Pagine

lunedì 21 marzo 2011

Luca Rizzatello


Che Ossidi se piove di Luca Rizzatello (Valentina, 2007), sia un libro da leggere, non fosse altro per la ricerca semantico-combinatoria, per la forza agglutinante dei lessemi che caratterizza i titoli delle sezioni, ce lo dice, con minuzia e straordinaria intelligenza, Silvia Zoico nella prefazione, là dove dice, per esempio, a proposito della parola-valigia "demhooneysm" (titolo della seconda sezione), che contiene «demon su honey su moon», ma anche, aggiunge, si potrebbe considerare de, di demon, prefisso «del complemento di argomento alla latina», ottenendo così 'de moon', ossia [parlo] dell'allunaggio, così come in effetti Rizzatello fa nella medesima sezione, oppure, sempre seguendo l'analisi della Zoico, si veda Take off your sleep, please, "svegliati dal tuo sonno, per favore", che ella suggerisce di leggere «con sleep e please che sono quasi anagrammi (e certo il sonno è very pleasant)"; ma take off, aggiunge, «è anche tecnicismo aeronautico per "decollo"».

Insomma: Luca Rizzatello, classe 1983, bisogna leggerlo, purché bene attrezzati di strumenti retorici. Si veda, per esempio, la mimesi del flusso di coscienza joyceano nella sezione finale del libro, "motheroyster", la cui insegna tiene per mano madre, teriomorfo (e dunque la morte, cui anche moth, falena, riconduce, così come other, l'altro), e poi eroe, re, sorella (con l'anagramma acefalo yster-sister), insegna infernale che ci guida nella musica di una vita da sottosuolo, attraverso la ricerca di un violoncello che sostituisca quello rotto, in una Russia mineraria e clownesca, felliniana per certo realismo magico che sostiene il racconto.

Più in generale, Ossidi se piove, levigando ironicamente e anagrammaticamente gli Ossi montaliani, ci conduce nella cura dell'interiorità quale premessa per incontrare il mondo, ma anche quale rimedio per non patire troppo quando ciò accadrà, avendo di scorta quel "futuro alternativo", quel catalogo che ci appartiene nel profondo in quanto animali immaginativi. Un catalogo in progress – preso dalla storia e interiorizzato dal soggetto sino a diventare, con essa, consustanziale («tu sei / il mayflower in bottiglia che non può / salpare la conchiglia del nautilo / [...] / la scialuppa che riposa paziente») – che scandisce il ritmo della prima sezione, e fa da sipario, o tabernacolo, all'amore inquieto e impossibile di una monaca per un galeotto, che fugge per cercarla, senza riuscirci, un giovedì «non qualunque» (come invece qualunque è il giovedì dell'Ulisse joyceano). Tra la prima sezione ("chiusa per rinnovo organi", con citazione calembur che Zoico individua nella Novum Organum di Bacone e che in Rizzatello, mi verrebbe da sospettare, gioca ironicamente sulla capacità della scienza – e del suo strumento: la logica – di darci vita nova, in contrappunto all'amore) e l'ultima, troviamo "Demhooneysm"; anche qui, come già indicato dalla prefatrice, siamo di fronte ad una valigia piena di doni, dolci e demoniaci, lunare non soltanto nella meta finale, per evidente distruzione dell'ambiente terrestre, ma, direi, anche perché carica dell'immaginazione ariostea, capovolta tuttavia: si deve fuggire la terra perché in essa ci sono le cose che non possiamo dimenticare; il dolore e la morte, anzitutto, «il fante cassaintegrato» e «le lotte in nome di dio». A fare da «cavia» per l'allunaggio è il soggetto narrante (e spaesato) che farà il volo di prova, con tutta l'incertezza e la solitudine che, più tardi, troveremo in Moon, il film opera prima di Duncan Jones. Dice il micromega introverso di Rizzatello: «Nessuno che mi sappia spiegare / l'ingrediente speciale [...] / invece di lasciarmi da solo / con la grammatica degli atomi / che da un attimo all'altro potrebbe / perire». E della medesimo sorte, ne pare convinto la nostra cavia, è la grammatica umana destinata al bla bla, sia per la tiritera televisiva, e sia perché, ancor più drammaticamente, «non esiste la fuga perfetta / dato che non esiste la fuga». Conclusione che riconduce, per mancanza d'altro, il viaggio al suo inizio, a quella vita interiore-onirica da cui non conviene uscire, a meno di non accettare la catena di azioni ordinarie dalle quali, invero, ci si voleva separare, fuggendo sulla luna. La tentazione del ritorno è forte (e ricorda, per certi versi, l'extraterrestre di Eugenio Finardi): la noia della vita lunare, la «pace / niente" porta, infatti, alla «nostalgia nei confronti / degli inamabili eventi quali / la sabbia sulla crema abbronzante». Misera consolazione invero, alla quale, forse, nemmeno Rizzatello crede davvero. All'invito di svegliarsi, verrebbe piuttosto da suggerire l'esatto contrario, don't take off your sleep: il Montecristo calviniano, con la sua mappa perfetta frutto dell'immaginazione, capace di rivelare l'anello che non tiene nella mappa reale della prigione, viene qui tolto alla radice («non esiste la fuga») e così il varco degli Ossi montaliani: rimangono gli Ossidi, l'anidride solforosa di un reale inabitabile, da sopportare solo dormendo, sognando, nella speranza che, a differenza di quanto teme Amleto, l'inferno sia altrove.







