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giovedì 10 settembre 2009

Giacomo Leronni


Segnalo con un certo ingiustificabile ritardo questo bel libro di Giacomo Leronni. Uscito nel 2008 presso Manni editore, Polvere del bene è opera prima di un autore maturo, il cui valore è stato riconosciuto da poeti autorevoli (Magrelli e Rondoni, per esempio). Sulla scorta degli autori prediletti, in particolare Luzi, del quale riprende un certo gusto per la metafora ermetica oltre che lo stupore interrogante verso il mistero del creato, Leronni scava nella nebbia del reale, scoperchiandone la forza simbolica, l'intreccio di segnali provenienti dall'abisso, che la parola armonizza, ma non mortifica. Il suo impegno sta dunque nel costruire immagini vitali, esemplari nel mostrare il legame profondo tra l'uomo e questa oscurità, avvertita leopardianamente come estranea alla felicità dei mortali. Non a caso, un altro poeta verso cui Leronni si sente sodale è Cesare Viviani, cui riprende, mi pare, l'idea di una natura inavvicinabile propria di Una comunità degli animi e la convinzione che bene e male siano entità metafisiche guastate dalla presunzione umana.


*

Ci sono atti assorbiti
dalla polvere. E atti
intessuti al loro fuoco
gesti che crescono
appagato essere.
Infine noi
nella vampa di parole malferme
gabbati alle soglie dell'intesa.
La notte regge la sua missione
senza urlare
noi, spossati
nel budello della memoria
rischiamo di annegare.


*

Fate piano, non toccate
il nervo della casa
la malattia che riposa
dopo il suo dovere. È tardi,
al giorno oppongo
la coltre delle abitudini:
ritorni fra pioggia e fiamma
che poi s'infiggono nel silenzio.

Lasciate stare, il vero viaggio
è la pausa farneticante
fra ago e carne, l'istante
dei desideri desti
dei sapori intangibili.
Fate piano
cos'è questo frastuono d'idee
che s'insinua nelle pieghe
già ammansite del corpo,
cos'è questo insistere vano
e a chi giova se il tempo
non ascolta alcuna voce
che lo commuova?


*

La sera è un incaglio
un uncino su cui mi apposto.
Scruto il bosco, la brezza mi dipana.
Può starci chiunque, mi accuccio
poi lascio che mi colga
la falce del silenzio.

La sera è un intaglio
la mente vi ripone il sale.
Giungono a frotte i compagni:
ci si stringe
e con il canto del nome ciascuno
depone il suo bagaglio.
È notte.
L'ansia della luce è tale
che tutti periamo nell'abbaglio.


*

Sto andando verso te o verso
altre membra, deformi
sotto il peso della notte?
Declina il cielo:
l'ombra funge da campagna
e tu la sorseggi. Sei ancora
fra creature d'aria
contesa dalla luce.

Sto andando verso te o indietro
nella polvere d'impacci
che stillano dal passato?
Puntuale, la mestizia:
il suo codice nel labirinto.
Come vorrei dormire
stordirmi perduto fra voci e sguardi
invano dirti, quasi vaneggiare
la felicità che sei non sa
per cosa appare.


*

Immerso nel mio latte, polvere
ignorata dalla fanfara
detergo una pace ritrosa.
Congedata la ronda del rigore
acconcio i gesti della lievità:
sfoltisco il pensiero
l'alba è la mia donna.

Arreso al mio latte
grano della falsità
domo la tentazione dello zelo.
Il respiro si distende: ecco
il sollievo dell'ombra
il suo fedele decoro. In me
il silenzio apre la sua corte:
turbato lo rivelo come
chi non ha merito, chi non ha sorte.


*

Nella polvere del bene
quando splende la morte rigorosa
ti ritiri con un soffio, affili
l'alba della parola.
Il bene sminuzzato, il dolore
rigano l'oscurità:
eccone l'impronta
su foglie di morbo e lucentezza.

Nella penombra del bene
quando il corpo tergiversa
e cede la fitta del pensiero
giungi all'osso della comunione.
La voce ricalca il desiderio
che hai visto vivere, temere:
una bellezza esiste
gli amici garantiscono per te.



Giacomo Leronni è nato il 22 luglio 1963 a Gioia del Colle (BA), dove vive. Laureato in lingue e letterature straniere presso l'Università di Bari, è insegnante di lingua francese presso la Scuola Media "R. Resta" di Turi (BA). Ha pubblicato nelle maggiori riviste di poesia italiana ed ha vinto numerosi premi letterari.

8 commenti:

  1. vedo che c'intediamo. ho anch'io prnta una nota di lettura
    ciao
    seb

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  2. la tua e la sua poetica non sono così lontane, tra l'altro.

    gugl

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  3. quegli "atti/intessuti al loro fuoco"
    consegnano un fuoco prometeico da passarsi l'un l'altro (c'è in questa poetica un frequente cambio di testimone, dall'io, al tu, al noi, al voi...), un fuoco dicevo, un passarsi il testimone, non capace però di illuminare il cammino, un fuoco buono al massimo per qualche squarcio caldo, uno sguardo, un taglio nella tela dell'esistenza umana, un abbaglio (frequente l'uso di termini che indicano un appiglio, il "figgere un punto", finanche un incaglio)
    un fuoco che viene spento nel "budello della memoria", dove "rischiamo di annegare", disperdendo, lavando via ogni narrazione, che per quanto claustrofobica, pure è un ancora alla nostra identità di umani.

    Trovo anch'io una, come dire, corrispondenza di amorosi sensi, con Luzi; per es, leggendo la terza proposta, in particolare i versi (bellissimi):
    "La sera è un intaglio/la mente vi ripone il sale."
    mi è venuto in mente proprio la poesia "la notte lava la mente".

    Infine, giusto per farla breve :) e non tediare oltre, aggiungo i due versi finali
    "una bellezza esiste
    gli amici garantiscono per te."

    che trovo splendidi, nel loro esprimere la possibilità, se non della Bellezza (ideale, assoluta?)
    di una bellezza, perdipiù condivisa (garantita "per te").

    ciao

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  4. Una poesia che attraversa con lucidità la polvere (parola che ricorre, utilmente evocatrice, apocalittica). Il poeta manifesta certo parentele luziane, ma ha toni e cadenze autonomi: mi convince questo suo confrontarsi con il passato e il quotidiano, l'autobiografismo non invadente, l'efficacia del verso che non ha bisogno d'enfasi....
    Antonio Fiori

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  5. ringrazio Marghe e Fiori prr gli interventi, assai pertinenti.

    mi soprende soprattutto Marghe, che scopro molto competente.
    Di antonio so quanto ami e conosca la poesia.

    gugl

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  6. Ringrazio anch'io per i commenti alle mie poesie pubblicate, che sembrano anche a me molto pertinenti e che sono, indubbiamente, molto stimolanti e gratificanti. E' difficile trovare lettori capaci di andare a fondo nella lettura dei versi - i più si fermano alla superficie, spesso mostrandosi instabili ed insicuri - e ancora più difficile è trovare qualcuno che riesce ad identificare quei nodi, vitali e problematici a un tempo, che forse neppure l'autore è riuscito a sciogliere (ammesso che si debba...). Ancora grazie e un cordiale saluto a tutti, sperando di risentirci presto.

    Giacomo

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  7. le poesie sono abbastanza carine complimenti

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  8. Parole raffinate,molto ben scritte.Però non mi emozionano.

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