Fenomenologia
o metonimia della rosa
La raccolta La prima rosa rappresenta un sunto del
lavoro svolto nel gruppo facebook segreto La
rosa di nessuno, amministrato da me, Deborah Mega e Maria R. Orlando.
I testi pubblicati nel gruppo sono organizzati nelle
seguenti sezioni
1) LA ROSA IN POESIA: poesie/testi d'autore pubblicati
nel gruppo dai partecipanti
2) LE NOSTRE ROSE poesie/testi di proprietà
intellettuale dei partecipanti al gruppo
3) ROSE DI POESIA le più belle poesie mai lette
proposte dai membri nel gruppo
Le foto/immagini che si riferiscano alla rosa sono
raccolte in due sezioni:
4) ROSE D'AUTORE: immagini/foto proprie dei
partecipanti e postate nel gruppo
5) ROSE IS A ROSE IS A ROSE IS A ROSE: immagini/foto
tratte dal web e postate dai partecipanti nel gruppo.
Il libro raccoglie
parte della produzione delle sezioni LA ROSA IN POESIA e ROSE DI POESIA, e
tutte le poesie della sezione LE NOSTRE
ROSE. Le immagini inserite nella raccolta sono una selezione esigua della ricca
collezione presente nel gruppo.
Con
la raccolta dal titolo La prima rosa e col gruppo facebook La rosa di nessuno prende corpo un’idea che risale a molti anni fa,
quando nella ricerca ch’è propria di ogni artigiano della parola, mi accorsi di
quanto essa fosse inadeguata a comunicare pienamente ciò che albergava nella
mente, non solo nell’ordinarietà del conversare giornaliero, non solo
nell’esporre saggistico o filosofico massimamente esplicativo di sistemi,
ordini e orizzonti, ma anche e specialmente, quando il nucleo fosse così profondo
e potente da invadere in afflato anche cuore, polmoni, ventre.
Noi
ci rivolgiamo ai segni, ai suoni, ma nella traduzione del pensiero è
inevitabile che si perda la portata più profonda e complessa del messaggio,
similmente a quando si ascolti una voce riprodotta invece che dal vivo, o si
dipinga una tela rispetto all’immagine reale, oppure si modelli la materia in
una forma che non è quella di carne e sangue.
Tutto
questo lo dice con splendida sintesi Giorgio Caproni nella sua poesia dal
titolo
Concessione.
Buttate
pure via
ogni
opera in versi o in prosa.
Nessuno
è mai riuscito a dire
cos’è,
nella sua essenza, una rosa.
Ecco
la parola, i suoni, i segni non hanno abbastanza vita, perché nonostante ogni
nostro sforzo noi uomini non siamo la natura e nemmeno Dio, non siamo artefici
del tutto e della vita, siamo parte della natura e, per chi crede, prodotto del
respiro di Dio, non siamo l’assoluto ma solo una sua infinitesima e transitoria
particella.
La
presa di coscienza di tutto questo può avvenire propriamente dopo molteplici
sforzi comunicativi più o meno fallimentari nell’attimo in cui ci fermiamo in
silenzio e osserviamo con una speciale attenzione una forma che sia quintessenza
di perfezione. La rosa è approdo di tanto navigare, oggetto ideale
d’osservazione, catalizzatore del pensiero.
In
tutto questo florilegio di rose il rischio tuttavia era quello del saggio che
indica la luna mentre tutti guardano il dito, cioè che l’oggetto che voleva
essere segno diventasse estetica
contemplazione dello stesso, nel trionfo
della fenomenologia della rosa anziché nell’affermazione della metonimia della
stessa.
Qualcuno
avrà anche messo in gioco più o meno consapevolmente il pregiudizio. La rosa nell’idea
popolare è roba da donne, come tutti i fiori del resto. Si regalano fiori forse a un uomo? Delicata e romantica,
la rosa è simbolo di bellezza, di passione, delle rose si fa gentile omaggio a una
bella donna, un fascio di rose rosse magari per esprimere passione, bianche per
la purezza, gialle come la gelosia, ma certo per noi della rosa di nessuno la
rosa non parla solo un linguaggio di colori, né il loro messaggio è così
semplice e immediato e, più in profondità,
nemmeno tanto gentile.
Un’altra
critica potrebbe essere mossa all’inutilità di rivolgersi alla celebrazione di
bellezza, armonia e grazia, mentre intorno soffiano venti di odio, di povertà, mentre
i popoli si spostano in massa in quelle che nei titoli di stampa sono migrazioni,
quasi si trattasse di animali in transumanza e non di popoli in fuga, ma che la
storia tramanderà come esodi, mentre gli attentati fanno stragi, i tagliagole
impazzano e i governi annaspano nel governare la confusione, dove il
capitalismo ha mostrato tutti i suoi limiti, le economie boccheggiano, incapaci
di risorgere, nella quale poteri occulti muovono per lo scontro e non per la
pace, dove tutti siamo vittime di qualcuno e non padroni delle nostre vite.
