Sull'abbrivio del post precedente, pubblico alcune poesie di Roberto Cogo (tradotte da J.F. Deane), nelle quali egli canta l'alfabeto della natura e, nel contempo, gli ulteriori alfabeti incisi dall'uomo, lavorando, abitando lo spazio. Sono scritture che si sovrappongono, che danno il lampo ad ulteriori segni che giacciono inquieti nell'anima, tracce che hanno la consistenza del dipinto impressionista, filtrato dall'immersione corale e drammatica nel mondo, di radice whitmaniana, da quel tremore che sceglie l'abbandono al divenire, generatore d'ebbrezza e di conoscenza.
Alfabeto naturale
1
dimmi, che luogo è mai questo? inferno e paradiso...
sotto il sole invernale che allunga le ombre
alla corona dei tigli
sul prato di striature gentili
le colline intorno che si toccano con un dito —
un vecchio lavatoio con l’antica roggia a fianco
..........
geroglifici sul tronco antico dei faggi...
come il ritmo del respiro coincidente al pensiero
assolutamente lontano
come il ricordo
è un richiamo che si libra su fasci di luce obliqua
come in attesa
di una stanca inesorabile primavera
uno due o più mozziconi
sul terreno sudicio davanti alla panchina...
tutto questo fu prima del mio arrivo — poi
chissà quanti segni ancora
2
gradazioni di luce al tramonto —
da un grigio sporco in risalita verso l’azzurro
al celestino giottesco
ancora salendo verso il blu tendente al viola
per poi schiarire ancora ad incontrare il cielo
sotto la sua volta
ridiscendendo ad occidente
un punto di viola riaffiora a schiarire contro
il frastagliare dei monti
e poi bagliori bianco-grigiastri a scendere e tuffarsi
al di là
nell’alta sfera di un mondo assente
..........
la luna è monca in basso a sinistra — sgraziata
zoppica verso l’alto
la pianura sterminata si chiazza di luci
fari e lampioni civilmente allineati
cozzano insieme nel vento
che da dietro scende e scende e scende...
..........
menzogna dilatata
in un sogno prolungatosi di sghembo —
la poesia
ma è ancora bello crederci
illudersi che il gelo ci possa risparmiare
3.............al Leogra 1
uno stato di chiarezza spirituale
dove tutto appare possibile e trasparente —
liquido o scintilla
fluido difforme in sciolta vegetazione...
come organi aperti da dentro sull’origine dei mondi
non l’idea della creazione
ma un costante incessante schiudersi della materia
sotto forme incalcolabili di energia
per trasparenza
per chiarezza
per barlume e soffio del genio naturale
l’ineccepibile radice aggrappata al seno terreno
alla fertile sostanza
al prillare eterno del cosmo
non è misticismo
ma salutare immersione in un progetto illimitato
fatto d’aria e luce e calore
non è distacco
ma umido contatto avvolgente con la terra e il suolo
con la sponda e il greto del solito torrente
è il vecchio walt che insegue il canto degli uccelli
parlando di un processo senza fine —
di accoppiamento e trasformazione
4......................al Leogra 2
l’airone cinerino concede la danza
elegante delle sue ali aggrappate all’invincibile cielo
va a posarsi sul ramo più alto
la sua nera sagoma contro il grigio — siamo in pieno inverno
il collo snello in volo si ritrae formando una esse
punta al secondo albero giù in basso
dove l’acqua del torrente è un verde ghiaccio spettrale
e lì rimane immobile e assorto
gli occhi rivolti al profilo dei monti
nel lento annullarsi della luce lungo il becco incolore
ritratto in un crepuscolo di resina
pensieroso eppure impassibile esegue il suo compito — quel ruolo assegnatoli
dalla vita per intero
tutto il gelo dell’inverno l’avvolge e l’accompagna —
è tutt’uno col suo ramo sull’albero prescelto
poi riprende il volteggio sui lastroni di un verde-argento
seguendo l’ombra affilata della sua ala
adesso indugia
per un attimo si ferma sospeso a mezz’aria
non sa cos’è il peso
la gravità non lo preoccupa — solo vive e vola
5......................al Timonchio 1
tra fruscii d’acqua e moti improvvisi
gli uccelli tra le foglie e i rami secchi — altri
al ritmo danzato del loro volo osservano, passano...
da un luogo indefinito a un altro
nel pensiero frequente di vivere in un sogno
il che comporta un serio convincimento
ma nulla può convincermi adesso...
resta un fatto, l’essere qui seduto
su un nero avanzo di tronco rosicchiato dal tempo
nel freddo pomeriggio radioso di fine inverno
e questo è tutto.
