La nostra
generazione sta sul confine di due mondi, l'arcaico e il moderno. Quand'eravamo
piccoli, il prato, il bosco e il torrente erano luoghi amici in cui crescere,
imparando la temperatura del mondo e i trabocchetti della vita. Esperienze
decisive sulle tracce dei nostri padri, che giravano scalzi, e di quelle, certo
più drammatiche, dei nostri nonni, che combatterono nel fango del Fronte
Occidentale. Da qualche decennio, tuttavia, la natura è diventata sfondo
asettico per quasi tutti noi, qualcosa da attraversare distrattamente. In
questo andare superficiale, Roberto Cogo riconosce l'emblema di una deriva
dell'Occidente che altri denunciano, e non da poco, per via engagé. L'impegno
del poeta scledense si gioca invece nel raccontare testardamente il legame
fisiologico tra natura e uomo, ancorandosi ad una tradizione forte, che va da
R.W. Emerson a H.D. Thoreau, da Gary Snyder a Camillo Pennati, agli autori
ambientalisti citati nella premessa del suo nuovo libro Dell'immergersi
e nuotare. Wilde swimming (Fraccaro editore 2012). In questo senso, la
poesia diventa una sana pratica di rinvigorimento primordiale dell'identità,
medicina omeopatica per stare presso l'essere senza forzarne la natura,
fenomenologia dell'evento minuscolo che fugge allo sguardo distratto dell'uomo
moderno. La postura scelta è quella Zen, meditativa, pur conservando una vis
polemica che punta il dito sugli italiani che non sanno, forse sperando
che finalmente riaprano gli occhi, per abbracciare il bene. Che qui consiste
nel ritornare al centro di un cosmo d'acqua, di un grembo, gelido tuttavia, non
madre ma padre, termine di paragone, maestro che muove adrenalina e endorfine,
che tempra ad una vita inevitabilmente difficile, ma piena di bellezza. Una
bellezza resa in sequenze paratattiche in cui due ritmi si sovrappongono:
quello versale e l'artificio retorico della doppia linea, che viene a definire
la cellula proposizionale. L'effetto assomiglia al muoversi vario della
superficie acquorea e all'intrecciarsi di questa con gli esseri viventi che la
circondano: uccelli, alberi, rocce, nubi. A dare ulteriore dinamicità alle
quartine è il racconto, dove la quiete è spesso rotta da scariche salvifiche
che ridisegnano il sistema, in un moto perpetuo di creazione e distruzione, ma
raccontato con uno sguardo antileopardiano: al pessimismo inconsolabile del
marchigiano, Cogo contrappone la serena curiosità di un fanciullo disincantato:
un paradosso che rende questa poesia unica nel panorama italiano.
WILD
SWIMMING
1
ora osservo l’acqua sconvolta la
polvere smossa il verde smeraldino resosi fanghiglia——ora noto l’incedere degli
uomini sulla terra—l’agire brutale che sconquassa——ora osservo il graduale
riassorbirsi delle voci—l’autonomo rigenerarsi del luogo——il flusso
ininterrotto
ora come in altre vite osservo e
annoto——partecipe nudo nel riverbero d’onda attendo—rivivo in un’ultima
immersione tardo estiva——qui dove l’acqua è dura all’impatto trascendo il caldo
velluto marino——minerale abrasione franata dalle rocce—il torrente mi spinge in
basso
ora il cocktail chimico viaggia
nel corpo——ora la coscienza giace con gli avanzi del sole sulla pietra—sul
cemento della vecchia diga squassata dalle acque——dal canale paratie crepate a
immettere un esile flusso vitale——ora è movimento ogni reazione stimolo ogni
sentore
questo nuotare con gli occhi a
filo d’acqua—questo fluire danzando sul dorso con lo sguardo in azzurro——ora
questo è cielo in arborea cornice——questo è nuoto selvaggio tra alberi e
arbusti macilenti—il severo contrappunto delle rocce——uomo-animale-pianta in
memoria e saluto
2
wild swimming di settembre quando
tutti hanno mollato—il silenzio pende dalle ali bianche di un’egretta—risale la
valle nel riverbero di un sole sperso tra i vapori a ridosso dei monti——il più
bel regalo attende nell’acqua verde del torrente——l’ombra distesa sui sassi del
fondo
mormora l’acqua di luce e
calore—una nera banda di rapidi pesci dona mistero al luogo——spruzzi e
