Pagine

domenica 30 gennaio 2011

Erika Reginato su Santos Lopez

                                                         Lopez alla libreria Equilibri (2009)


Sotto il cielo delle città Italiane


Un poeta venezuelano cammina nella città di Milano fino a via Farneti, Santos López (Venezuela 1955), entra in una piccola libreria dove lo aspettano un gruppo di persone che sono state convocate per la presentazione del libro bilingue I Cercatori d'Acqua (collezione I Poeti, e. Jaca Book, 2008). Poeta, saggista, scrittore e direttore della Casa della Poesia di Caracas che ha organizzata la Settimana Internazionale della Poesia dove hanno partecipato diversi poeti internazionali; tra quelli italiani troviamo  Milo De Angelis, Giuseppe Conte, Davide Rondoni, Roberto Mussapi e Alessandro Ceni.
La parola di Santos López ha l'aria del respiro e il messaggio dei ricordi. Misura perché ogni respiro deve dire qualcosa che solo è possibile ascoltare con i sensi aperti e con la pazienza che ci fa aspettare il suono profondo. Parola è corpo scrivono la stessa lettera e per scrivere abbiamo bisogno di sentire, vedere, ascoltare e conoscere quella voce che piano entra nel nostro corpo. Il silenzio è il respiro, la vita è questo: L'attimo dove tutto va al di là...
Questo è il mistero della poesia di Santos López: l'attimo inquietante che cerca nella terra la rinnovazione.

Ha pubblicato in spagnolo: Otras Costumbres, Universidad Central de Venezuela, 1980. Alguna luz. Alguna ausencia, 1981. Màs doliendo ya, 1984. Soy el animal que creo, 1987. El libro de la tribu, 1993. Los buscadores de agua, 2000. Soy el animal que creo, (raccolte di poesia), 2004. Sue poesie sono state tradotte in inglese, tedesco, francese, cinese, coreano e romeno.


Titolo originale: Los buscadores de agua (Caracas, 2000)

Traduzione dallo spagnolo di
Teresa Maresca e Roberto Mussapi



I CERCATORI D’ACQUA (2008)



Insegnamento del silenzio


Continua addormentata mia madre su una stuoia bianca
Quando decido di lasciarla e andare ad alzare mondo.
Non credo si svegli adesso che devo dirle
Con nostalgia senza rimedio: «Addio, madre».

Resta sdraiata, la fronte adorna di spini e nardi.
Non credo che apra gli occhi, si svegli, beva acqua.
Non ha bisogno di niente, mia e povera, mia madre
è molto vecchia.
Gli anziani vivono secchi, prossimi alla pazienza.

«Me ne vado, madre», le dico quando sono sulla porta.
Non muta ne apre gli occhi nel suo cielo nero.
La notte rimuove la trama del suo viso, ossa e cenere.
«Madre, ascoltami», e cammino verso l’interno.

Allora decido di tacere, mordere la mia stessa carne
E ingoiare la vera polvere di un cammino profondo.




Mia nonna mi insegna la terra



Il Nord non è mai stato nello stesso luogo.
Il Sud non è più il Sud.
L’Ovest era qui.
E l’Est ora è l’Occidente.

Figlio, i luoghi si rinnovano.




La scrittura è il corpo



Mi scrivo nella terra, perché lì tutto
si restaura.
I venti si curvano come un'orazione,
Gli alberi sono un grappolo d'ossa che maturano
la loro luce nel mistero.
I fiumi e i mari non scorrono e celebrano la loro gloria
nel sangue.
Se ami come se soffri senti scintille di una folgore.

Dico e scrivo con terra.
E' la scrittura del mio corpo che non cessa.
Né pagina bianca né separazione.
Scrivo nella terra con me stesso, protratto.
Chi guida il mio dito in questo compito
Forse mi lega il tratto di un' altra mano invisibile?

La parola interrata rinasce sempre in cielo, respira.




I Cercatori d'acqua



I cercatori d' acqua hanno il loro giorno.
Albeggiano nel vetro di un deserto, vicini
a una palma, assetati nel cuore.
Sono certi che moriranno contemplando-
I liquidi insegnano.
E nelle fonti, i cercatori vedono l' occhio di grandi
fasti, attraversano paradisi, e il sole, tra le nuvole,
brama questi tremori.
Che cosa bevono le anime?

I cercatori d'acqua hanno il loro giorno.
Salgono le salite della grande città portando il loro carico
nervoso.
Un'anfora rotola per il pendio.
L'ombra dei palazzi spunta lenta tra il verde
scuro dei jabillos.

Cercano l'acqua sulla montagna – è una prodezza?-
e portano fino a noi una realtà uguale
e diversa da quella del mondo.
Questi portatori attraversano un fiume immersi alla cintura,
vanno all'altra riva, un viaggio di un solo giorno.
(Immaginate l' Orinoco sereno che attraversano a nuoto
di mattina per tornare con una lamina dolce
in città)
Raccontano nel presente, che spesso
è un modo di galleggiare tante volte, così il passato
fa scorrere le sue onde verso di noi.
Tutti i cercatori parlano bagnati, col tatto pulito,
spogliati della tensione arida e minacciosa del sale.

I cercatori d'acqua hanno il loro giorno.
Come negli acquedotti di Roma, lustrano la pietra,
le sue curve e i suoi orli calcarei, braccia di apprendisti
che si spiegano l'universo, le leggi, il tempo.
Il passato scorre qui, nel battere col palmo l'acqua chiara.
Vogliamo dividere quello che c'è da guardare:
Visi, voci alla deriva, paradisi nell'orbe.


