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lunedì 28 agosto 2006
Ilaria Seclì
Non lo faccio mai, ma sta volta l'eccezione vale intera. Ecco alcuni inediti di Ilaria Seclì, con un suo corsivo altrettanto esplosivo.
la stessa forza del fiore che apre, la pioggia che si svuota, il muro secco inginocchiato e la nuca giunta alla prima comunione con il sole. arriva la
voce squarciante e sa la formica accanita, sa il silenzio di santuario, l'ammasso di colori alla poltrona.
guarda che l'estate non seppe il nero e tanta ne voglio e cerco ancora. tu, campana che scocchi lontana e spalanchi al palmo il mare che la bocca di febbraio strinse. per i segreti cassetti del monte sommerso che il marinaio pregò e il pesce ebbe confidente. porti la conchiglia all'orecchio per ricordarmi il suono delle madri.
io, sposa del dio estinto. del figlio perduto. se il cielo rovescia ancora
quello che la terra solleva, tu al centro tieni e afferri, gomito che sposti
alla misericordia della valle senza vento.
I
non sarà così diverso il destino di dopo
come oggi grigio e poco vento.
lo stesso filo per la roba ad asciugare
e un’ombra vaga di fumo
forse ancora dai camini. eterno novembre
o febbraio senza attesa. e la grazia, talvolta,
dei risorti alla primavera antica
con un tiepido colore di vendemmia.
un silenzio dei pesci fecondato dall’acqua
per il mistero lungo convesso alla parola
e del mai visto.
si piegano in danze familiari melodie
e col giunco d’ebano cuciono il pensiero
scivolandolo poi, e per sempre
nella quiete illesa del mare.
lì, il mantra dei millenni
lì, il segreto semplice alla porta
del rovesciamento esatto
né alcuna lingua scioglieranno.
II
se poi viene in coincidenza di soli
in balbettii di uccello e tuoni imprecisi d’aereo
di veglie precipitanti e sfatte
come il quadro sonoro che ritorna
del cimitero, del venerdì santo che la nuvola solleva. dove
l’umanità è appesa con lo stesso morso
a ogni latitudine. appesi ai cipressi, ai nomi, alle date
all’illusione della freccia che scortica l’albero.
che nessuno sa se non in rigurgito
sonnolento o leggendario di vocali, polvere
caduta alla terra di unghie rosicchiate.
tu e io siamo così capaci e invisibili all’amore
che lì tutto ci sarà familiare e scoperto
e avremo ogni tempo, ogni anno finalmente
ogni principio di novecento
III
né linea più fedele all’orizzonte.
il palmo stellare preme il muro
sui secoli di pietra. striscia la lucertola
le lancette dell’Immobile Afono
l’eterno movimento che conosce.
tutti riavvolti i respiri degli animali.
i muri d’oriente appiccicano i nomi
gli anni le storie gli attrezzi i vestiti
sui muri gialli presi ostaggi che il sole
avrà. il ferro alla terrazza
il geranio orfano d’aria puntato
alla domanda scomposta del gatto
uno scalcio d’amnio innaturale
attutito da altri mondi in mezzo
dal silenzio pieno che verrà.
tutto resiste al sinistro rombo di vento
venturo. la colomba appollaiata in cielo
l’ultimo sorriso la cenere bianca
l’ultima sillaba gracchiata sul marmo.
Ilaria Seclì (1975) è nata a Ginevra ma vive a Lecce. Laureata in Lettatura Contemporanea, ha pubblicato “D’indolenti dipendenze” (Besa Editrice, 2005)
RispondiEliminail corsivo è bellissimo.
RispondiEliminail resto pure.
ma perché quando vedo belle ragazze mi commuovo? :D
RispondiEliminacomunque, Stephan (ti piace alla francese? forse perché per l'ennesima volta ieri vidi Un cuore in inverno, con quel impagabile Daniel Auteil?), questo è il genere di scrittura che è nelle tue corde, vero?
