Nella prefazione a Argomenti di Alessandro Broggi, scritta in occasione dell'uscita dell'antologia Leggere variazioni di rotta. 20 poeti dal blog LiberInVersi (Le Voci della Luna, 2008), scrivevo che essi erano il «tentativo d'interfacciare il mass-mediatico con la reificazione contemporanea, che ha mutato tanto l'homo selvaticus, quanto l'individuo laico e inviolabile di stampo lockeiano, in un divuduum parcellizzato in stringhe sintagmatiche ad una dimensione». Stilisticamente, aggiungevo, essi erano supportati dalla teoria combinatoria e dalla «serialità (sulla scorta, mi pare, del serialismo modale proprio all'ambito pentagrammatico) quali strutture laboratoriali in grado di cogliere le particelle subatomiche della lingua d'uso, quei microscopici frammenti di un discorso vuoto lasciati liberi dallo strutturalismo barthesiano». Di conseguenza, concludevo, «la destabilizzazione broggiana è insita nel protocollo stesso, come accade in particolare nell'arte concettuale e in quei metadiscorsi volti a confutare, con il gesto tautologico, l'improbabile coincidenza fra verità e realtà». Le poesie più recenti, pur con evidenti spostamenti, confermano tale assunto, che Broggi, in un commento pubblicato su Nazione Indiana l'8 dicembre 2009, così articola: «Semplificando molto: credo in una scrittura “antiletteraria” – come tensione verso una lingua e verso modelli, format, generi e cornici, non invalsi -, una scrittura non plusvaloriale, che non si pensa come soluzione ma come “sintomo”. Che non recita ma si mette a nudo. Più in generale, come già detto altrove, ritengo che dipingere “paesaggi bucolici” non rappresenti più la nostra realtà, che illustrare situazioni d’evasione, della fantasia o della memoria, significhi oggi assumere una posizione nostalgica e politicamente marginale. A un certo punto della mia formazione ho privilegiato un’attenzione ai fatti della scrittura e del mondo, più di tipo analitico linguistico che letterario in senso stretto. Propendendo per uno stile semplice, assertivo, denotativo e non connotativo, essenziale, sgombro, di grado zero se necessario: ero e sono più interessato a una poesia e una prosa del concetto e della consapevolezza che alla liricità e all’espressione: senza cioè accensioni o verticalità metaforiche, e finanche in posizione dialettica rispetto alla visione classica (Jakobson, Sklovsky ecc.) della letteratura come qualcosa di formalmente diverso e linguisticamente contrastivo rispetto alla media lingua d’uso. [...] Nelle prose di Nuovo paesaggio italiano (Arcipelago, 2009) e nell’Antologia Prosa in prosa (Le Lettere, 2009), e in modo diverso nel lavoro con le quartine, a cui sto attendendo da alcuni anni, gli strumenti sono quelli dell’interpolazione di materiali e paratesti dei media – da internet, da pubblicità, giornali e dal mondo della comunicazione in generale. Che sono (purtroppo?) l’acqua in cui ci troviamo a nuotare. Un po’ come per Dante erano il volgare fiorentino e l’universo teologico medievale. La prospettiva, dal punto di vista degli strumenti come della gestione del senso, non è cioè per me quella della “creazione del nuovo”, bensì la pratica di strategie come la postproduzione di dispositivi testuali vigenti, il riuso critico, il riepilogo, l’ostensione; ancora, il metalavoro e la riduzione a materiali delle strategie dei mondi comunicativi e testuali possibili, come delle cornici e dei contenitori dei cosiddetti “generi”: la prosa, la poesia, il saggio critico… e delle componenti retoriche atomiche dei generi: l’asserzione, la descrizione, il commento, il dialogo, la presentazione, la rappresentazione, la scansione, il verso (ove ne faccio uso, come mera misura, contenitore feticcio)… e delle componenti testuali minime: la frase, la coerenza, la consistenza, eccetera eccetera. Si è trattato, in alcuni casi, di scendere sullo stesso piano della normale comunicazione odierna formata sui modelli sociali dei media, sugli immaginari vincenti e sugli stereotipi discorsivi ed emotivi di una quotidianità sempre più annegata nei luoghi comuni dell’infotainment e del consumo – imperanti ad esempio su Internet e nella più comune fruizione empatica televisiva -, se necessario riusandone i “materiali”, le situazioni comunicative e le strategie, per smascherarne dall’interno la superficialità e la vuotezza, l’inautenticità e l’ideologia». Mi sembra una piattaforma metodologica ben organizzata e convincente. Da parte mia credo tuttavia occorra prendere la parola recidendo la continuità comunicativa quotidiana, non assecondandola come fa Alessandro. Si tratta, voglio dire, di metterla in opera proprio attraversandola con altro ritmo, altra voce, per fecondarne i nodi inespressi, le pieghe, così che l'autentico e l'inautentico siano esperibili nel medesimo grembo, che è appunto la parola poetica o la voce filosofica, quando si pensa finita.