Questo è da lontano l'istante della vita, acqua luminosa.
Tutto è come veniamo, spirito anteriore che governa
affinché andiamo alla sua pelle.




Respirazione



Voglio respirare per imparare come quelli
che hanno un cuore a destra,
Chiudendo gli occhi per non vedere sempre lo stesso.

Distendermi, morire all'istante, senza giorni,
senza alloggi, senza sensi,
Come chi ama l'aria mangiata della donna.

Voglio respirare per apprendere una parola scura,
bianca, dolce, nera, persa,
Che conservi il suo silenzio illuminato nella pira.

Conservare il sospiro della prima fiamma, il verbo
percorso una volta e l'altra,
E l'anima più intensa dell'urna della mia anima.



Erika Reginato Muñoz (Caracas, 1977). Poeta, saggista e traduttrice si è laureata in lettere presso la Universidad Central del Venezuela. Ha pubblicato il libro di poesia "Dia de San José", II giorno di San Giuseppe (Eclepsidra, Venezuela 1999), il saggio "Cuatro estaciones para Ungaretti", Quattro stagioni per Ungaretti (Eclepsidra, Venezuela 2004). Ha tradotto in spagnolo le poesie dei poeti Milo De Angelis (Monte Avila Editores, Venezuela 2007), Davide Rondoni e diversi poeti italiani contemporanei. Ha partecipato varie volte a recitals nazionali e internazionali.

10 commenti:

  1. Un invito a sciogliere il parlamento per indegnità dei parlamentari.
    Questo dovrebbe fare il Capo dello Stato!
    Non si era mai vista una simile accozzaglia di dis-onorevoli nelle aule parlamentari. Gente che si vende per la rata di un mutuo o per la libertà di agopuntura.
    Schiere di deputati e senatori che svolgono a tempo pieno altre attività professionali, a cominciare dagli avvocati dell’innominabile.
    Incitamenti all’evasione fiscale, cricche di vario genere, leggi ad personam, difese ad oltranza di condannati o di destinatari di mandati di cattura ecc. ecc..
    Ministri parlamentari, quello della Giustizia in primis, che invece di tutelare e difendere l’operato della magistratura l’attaccano e la denigrano quotidianamente.
    Intere componenti politiche del parlamento e del governo che sputano sulla bandiera e sull’unità nazionale.
    Continue e ripetute offese ad istituzioni come la Corte Costituzionale.
    “Il Presidente della Repubbica è il Capo dello Stato e rappresenta l’unità nazionale”(art.87) e può, a sua discrezione, sciogliere le camere. Anche, ritengo, per gravi e motivate ragioni.
    Cosa deve succedere ancora perché si consideri la maggior parte dei parlamentari incompatibile ed indegna del titolo di onorevole?
    Io penso che l’indegnità della maggior parte dei parlamentari a ricoprire i ruoli cui sono stati chiamati, possa essere un validissimo motivo per lo scioglimento delle camere.
    Napolitano sciolga le camere per l’“assenza”, nei parlamentari, dei requisiti previsti dall’art.54!

    vi prego di fare circolare questo appello. grazie

    RispondiElimina
  2. per quanto tutto questo sia condivisibile, non credo sia Blanc il luogo in cui pubblicarlo (se non dopo averlo chiesto).

    inoltre, là dove è scritto "io penso", mi pare manchi il nome di chi compie tale atto. altrimenti dovremmo dire: c'è chi pensa e io mi adeguo.

    RispondiElimina
  3. enrico dignani31/1/11 13:26

    Pare si chieda l'attenzione dei poeti in quanto inclusi in qualche modo e non a torto, nelle scienze umanistiche,è comunque già molto e meritorio venire a conoscenza di personaggi colti che rendono fertile il pensiero utile per poi determinarsi.Questo sito ne è un esempio.

    RispondiElimina
  4. E' sempre un gran bel momento di lettura questo spirito iberoamericano che crea poesia
    allargandola fino a toccare tutti i sensi della terra. L'assoluto e l'ampiezza credo siano trattati in maniera unica dai poeti di questo straordinario mondo.
    Complimenti dunque per una poesia regale o fiera, mi viene spontaneo dire, grazie soprattutto al suo grado speciale di semplicità.
    Complimenti, Stefano, per averla proposta.

    Cristina Annino.

    RispondiElimina
  5. sono d'accordo con te, Cristina: Assoluto e Natura sono sempre raccontati in modo speciale dagli autori sudamericani.

    RispondiElimina
  6. Espectacular, Santos López, Roberto y Erika Unidos. EN una mis ma reseña.

    Espectaculares poetas.

    Un beso desde Venezuela.

    Gabriela

    RispondiElimina
  7. besos a te, Gabriela

    RispondiElimina
  8. margherita ealla6/2/11 11:20

    il respiro che vibra
    "Voglio respirare per apprendere una parola scura, / bianca, dolce, nera, persa, /Che conservi il suo silenzio illuminato nella pira."
    la scrittura del corpo
    rabdomantica fra terra acqua aria e fuoco
    cosicché "i cercatori d'acqua" sono anche i poeti che utilizzano i propri versi per sentire (e poi avvertire e fare trovare) dove la vita scorre, in quali cave, volte...ecc..

    Queste poesie, in particolare l'ultima qui presentata, mi porta ai paesaggi di un libro che mi è piaciuto molto "grande sertao" di G.Rosa.

    ciao

    RispondiElimina
  9. vola sempre alto, sentiti libero e nudo...non avere bergogna della tua posizione ne anche del tuo corpo...quello che ci unisce nella poesia di Santos Lopez e l'unitá tra mistero e parola, aria e verbo...

    RispondiElimina