Nel frattempo, al bivio
Come l'ala sfrutta il peso, chiedi un gesto
che porti in tavola o a dormire. Viene il mese giusto
intanto, con la sua muta affacciata ai frutti
in strada, che fanno aprile, nozze e ogni altro
a capo, per un soffio vivo e languido insieme
come se notte e cagna o giorno e angelo
sgorgassero qui, al bivio
con la platea da fare e la scrofa
che tiene il mondo in moto, che dispera
ai quattro angoli della lingua. E non c'è altro
infatti: autobomba, ladro, lavoro, amante
scarico dell'iva, tutto, dalla bocca
scuote le tende e nasce.
(Stefano Guglielmin, inedito)
domani vado in ferie per una settimana. Vi lascio questo inedito. Un commento è gradito.
RispondiEliminail commento va
RispondiEliminaai quattro angoli della lingua.
saluti
g.
ne farò parola, allora.
RispondiEliminaMi sembra un inno alla vita, alla nascita dalla nascita in eterno. Bella la struttura, compatta, e i rimandi fonici sparsi per tutto il testo. Un tocco di surrealismo in chiusa, non guasta.
RispondiEliminaBuone ferie!
Fiorella
C'è un movimento d'ala iniziale che sembrerebbe preludere ad una direzione o almeno la chiede,
RispondiEliminauna direzione reale che ancori o almeno indichi,
una possibilità di intimo (nozze o altro, nel soffio vivo e languido) per esempio, il mese giusto che viene, cmq il cambiamento nel frattempo/intanto-
Già perché “in tanto”, intorno il mondo gira da quel soffio vivo,
(l'ala stessa è un bivio per il vento e ne sfrutta lo slancio), ma anche da quella gravità di peso
e mette insieme nello stesso scorrere di fiume, in una “bella d'erbe famiglia e d'animali”
notte e cagna o giorno e angelo
e se il cambiamento e/o il cominciamento (a capo) è di natura, cioè connaturato, allora può esserlo anche di situazione (esistenziale, intima, sociale...).
Se non che, il bivio non è ancora direzione, ma una (libera?) scelta verso, o anche uno stallo, o, ancora, potrebbe essere un punto poi, un po' più in là, di non ritorno
inoltre le scelte eventuali non è detto siano equivalenti, e non piuttosto obbligate, anzi,
viene proprio da chiedersi quale direzione, se la scrofa (nel senso qui, per me, di natura onnivora che non butta via niente e che figlia anche) che tiene il mondo in moto, dispera,
non dice che ci sia, non risponde,muta, pur mutando, a quel gesto chiesto,
dunque in stallo ai quattro angoli della lingua come ai quattro cantoni della terra,
(e d'altra parte c'è la scrofa altra che governa, l'economia del capitale che fa conto..)
non c'è altro / infatti
se non accadimenti, fatti, i più diversi (dall'autobomba, allo scarico dell'iva)
tutti concentrati al bivio, come se lo sgorgare appunto delle antitesi iniziali e fondanti di notte-giorno, cagna-angelo, di fatto implodesse in un gorgo
del dire-non dire, che evade il chiedere iniziale e tuttavia lo dà ancora possibile,
ancora è tutto, dici, della bocca
in quel bellissimo movimento di tende, che è certo uno scostarsi-fremere di corde vocali, ma è anche un aprire i propri schermi individuali, per guardare anche fuori, fuori dalla porta di quella tavola-letto-casa, quello che c'è e nasce, o può nascere, quello che quindi può e forse deve ancora essere detto.
L'ho fatta lunga, d'accordo :), invece di un colpo d'ala, avrei dovuto darlo di coda
limitandomi al fatto che trovo ottima, ma non solo in questa, la tua capacità di mescolare il senso delicato ancorché chiuso di un tutto privato aprendolo poi all'esterno, come se, anzi, la solo possibilità, o forse “giustificazione”, o necessità per il privato di venire ad altri sia appunto questa.
Finisco dicendo del gesto chiesto, beh, sai ho pensato, anche per via dell'ala, a quello bellissimo, come movimento di ritorno dall'esterno, di : “gli alza le dita dal mondo /se le posa sul petto” della poesia della tua raccolta “c'è bufera dentro la madre” (i cui temi, simboli e ritmi qui riprendi...)
(oh, hai detto che un commento era gradito....:D)
Buone Ferie, ciao!