Argomenti
un buon concorso di cause
nelle intenzioni e se anche fosse
è solo una semplice opinione
che allo stato non sussiste
-
date certe condizioni
non ti sai esprimere molto bene
oppure adesso in tutto e per tutto
è soltanto un’impressione
-
certo a volte ci si riesce
naturalmente picchi emotivi
si spiegano alcune implicazioni
si ricorre ad argomenti
-
grazie no non basta
è una questione di sorta
per ora o come si dice
in condizioni normali
-
il tempo degli avvenimenti
è ancora del tutto provvisorio
secondo un gusto più aggiornato
a reggersi sulle conseguenze
-
facciamo poche eccezioni
il seguito non è interessante
si riduce a faccenda privata
magari c’entra il cinismo
-
se non altro un repertorio
e lo scopo sarebbe raggiunto
i fatti sono quelli che sono
soprattutto alla distanza
-
va bene come niente fosse
ogni inezia rimane in testa
in modo altrettanto credibile
degna di nota in generale
-
come quando si chiede
ozio in misura crescente
qualche cliché conosciuto
un plagio della norma
da nuovo paesaggio italiano
I.
Sergio è uno di noi. Ama la gente, passa con garbo da un discorso all'altro aspettando la notte. Ama divertirsi e divertire. Sergio ama la vita.
II.
Mi tradisce da almeno tre anni. Lo ha fatto più volte e non con una donna sola. Ma quando è con me mi fa sentire indispensabile: dice che sono l'unico vero amore della sua vita, lo faccio sempre più fatica a sopportare, a volte lo disprezzo, ma lo perdono sempre perché l'idea di perderlo mi manda in pezzi.
III
Cosa faccio?
I.
Anna è una donna con un uomo, con degli amici che parlano di lei. Che la invitano a cena, che la stimano.
II.
Vivo una relazione felice, ricca e sana: proprio per questo, dopo aver avuto rapporti molto deludenti, posso affermare che ci sono anche uomini che ci fanno del bene. Certo, fatica è tanta, ma esperienze come questa ti aprono gli occhi.
I.
"Ne è valsa veramente la pena. Mi hai emozionata, mi hai fatto passare due ore meravigliose e di questo ti voglio ringraziare".
II.
È così dolce con me, ha un atteggiamento quasi paterno. Non puoi che divertirti con lui. Tutto diventa creativo, divertente, rilassato. Ti guarda, ti osserva e di colpo si accende una lampadina. Con lui ho avuto un'esperienza intensa e importante.
I.
Non ho mai avuto una vita sociale particolarmente intensa, ho pochi amici, gli stessi che frequento da quando avevo cinque anni; il resto del tempo, quando non lavoro lo passo in famiglia.
II.
Evidentemente l'ozio non mi tenta. Se sto lavorando a qualcosa in particolare, cerco di darmi al cento per cento. Certo devo fare dei sacrifici, ma alla fine ogni cosa trova il suo luogo e il suo tempo.
III.
A trentadue anni ho il bagaglio di una donna matura. Ho già accumulato un numero ragguardevole di carriere, un paio di matrimoni e un reddito consistente. Le esperienze che ho vissuto sono la conferma che nulla è regalato.
I.
Lo vedo diverso: è diventato improvvisamente adulto negli ultimi sei mesi. Lavora con passione. È un uomo
sicuro di sé, uno che affronta tutto con calma, senza perdere il controllo. È grande.
II.
Mi sono innamorata di lui e continuerò ad amarlo. Se lo perdessi perderei tutte le mie certezze nella vita.
I.
Sì, sono sola. Non riesco a dormire. È un'ora che sono stesa a letto. Ho solo bisogno di qualcuno con cui parlare. Mi sto ubriacando di vodka, così posso sperare di dormire un po'.
II.
Chi se ne importa. All'inferno gli uomini. Tutti gli uomini, veramente.
I.
Vivo in città e mi rendo conto che, in questa stagione, la mia pelle è provata: si disidrata e il suo colorito diventa opaco. In alcuni casi, se sono stata fuori tutto il giorno, alla sera la sento pizzicare, e al tatto è più ruvida.