Chiusa per rinnovo locali



a.


tu sei
il mayflower in bottiglia che non può
salpare la conchiglia del nautilo
ubriaca del rumore del mare
la scialuppa che riposa paziente
sui flutti la truppa degli alleati
che apparsa per incanto ci sorprende
la comparsa sulla terra dei primi
vertebrati e banditi derivati
vedi don chisciotte lutero robin hood
la rivoluzione copernicana
il respiro degli antenati scimmia
il magma inconscio il pensiero dei robot
il guscio istoriato di testuggine
la pelle lucida di lucertola
che lo sciamano custodisce e batte
il paese che stilla latte e miele
e crescono alberi di frittelle
caramello canditi e cioccolato
la pentola d'oro dove finisce
l'arcobaleno il cuore del fachiro
libero dal timore del veleno
il canto eterno delle sirenette
di marmo degli spaventapasseri
mentre tutti gli uccellacci sciamano
l'uscio che dà sul giardino segreto
le mollichette di pane raffermo
la collezione dei baobab bonsai
il binario fantasma senza treno
né ruggine l'orient express che arriva
in orario nonostante la neve
la benedizione per i trattori
breve ma intensa visto come piove
breve ma intensa che poi non si sa mai.


2


dei trenta pretendenti intrigati dal mistero
si esclusero le donne i maniaci sessuali
i laureati ad harvard i cugini carnali
gli amanti della rete e i vertici del clero

il tutto per capire chi fosse interessato
ad una conoscenza mediata dal postino
sperando ardentemente che il gioco del destino
le riportasse indietro ciò che aveva rubato

ben presto le rimase soltanto un pretendente
pertanto si decise a mandargli una risposta
spiegandogli i criteri per la corrispondenza

nessun invio di foto nemmeno se innocente
nessuno scambio di dati e nessuna proposta
indecente e tutto il resto solo in confidenza.



d.