Dove divergono i nostri gusti, Stephan?
ehm, non solo lo Stephan di Daniel Auteil... ehm... la dico tutta: ho sempre avuto un debole per la Béart, che adoro.
RispondiEliminaQualcuno di voi ha visto La bella scontrosa di Rivette con la Béart?
Non so, ma la scrittura di Ilaria Seclì mi riporta alla mente la forte presenza corporea, così tremendamente viscerale, di Emmanuelle Béart in quel film...
Incantevole...
(forse stasera sono intrippato)
RispondiEliminaperdonate
in quel film mi piacevano le sonate per violino di Ravel, e la Béart, naturalmente.
RispondiEliminail corporeo, nella scrittura di Ilaria, c'è - lo abbiamo già messo in rilievo in liberinversi, ti ricordi?
forse si potrebbe aggiungere, che il corpo, mostrandosi, nasconde, si fa luce, che abbaglia per proteggere la luce più fonda e tenera dell'anima. L'anima, in queste poesie, è "il fiore che apre" la possibilità del corpo.
Caro Stefano, anch'io ho notato le poesie di Ilaria Seclì, mi sembrano molto belle. E' possibile avere un contatto con Ilaria per chiederle il libro e recensirlo?
RispondiEliminaCari saluti
Elio Grasso
elio.g@tin.it
Caro Elio, ho girato il messaggio ad Ilaria. Si farà sentire.
RispondiEliminagrazie per la visita.
hai ragione Fabry: una scrittura contemporanea, che però tiene un piede dentro il paganesimo meridionale.
RispondiEliminaio vi noto somiglianze con la scrittura di Tiziana Cera Rosco.
RispondiElimina(Ravel in quel film è il vero tocco dei sentimenti, l'esplorazione dell'animo dei personaggi.
Si potrebbe dire, estremizzando, che il film è un'appendice alle sue sonate per trio.)
Un saluto a Stefano, Ali, Fabry e Voc, oltre che a Ilaria. La sua scrittura è sempre più pregna, come dici giustamente tu, Stefano, sul punto di esplodere. Il testo è ancora più "caricato", intenso e perforante di quanto non si leggesse in D’indolenti dipendenze: testimonianza del fatto che la sua poesia procede in direzione dell'approfondimento.
RispondiEliminabenvenuto massimo. Sarà contenta Ilaria per tutti questi interventi. e anche per questo parallelismo con il cinema, visto che lei, se non sbaglio, fa teatro.
RispondiEliminaUn saluto a tutti. E grazie. A Stefano che accoglie, a chi lo ha fatto mesi fa e con gioia ritrovo: Massimo. Voc e Fabry. Grazie a Alivento e a Elio Grasso.
RispondiEliminaRispetto a “D’indolenti dipendenze” , la nuova raccolta, di cui queste tre poesie fanno parte, si pone in una dimensione di sospensione, quasi di disappartenenza alla materia, al corpo. Al centro, un grumo d’aria tenuto dall’Acqua. Una soglia tra l’eterno e la Luce che vediamo da Qui. Sulla soglia, nei momenti di rara Grazia, si può percepire, come della pioggia prima dell’acquazzone estivo, l’odore dell’eternità. Il tempo lungo, immobile, infinito. E, sempre sulla soglia, la beatitudine della levità, dell’olfatto che assorbe e si fa penetrare dai colori, dagli odori, dalla forza del sentimento in assenza di passioni feroci (che si affacciano invece nelle poesie "d’amore e dintorni").
Poi, sì, il paganesimo meridionale.
Sull’azzardo Béart…:-) prima di lei la Binoche (vera ossessione quella del capolavoro di Kieslowski, film blu).
vi abbraccio
i.
eppure il gelo di "film blu" mi sembra lontano da te, che infuochi il paesaggio. Se là è l'oblio la trama che impasta la protagonista, qui c'è tutto il furore della tarantolata.