Il
problema si ripresenta anche quando vado a sciare nel fine settimana: dopo qualche ora sulle piste la pelle tira, il viso è rosso e irritato.
III.
Succede anche a voi, vero?
I.
Ci tengo enormemente ad allattare, è una cosa che faccio per lui. Avevo deciso di darglielo per due mesi e basta, ora credo che andrò avanti finché posso: l'impegno di nutrire un essere umano la cui vita dipende da te è grandioso.
II.
Il fatto è che la pressione intorno si sente, ogni donna con cui parli ti da la sua opinione su come allattarlo, se prenderlo in braccio o lasciarlo urlare nella culla.
III.
Se ti viene da piangere, mi ha detto un'amica, dillo al tuo ginecologo, non ti vergognare e non ti preoccupare: sono gli ormoni.
Alessandro Broggi (Varese, 1973). Raccolte di poesia: Apprendistato (Eos, 2000), Inezie (LietoColle, 2002; pref. G. Neri), nuovo paesaggio italiano (arcipelago, 2009); lavori in prosa: Quaderni aperti (pubblicato nel Nono quaderno di poesia italiana contemporanea di Marcos y Marcos, a cura di F. Buffoni, con prefazione di U. Fiori, 2007; e, parzialmente, in forma di e-book per Biagio Cepollaro E-Dizioni, 2005). Antologie: Verso i bit. Poesia e computer (LietoColle, 2005), Il presente della poesia italiana (LietoColle, 2006), L’esperienza-divenire delle arti (Fondazione Baruchello, 2006). Curatele: Il segreto delle fragole (LietoColle, 2003, con C. Dentali e nota di M. Cucchi). Testi o recensioni in riviste, blog e siti web: su «Almanacco del ramo d’oro», «Atelier», «Bloc notes», «Hebenon», «Il segnale», «La clessidra», «La mosca di Milano», «Nuova Antologia», «Poesia», «Re:viste», «Sud», «Testuale», «The black economy» (r. cartacee); «Absolute poetry», «Bina», «Dissidenze», «Ex04», «Liberinversi», «Microcritica», «Nabanassar», «Nazione indiana», «Poesia da fare», «Per una critica futura» (r. telematiche, blog e siti web). Dal 2004 è direttore (con S. Salvi e I. Testa) della testata culturale on-line «L’Ulisse», dal 2006 è tra i curatori del blog di scrittura internazionale di ricerca «GAMMM» e dal 2007 è collaboratore del «Journal of Italian Translation» (Brooklyn College).
queste non-testimonianze testimoniano, sono quasi tutte voci femminili, e c'è - io vi leggo - una tenerezza e una spietatezza insieme, ci sono luoghi comuni come ripetizioni obbligate, passaggi. chi scrive c'è eccòme, seppur sia presenza non presente. Per me, ora che ci penso, pochi secondi dopo aver letto, è davvero interessante. ciao, giampaolo
RispondiEliminada nuovo paesaggio italiano è un paesaggio un po' "inquietante" dell'Italia femminile o sbaglio?
RispondiEliminami ha fatto sorridere questa lettura.
Anila Resuli
caro giampaolo, io credo che la soggettività finita non possa non esserci. è sempre da un luogo emotivamente situato che guardiamo.
RispondiEliminaciao Anila, lo so che queste poesie non sono nelle tue corde, ma non le ho messe apposta :-)
poeta di spessore, il Broggi. "Nuovo paesaggio italiano" è un viaggio puro e crudo nel luogo comune del parlato (e vissuto) dell'Italia contemporanea. La straordinarietà che ognuno crede di vivere o possedere è -infine- una banalità quasi mediocre ma difettoso è il linguaggio di chi Broggi riporta la voce: incapace, piatto, monotono, illuso...
RispondiEliminaQui altre osservazioni che mi permetto di segnalare (sperando di nopn risultare invadente):
http://www.alleo.it/content/alessandro-broggi-nuovo-paesaggio-italiano
E' un libro davvero molto bello che segnalo essere usciot per soli 3 euro 3 per la collana Chapbook di Arcipelago edizioni.
Lo si trova anche in IBS....