tu sei
il transatlantico cristallizzato
nei visceri degli abissi l'eclissi
che inghiotte il sole e sputa la carestia
il dirigibile carbonizzato
e intanto soffia il vento la cicuta
prima di cena a spese della casa
l'aspide che aspetta di scivolare
nella scena del delitto il castigo
dietro la lavagna dopo la scuola
il tritolo nel parlamento della
gran bretagna l'intrigo di palazzo
in attesa delle idi di marzo
il bacio sulla guancia passeggiando
nel dopocena lo sbarco nei lidi
di francia col massacro a fin di bene
il branco di iene che sbrana il fianco
della gazzella il cerchio degli avvoltoi
che pregusta un banchetto luculliano
l'insetto saprofago a proprio agio
tra le carcasse il leviatano che ha
le fauci affilate come coltelli
il sarcofago dove tutankhamon
riposa la gabbia di pisa dove
ezra a gran voce è dichiarato pazzo
la camicia di forza per chi non fa
il bravo la croce sulla collina
per togliere di mezzo il criminale
il tribunale dell'inquisizione
dei domenicani il laccio di cuoio
dell'accalappiacani comunale
la navicella spaziale sperduta
nello spazio il naufragio sull'isola
deserta senza nessun lieto fine.




Demhooneysm



THE CONFESSION DURING DECOMPRESSION


quanto si somigliano i lemuri
ed i girasoli dall'istante in cui
la guerra ha tirato il sipario blu
notte sulle quinte frastornate
occulte le fate in tangenziale
occulto il fante cassaintegrato
occulte le lotte in nome di dio
occulti i voli dei bombardieri
quanto si somigliano i femori
degli umani e quelli dei bovini
lo stesso dicasi per i feti degli
umani e di quelli divini
occulte le mete pellegrine
occulte le spine nelle cripte
occulti gli asceti nei sepolcri
occulte le fitte nel costato
i bossoli se ne stanno senza
infamia ad osservare i passanti
che varcano la soglia di casa
solo nelle crisi d'astinenza
per tentare la fotosintesi
e pensare che neanche un anno fa
il mare era zeppo di bagnanti
che non ci si stava e di bambini
imbizzarriti dalla mattina
alla sera e di bagnini presi
da quei riti di corteggiamento
take away in cui sono maestri
ma ora così pallidi sono
la foglia fiacca che non si stacca.




BALLADLAIKA


e per non pensare all'elefante
penso a te che sei così distante
così distratto dal silenzio che
il mio cervello è una cristalleria
non c'è nemmeno il vento a portare
via questo disagio ossigenato
ossessionato come sono io
dal dubbio di non poter morire
la terra è una serra vista da qui
l'inchiostro che serve per scrivere
di te rapprende nelle mie vene
il mondo è moribondo e io sto qui
com'è bianca la pagina al centro
del mio diario di bordo com'è
spietato il suo silente candore
che mi chiede d'essere violato
a suon di sonniferi e ricordi
scordati tra le tazzine della
credenza polverosa di casa
in questa cabina immacolata
non conto gli sbadigli e gli sbagli
in questa lunghissima serata
non conto più di qualsiasi altra
comparsa che se la sbrana il mostro
che la scienza ha partorito senza
amore ma forse è il mio cuore che
parla così lo metto a tacere
la terra è un giardino che è fiorito
con un trend di degrado costante
l'elefante l'elefante l'ele




Motheroyster



II. [CALL(GIRL)GRAMMAR]


grigorij uno e bino incarna in un sol botto offerta e domanda cioè fa quello che gli pare e piace grigorij è il datore di lavoro perché le signorine in età da marito e quelle già belle che maritate le mette tutte in riga alla catena di montaggio a montare le pietre dure sui supporti in oro diciotto carati stando a quanto dichiara il certificato in pergamena con tanto di bruciature agli angoli che ha pure il sigillo rosso in ceralacca che vorrebbe alludere ad un grigorij in vestaglia di raso ma non per questo meno virile che nottetempo stringe il pugno e sigilla il tutto con l'anello pezzo unico in grado di garantire urbi et orbi la qualità indiscutibile dei suoi manufatti che al contrario non sono mai pezzi unici dal momento che la sua politica aziendale è quella del dare il lusso come si danno le perle ai porci sin dagli esordi nel seminterrato con le finestrelle che ci si specchiano i cani di piccola taglia quando non c'è la neve invece quando c'è la neve gli spazzini la ammassano contro i palazzi perciò ognuna delle quattro operaie solleva la porticina della lampada ad olio e impreca in libertà ma pur sempre nei limiti di quanto l'ignoranza abissale di cui è portatrice può concedere poi un bel

