Pagine

giovedì 18 febbraio 2010

La scatola che ci plasma e ci svuota



Specchio delle brame da tardo impero, piccolo Eliogabalo arbasiniano, che attraversa l'età trista contemporanea, schizzando fuori dalle orbite i propri figli irriconoscenti, pagati bene solo se imbraghettati nel signor sì di regime, la tv italiana, mai come ora, mostra tutto il suo sugo da porcile a condire un bilateralismo catodico, dove la virtù infiamma nelle scoregge seriali - dai pacchettari raiuno ai caini analfabeti, dai tgquattro naziona-populisti ai baccanali linguastici camuffati da talk show - ed il vizio s'incarna nella debolezza troppo umana (Morgan che s'infatua per il miraggio olfattivo, mortificando le vibrisse; Marrazzo che cerca la rima fra le gambe, a Vigna Clara) o nello sberleffo sopraffino, come quando, a La prova del cuoco, Beppe Bigazzi, (ex amministratore delegato della Lanerossi) insegna a cucinare il gatto, strappando l'anima e l'ostia a tutti i buoni della penisola, vicentini compresi. Il problema sta nel fatto che la schizofrenia veste il medico o, se si preferisce, il prete, anziché il paziente: l'acqua santa s'è incarnata nei diecimila quiz che fanno cultura e liberano dal male del pensiero; la medicina lega le sinapsi alla pepsi, alle bollicine che euforizzano il sangue, mortificando il resto, che è un mondo pieno di possibili soluzioni, di vie da praticare, laddove invece la retta via s'intorta nel panem et circenses, le cui due ciliegine perbene (qui sta l'impiccio schizofrenico) si chiamano sacra famiglia e vita forever. Ora però che il pane scarseggia, pare che il circo abbondi solo nella bocca degli applausi, s'imblobbi per i canali pubblici e privati quale unico rimedio al nulla che sta sotto.

Diciamolo meglio: nulla, qui, non è da intendere quale principio d'ogni cosa che è, fecondo nucleo creativo cui prescindere è delitto, bensì vale quale miserrimo niente che infesta i cerebelli del potere, garantendo loro – mutatis mutande – zecchini nelle tasche e veline sulla pelle. E' un niente sospetto, dunque, un falso vuoto, che maschera invero i fili dei capocomici. Non sto gridando al complotto, tuttavia; questo infatti è azione che parte da chi non ha potere, ma lo brama. Intendo invece, papale papale, che stanno cercando di ricacciarci dentro la caverna platonica, "con le gambe e il collo in catene (massmediatiche), sì da dovere star fermi e guardare solo dinanzi" a noi, in quella scatola che ci plasma e ci svuota. Quello che vediamo, tuttavia, non è la nostra ombra, la sagoma scura d'un corpo sano che potrebbe superare montagne; quello che vediamo ora è – nelle intenzioni dei capocomici – il mondo delle idee, la forma cui dovremmo pensare allorché prefiguriamo il bene e il bello. Tornare a distinguere le ombre dal vero è necessario. Dirlo ovunque, pure. Anche in questo antro, così periferico da non interessare i guardiani, per il momento...

14 commenti:

  1. Mi domando se lo specchio siamo noi....
    Ciao...
    Raimondo Loriga.
    Poeta,scrittore

    RispondiElimina
  2. ''.....La vera verita'
    e' soltanto questa
    un giorno
    che anticipa la festa
    e in seguito poi dire
    abbiamo riposato.''
    (tratto dalla Silloge un Giovane Mercante Senza Nome,1998).

    RispondiElimina
  3. ciao Raimondo, benvenuto.

    lo specchio siamo noi, vero. sentirci innocenti non è mai un buon punto di partenza.