6.................al Timonchio 2
la mia ombra allungata sul prato
è un avanzo di ceppo
un corollario di mille striature
tra spoglie acacie e robinie contorte —
reso ottuso e muto
dal ronzio di un silenzio invasivo
sto
allineato a un misero argine di pietre
accatastate alla rinfusa
con la trama giallastra dei licheni
impressa sulle ossa
(Leogra e Timonchio: torrenti dell’Altovicentino. Il secondo traccia, in parte, la linea di confine tra i comuni di Schio e Santorso. Sono torrenti e ruscelli spesso penosamente in secca, perlopiù captati e impoveriti fin dalle sorgenti. Quel che ne rimane viene poi deviato, incanalato e sfruttato per mille usi. La loro ostinazione a rinnovare un habitat originario e antico, per alcuni tratti o nei periodi di piogge abbondanti, crea un misto di ammirazione e commozione a chi impazientemente attende la fine dell’era degli sprechi e dello sfruttamento umano sull’ecosistema.)
Alfabeto naturale
1
dimmi, che luogo è mai questo? inferno e paradiso...
sotto il sole invernale che allunga le ombre
alla corona dei tigli
sul prato di striature gentili
le colline intorno che si toccano con un dito —
un vecchio lavatoio con l’antica roggia a fianco
..........
geroglifici sul tronco antico dei faggi...
come il ritmo del respiro coincidente al pensiero
assolutamente lontano
come il ricordo
è un richiamo che si libra su fasci di luce obliqua
come in attesa
di una stanca inesorabile primavera
uno due o più mozziconi
sul terreno sudicio davanti alla panchina...
tutto questo fu prima del mio arrivo — poi
chissà quanti segni ancora
2
gradazioni di luce al tramonto —
da un grigio sporco in risalita verso l’azzurro
al celestino giottesco
ancora salendo verso il blu tendente al viola
per poi schiarire ancora ad incontrare il cielo
sotto la sua volta
ridiscendendo ad occidente
un punto di viola riaffiora a schiarire contro
il frastagliare dei monti
e poi bagliori bianco-grigiastri a scendere e tuffarsi
al di là
nell’alta sfera di un mondo assente
..........
la luna è monca in basso a sinistra — sgraziata
zoppica verso l’alto
la pianura sterminata si chiazza di luci
fari e lampioni civilmente allineati
cozzano insieme nel vento
che da dietro scende e scende e scende...
..........
menzogna dilatata
in un sogno prolungatosi di sghembo —
la poesia
ma è ancora bello crederci
illudersi che il gelo ci possa risparmiare
3.............al Leogra 1
uno stato di chiarezza spirituale
dove tutto appare possibile e trasparente —
liquido o scintilla
fluido difforme in sciolta vegetazione...
come organi aperti da dentro sull’origine dei mondi
non l’idea della creazione
ma un costante incessante schiudersi della materia
sotto forme incalcolabili di energia
per trasparenza
per chiarezza
per barlume e soffio del genio naturale
l’ineccepibile radice aggrappata al seno terreno
alla fertile sostanza
al prillare eterno del cosmo
non è misticismo
ma salutare immersione in un progetto illimitato
fatto d’aria e luce e calore
non è distacco
ma umido contatto avvolgente con la terra e il suolo
con la sponda e il greto del solito torrente
è il vecchio walt che insegue il canto degli uccelli
parlando di un processo senza fine —
di accoppiamento e trasformazione
4......................al Leogra 2
l’airone cinerino concede la danza
elegante delle sue ali aggrappate all’invincibile cielo
va a posarsi sul ramo più alto
la sua nera sagoma contro il grigio — siamo in pieno inverno
il collo snello in volo si ritrae formando una esse
punta al secondo albero giù in basso
dove l’acqua del torrente è un verde ghiaccio spettrale
e lì rimane immobile e assorto
gli occhi rivolti al profilo dei monti
nel lento annullarsi della luce lungo il becco incolore
ritratto in un crepuscolo di resina
pensieroso eppure impassibile esegue il suo compito — quel ruolo assegnatoli
dalla vita per intero
tutto il gelo dell’inverno l’avvolge e l’accompagna —
è tutt’uno col suo ramo sull’albero prescelto
poi riprende il volteggio sui lastroni di un verde-argento
seguendo l’ombra affilata della sua ala
adesso indugia
per un attimo si ferma sospeso a mezz’aria
non sa cos’è il peso
la gravità non lo preoccupa — solo vive e vola
5......................al Timonchio 1
tra fruscii d’acqua e moti improvvisi
gli uccelli tra le foglie e i rami secchi — altri
al ritmo danzato del loro volo osservano, passano...