giorno suo nipote Vladimir va a golconda per convertirsi all'induismo e in una lettera gli parla di un tale che propone a tutti i compatrioti l'affare del secolo che con un pizzico di fortuna e di sale in zucca può far diventare ricco sfondato chiunque e grigorij che è un'affarista nato investe suo nipote Vladimir del ruolo di mediatore e così entra in società niente più acquamarina di murzinka da incastonare ma solo diamanti di golconda diamanti al posto dell'acquamarina allo stesso prezzo dell'acquamarina per ascendere dal seminterrato all'attico e niente più quelle quattro scimmie spelacchiate senza i denti davanti ma solo ballerine mancate alla prima fila per un soffio belle come un'icona bella tutte in riga alla catena di montaggio ordinate secondo principi cangianti giorno per giorno secondo l'estro del titolare che ieri era l'età anagrafica oggi è la brillantezza dei denti e domani sarà il senso dell'umorismo grigorij è il cliente perché le sue soirée le passa nel bordello retto dalla signorina zoe che come foscolo ha avuto padre medico e madre greca perciò chi meglio di lei può far tesoro del suo corredo genetico per sintetizzare professionalmente


Luca Rizzatello è nato a Rovigo nel 1983. Nel 2005 fonda con l’artista visivo Nicola Cavallaro il Laboratorio Prufrock spa, dedicato alla produzione di videoinstallazioni per reading poetici. Nel 2007 pubblica il libro Ossidi se piove, per le edizioni ValentinaPoesia. Dal 2004 è giurato del Premio Letterario ‘Anna Osti’ (Costa di Rovigo). Nel 2008 cura la raccolta antologica Grilli per l’attesa – Una riscrittura di Pinocchio, per le edizioni ValentinaPoesia. Dal 2009 si occupa della rassegna Precipitati e composti, per la promozione del rapporto tra composizione poetica e composizione musicale.

16 commenti:

  1. Mamma-Ostrica.

    bisognerebbe leggere tutta la sezione e tutta l'intera raccolta, cosa che procurerò di fare a breve perché è davvero molto interessante. Spero si riesca a trovarla facilmente

    Luigi B.

    RispondiElimina
  2. il libro ha qualche anno, ma magari l'autore potrebbe spedirtelo.

    sentiamo lui.

    RispondiElimina
  3. Quando ho letto Ossidi se piove ne sono rimasto decisamente colpito. Da un lato è una scrittura molto diversa da quella che solitamente sento familiare, ma dall'altro è facile percepire un lavoro di ricerca decisamente "pieno" sulla parola, sulla costruzione, in modo da arrivare per vie trasversali, quasi dal retro, ad un significato che via via si dispiega e che mi sembra tu legga chiaramente nel tuo commento. Se poi pensiamo all'età di Luca è facile intuire che potrà avere grandi sviluppi in futuro, e sapendolo curioso e poco incline al compromesso mi aspetto ricerche ancora più coraggiose e definite, senza essere fini a se stesse.
    Inoltre mi fa piacere ricordare la tenacia di Luca nella promozione nella poesia (la tenacia e ancora di più la coerenza, direi).

    Francesco t.

    RispondiElimina
  4. concordo, caro Francesco. L'unico punto sul quale, però, (e in generale) potremmo riflettere, è l'età. A 28 anni si è già formati da un pezzo (e non solo perché Leopardi stava scrivendo i "grandi idilli")

    buona giornata!

