Neo/Alcesti. Canto delle quattro mura (Moretti & Vitali 2009) tematizza la forza del Sacrificio per amore immergendolo in un'atmosfera non dissimile da quella che percepiamo in The Others, il film di A. Amenabar. In entrambe le opere, è la casa a costituire lo spazio-mondo dove possibilità e realtà si incrociano, si scambiano i ruoli, dove ogni essere (umano e non umano) pare galleggiare nell'ovatta, intreccio di eternità e tempo caduco. Figura e sfondo sfumano o emergono come da una lontananza che è memoria e destino. Eppure il tragico, così nell'Alcesti euripidea che in quella, nuova, di Ida Travi, scioglie il proprio vincolo dolente nella musica della commedia, più leggera e ricca di futuro. In Euripide forse lampeggia ante litteram il lieto fine cristologico, la resurrezione carica di speranza ma anche di denuncia verso la pratica violenta dei sacrifici arcaici; in Ida Travi tale aspetto non è evidente; ella infatti, pur parlandone, declina il sacrificio d'amore nella sua possibilità terrestre, così che il mistero e il dolore non si sottraggano alla vista, bensì dialoghino con la gioia e il vuoto fecondo delle differenze. Sguardo attraversato dallo stupore; voce provvidenziale per annunciare che si può vivere anche in questo tempo della povertà, che si può anzi uscire da esso, a patto di pensare la nascita e la morte quale ciclo pieno d'amore di un essere leggero, bello come una vela, gonfia e diretta verso un orizzonte che ci abbraccia.
Per volontà dell'autrice, pubblico soltanto una poesia, cosa che non rende piena giustizia del ritmo per accumulo del libro, della sua cercata sordina lirica, al fine di costruire un tessuto sospeso, fili di voce che attraversano l'aria potenziandone appena la naturale tensione.
Ricordo che da oggi, nella trsmissione radiofonica di RAI Fahrenheit, verrà letta qualche poesia di Neo/Alcesti.
***
( Tutto è pulito in cielo )
Tutto è pulito in cielo e noi qui sotto
con la polvere e uno straccio
adesso arriverà lo scarafaggio
Alzati, Alcesti!
fuori non c'è un alito di vento
nell'acqua si specchiano tremando
le cime argentate dei pini
l'aria butta il respiro come un fiore
come avesse mangiato un fiore.
Ida Travi, ha scritto anche per il cinema, la musica e il teatro. Tra le raccolte poetiche, L'abitazione del secolo ( 1990), Regni ( 1991 ), il distacco (1994), La corsa dei fuochi, libro + CD (Moretti&Vitali, 2007). Tra le prose, Diotima e la suonatrice di flauto (La Tartaruga-Baldini Castoldi Dalai, 2004), L'aspetto orale della poesia (Anterem Edizioni, 2000, Moretti&Vitali, 2007), Selezione Premio Viareggio 2001.
Leggere la poesia di Ida Travi è un'esperienza unica, per come riesce a "scrivere la voce" che parla e canta: nel senso più sensoriale dei termini. E in questo nuovo libro (più che in quello precedente: LA CORSA DEI FUOCHI)il senso orale/vocale della parola poetica è reso, pur in una metaforicità quasi letterale, talmente limpido da far risprofondare la visione/ascolto verso l'origine da cui nasce.
RispondiEliminaIl canto della casa è un movimento continuo, verso un abisso di commossa leggerezza.
Leggere, poi, le parole di Ida immaginando lei che le "dice" (per chi ha avuto la fortuna di ascoltarla) è un'esperiensa di poesia sonora, sensitiva e sensuale, totale.
Bene hai fatto, Stefano, a segnalare questo libro. Buona lettura a tutti quelli che amano
la voce della poesia.
Giorgio Bonacini
"commossa leggerezza": hai ragione, è la definizione esatta della voce che troviamo nel libro.
RispondiEliminaciao!
gugl
Un testo potente e commovente da leggere nella sua interezza. Un'Alcesti velata e ri-velata nella sua appartenenza alla contemporaneità. Il lavoro di Ida Travi è costellato da scelte interessanti e degne di profonda attenzione. Grazie.
RispondiEliminaalessandrapigliaru
P.S. la tua bella lettura, Stefano, l'ho linkata su vdbd nel post dedicato alla Travi.
grazie Alessandra,anche a nome di Ida.
RispondiEliminagugl
Non conosco l'autrice tanto da dire sulla sua poetica in generale, ma questa poesia mi lascia un po' perplessa.... Forse c'è bisogno di leggere altro...
RispondiEliminaAnila
il libro va letto interamente. ogni testo non è una lirica, ma un tassello in cui si avverte un'unità originaria, segreta, inquietante.
