Pagine

sabato 28 agosto 2010

Bianca Madeccia


I due elementi de L'acqua e la pietra (LietoColle 2007) opera prima di Bianca Madeccia costituiscono non tanto una coppia dalla consistenza antitetica, bensì l'endiadi (moltiplicata poi nella doppia aggettivazione) capace di nominare l'inscindibilità di spirito e corpo, di intuizione ed azione, di misticismo e razionalità, forza che costituisce la "natura duplice" dell'umano, una nel suo continuo produrre direzioni, alcune delle quali si attualizzano altre che rimangono in potenza. Queste trenta poesia raccontano dunque l'attimo prima dell'evento visibile, quando il caso e la necessità ancora non hanno nome, ed il possibile diventa la sostanza stessa dell'essere. L'eterno ritorno dell'uguale attraversa ciascuna scena, non lirica perché l'io è soltanto testimone di un'appartenenza cosmica, nei modi delle Upanishad, bensì mitica, nel senso che racconta l'aprirsi originario, quel motore metamorfico cui discendono le cose, quando l'energia ancora non si è cristallizzata in esse. Dei due termini, tuttavia – che pure si rispecchiano laddove il liquido, ghiacciando, si solidifica e il solido, sollecitato dal tempo, si disintegra – Bianca pare qui più attratta dal primo, "l'acqua [...] / così forte / tanto sicura / che non sente / il bisogno di lottare", di contro alla pietra, che vive in parte di riflesso della prima (pietra levigata, fessurata, tormentata, dai fluidi) e con cui si edificano città (emblemi del progresso storico, della tecnica, dell'esperienza finalizzata all'utile, da avvicinare prudentemente, se non altro). Lo si capisce dai testi, ma soprattutto dalle foto – belle – di alcuni giardini Zen, petrosi per lavorio incessante delle acque, di una spiritualità incarnata nel paesaggio, diventato pietra che respira, storia salvifica. La scelta dell'acqua, che non sente il bisogno di lottare, è tuttavia rischiosa: se infatti nello Zen, bufera e stasi sono la stessa cosa, in un tratto espropriante che libera l'uomo dalle certezze imperiture, in questo libro la scelta della fluidità senza agone tende talvolta a negare la questione filosofica fondante (la pietra racconta il movimento grazie alla forza creatrice dell'acqua, la quale pervade metafisicamente la forma d'ogni esperienza), specie nella costruzione formale dei testi, laddove gli a-capo sono prevedibili per scelta grammaticale, risultando depotenziati (es: poesia I, con il complemento oggetto che chiude meccanicamente i due distici iniziali; e IV, vv.2-3) o versale, la paratassi, che indebolisce – non sempre, sia chiaro – la forza metamorfica della materia, rallentandone la natura tracimante.




I

L'esplosione ha lasciato
l'aria limpida e vuota
un angelo ora mi insegna
il travaso dell'acqua nella giara
mentre l'orologio celestiale
batte vita e stagioni.

L'amore prende forma
dal contenitore che lo ospita.
Ah, che a riversarti
nel vaso incantato
sia una mano aperta e gentile
e mai un pugno chiuso.




III


Sette lame cadono giù
dal chiaro, limpido cielo.
Non totalmente inattese
a mani nude le afferri
logica e persistente.
Devi fronteggiare il fatto,
natura duplice della disciplina.


IV


Esci da te, guarda l'altra sponda,
la verità giungerà da lì, avrà
il volto innocente della gioventù
e la saggezza della maturità d'anni.
Giungerà nella stagione delle spine
e avrà come maestri aquila e cigno,
potere e solitudine, spazio e purezza,
alchimia delle due menti diventate una.




VIII



Fiera davanti alla rosa
hai congiurato con il fuoco
e strofinato forte tra le mani la scintilla
l'inaspettato bagliore del fare
misticamente collegato all'intuizione.
Non discerni ancora i burroni,
le fratture, i picchi.
Non ti aiuta misurare di continuo
il lavoro con lo sguardo,
ascetico percorso
che si dipana verso l'esperienza.



XI


Senza fine né un inizio
costantemente scagliata in differenti direzioni
la punta della freccia mostra
che da un punto all'altro del mondo
ogni azione, direzione e possibilità
di ogni momento, di sempre,
è solo un'altra deviazione temporanea degli eventi.