    RispondiElimina
  5. gugl_rizzatello24/3/11 07:48

    Intanto che Luca risponderà direttamente ai vostri preziosi commenti, allego la mail che mi ha spedito, appena uscito il post:

    "Ciao Stefano,
    ho letto con attenzione le tue note a "Ossidi se piove", e ti devo ringraziare
    profondamente.
    Si tratta di un libro che è uscito tutto insieme, senza aver testato prima della sua pubblicazione le singole sezioni in riviste o concorsi. Dico questo
    perché ho apprezzato il fatto che tu abbia colto la sua visione d’insieme, a mio parere necessaria, o che perlomeno ho percepito come necessaria in sede di scrittura.
    Il tema della costruzione dei titoli è per me cruciale, sia essa
    freudianamente nevrotica o lewiscarrollianamente valigiaca. O entrambe le cose probabilmente.
    Alcuni elementi che hai rilevato nel tuo scritto erano passati totalmente inosservati. Mi riferisco, tra le altre cose, alla componente ariostea (mediata
    da De Sanctis) o a Montecristo (mediato appunto da Calvino).
    La definizione di ‘Russia mineraria e clownesca’ mi è rimasta nel cuore.
    Moon è il mio film preferito dello scorso anno.
    Perciò ti ringrazio per questa dimostrazione di attenzione, di una sensibilità a cui non sono abituato".

    per chi volesse contattarlo, ecco la sua mail luca.rizzatello@libero.it

    RispondiElimina
  6. Chiedo scusa per l'intrusione, ma ci tenevo a gringraziarti per aver dedicato un po' del tuo tempo a leggere e commentare una mia poesia, ne sono onorata. Grazie ancora. Con stima. Stefania

    RispondiElimina
  7. Luca Rizzatello24/3/11 18:32

    Formalmente il libro si trova in alcuni siti che vendono libri on-line (non so se si possa fare pubblicità). Attendo di conoscere dal mio editore la formula di spedizione più efficace. Spero che la dimostrazione di fiducia di Luigi potrà essere ripagata. Per quanto riguarda il post di Francesco non posso che ringraziarlo per le parole gentili, direi meglio balsamiche.
    Un caro saluto,

    Luca

    RispondiElimina
  8. Caro Stefano, io penso che quello dell'età sia un dato piuttosto personale, e il mio non è un parlare di "giovani" o "vecchi" poeti, ma di consapevolezza piena dei propri mezzi espressivi. Dunque non voglio generalizzare, nè parlare del caso di Luca nello specifico, ma io penso che:
    - è vero che le influenze maggiori probabilmente a 28 anni si sono già ricevute, e che il percorso è già delineato nelle grandi linee, ma...
    - non sono così sicuro che tutti coloro che scrivono abbiano già raggiunto la piena maturità espressiva. Qualcuno di certo sì, ma (secondo me) molti non proprio.
    Però è ovvio che si tratta di una mia opinione, legata soprattutto a ciò che vivo e vedo attorno a me.
    Il tutto, sia chiaro, senza generalizzare.

    Francesco

    RispondiElimina
  9. sì, l'età è relativa. non volevo mettermi contro di te, che stimo moltissimo, come sai.

    RispondiElimina
  10. Perchè contro? No, no, figurati. E la stima è reciproca.
    E' come chiacchierare davanti a un bicchiere di vino (ma manca il vino virtuale!), se ne parla semplicemente. E il libro di Luca, anche se sono uscito dal tema, è un ottimo pretesto: ripeto che si tratta di un lavoro che offre una miriade di spunti, e ha una densità di scrittura notevolissima. Io lo ho letto molte volte con attenzione, cercando di "smontare il giocattolo", ma ci sono riuscito poco, pochissimo.
    Così io, che a Luca devo molto, colgo al volo l'occasione per ringraziarlo anche qui, cosa che nell'altro commento non ho fatto.