    De Andrè: "per quanto vi crediate assolti siete pur sempre coinvolti"

    RispondiElimina
  4. La capacità di mentire in modo strumentale, allargato e convincente, sin dentro ogni casa, portando a sottofondo delle nostre cene l’immagine - meglio se cruda - della morte, rendendoci così complici guardoni del terrore, senza possibilità di replica. Questa è la televisione. E forse internet, di cui non è ancora stata elaborata la pedagogia nera e opera a uno stato semi-seòvaggio, nel bene e nel male, nel male diffonde qualsiasi cosa, nel bene apre feritoie come questa, Stefano, dove il fatto nuovo è, nell’immediata pubblicità, l’opportunità di replica, di dialogo. Questo non credo sia stato calcolato, è un fatto epocale e potrebbe essere che il drago novecentesco e antennuto che infesta l’angolo di cucine e salotti abbia trovato nel suo figlioccio un Giorgio, non certo santo ma assai pericoloso se a guidargli la mano ci sono persone come te, come noi. Non tutto di questa nuova terra mediatica è già colonizzato, alla prima decade del millennio comincia ad apparire qualcosa, un bagliore intermittente, possiamo dire con speranza e paradosso, un sedimento nascente di umanesimo tecnologico?
    Paolo

    RispondiElimina
  5. spero tu abbia ragione, Paolo.

    dici dell'immagine della morte. Vero. E vero che l'immagine della morte nasconde il morire, la sua terribile tenerezza.

    anche la rete, spesso, finge che la morte sia altrove.

    RispondiElimina
  6. margherita ealla20/2/10 15:36

    un "antro"
    e dentro l'occhio rosso, (pensiero) unico, uniformante e annichilente, televisivo di Polifemo o del potere, di quel niente che,
    come dici tu ottimamente in questo passo che è un vero e prorprio fulcro, non è il nulla generante

    "nulla, qui, non è da intendere quale principio d'ogni cosa che è, fecondo nucleo creativo cui prescindere è delitto, bensì vale quale miserrimo niente che infesta i cerebelli del potere,"

    allora dire: "Dirlo ovunque, pure.",
    per cercare almeno, se non proprio a circoscrivere "il vero" (ed ad usarlo come ariete palo, il che mi sembra un po' più arduo)
    almeno a
    "Tornare a distinguere le ombre"
    via! dentro il buio, oltre la siepe.

    ciao
    buona domenica!

    RispondiElimina
  7. ciao Margherita. siamo in tanti a sapere che le ombre sono ombre. a volte bisogna lasciare la poesia da parte di dire ciò che si vede.

    buona domenica anche a te.

    RispondiElimina
  8. scusate, non tediatemi con questi alambicchi mentali, lasciatemi godere in pace la Finale Di Sanremo, ché anche lì, dopo anni di dittatura della critica, finalmente si afferma con pacatezza il buon senso democratico del televoto, di fronte al quale nessun massimo o minimo sistema di qualche benpensante intellektuale potrà mai celebrare il trionfo delle sue meschinità

    RispondiElimina
  9. scusate, non tediatemi con questi alambicchi mentali, lasciatemi godere in pace la Finale Di Sanremo, ché anche lì, dopo anni di dittatura della critica, finalmente si afferma con pacatezza il buon senso democratico del televoto, di fronte al quale nessun massimo o minimo sistema di qualche benpensante intellektuale potrà mai celebrare il trionfo delle sue meschinità

    RispondiElimina
  10. 'apparte' il doppio invio, di cui non mi capacito, la firma anonima di cui sopra è non casualmente sfuggita

    è che avevo già in mano un pestello da lanciare contro lo schermo del televisore qua a fianco, sintonizzato sul Festival dei Festival, poi come sempre ho riflettuto che quel bellissimo simbolo deflagratorio che avrei potuto realizzare nel mio appartamento facendo esplodere lo schermo (ho ancora un vecchio convesso) con un minimo quantitativo di energia cinetica impressa al pestello (scusate se mi auto-cito, auto-celebro, nelle mie "biblioluzioni" uscite un anno fa su LiberInVersi ce n'è una, l'unica in endecasillabi sciolti della mia carriera, che rievoca l'icasticità pseudo-catartica di tale gesto), insomma, avrebbe sintetizzato troppo auto-iconicamente la dinamica auto-lesionista delle pulsioni primarie che la "comunicazione audiovisiva" smuove - dove il superamento della schermaticità nell'inevitabile scambio fra apparizione e presenza innesca al contrario quell'arco di atti sociali che va dagli isterismi sottopalco ai lanci delle statuette del Dom de Milan