XXIV


L'acqua è quieta
e il cielo è chiaro,
senza scavare nel petto
senza fare male
la superficie
finalmente
dopo tutto quel fondale.



Bianca Madeccia vive e lavora a Roma. Giornalista, poetessa e pittrice.
E' autrice di diverse pubblicazioni (poesie, articoli, recensioni) sia in supporti cartacei che on-line. Nel 2005 è stata inserita nell'antologia di poesia e immagine "Fotoscritture" (edizioni Lietocolle), nel volume"Antologia della poesia d'amore al femminile" (edizioni Akkuaria) e nel calendario 2006 di "ArteRomaSedici". Suoi testi poetici sono stati interpretati e musicati dal gruppo ligure Eccebanda (voce: Alberto Napolitano).
Dal 1990 al 2002 è stata redattrice di “Avvenimenti” dove, tra le altre cose, è stata responsabile dell’inserto letterario “Avvenimentilibri”. E’ autrice della raccolta poetica “L’acqua e la pietra” (Lietocolle, 2007) e di "Sabaudia. Dei tre modi di camminarti" (ilfilodipartenope, Napoli 2009), un poemetto tematico in tre parti con illustrazioni materiche originali, avvolto in una coperta di carta fatta a mano impastando sabbia di Sabaudia, frantumi di legni marini, sale e fibre di cotone.
Tra le sue pubblicazioni, il primo “Dizionario sessuato della lingua italiana” (Elettra Deiana, Bianca Madeccia, Marcella Mariani, Silverio Novelli e Edgardo Pellegrini ed. LIE, 1994) e la traduzione del “Diario da Cuba” di Che Guevara.
Suoi testi sono presenti in numerose antologie, tra le principali: “Fotoscritture” (Lietocolle 2005), “Stagioni” (Lietocolle 2007), “Roma verso Milano” (Lietocolle 2007), “Albergo Europa: camere comunicanti”, (Fondazione Eni Mattei, 2007).

Un suo poema visuale (”Travel notes”) nel 2006 è stato esposto alla Biennale di Londra.
Epitaffi è il suo blog.

10 commenti:

  1. margherita ealla3/9/10 17:34

    Pure condividendo la nota finale di gugl riguardo “la paratassi, che indebolisce – non sempre, sia chiaro – la forza metamorfica della materia, rallentandone la natura tracimante”
    devo però dire che se si rimane strettamente alla pietra (e non si amplia e riversa il suo significato alla materia in generale) allora l’uso della paratassi è “giustificato”, proprio nell’evidenziare l’accumulo, la sovrapposizione per strati o sedimenti della pietra, che in sé è raramente metamorfica (lo è solo in particolari e straordinarie condizioni),
    sulla quale l’acqua può agire solo entrando come cuneo, spaccando, (ma non certo. ripeto -se non in particolari condizioni-, “rivoluzionandone” la composizione, in regime di caos-bufera)
    o, mantenersi all’esterno, per un’azione levigante, modellante, ecc.., lasciando però invariato il “nocciolo duro” (d’essere) della pietra stessa.
    Da qui forse il “non bisogno di lottare” dell’acqua,
    che da un lato è, se non una vera e propria affermazione di forza, quantomeno una di intima consapevolezza della propria capacità di azione (l’acqua sa di potere agire, sa di avere una forte azione plasmante, alla lunga addirittura polverizzante)
    dall’altro, di nuovo, non una rinuncia alla lotta in senso stretto, ma piuttosto la consapevolezza del proprio limite (ontologico).
    In queste poesie, almeno in queste del post, viene evocata di continuo, “la congiura col fuoco”, “l’esplosione”, la caduta delle sette (!)lame, l’erosione e la frantumazione, senza inizio, né fine
    In un contesto di “un'altra deviazione temporanea e di “fondale”, allo stesso tempo relativo e universale, dove l’accidente accade, ma anche si acquieta,
    come i cerchi che la pietra-freccia, nel ribaltamento -duale d’essere-, incide nell’acqua.

    RispondiElimina
  2. margherita ealla3/9/10 17:35

    ops mi sa che non ho ringraziato e salutato:grazie- ciao.