bracciate in un abbraccio sfuggente——umani innamorati pronti al tuffo—nel
cristallo infranto l’assidua curva delle increspature——l’attesa di un tempo che
risparmi il sogno
nell’attesa del sogno la libera
scelta del luogo——piccole oasi neglette ai confini naturali del mondo——rametti
divelti di felce a galleggiare nel verde acceso dell’aria sul fondo scuro delle
acque——voci di torrente tra richiamo e lamento—improvvise risate i versi
femminili i canti
i cavèdani predano gli
avannotti—s’impossessano dei luoghi acquei—saccheggiano uova galleggianti nel
viscido——qui dove l’acqua mormora solo resti avanzi bottiglie rotte——umani
innamorati sforniti di contatto——cavèdani e trote per un’eterna competizione
3
wild swimming d’autunno nel blu
sotteso——il verde cristallo e un fruscio tra i massi—svelta immersione poi al
sole sulla pietra rovente—un tuffo una breve nuotata poi di nuovo
calore——contrasti a svecchiare i sensi—organi in turbolenze—secrezioni di un
corpo in vita
spume bianche tra le
pietre—schiume a defluire in lenta dissolvenza——assorbo ritmo e calore assorto
tra le erbe——la luce amplia il proprio potere nello stretto della valle—muore
volentieri per rinascere in un tuffo dal masso più in alto——assorto assorbito
dissolto
luoghi per immergere il corpo—per
nuotare nel viola delle acque risorgive—respiro forte per farmi coraggio——paura
di annegare alle cave di preara—sprofondando nel terreno scavato——sfruttamento
della pietraia——l’acqua che riemerge da ogni crepa——tutto riaffiora si rifà
presente
un’instabile fondo attrae ripide
sponde franose—vinco solitudine e paura sciabordando col respiro tra le tempie
il corpo in abbandono—qualcuno ha nuotato qui prima? ha speso una parola
all’incanto deserto di cava?——qui tutto dipende dallo zaino rosso posato in
bilico sul masso bianco
4
l’acqua fa rumore quando cade
quando scorre—l’acqua incede arranca riempie scava corrode—l’acqua modella
senza fretta deforma cambia travolge—l’acqua scompare tra anfratti e crepe
riemerge più avanti vuole andare—cerca il cielo il mare il volo—l’acqua risale
non vuole finire
oltre il salto la vita——oltre il
frastuono la cascata e un nugolo di insetti—esseri nascosti attraversano rapidi
lo specchio——da una sponda all’altra la ricerca di un alimento——quattro
bracciate nel buio quattro parole in dono al calare del buio——tutto un fluire
di silenzi nel cielo viola
qui finisce il mondo—qui si
carica d’umido il folle parlamento umano——la luce si fa filtro si fa camera il
silenzio——nel fitto dei rami abbandonati l’abbraccio protettivo e tenace——si
ricongiungono lembi ad ogni fendersi dell’acqua——ogni crepa che l’uomo scava e
non dura
lo scrosciare del cielo al
tramonto——immerso fino alle orecchie nella mia pozza profumata di
silenzio——l’aria violetta contro il nero delle alture——una nuvola s’accende
mentre esce una stella——merli rimano l’avventura del giorno——respiro l’immensa
periferia dell’universo
Qui la prima sezione del libro.
Ho l'impressione che Stefano Guglielmin creda molto nella poesia di Roberto Cogo: ha pienamente ragione, penso. Mi sono preso un po' di tempo per leggere sia i testi proposti in BLANC che l'ebook generosamente offerto dall'autore e da REBSTEIN; c'è una forza sia linguistica che concettuale in questa poesia, la chiarezza di un progetto, la determinazione di certe scelte che trovo molto convincenti. Sì, ci sono anche i maestri dietro (penso, per esempio, a quell'esplicito rimando contenuto nell'espressione "blu sotteso"), ma questo rafforza il valore della poesia di Roberto Cogo, il quale mi sembra consapevole del proprio itinerario poetico anche in forza di un convinto "multum invigilare lucernis" e di un diuturno studio intorno alla lingua e al fare poetico. Oserei aggiungere che questo libro potrebbe rappresentare una proposta seria di "poesia civile" perché si va ben oltre i luoghi comuni e gli arroccamenti di quello che in Italia si intende per impegno in poesia.