    RispondiElimina
  11. ... e allora mi sono messo a scrivere, per calmarmi, e aiutare la riflessione

    in effetti c'è un passo di questo tuo post, Stefano, che tradisce uno di quei tipici corto-circuiti psichici che favoriscono la tanto deprecata opacizzazione dello "specchio sporco della televisione" (tanto per ricordare un vecchio libro del buon Bettetini); ecco il passo: "Anche in questo antro, così periferico da non interessare i guardiani, per il momento..." (acc. proprio in chiusa!)

    Perché dovremmo temere che qualche guardiano ci possa beccare?

    Perché dobbiamo rinforzare ogni giorno il potere dei guardiani col semplice temerli?

    Perché dovremmo temere che se anche qualcuno entrasse nelle eclaves internettiane spaccando tutto quanto e menando a destra e a sinistra, queste non potrebbero più, una volta scomparse, ricrearsi sotto altre forme e in altri luoghi?

    O forse è che i guardiani (scusa ma non sono mai stato un buon platonico) sanno che il modo migliore per sedare-sopire è comprare?

    Perché internet starebbe diventando l'UNICO spazio di libertà?
    (dove per libertà si intende, nell'inconscio collettivo, il sentimento che accompagna la genesi e la sussistenza di provvisorie micro-comunità anarchiche dove si rifletta l'atavico ordine sociale ed etico dei piccoli clan in cui si organizzava la vita dei primi homini sapientes della notte dei tempi)

    (c'è un gran libro, che da tempo desidero acquistare e approfondire, prima o poi spero di farcela, che è "La vera scienza" di John Ziman, uscito già dieci anni fa; leggo in una recensione "La formazione spontanea di comunità internazionali di esperti indipendenti produce quella che viene chiamata conoscenza "scientifica" - ossia sistematica, teorica, verificata sperimentalmente, quantitativa. Ziman mostra che queste caratteristiche della conoscenza scientifica non possono essere separate dalle capacità cognitive e dalle relazioni sociali tipiche dei suoi produttori. La nuova cultura della ricerca "post-accademica", contraddistinta dal lavoro di gruppo mediato dalla diffusione di Internet, sta pesantemente intervenendo a modificare l'immagine pubblica della scienza.)
    (Ora, io non sarei drastico, come Ziman, nell'attribuire ad internet questa funzione in via esclusiva

    penso per esempio agli hyppies, cui Ziman stesso era "fraterno", ovunque sparpagliassero le loro family convocavano i loro rainbow party lontano dagli occhi dell'autorità prima ancora di supportarli internettianamente - anche qui in Italia, raduni con migliaia di persone -

    ssshhhh, non facciamolo sapere troppo in giro, però...



    (fine della terza e ultima parte)

    RispondiElimina
  12. caro Mario, fai bene a dire che i guardiani aumentano di forza ogni volta che li nominiamo. non facciamolo più e concentriamoci sull'analisi.

    il testo qui pubblicato è stato scritto prima che cominciasse sanremo. e dunque non dice nulla su quanto successo.

    all'anonimo non ho niente da dire. lo lascio nella sua bella democrazia a gustarsi la bella musica italiana fra amici intelligenti.

    RispondiElimina
  13. acc... non mi sono espresso bene, lo sapevo! quell'intervento di "anonimo" era una mia finzione letteraria (infatti ho scritto terza e ultima parte di un commento solo apparentemente in due)
    e non so perché il computer me l'ha inviato doppio, ma anche ciò potrebbe rientrare a puntino nel
    personaggio di cui per un momento mi sono travestito

    ciao, ciao...

    RispondiElimina
  14. ah,davvero? ma allora gli amici belli e intelligenti siamo noi! :-)

    RispondiElimina