Per combattere l'ideologia con cui infarciscono le loro lezioni alcuni docenti della scuola pubblica italiana, contraddicendo i sacri insegnamenti della famiglia tradizionale davanti al desco, consiglio di togliere dal programma del quinto anno quanto segue. Farei sparire dagli zaini anzitutto la drammaturgia di Ibsen, specialmente Casa di bambola, dove Nora Helmer abbandona il tetto coniugale soltanto perché il marito la voleva "lodoletta", e Gli spettri, dramma che rivela la precarietà del legami familiari e nel quale la moglie ha il torto di nascondere al figlio le nefandezze del marito. Toglierei anche i romanzi di D'Annunzio, dove la famiglia fondata sulla religione, il lavoro e il senso del dovere è una chimera (degli altri); già che ci siamo, lascerei perdere anche le tre quattro poesie canoniche studiate in classe con sentimento: troppo piacere in giro, troppa sensualità e spossatezza. Naturalmente, per salvarci dall'ideologia disfattista, bisogna tagliare tutta l'opera di Pirandello, dove i legami sono finzioni necessarie a sopportare l'inautenticità del vivere, e l'opera di Svevo, i cui personaggi amano per debolezza o presunzione, e comunque sono dei perdenti, cosa che certo non giova all'umore della robusta gioventù italiana. E che dire di Kafka, in cui nessuno ama nessuno e la famiglia schiaccia, in tutti i sensi, figli non graditi e improduttivi. E l'Ulisse di Joyce? Non c'è coppia meno affiatata di Leopold e Molly Bloom. E nemmeno il pederasta che Mann muove in Morte a Venezia pare un esempio edificante per i nostri ragazzi. Ancora: le poesie di Ungaretti che si riescono a studiare a scuola sono state scritte durante la prima guerra, quarto atto del Risorgimento italiano, guerra che non agevola i ricongiungimenti coniugali anche perché i fidanzati e i mariti muoiono al fronte senza saperne le ragioni. Il rischio è che ci si interroghi troppo sul senso di tale carneficina e che ci si senta in debito con quelle donne che sono entrate in fabbrica per sostenere il fronte interno: tutte comuniste, senz'altro! E Montale? Meglio toglierlo in tronco, sia per i suoi intrallazzi con americane e volpi, e sia per la sua visione del mondo, da uomo che non sa nulla e non spende una parola per salvare la famiglia fascista. Ecco sì, di quella si dovrebbe parlare bene invece, visto che è l'unica a tener botta in tanta maceria. Bella la famiglia fascista, con lei che allatta, fa i lavori di casa e soddisfa le voglie del marito, e lui che lavora e prega per la grandezza della patria. Bella la patria che alleva i figli della lupa per poi sacrificarli sul tavolo della pace. Peccato che Hitler abbia perso, altrimenti oggi avremmo avuto un sacco di famiglie felici, e una scuola dove le cose da dire sarebbe state molto chiare, molto confortanti. Anche la letteratura sarebbe stata una meraviglia, non invece come quella che studiano i nostri studenti, piena di amori malati, di sfasciafamiglie, una letteratura, sia detto chiaramente, rancorosa e ideologica verso la società per bene.
Qualcuno potrebbe chiedere: ma allora, che cosa dovrebbero leggere i ragazzi per la maturità? Io direi che tutto il sentimentalismo risorgimentale andrà benissimo; poi qualche romanzo di Liala e così, finalmente, i nostri futuri ometti avranno il tempo per studiare la letteratura contemporanea, come si dovrebbe fare in uno Stato moderno. Per esempio, consiglio di approfondire le autobiografie dei grandi opinionisti televisivi, e poi le poesie di Bondi, che non possono mancare in una programma di studi serio. Per i romanzi si guardi le classifiche: la cultura, per quel che serve, deve essere popolare, non elitaria (e dunque faziosa). Eh che cazzo!
Sei un insegnante che inculca valori diversi da quelli che la famiglia vorrebbe per i propri figli. Anzi, le vere parole erano: "...che inculca valori diversi da quelli che la famiglia VORREBBE INCULCARE ai propri figli" (controllare il video). "inculcare valori": al di là del rispetto, dell'opportunità, della decenza, dovremmo riflettere su questa frase. Tutto il resto, come il tuo testo, viene da sè, purtroppo.
RispondiEliminafrancesco t.
"in-cul" già mi spaventa :-)
RispondiEliminae pensare che prima del concetto di Nazione l'Italia si è costituita sulla cultura e su una vasta tradizione che comprende la ricchezza di tutto il bacino del Mediterraneo, l'influenza quindi di culture medio-orientali. Penso ai templari e ai costruttori di cattedrali gotiche nel XII sec.,alla nascita delle prime università, allora ricco crogiolo d'intensi scambi culturali plurilinguistici.Povera Italia, alle prese ora con l'ignoranza-arroganza di un mediocre buffone.
RispondiEliminaGrazie per il post.
Saluti
Stefania R
Direi un pessimo buffone e ancor più beceri e ipocriti sono coloro che applaudono le sue farneticazioni sulla scuola pubblica. Una democrazia che mantiene, anche nel senso venale della parola, una simile persona a capo del governo è una democrizia interiormente malata. E non vale niente dire che la maggioranza lo ha votato:essere eletti è il primo gradino, tutti gli altri devono essere fatti nel rispetto della nostra democrazia costituzionle,cosa che non avviene.
RispondiEliminaNon bisogna quindi aver paura di dire che una simile "democrazia" va spenta.
Scusate se c'è un po' di rabbia, ma sono certo che qui su blanc verra compresa.
Ciao Stefano. Ciao Stefania.
Un caro saluto a tutti.
Giorgio Bonacini
Comprendo la tua rabbia, è anche la mia, in questa fase polico-sociale l'Italia sta comunicando la parte più infima, mediocre,qualunquista,anti-democratica,conservatrice..Per fortuna vive e vivrà sempre la sua anima autentica che è illuminista-riformista-innovatrice-intellettuale etc.
RispondiEliminaContraccambio il saluto, ciao Giorgio!
Stefania R.
l'anima che dici, cara Stefania, appartiene e a pochi e ciò dapprincipio. L'italia è fatta, ora facciamo gli italiani è ancora work in progress, anzi in regression, visto l'andazzo.
RispondiEliminaFate bene ad arrabbiarvi; è inevitabile, direi. bisogna continuare ad esserlo, per difenderci dalla mediocrità.