da un luogo indefinito a un altro
nel pensiero frequente di vivere in un sogno
il che comporta un serio convincimento
ma nulla può convincermi adesso...
resta un fatto, l’essere qui seduto
su un nero avanzo di tronco rosicchiato dal tempo
nel freddo pomeriggio radioso di fine inverno
e questo è tutto.
6.................al Timonchio 2
la mia ombra allungata sul prato
è un avanzo di ceppo
un corollario di mille striature
tra spoglie acacie e robinie contorte —
reso ottuso e muto
dal ronzio di un silenzio invasivo
sto
allineato a un misero argine di pietre
accatastate alla rinfusa
con la trama giallastra dei licheni
impressa sulle ossa
(Leogra e Timonchio: torrenti dell’Altovicentino. Il secondo traccia, in parte, la linea di confine tra i comuni di Schio e Santorso. Sono torrenti e ruscelli spesso penosamente in secca, perlopiù captati e impoveriti fin dalle sorgenti. Quel che ne rimane viene poi deviato, incanalato e sfruttato per mille usi. La loro ostinazione a rinnovare un habitat originario e antico, per alcuni tratti o nei periodi di piogge abbondanti, crea un misto di ammirazione e commozione a chi impazientemente attende la fine dell’era degli sprechi e dello sfruttamento umano sull’ecosistema.)
Natural alphabet
1
tell me, what’s this place then? hell and paradise…
under a winter sun lengthening the shadows
of the crown of the lime-trees
on that delicately-striped meadow
the surrounding hills may be touched with a finger —
an old washing-place beside an ancient canal
..........
scrawls on the old trunks of the beeches…
like the rhythm of breathing coinciding with thought
absolutely distant
like memory
it’s a recall in freeflight over beams of oblique light
as if waiting
for an inexorably weary spring
one two or more cigarette-butts
on the soiled earth before the bench…
all of this was before my arrival — then
who knows how many further signs
2
shades of light at sundown —
from a dirty grey climbing towards azure
to Giotto’s celestial blue
still ascending towards blue touching on violet
so to lighten again as far as meeting the sky
under its vault
descending once more towards the west
a point of violet emerging to lighten against
the indentations of the hills
and then the grey-white flashes dropping to plunge
beyond
into the high sphere of an absent world
..........
the moon, down on the left, is maimed — it limps
clumsily towards the zenith
the boundless plain is dotted with lights
headlights and street-lamps politely in a line
they crash into each other in the wind
that comes down, down, down from behind…
..........