RispondiEliminaUn caldissimo augurio di successo per questo libro.
molto bella questa poesia di lungo respiro, di energia panica e solare e di...epicità. D'accordo con Guglielmin: difficile trovare poesia simile nella nostra contemporanea (soprattutto italiana).
RispondiEliminalucetta frisa
Al di là dell'amicizia che mi lega a Roberto, questo lavoro mi ha stupito per la sua compiutezza e perchè - davvero - trova una sua forma che si cala e contiene la poesia. Un poemetto di grande forza.
RispondiEliminaFrancesco t.
la poesia è civile quando organizza un mondo a partire dalle persone, dai loro bisogni. La natura è una necessità che solo gli incivili non comprendono. Roberto indica una strada e la pratica con coerenza.
RispondiEliminaun saluto a tutti e grazie per i commenti.
"l’acqua incede arranca riempie scava corrode..." la scrittura di Roberto Cogo in queste poesie è talente aderente al suo oggetto da sembrare veramente scaturita dall'acqua. Immagine naturale di sé
RispondiEliminae andamento fisico della poesia.
Poesia d'acqua e la concretezza fluida che si riceve nel leggere mormorando voce nella voce.
Complimenti a Roberto per aver trovato l'acqua nella parola e avercela donata.
Un saluto a tutti.
Giorgio Bonacini
ciao Giorgio, benvenuto!
RispondiEliminagrazie a tutti! ad antonio per la bella riflessione. non so se sia poesia civile, non mi piacciono le etichette comunque...è poesia scaturita dalla ricerca di solitudine e silenzio tutta interna all'elemento naturale. grazie lucetta: seguo e ammiro la tua poesia. grazie a francesco (bellissimo per sintesi e apertura il suo commento interno al libro), giorgio ("leggere mormorando voce nella voce", sì, proprio così...) e stefano per l'amicizia e la loro presenza. roberto
RispondiEliminaGrazie a Roberto Cogo per il suo commento; non intendevo assolutamente appiccicare un'etichetta e Stefano Guglielmin ha indicato un significato di poesia civile che mi trova perfettamente d'accordo; un libro riuscito come questo s'impone infatti da sé, grazie alla forza linguistica ed argomentativa che contiene e contemporaneamente porta la poesia ad essere anche riflessione sul nostro rapporto con l'ambiente che stiamo devastando, costringe la poesia a confrontarsi con certi problemi che toccano la quotidianità di ognuno di noi.
RispondiEliminaBuon lavoro per il prossimo libro che aspetto con impazienza.
d'accordissimo! osservare, esplorare e conoscere il territorio e l'ambiente è imparare a rispettarlo e a prendersene cura... grazie ancora antonio! roberto
RispondiEliminaGrazie a Roberto per la sua "ossessione", che lo tormenta e allieta poeticamente (e fisicamente...)da anni. Concordo con Stefano che quella di Roberto è una poesia unica nel panorama italiano (almeno quello da me consociuto). Grazie, GTZ
RispondiEliminaCiao Stefano,
RispondiEliminaè sempre un piacere quando presenti un bravo poeta, a maggior ragione quando è un amico comune. Roberto è il poeta che da voce alla molteplicità degli elementi naturali, del viverne la presenza con attenzione, rispetto e gratitudine fraterna e filiale.
Scrivo 'il' poeta e non 'un' poeta perché mi sembra, tra i contemporanei viventi (Andrea Zanzotto ci ha lasciato lo scorso anno) che ho letto, quello che si compromette maggiormente in favore di un ambientalismo totale, che in Roberto si 'legge' anche nel suo modo di essere. La sua non è una voce 'retorica', ma 'persuasa', da leggere con attenzione per poi riflettere sul messaggio che sottende. Spero non sia sgradito se qui ricordo anche che il 29 settembre a Piovene Rocchette si potrà passeggiare sui sentieri del Summano proprio in compagnia di Roberto Cogo e della sua poesia.
Un caro saluto a tutti,
Armando Bertollo
fatto bene a ricordarlo!
RispondiEliminaBellissima poesia ,un vero omaggio a la natura che speriamo non venga daneggiata cosi tanto.Elena A.
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