustrations.
Cheers, Giovanni
mi sembra un'ottima idea. poi me lo presti (o affitti:-)
RispondiEliminaci vediamo domenica, con franzin (e la tua bellissima moglie of course).
scusatemi, sono stata al collegio docenti e per tre giorni esami di riparazione, prima che parta l'8 per Oxford. Allora, a Oxford è un disastro di alcolizzati e disoccupati disperati grazie alla chiusura delle antiche cave (querries) e alla chiusura della Ford che aveva portato a Oxford centinaia di operai, ora nei ghetti...di Blackbird Lees...e Burton! (e,)
RispondiEliminagrazie erminia, bisognerebbe parlarne più spesso di queste cose.
RispondiEliminatypo: volevo dire: " quarry..."plur. quarries.
RispondiEliminaerminia
lo sappiamo che parli benissimo inglese, non ti preoccupare:-)
RispondiElimina....la mia bellissima moglie of course starà studiando pazzamente per l'esame di letteratura inglese (pare che la lettura di Jane Austen e Virginia Wolf le abbia aperto il canale poetico, perché sta scrivendo diverse cose....pure un libro gastronomia minimalista!) e quindi sarà un incontro tra "maschi" (a meno che non ci sia Aurelia....). :-) Giò
RispondiEliminala mia bellissima moglie ci sarà:-)))
RispondiEliminanon sapevo che ci fosse il "canale poetico": proverò a cercarlo!
ciao
Non farlo. Il canale poetico, se c'è, si fa vivo lui. Lo sai no?
RispondiEliminaGassho, Giò
sì, scherzavo:-)
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