falsehood expanding
into a dream obliquely prolonging itself —
poetry
and yet it’s lovely to believe
in the illusion the frost will spare us
3..................by the Leogra 1
a state of spiritual clarity
where everything seems possible and transparent —
liquid or sparkle
formless fluid amongst loose vegetation…
like organs exposed from within over the origins of worlds
not the idea of creation
but a constantly incessant opening-up of matter
under incalculable forms of energy
for transparency
for clarity
for a gleam and whiff of the natural genius
the faultless root grasping at the breast of earth
at the fertile substance
at the eternal spinning of the cosmos
it is not mysticism
but a salutary immersion in a project without limit
made of air and light and heat
it is not separation
but a wet wrapping contact with earth and soil
with the bank and bed of the usual river
it’s the same old walt pursuing the song of birds
speaking of a process without end —
of coupling and transforming
4.....................by the Leogra 2
the ash-grey heron grants the elegant
dance of his wings clutching the invincible sky
he comes to rest on the highest branch
his outline black against the gray — we are in deep winter
his slender drawn-in neck retracts in flight to shape an s
he heads downwards towards another tree
where the water of the river is a frozen spectral green
and there he stays motionless and absorbed
his eyes turned to the mountains’ profile
in the slow fading of the light along his colourless beak
a portrait within a resinous dusk
thoughtfully though impassively he performs his task — a role
fully assigned to him by life
all the frost of winter wraps him up and accompanies him —
he and his branch are one on his chosen tree
then he vaults away again over slabs of a silver-green
following the pointed shadow of his wing
now he lingers
stops for a moment suspended in mid-air
he doesn’t know what weight is
gravity doesn’t worry him — he simply lives and flies
5................. by the Timonchio 1
among whisperings of water and sudden movements
the birds in the leaves and dried branches — others
passing by, at the dance-rhythm of their flight, observe…
from one indefinite place to another
in the frequent thought of living in a dream
which implies a serious conviction
but nothing now can convince me…
one fact remains, being seated here
on a black remainder of a trunk gnawed at by time
in the bright cold afternoon at the end of winter
and that is all
6.................by the Timonchio 2
my shadow stretched out along the field
is the remainder of a stump
a corollary of a thousand stripes
between bare acacias and twisted robinias —
rendered obtuse and mute
by the buzzing of invasive silence
I stay
lined up to a wretched bank of stones
heaped up all any-which-way
with the yellowish texture of lichens
imprinted on my bones
(The streams Leogra and Timonchio are sited in the northern area of the Vicenza province. The latest partly draws the border between the towns of Schio and Santorso. These streams are often painfully dry as a result of an exploitation which spoils them from their sources. The remaining water is then deviated and canalized for public and industrial use. When it rains hard, they stubbornly strive to renew a few stretches of their old original habitat. This conveys a mixed sense of admiration and tenderness to the one who is impatiently waiting for the end of ‘waste age’ and human exploitation upon the eco-system.)
1
tell me, what’s this place then? hell and paradise…
under a winter sun lengthening the shadows
of the crown of the lime-trees
on that delicately-striped meadow
the surrounding hills may be touched with a finger —
an old washing-place beside an ancient canal
..........
scrawls on the old trunks of the beeches…
like the rhythm of breathing coinciding with thought
absolutely distant
like memory
it’s a recall in freeflight over beams of oblique light
as if waiting
for an inexorably weary spring
one two or more cigarette-butts
on the soiled earth before the bench…
all of this was before my arrival — then
who knows how many further signs
2
shades of light at sundown —
from a dirty grey climbing towards azure
to Giotto’s celestial blue
still ascending towards blue touching on violet
so to lighten again as far as meeting the sky
under its vault
descending once more towards the west
a point of violet emerging to lighten against
the indentations of the hills
and then the grey-white flashes dropping to plunge
beyond
into the high sphere of an absent world
..........
the moon, down on the left, is maimed — it limps
clumsily towards the zenith
the boundless plain is dotted with lights
headlights and street-lamps politely in a line
they crash into each other in the wind
that comes down, down, down from behind…
..........
