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mercoledì 31 marzo 2010

Elegia pasquale



Dietro il paesaggio pasquale, dietro la superficie festaiola e vacanziera, sgusciato l'uovo familiare, rantola fuori il sacrificio dell'uomo, amplificato dalla parola testimoniale, più vera del vero, e che non salva.



Elegia pasquale
(Andrea Zanzotto)





Pasqua ventosa che sali ai crocifissi
con tutto il tuo pallore disperato,
dov'è il crudo preludio del sole?
e la rosa la vaga profezia?
Dagli orti di marmo
ecco l'agnello flagellato
a brucare scarsa primavera
e illumina i mali dei morti
pasqua ventosa che i mali fa più acuti


E se è vero che oppresso mi composero
a questo tempo vuoto
per l'esaltazione del domani,
ho tanto desiderato
questa ghirlanda di vento e di sale
queste pendici che lenirono
il mio corpo ferita di cristallo;
ho consumato purissimo pane



Discrete febbri screpolano la luce
di tutte le pendici della pasqua,
svenano il vino gelido dell'odio;
è mia questa inquieta
gerusalemme di residue nevi,
il belletto s'accumula nelle
stanze nelle gabbie spalancate
dove grandi uccelli covarono
colori d'uova e di rosei regali,
e il cielo e il mondo è l'indegno sacrario
dei propri lievi silenzi.


Crocifissa ai raggi ultimi è l'ombra
le bocche non sono che sangue
i cuori non sono che neve
le mani sono immagini
inferme della sera
che miti vittime cela nel seno.

2 commenti:

  1. Immagini potenti, caro Stefano. La durezza dei termini, l'attrito volvente del vento, il freddo pasquale da paragonare al freddo dell'acciaio; il sangue che si scorpora dalla sua metafora e si inietta in modo sacro e comprensivo nel talento di questo grande autore. Sono commosso, mio caro amico. Grazie per aver postato questo gioello!
    Tuo Gianfranco

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  2. come sai è una poesia che ha una sessantina d'anni. come uscirne, senza ripetere questa passione?

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