“Nel frattempo.”.. il tempo sembra fermarsi. E' forse una stasi temporale , il fermarsi tra ciò che è passato e ciò che ancora deve accadere . Il Presente , l' esser-ci , è sempre IL BIVIO , è una possibilità aperta verso il futuro e verso il passato (poiché anche il “ ricordo” pesa: un peso pende ad un gancio...; a pensarci bene il bivio è sempre un trivio , infatti la storia di ciascuno è indissolubilmente legata a quella di tutti e per sempre graverà sulla scelta futura, ben lo seppe il povero Don Abbondio ) . Il tempo vola sempre nella stessa direzione e ritornare fisicamente non è possibile ; anche se lo fosse , la banderuola gira sempre uguale e gli eventi si rincorrono immodificati ed immodificabili ( sulla reale impossibilità di modificare l' evento accaduto, vedi John D . Barrow, I numeri dell' universo , cap. il principio antropico , pag 167 ). E' nel linguaggio che il Bivio contempla il non- senso , appare come Sfinge e Stregatto , incarna il vuoto elemento paradossale che oscilla tra il pensiero e la realtà , o meglio tra serie della parola e serie della vita , tra nome e verbo, come direbbe Deleuze. Eppure , anche il vuoto contiene una energia intrinseca : è proporzionale alla costante arbitraria di Einstein e sembra allontanare irreversibilmente le galassie in un moto uniformemente accellerato : è forse la solitudine cosmica il destino delle cose? Vi è sempre , nella dicotomia della scelta, una possibilità intrinseca ( aut – aut : riecheggia qui la dialettica degli opposti ) che regna nell' istante dell' ATTESA: è la domanda esistenziale del gabbiano : Che fare? Seguire il consiglio della propria natura ( nella voce dei molti) oppure ascoltare la voce del sogno , il miraggio del Sè, il sussurro di una aspirazione che contempla nel precipizio ( Jonathan Livingston?) il rischio della caduta e nella salita (Icaro) quello della vampa. Come l' ala sfrutta il peso : l' Essenza contro la Natura? La scelta appare sempre come bivio , e non vi è direzione giusta o sbagliata , vi è solo DIREZIONE. Ciò che si chiede non è solo parola, è qualcosa di più , è un GESTO : il gesto avvicina, il gesto accompagna , crea comunicazione, crea comunità. Dirigersi , nel ripetersi dei giorni ,verso la solitudine del sonno oppure verso il desco comunitario ; dirigersi , nel cammino della propria esistenza, verso il vivere o verso il morire; dirigersi, nella ricerca della verità , all' interno di sé (introversione) o verso l' esterno (estroversione).
RispondiEliminaZ.S. prima parte
Ecco , giunge il mese in cui Natura rinasce; è muta di crisalide, metamorfosi davanti alla platea di frutti maturi, nuove nozze e nuovo inizio (ogni altro/ a capo, anche nel verso, poichè è anche metaforicamente della rinascita della lingua che stiamo parlando); il bivio è un vertice e un vortice, è contemporaneamente gorgo-aspirante o bocca- sorgente ove gli opposti del reale (notte o giorno, cagna o angelo) in cui le cose si danno solo per opposizione, nel bene e nel male, si incontrano in un Soffio, alito di respiro che dona la Parola . Solo nel punto dell' incontro ogni soffio vitale è al limite della propria esistenza in quanto soffio , sussiste vivo e languido , esangue ma non ancora compiuto : esso ci eredita la sua parola. Il soffio è quindi la pupa che scompare , la parola è la farfalla che risorge . Tuttavia il cammino non è ancora concluso: questa parola per attuarsi necessita anche della fisicità della lingua di carne , lingua che dovrebbe poter riunire le cose dai quattro cantoni ...per mettere a fuoco l ' esatta dimensione del vuoto ( ancora il vuoto, l' elemento paradossale) ; per attuarsi nella lingua, la parola deve fare i conti con i residui di questo Mondo insieme disperatamente vuoto e schiavo di impellenti brame. E' un mondo-scrofa, quadrato, in cui ai vertici stanno lavoro ( etica) ,ladro (amoralità) , amore (passione), autobomba (ribellione); solo attraverso il GESTO che porge e riceve ( atto circolare quindi) e che sa riconoscere il prossimo come un fratello , è possibile sovvertire il mondo; questo solo è il gesto che svela e scuote le tende , che rigetta polvere e ciarpame per restituirci finalmente quello che autenticamente ci appartiene (scarico dell' IVA) .
RispondiEliminaBuone ferie a tutti !
A presto
S.Z.
due commenti da pubblicare, vedremo se ci riesco, in qualche modo.
RispondiEliminagrazie mille!
grazie anche a Fiorella.
Non so se sono intimorita più dalla splendida poesia o dagli altri commenti, comunque mi butto e ti dico che apprezzo enormemente questa tua, che sento impregnata di un neo-decadentismo lirico che non perde la speranza, nè la dolcezza.
RispondiEliminaComplimenti.
Stefania
grazie (ma "intimorita" forse non è la parola giusta, vero?)
RispondiEliminaAnche io sono colpito e intimorito...
RispondiEliminaft
allora vuol dire che la poesia fa male?
RispondiEliminaCaro Stefano,
RispondiEliminala tue poesia è veramente bella e certamente non "fa male", ma la liricità che sale dal marasma interiore (c'è bufera anche qui) in cui la parola si costruisce con forza, forma e sostanza dura e perfetta, inquieta(e forse più, ma è un bene che sia così)la mente di chi legge una voce che "dispera/ai quattro angoli della lingua", ma non muore.Si contorce, annoda i sensi e ad ogni "bivio" ne sgroviglia il suono e il corpo, con un gesto di scrittura più vitale che mai.
Un caro saluto.
Giorgio Bonacini
sì, l'inquietudine, con l'eco "bufera", c'è. E se fa male, dici, è un bene: effetto catartico?
RispondiEliminaSì, io credo che la vera poesia possa anche fare male, o, come scrive Giorgio, generare inquietudine.
RispondiEliminaSe penso alla Bufera certo non è rasserenante... e deve essere così, vale perchè è così.
ft
ciao stef, grazie del dono che ci fai. rispondo (spero in modo appropriato...) donandoti/vi una delle quartine di 'supplementi di viaggio' che ti erano piaciute a gorizia e leggerò al rifugio sabato prossimo.
RispondiElimina₪
sono giorni questi di alternanza disse — le nubi/ raccontano l’acqua ai cieli mentre percorrono le distanze —/ sospesi in un vuoto vertiginoso su territori di luce e buio/ dipinti e ridipinti senza sosta senza clamore
rob
è perfetta per il rifugio e per ogni altro luogo mortale.
RispondiEliminagrazie!