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domenica 3 maggio 2009

William Wall tradotto da William Stabile


Dopo questa intervista a William Wall, uscita su Blanc nel gennaio 2008, William Stabile mi invia queste due poesie del poeta irlandese, già edite in blog amici. Ve le giro così come sono.


They put
(pubblicata su Farablog di Alessandro Ramberti)


they put a camera up my ass

they put a camera down my throat

(not the same camera)

(or not the same day)


they made pictures of my brain

in onion skin

my spinal column

(intact I’m glad to say)

dear doctor

what else is there

I think

I eat

(I think I eat)

(I eat I think)

what goes in comes out

more or less on cue

I overheat at times

that’s the way the world goes

although I have never been exactly straight

I am approximately upright

& things that happen in my head

have their correlative elsewhere

we are all part of the great digestive tract

that is the world

& we all become much the same substance

& shadow

& when push comes to shove

you can know too much

since there never was a Jesus Christ

(as per the label)

(or at least not one that was a god)

there is no such thing as the perfect life

no let there be light

no logos to speak about

no way outlet’s call it evens

give me the strength to be
a broken man of the broken world



***

Mi ficcano una telecamera su per il culo

mi mettono una telecamera giù nella gola

(non la stessa telecamera)

(o no lo stesso giorno)

hanno fatto foto del mio cervello

a pelle di cipolla

la mia spina dorsale

(ancora intatta, devo dire)

caro dottore

che altro c’è

Penso

Io mangio
(
PensoIomangio)

(IomangioIopenso)

ciò che butto giù esce da sotto

più o meno al momento giusto

mi surriscaldo a volte

questo è il modo in cui va il mondo

sebbene non sia mai stato... esattamente dritto

sto più o meno in piedi

e le cose che mi girano in testa

hanno corrispondenze da qualche altra parte

facciamo tutti parte del grande tubo digerente

questo è il mondo

e diventiamo tutti più o meno la stessa sostanza

ed ombra

e quando il momento arriva

tu ne sai un po' troppo

dato che non c’è mai stato un Gesù Cristo

(come da etichetta)

(o almeno uno che fosse un dio)

non esiste sta cosa della vita perfetta

nemmeno lascia che sia luce

né Logos su cui parlare

né una via d’uscita

dai, siamo pari

dammi la forza di essere
un uomo spezzato di questo mondo distrutto




We imagine the police
(in Rizomatic, blog di poesia edito da Luca Paci)



.........In the dark times, will there also be singing?
.........Yes, there will be singing
........About the dark times.

........Bertolt Brecht, Motto to the ‘Svendborg Poems’

we imagine the police
cameras catching other people
doing things that irritate us
in their cars
this is the police state
of mind
as we shop in the late evening
in the supermarket
that never closes
not even for God
& we try to remember what we want
& we try to buy only what we need
& desire keeps getting in the way
we genuflect
before other people’s shopping
in aisles sacred
to the memory of home
cooking & detergent
& the kind of things your mother baked
& as we are occasionally electrocuted
by the metal
we begin to believe
that bread belongs to today
that there are different qualities of white
that there are no preservatives
that the meat
is prime
& the supermarket cares for us
& that every little helps
it is chip & pin
in the late evening
under the watchful eyes
we imagine
people using our cards
to buy things we would never buy
in places we have never been
on a day or days
without our express
permission
this is the police state
of mind
as we drive home in the night
with a car full of things
we scarcely believe are real
our past haunted by
kitchen paper rolls
cans of asparagus tips
stick & click LED lights
mosquito candles in case
we get global warming soon
disposable barbecues
fruit psychosis
& probiotic yoghurt
& canned salmonella
& thawing petits-pois
& lawn weed ‘n’ feed
& a nest box
& a special kind of notepaper
that has forget-me-nots
& a memory stick
& a device for opening
reluctant cardboard cartons
& a fold up tent
for when we fold our tent
& a wallet-full of promises
that there will still be shopping
no matter how dark the time




Immaginiamo la polizia




...........Nei tempi bui, si canterà ancora?
...........Si, si canterà
...........Dei tempi bui.

..........Bertolt Brecht, Motto to the ‘Svendborg Poems’

immaginiamo la polizia
telecamere che riprendono altra gente
che fanno cose che ci disturbano
nelle loro auto
questo è lo stato di polizia
dentro, nell’animo
mentre acquistiamo la sera tardi
nel supermercato
che non chiude mai
nemmeno per Dio
e cerchiamo di ricordare cosa vogliamo
e ci sforziamo di comprare solo il necessario
e il desiderio continua a sviarci
noi genuflessi
davanti alla spesa d’altri
nei corridoi sacri
alla memoria della casa
cucina e detersivo
e quel tipo di cose che tua madre sfornava
e poiché a volte rimaniamo fulminati
dal metallo
noi iniziamo a credere
che il pane è quotidiano
che ci sono diverse qualità di bianco
che non ci sono preservativi
che la carne
è fresca
e che il supermercato si prende cura di noi
e che un pochino ci aiuta
con un chip ed il PIN
a tarda sera
sotto gli occhi che scrutano
noi immaginiamo
persone che usano le nostre carte
per comprare cose che non compreremmo mai
in posti dove non siamo mai stati
un giorno o per giorni
senza il nostro manifesto
consenso
questo è lo stato di polizia
dell’animo
mentre guidiamo verso casa nella notte
con l’auto piena di cose
che a stento crediamo siano vere
il nostro passato inseguito da
Rotoloni Regina
barattoli di dita d’asparagi
stick & click luci al LED
candele anti-zanzare nel caso
ci fosse presto il riscaldamento globale
barbecue usa e getta
psicosi della frutta
e yougurt probiotico
e salmonella in barattolo
e piccoli punti che scongelano
ed il prato che si auto-rigenera
ed un nido a scatoletta
ed un taccuino speciale per gli appunti
che ha i foglietti per non dimenticare
ed una penna elettronica
ed un congegno per aprire
scatole di cartone che non si aprono
ed una tenda pieghevole
per quando noi piegheremo le nostre tende
ed un portafoglio carico di promesse
che esisterà ancora lo shopping
non importa quanto bui saranno i tempi

2 commenti:

  1. La scrittura, quando va a fondo, è brutta, e anche e cattiva, o è, e basta. Quando leggi e ti pare di toccare il fondo (nel senso di leggere il-la fine di tutto), detto limpidamente, esattamente, non stai guardare se la poesia è ben fatta, ben riuscita. Tocchi. Sei. E poi scappi via. Perché il fondo è un punto scomodissimo in cui stare.
    luisa pianzola

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  2. mi sembra una verità sacrosanta!

    gugl

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