Sì,
ci rendiamo conto che sono obiezioni possibili, ma d’altra parte, replichiamo
che occorre vivere finché la morte non
bussa alle porte, occorre sperare finché non tutto è perduto, è necessario proporre
modelli, anelare ai sogni, costruire bellezza, rivolgersi ad essa. La rosa di nessuno si propone d’essere la
nostra Arcadia, un luogo di armonia,
bellezza e perfezione, dove si cerca l’incanto della vita e non la sua piaga,
si condivide piacere e non ansia e angoscia. Come i dieci giovani del
Decamerone, mentre fuori infuria la peste, si riunirono attendendo di superare
le crisi, similmente noi proponiamo un luogo di piacevole evasione, che diventa
l’arma con cui le rose si oppongono al vento di disgrazia che soffia sulla
terra, la bandiera della la propria ribellione, della propria resistenza alla
brutalità e alla bruttezza del mondo.
Potremmo
dire allora con Fedor Dostoevskij “la bellezza salverà il mondo”? In
verità noi abbiamo una sola certezza ed è che la bellezza esiste, mentre
dubitiamo che essa possa la salvezza, perché non può esservi alcuna certezza di
fronte all’orrore del mondo, al suo scempio, alla tragicità della condizione degli
uomini ingabbiati nell’odio, vittime e carnefici in preda alla violenza.
Consapevoli
dell’affanno dell’esistenza, acquista senso l’aver scelto La rosa di nessuno come nome del gruppo facebook, traendolo
dall’omonima raccolta di Celan dove è inserita la bellissima “Salmo” dello stesso
Celan.
Salmo
Nessuno c'impasta di nuovo, da terra e fango,
Nessuno insuffla la vita alla nostra polvere.
Nessuno.
Nessuno insuffla la vita alla nostra polvere.
Nessuno.
Che tu sia lodato, Nessuno.
È per amor tuo
che vogliamo fiorire.
Incontro a
te.
È per amor tuo
che vogliamo fiorire.
Incontro a
te.
Noi un Nulla
fummo, siamo, reste-
remo, fiorendo:
la rosa del Nulla,
la rosa di Nessuno.
fummo, siamo, reste-
remo, fiorendo:
la rosa del Nulla,
la rosa di Nessuno.
Con
lo stimma anima-chiara,
lo stame ciel-deserto,
la corona rossa
per la parola di porpora
che noi cantammo al di sopra,
ben al di sopra
della spina.
lo stimma anima-chiara,
lo stame ciel-deserto,
la corona rossa
per la parola di porpora
che noi cantammo al di sopra,
ben al di sopra
della spina.
La
rosa vuol dunque essere anche simbolo della ricerca profonda e intima dell’
assoluto, di quel Nessuno che dà senso
al nostro andare, origine e meta dei nostri passi.
Rosa
paradiso, rosa mistica, rosa divina, rosa creatura, rosa bellezza. Come non
ammirare lo splendore e la freschezza dei petali di una rosa, il suo vellutato
colore, il composto e misterioso raccoglimento verso il cuore dei fogli
sovrapposti dei petali, labirinti avvolgenti e curvi quasi a racchiudere il
mistero dell’universo, l’origine della vita, l’occulto, l’incomprensibile, il
nascosto. Il sentimento che pervade l’attento osservatore di una splendida rosa
è l’ammirazione, ma insieme a quello un altro si fa subito strada, s’insinua
sottile e non appariscente soppiantando il primo moto semplice e immediato di
ammirazione, ed è un sentimento di angoscia che deriva dall’impossibilità di
afferrare, possedere, penetrare, trasmettere, creare, diffondere e far
prevalere quell’ineffabile bellezza della quale la rosa è forma sontuosa.
Per
questa via oscura la rosa suscita anche la malinconia del sapere che quel vertice di perfezione,
quella forma di bellezza indicibile è inevitabilmente destinata a sfiorire, a
piegare il capo allo scorrere del tempo, perdere freschezza, morbidezza,
raggrinzire in un corpo secco e morire.
Perciò
con Rainer Maria Rilke, citando il suo perfetto epitaffio, riconosciamo alla
rosa il segno della predestinazione, le stimmate della contraddizione, diamo infine
alla rosa anche una simbologia antinomica da anelito di salvezza a ineluttabilità
della fine; rosa, stupenda ed effimera,
i cui petali, come palpebre innumerevoli chiudono gli occhi a tutti gli uomini
nel sonno condiviso di nessuno.
Rosa, contraddizione pura, piacere
d’essere il sonno di nessuno
sotto sì tante palpebre.
d’essere il sonno di nessuno
sotto sì tante palpebre.
La
rosa nella sua essenza celebra il fallimento del desiderio che la bellezza
pervada il mondo e lo salvi, ma nel contempo, con la sua presenza è
testimonianza che la bellezza vive e respira, che si lascia possedere almeno dai
sensi e, quando l’anima è particolarmente in sintonia con l’universo, una rosa
cosparsa di gocce di rugiada che riflettono la luce e i colori del mondo
circostante regala lo stesso ineffabile piacere che genera l’osservazione del
cielo stellato, dal quale scaturisce un senso di ringraziamento di esistere:
creatura tra le creature viventi e benedette dell’universo.
Grazie Stefano di aver ospitato La prima rosa su questo storico e prestigioso blog.
RispondiEliminaLoredana
Fra i primi commenti a questo blog, 10 anni fa, c'è il tuo. La fedeltà, si premia. Ma soprattutto il vostro libro è bello, e questo conta ancora di più.
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