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domenica 20 marzo 2016

Giorgio Bonacini su "Ciao cari"

Caro Stefano,

ho letto il tuo libro Ciao cari e mi è piaciuto molto. Certo, detto così non significa tanto:
è un semplice dato emotivo soggettivo, per ciò che ho sentito leggendo le tue poesie.
Ma è questo che ho provato: una messa in forma del sentimento che diventa
senso avvolgente. Senso che lega il dolore e la gratitudine. E c'è anche un dato
affettivo personale nel ricordo di Giacomo. Anche questo fa la poesia: aggancia
la commozione alla natura esistenziale di ogni scrittura viva. Ma ciò che più mi ha colpito
e intorno a cui ha girato tutta la mia adesione per le parole del tuo libro,
è il secondo verso nella poesia Antonella (1958 – 1993):

...pesavi metà di ogni cosa felice.”

Straordinario. Tra i più belli che ho letto e forse tra i più belli nella poesia dei nostri anni.
Avresti potuto scrivere, per dire la fisicità prosciugata dalla malattia nel tuo sguardo doloroso,
pesavi più di ogni cosa triste”, come potrebbe venire più naturale, e invece no. La parola
felice” sgancia la durezza del patimento e innalza il sentire. E permettimi un dato personale.
Una mia poesia di tanti anni fa terminava con “nella curva/delle lacrime/c’è tutto. In cui
evocavo, senza esserne veramente cosciente, questo innalzamento e leggerezza nel dolore.
Evocavo soltanto, ma ora, leggendo la tua poesia, so qual è la sua presenza vera. Precisa.

Ecco, ho sentito il desiderio di dirti questo, che ho provato  con le tue poesie.
Bel libro!




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