    Francesco

    RispondiElimina
  11. Luca Rizzatello25/3/11 00:54

    Io credo che si crei un cortocircuito nel momento in cui si confonde la giovinezza di un autore (intesa nel senso del suo percorso di ricerca, a prescindere dall’età anagrafica) con l’essere o meno idoneo a partecipare alla sezione ‘under’ del premio letterario. Lo dico da giurato di un premio letterario che contemplava una sezione ‘under 30’, alla quale in origine davo il valore di uno strumento di promozione specifico, ma che col passare del tempo mi sembra assomigli sempre più ad una categoria sanremese, o a una specialità pugilistica. Credo che un ‘giovane’ abbia tutto da dimostrare, e che questo debba essere uno dei suoi punti di forza. Andando nello specifico, l’autore diciottenne che partecipa ad un premio letterario con dei testi costruiti ad hoc per quello che sarà un sicuro successo in ambito locale sancisce una morte stilistica prima ancora che di stile si possa parlare. Come dire, è il rigore morale che dovrebbe determinare quello stilistico. Però qui si entra nel tema del ruolo svolto dai modelli, e di cosa sia un modello, e la questione si fa ambigua.

    RispondiElimina
  12. in effetti, le parole in rete occorre sempre arricchirle della polpa di chi le pronuncia. E voi tutti, come direbbe woody allen, siete fantastici :-)

    sui giovani e i meni giovani, in poesia, io la penso così, in sintesi: non esistono. c'è il poeta e il non poeta e chi arriva ad essere quasi poeta e chi è talmente bravo da diventare un modello, un poeta modello. Indipendentemente dall'età (ma non dalle epoche, che certo influenzano i parametri di giudizio).

    RispondiElimina
  13. Io ritengo che ci sia il poeta maturo e quello immaturo e ciò in base al numero di letture fatte, a quanto di queste si riesce a ricordare, dunque a quanto si riesce a rielaborare inserendo il tutto in un contenitore formale che è poi lo stile - in continua evoluzione.
    Non tutti i poeti leggono tanto e non tutti leggono allo stesso modo. Molto dipende dalla predisposizione personale e da una serie infinita di ulteriori fattori indeterminabili, tra cui c'è anche la "possibilità di". Come dico sempre: Leopardi è stato un genio oltre che un gran poeta; però, cazzo, mi sarei sorpreso molto di più se non lo fosse diventato visto che passò una vita intera a leggere e rileggere l'intera biblioteca paterna e oltre. In questo senso e visto che si parla di età giovani, un incontro fortuito o un professore possono fare una enorme differenza - e questo penso che Gugl lo sappia molto bene.

    Un abbraccio a tutti
    Luigi B.

    RispondiElimina
  14. certo la lettura è fondamentale, così come avere buoni maestri. però poi, se non c'è il passaggio dal sapere al saper-fare e da quest'ultimo al saper-fare-originale, la poesia non viene.

    RispondiElimina
  15. Ovviamente, Stefano! e mi spiace se non si è capito dal mio commento. Non volevo certo dire che non c'è merito! Quello che volevo dire è che la maturità di una voce poetica non dipende dall'età anagrafica, ma dalla capacità di scovare nuove possibilità. Questo però può accadere solo dopo averne conosciute di anteriori. In questo caso specifico per esempio, l'originalità del poeta viene, sì, da un saper-fare, preceduto però sempre da un profondo e corposo sapere (almeno così mi pare) - costruito per i più disparati motivi: predisposizione, un buon maestro, il contesto, l'incontro fortuito con una persona o con un libro (che poi è lo stesso). Senza sapere è difficile che si giunga a un buon livello di saper-fare - come se un fisico volesse innovare la fisica quantica senza conoscere ciò che c'è stato prima. Insomma: io di 28enni che hanno letto Joyce (probabilmente più di una volta) e hanno cercato di rielaborarlo, di introiettarlo nutrendosene ne conosco davvero pochi. E io sono un 28enne con molti amici 28enni.

    Luigi B.

    RispondiElimina
  16. sì, sono d'accordo. avevo sottolineato l'aspetto creativo. Di solito, i grandi studiosi di letteratura scrivono poesie mediocri. Ciò non significa che la scrittura critica non sia creativa. tuttavia opera su tasti differenti.

    in effetti, a 28 anni io avevo ben letto Joyce. troppo forse, fino a imitarlo. Hai presente l'angoscia dell'influenza (la teoria di Bloom)?

    RispondiElimina