falsehood expanding
into a dream obliquely prolonging itself —
poetry
and yet it’s lovely to believe
in the illusion the frost will spare us
3..................by the Leogra 1
a state of spiritual clarity
where everything seems possible and transparent —
liquid or sparkle
formless fluid amongst loose vegetation…
like organs exposed from within over the origins of worlds
not the idea of creation
but a constantly incessant opening-up of matter
under incalculable forms of energy
for transparency
for clarity
for a gleam and whiff of the natural genius
the faultless root grasping at the breast of earth
at the fertile substance
at the eternal spinning of the cosmos
it is not mysticism
but a salutary immersion in a project without limit
made of air and light and heat
it is not separation
but a wet wrapping contact with earth and soil
with the bank and bed of the usual river
it’s the same old walt pursuing the song of birds
speaking of a process without end —
of coupling and transforming
4.....................by the Leogra 2
the ash-grey heron grants the elegant
dance of his wings clutching the invincible sky
he comes to rest on the highest branch
his outline black against the gray — we are in deep winter
his slender drawn-in neck retracts in flight to shape an s
he heads downwards towards another tree
where the water of the river is a frozen spectral green
and there he stays motionless and absorbed
his eyes turned to the mountains’ profile
in the slow fading of the light along his colourless beak
a portrait within a resinous dusk
thoughtfully though impassively he performs his task — a role
fully assigned to him by life
all the frost of winter wraps him up and accompanies him —
he and his branch are one on his chosen tree
then he vaults away again over slabs of a silver-green
following the pointed shadow of his wing
now he lingers
stops for a moment suspended in mid-air
he doesn’t know what weight is
gravity doesn’t worry him — he simply lives and flies
5................. by the Timonchio 1
among whisperings of water and sudden movements
the birds in the leaves and dried branches — others
passing by, at the dance-rhythm of their flight, observe…
from one indefinite place to another
in the frequent thought of living in a dream
which implies a serious conviction
but nothing now can convince me…
one fact remains, being seated here
on a black remainder of a trunk gnawed at by time
in the bright cold afternoon at the end of winter
and that is all
6.................by the Timonchio 2
my shadow stretched out along the field
is the remainder of a stump
a corollary of a thousand stripes
between bare acacias and twisted robinias —
rendered obtuse and mute
by the buzzing of invasive silence
I stay
lined up to a wretched bank of stones
heaped up all any-which-way
with the yellowish texture of lichens
imprinted on my bones
(The streams Leogra and Timonchio are sited in the northern area of the Vicenza province. The latest partly draws the border between the towns of Schio and Santorso. These streams are often painfully dry as a result of an exploitation which spoils them from their sources. The remaining water is then deviated and canalized for public and industrial use. When it rains hard, they stubbornly strive to renew a few stretches of their old original habitat. This conveys a mixed sense of admiration and tenderness to the one who is impatiently waiting for the end of ‘waste age’ and human exploitation upon the eco-system.)
la poetessa sullo sfondo è Erika Crosara
RispondiEliminagrazie caro stefano, è sempre un piacere essere tuo ospite. il tuo breve commento iniziale coglie come sempre alcuni aspetti rilevanti della mia azione poetica. grazie ancora. r.c.
RispondiEliminaScrivo qualche riga fuori tema, l'occasione per un saluto.
RispondiEliminaSto recuperando la lettura di Roberto dai primi libri (credo), "Nel movimento" e "In estremo stupore",procedo con ordine. Mi è rimasta però impresso la sua voce mentre recitava giovedì scorso a Schio, e quel modo di dare valore ai testi incluso nell'antologia di Fara che, seppur diversamente, procedono in una direzione simile, nel rivelare la realtà attraverso punti di vista differenti - l'io-insetto - per provare a giungere, se non ad una sintesi, almeno a una chiarificazione.
Un saluto a entrambi.
francesco t.
inclusi, ovviamente.
RispondiEliminaMai che riesca a scrivere tre righe senza errori di ortografia...
ft
La coloristica tenera, evanescente, è una delle caratteristiche più affascinanti della poesia di Roberto. Un'asciuttezza lenticolare; un essere nel nostro tempo, ma, allo stesso modo, esserne fuori. Nubi che si disegnano come spume di pasticceria: umiltà francescana degli animali, nel grande quadro delle Alpi e comunque di un nord molto vicino al paradiso (il celeste giottesto...).
RispondiEliminaComplimenti, caro Roberto.
E complimenti a Stefano per avere inserito questi bei testi.
Gianfranco
grazie Gianfranco e grazie a Francesco per quest testimonianza.
RispondiEliminagugl
grazie a gianfranco, che si sta dimostrando, lo conosco da così poco, una persona colta, sensibile e disponibile al confronto e al dialogo. non per nulla, abbiamo deciso (colgo l'occasione per l'annuncio) di fare un libro insieme per la sua piccola e già prestigiosa casa editrice, l'arcolaio. grazie anche a francesco, al tempo che sta dedicando alla mia poesia: sì le sfaccettature, l'occhio-prismatico, la realtà, la mente e le continuate esplorazioni...errori di ortografia inclusi.
RispondiEliminaun saluto a tutti
roberto