RispondiEliminastefano, stavo per dire lo stesso. Mi sembra distante un paragone con film blu di Kieslowsky e anche con la recitazione "eterea" della Binoche.
RispondiEliminaPreferisco la Béart di La bella scontrosa, lì il fuoco è ben al di sopra della cintola ;)
il furore della taranta acquatica e lunare. che pure ha bisogno della musica per guarire. taranta-farfalla che spesso batte a vuoto le ali...
RispondiEliminaeterea, voc. dici bene. (tra l'altro il titolo di una poesia delle "indolenti": "che non mi si doveva dare un nome/ né rispolverare memorie fossili di uomo./ che non mi si doveva vedere, la seconda volta/ con la stessa faccia/ né riconoscere cercare ricordare./ che dell'insostanza dell'aria/ che della sua leggerezza/ che di vento/ e di ballerine fumanti/ sollevate/ su alito di sigaretta/ a volteggiare./ che di scirocco di cui non s'abbisogna/ che di gas non di fuoco/ di nebbia e vuoto d'acqua e terra/ e di respiro sospeso").
è questo il paradosso. il furore e la ferocia di dentro al contrappasso di una algida, a tratti ieratica "apparenza". proprio come quel blu...
i.
Mi sono riletto tutti i commenti seguìti alla pubblicazione dei testi di Ilaria in Liberinversi. Il vecchio Reb Stein era stato un felicissimo profeta, a quanto vedo. Testi veramente notevoli, senza dubbio. Sono parte di "Bilancia d'acqua"?
RispondiEliminafm
p.s.
A proposito del rabbino, che fine ha fatto?
già, a proposito di Reb Stein: ci manca.
RispondiEliminaun caro saluto a Francesco.
Francesco, bilancia d'acqua, assieme a più di trenta poesie, fa parte della nuova raccolta inedita.
RispondiEliminagrazie, un saluto a te e al caro Stein.
i.
Mi chiedevo...c'è qualcosa più affascinate di una brava poetessa che è anche bella?
RispondiElimina(Sto uscendo fuori tema, golf?
Io direi di no. ;))
Anche Tiziana lo è.
Si ha ragione Vocativo, il rimando c'è.
la bellezza è poesia. la poesia è verità. la donna è bellezza e verità? mah!
RispondiElimina(queste sono generalizzazioni da caserma, lo so:-)))
Ringrazio Ilaria per aver accettato di essere mia ospite.
RispondiEliminagrazie a te, Stefano, per l'amorevole asilo. e grazie a quanti hanno prestato la loro attenzione ai miei versi. un forte abbraccio.
RispondiEliminai.
I miei omaggi, sig.na Seclì. Le faccio i miei complimenti per i componimenti, davvero belli.
RispondiEliminaContinui così. :)
Bellissima!
RispondiElimina...ho conosciuto personalmente Ilaria da poco, èd è una delle poche volte in cui persona e scritto aderiscono a perfezione (anche se non è che mi intendo di poesia, tengo a precisare).
ti ho incrociata a caso per la seconda volta navigando. le tue parole che sferzano mi restano forti. non ho la tua natura né la tua età, in parte solo il cognome.porterò la conchiglia all'orecchio ...
RispondiEliminaBellissimi versi, ma niente a che vedere con quelli di rossella pulimeno, la più grande poetessa italiana dopo Alda merini.
RispondiEliminaConosco Rossella Pulimeno,poetessa, scrittice, giornalista, artista di grande spessore umano e culturale.E'vero la sua creatività rasenta la genialità. A parte Antonio Errico e pochi altri autori salentini è difficile da eguagliare. Comunque Ilaria è bravissima, le faccio i miei più sinceri complimenti. Continua così. Marco.
RispondiEliminaMagari dico una fesseria ma a me i versi di Ilaria Seclì ricordando un po' certa poesia di Luciana Frezza...
RispondiEliminaUn saluto
Antonio