    RispondiElimina
  3. siamo noi che dobbiamo ringraziare te.

    dovresti vedere le immagini del libro, così si capisce meglio come l'asciutto dei giardini sia tutto bagnato dal passaggio dell'acqua.

    ciao!

    RispondiElimina
  4. In Bianca coesistono infatti amore ed avversione, e tutto appare nella duplice polarità della propria natura e quindi nella difficoltà intrinseca della scelta ( attenzione! polarità non significa necessariamente contrapposizione: Devi fronteggiare il fatto,/natura duplice della disciplina... gioventù/maturità... aquila/cigno... potere/solitudine... spazio/purezza : si potrebbe affermare che la scelta tra i poli opposti possa essere più semplice se entrambi i poli sono in contrapposizione reciproca e se una direzione esclude automaticamente l' altra ; se però questo non accade , tutto diventa più difficile... ) . Nel caso di Bianca si tratta di amore nei confronti della techne e di avversione nei confronti della trascendenza; riporto testualmente i versi iniziali del VIII strofa “ Fiera davanti alla rosa/hai congiurato davanti al fuoco/e strofinato forte tra le mani la scintilla” e quelli della XI strofa “Senza fine né un inizio/costantemente scagliata in differenti direzioni/...”. Ogni scelta , in definitiva, pur essendo “solo un' altra deviazione temporanea degli eventi” ( ossia un fenomeno legato alla casualità ) , si manifesta sempre come inevitabile, intima ed essenziale fonte di pericolo: “ Sette lame cadono giù/dal chiaro limpido cielo.” Alla fine , scaricata la tensione psichica , come una sinfonia , il libro si placa in un paesaggio dell' anima ove “ L' acqua è quieta/ e il cielo è chiaro,/senza scavare nel petto/senza fare male/la superficie/finalmente/dopo tutto quel fondale”.


    S.Z. 6/9/2010

    RispondiElimina
  5. In Bianca coesistono infatti amore ed avversione, e tutto appare nella duplice polarità della propria natura e quindi nella difficoltà intrinseca della scelta ( attenzione! polarità non significa necessariamente contrapposizione: Devi fronteggiare il fatto,/natura duplice della disciplina... gioventù/maturità... aquila/cigno... potere/solitudine... spazio/purezza : si potrebbe affermare che la scelta tra i poli opposti possa essere più semplice se entrambi i poli sono in contrapposizione reciproca e se una direzione esclude automaticamente l' altra ; se però questo non accade , tutto diventa più difficile... ) . Nel caso di Bianca si tratta di amore nei confronti della techne e di avversione nei confronti della trascendenza; riporto testualmente i versi iniziali del VIII strofa “ Fiera davanti alla rosa/hai congiurato davanti al fuoco/e strofinato forte tra le mani la scintilla” e quelli della XI strofa “Senza fine né un inizio/costantemente scagliata in differenti direzioni/...”. Ogni scelta , in definitiva, pur essendo “solo un' altra deviazione temporanea degli eventi” ( ossia un fenomeno legato alla casualità ) , si manifesta sempre come inevitabile, intima ed essenziale fonte di pericolo: “ Sette lame cadono giù/dal chiaro limpido cielo.” Alla fine , scaricata la tensione psichica , come una sinfonia , il libro si placa in un paesaggio dell' anima ove “ L' acqua è quieta/ e il cielo è chiaro,/senza scavare nel petto/senza fare male/la superficie/finalmente/dopo tutto quel fondale”.


    S.Z. seconda parte 6/9/2010

    RispondiElimina
  6. Ciao Stefano

    scusa se ho raddoppiato ed invertito le pagine pubblicate,
    pensavo che il sito non le avesse memorizzate.

    Un caro saluto anche a Margherita

    S.Z.