(qui: http://www.ibs.it/code/9788876953903/broggi-alessandro/nuovo-paesaggio-italiano.html )
Fabiano Alborghetti
Guglielmo, intendevo proprio questo: è sì interessante poi che la scrittura si faccia quasi "foglio di vetro", o muro, parete che comunque tocca e quasi si presta ai colpi dei luoghi comuni al vivere, ancor più che allo scrivere stesso - ma si sa, talvolta la poesia è come un traduttore "involontario", ma il "mezzo" è pur sempre lo sguardo, e questo sta al soggetto. scusa o scusatemi se c'è "intreccio", è proprio un pensiero di getto, e non torno a indietro a rileggerlo proprio per immediatezza richiesta (a me stesso, adesso)
RispondiElimina*a parte una a di troppo - ho riletto...buona domenica. g.
RispondiEliminapardon, guglielmo...stava per guglielmin, insomma: sapessi cancellare tutti 'sti interventi lo farei, scusatemi!
RispondiEliminagrazie Fabiano per aver segnalato sia il tuo testo e sia la collana. bisogna dire che costa poco anche perché è fatta con poco.
RispondiEliminaciao giampaolo, non preoccuparti per le cancellature. l'importante è quello che hai detto.
Stefano, ed io che pensavo l'avessi fatto apposta per farmi un regalo per il nuovo anno :-p
RispondiEliminaSul piacere o meno dei versi....Che ci devo fare, sono troppo uguale a me stessa :D
Anila
è giusto che ogni persona viva la poesia come il cuore o la testa comandano. e poi, come già abbiamo detto a proposito dei testi di Cangiano, non sempre la bellezza guida lo stile dell'autore. pensa che meravigliosi mostri sono le damoiselles d'Avignon!
RispondiEliminane approfitto per parti gli auguri!
ritrovo Alessandro Broggi dopo anni e che meraviglia trovare i suoi testi coerenti, caparbiamente coerenti con il suo inizio di scrittura e il suo pensiero.appeso alla sua ricerca, ad un unico complesso sguardo. anche questa volta non riesco a non pensare a Benn, alla sua forza e alla sua lucidità, a quella sottile e profonda ricerca disincantata della lingua che rende spietata la luce sulle cose.
RispondiEliminaun caro saluto ad Alessandro!
daniela cabrini
Grazie Stefano :-) Tanti auguri anche a te! ^^
RispondiEliminaAnila
Grazie di cuore a Stefano per questo post, e a tutti i commnentanti per i loro interventi.
RispondiEliminaUn saluto (particoalre a Daniela Cabrini).
Alessandro
piccole osservazioni sui testi perché sono molto affascinata dalla tua presentazione Stefano, ma anche mi risulta un po' alta e tecnica per me e dunque devo ripiegare :).
RispondiEliminain "argomenti" osservo un utilizzo, anzi direi quasi esclusivamente l'utilizzo, di lemmi dalla connotazione astratta, cioè che non indicano cose o animali o persone (cavolo come sono terra terra :)).
Questo forse fa parte di quel "gesto tautologico" "come accade in particolare nell'arte concettuale e in quei metadiscorsi volti a confutare,".
Infatti l'astrazione dei lemmi porta ad un metadiscorso, e nel renderlo astratto lo spersonalizza e allo stesso tempo lo spalma in modo universale (dandogli una connotazione esistenziale).
Il gruppo invece di traversine sul "nuovo paesaggio italiano", apparentemente sembra fondarsi su soggetti e oggetti concreti, ma l'io, il tu, la vodka, la pelle, il latte ecc,, (per dirne alcuni) rimangono come spersonalizzati, appesi, quasi simulacri(o così li avverto: permeati di una inconsistenza ontologica che non li fonda).
Per es. prendo "Anna" che mi sembra emblematica, Anna non è per sé, è un qualcuno contornato da un uomo, da "degli amici che parlano di lei Che la invitano a cena, che la stimano", cioè Anna non viene determinata, rimane indistinta, subisce le azioni, ma non le fa.
La questione non cambia per "Sergio", anch'egli contornato: "è uno di noi". Sergio ama, ma l'amore non è un'azione, è un moto si sa (poi certo produce azioni, ma qui rimangono dissolte, indistinte:
"con garbo da un discorso all'altro aspettando"
(che questo è il passaggio emblematico per me)-
Ciao
e auguri ultimi, portati dalla Epifania.
mi e per me è decisamente eccessivo
RispondiEliminasorry sugli errori, arriciao
mi fa piacere che i testi di Alessandro siano oggetto di analisi. la sua serietà e competenza lo richiedono. ringrazio tutti per gli interventi.
RispondiEliminain èarticolare, il soggetto "contornato" di Margherita, il vuoto che è, con tutto il suo enigma e dolore, lo trovo assolutamente pertinente.