    RispondiElimina
  7. Ermeneutica o arte dell' interpretazione dei frammenti misteriosi. Dedurre la forma del pensiero in quanto attività di animus ed anima ( ovverosia svelare la parte razionale del pensiero nel suo moto discendente e la sua parte intuitivo-emotiva nel suo moto ascendente, alchimia delle due menti diventate una ) , parlare infine del loro intimo incontro o connubio ; la poetica di Bianca Madeccia sembra acquisire una impronta metafisica proprio nell' incisività degli incipit iniziali, i quali non descrivono ma sono lo stato oggettivo del reale; consideriamo infatti i settenari “L' esplosione ha lasciato/ l'aria limpida e vuota” e “L' amore prende forma/ del contenitore che lo ospita” : bastano questi versi a creare la Metafisica . Metafisica non è teoria bensì è sentimento , o meglio è il sentimento dell' incontro tra il soggetto e l' infinità dell' Essere che come un' onda emana e pervade lo spazio. Questo è anche il concetto classico di De Chirico così com' è stato percepito anche da Stefano Guglielmin quando afferma : ” la pietra racconta il movimento grazie alla forza creatrice dell' acqua, la quale pervade metafisicamente la forma di ogni esperienza”. Questo senso materico che troviamo negli incipit di Bianca , questa loro forma scultorea e pietrificata , sono arte del racconto, sono tecnica espressiva : nella plasticità dei volumi e delle superfici si raccolgono nelle ombre e si riflettono i raggi di una luce che proviene “dal di fuori” ( vedi le famose Piazze di De Chirico : non dimentichiamo infatti che la tecnica, la techne , era diventata una vera e propria ossessione per lo stesso De Chirico ) e che si propaga in forma liquida, cioè come un' onda . C' è stata una esplosione , un risveglio violento e improvviso : ora l' aria è limpida e vuota, lo sguardo scruta finalmente le cose svelate nella loro più intima essenza, paiono sospese nel vuoto di un tempo e di uno spazio dell' attesa (mentre l' orologio celestiale batte vita e stagioni). L' acqua in quanto essenza del movimento ed onda luminosa dell' esplosione che ha pervaso lo spazio, viene versata in una giara ; questa acqua è quindi Amore trascendente , attributo cosmico che riempie il Vuoto ( universale) e prende la forma del vuoto ( particolare) , cioè del contenitore -corpo in cui è stato versato completandolo come oggetto (completare nel senso di “portare alla perfezione”) . Il vuoto cosmico è quindi potenza generante , è “una mano aperta e gentile che dona”; il vuoto particolare è potenza generata, è ciò che sa accogliere : sono il grande vuoto Xu e il piccolo vuoto Mu della meditazione Zen. Ciò non è forse“ ab origine” l' incontro tra metafisica ed ontologia, non è forse questa l' incarnazione di un attributo “spirituale “, o forse “sostanziale” direbbe Spinoza invertendo la polarità del pregiudizio comune? Nel terzo verso appare una presenza angelica :” Angelica sembianza/in voi,donna ,riposa “ ; sono questi i versi di Guido Cavalcanti tratti dalla poesia che inizia con “Fresca rosa novella”(notare che si tratta di settenari , e che la numerazione delle poesie di Bianca riflettono la numerazione delle poesie degli stilnovisti ove il titolo di ogni poesia corrisponde al primo verso ).

    S.Z. prima parte

    RispondiElimina
  8. margherita ealla7/9/10 23:28

    ricambio caramente (non nel senso che mi costa :), anzi!) il saluto a Sergio
    del quale ho letto (annuendo, cioè ritrovandomici in pieno) il centrato commento. Soprattutto rilevo l'ottima osservazione sulla "duplice polarità "della propria natura"che "non significa necessariamente contrapposizione: "
    beh, fiuuu!
    ciao

    RispondiElimina
  9. Grazie per l'attenta analisi formale e al tempo stesso acutamente introspettiva del mio testo da parte di S. Guglielmin, e grazie ancora a Margherita Ealla e a S.Z, non meno attenti e capaci.

    Questo libro in effetti, contiene una serie di nuclei tematici, e uno di questi, è quello che dà il titolo alla raccolta e che va situato sicuramente al centro.

    Tutti, partendo da diversi presupposti e sguardi, avete messo in luce una tensione, un conflitto, una sfaccettatura, una problematica cruciale che era presente nelle mie intenzioni (anche se non spetterebbe all'autore illustrare gli intenti originali dei suoi scritti) questo conferma che la lingua non è un vetro da finestra, ma un sistema di lenti che aiutano a focalizzare la foresta di simboli (o serbatorio di immagini) da cui uno scrittore sceglie i suoi materiali.

    Ancora grazie dell'ospitalità e dell'attenzione. Bianca Madeccia

    RispondiElimina
  10. grazie Bianca per l'intervento.

    RispondiElimina