RispondiEliminagugl
Allora mi sorge spontanea una domanda: qual'è l'utilita' di questo tipo di poetica che non riesce a stare in piedi da sola? Sinceramente io da lettore avrei bisogno di più spunti per comprare un libro; se leggo due tre testi che singolarmente non dicono nulla, non compro certamente il libro.
RispondiEliminaQual'è la mossa di questa poetica se il lettore non viene stupito?
Anila
... Oppure catturato, s'intende!
RispondiEliminaSempre Anila
Qual e' senza apostrofo ovviamente... Ho un iPhone strano e mi cambia tutto :(
RispondiEliminaprova a intenderla così: la lirica non è l'unico genere praticabile. la tensione non è l'unica forma di vita. l'illuminazione non è l'unica forma di verità.
RispondiEliminaciao!
gugl
Ma io posso intenderla in tremila modi però non mi convince alla stessa misura...
RispondiEliminaPiuttosto per leggere questa autrice, proverei a puntare su uno degli altri suoi libri...sperando in altre forme...
Grazie Stefano,
Anila
Come mi aspettavo, da golfedombre si comincia a vedere che il libro divide gli animi e non c'è mezza misura: c'è chi
RispondiEliminalo trova bello e chi resta lì sorpreso, e pensa che
se una poesia non sta in piedi, non può certo stare in
piedi il libro intero.
Difatti è proprio così. Questa ragazza attenta ha ragione.
Si tratta dì poesia che 'non vuole stare in piedi',vuole stare come le pare, in questo caso sta giù, e non inporta se gli altri non sono
d'accordo, anzi... In scala, anch'io come Kleist, o come
Euripide rispetto alla tragedia , sono scesa da
cavallo, sono smontata dalla poesia, come dicevo là nella 'Teoria poetica del basso continuo'. E se smonti, se scendi da cavallo, certo sei più attaccabile, gli altri ti vedono dall’alto, stai scegliendo la condizione debole, ma la stai scegliendo con gesto teatrale da
eroe.
E' poesia o non è poesia? E' vera tragedia o non è vera
tragedia? A pezzi o tutto insieme? Francamente sono a un
punto in cui credo che conti solo ciò che rende eterno
questo quesito, il resto è il puro fluire della forma, di
cui pure faccio parte.
Rispondo qui volentieri su invito di Stefano forzando (per una volta) la mia idea fissa di non entrare nei blog : i blog continuano a sembrarmi luoghi d'esposizione, ma anche sabbie mobili. Preferisco non entrarci, se ci metto piede chissà poi cosa succede. Chi si stacca più da questa macchina?
Ida
ringraio Ida Travi perquesto prezioso intervento che inquadra la questione in modo sorprendente. Uscire da una tradizione della 'bella scrittura' che risale almeno alla scuola siciliana, mi pare un gesto di assoluto rilievo.
RispondiEliminala 'bella scrittura' si mette in scena ossia concede il lato migliore, quello socialmente più condiviso. Ida smonta da questo cavallo pieno di insidie, prestado il fianco all'intera tradizione che, giustamente, difende il proprio statuto alto.
Credo che lei vie siano molte, ma che debbano comunque confrontarsi per verificare le proprie ragioni interne. Oggi il sublime è morto; e l'antisublime?
la questione mi pare degna di approfondimento.
gugl
E' rischiosa a mio avviso questa scelta di scrittura. Capisco il bisogno di uscire dagli schemi della tradizione perché anche secondo me il giusto iter per far sopravvivere la poesia di oggi e' proprio quello di staccarsi dai miti e sfasciarli.
RispondiEliminaUn iter simile però ha bisogno di una ricerca di base portata avanti con delle vere e proprio fasi quindi io mi aspetterei ora da lettrice di avere nei suoi libri lo studio di questa ricerca e la presentazione stessa di queste fasi di studio e scrittura.
Se e' così, m'inchino e tanto di cappello perché fare questo lavoro so bene che sia stato e sia ancora faticoso.
Poi il gusto personale in poesia e' altra cosa. Quando dietro un libro c'è un perché costruito e una promessa mantenuta a se stessi, prima che al lettore, ha sempre dei capisaldi belli soggettivita' a parte...
Grazie per questo scambio.
Anila Resuli
Come dicevo, è vero si tratta di poesia rasoterra e la ragazza attenta fa bene a non farsi catturare, forse perchè scrive lei stessa e sta 'salendo'. Con Neo/Alcesti sono smontata dalla poesia, sono scesa da cavallo. E' un'impresa incredibile, quando per primi si fa questo gesto, quando intorno non c'è ancora nessuno a farlo...e nel tempo tanto affollato te ne stai sola, e non c’è più tutto quel frastuono, ma un silenzio pazzesco... Sembra facile. Sembra tutto così facile... Uno dice, smonto, e non più un signore, ma un povero, va a piedi. Sembra facile ma ci vuole una vita. Se smonti senza portar giù anche questa vita in un attimo sei di nuovo a cavallo, là sopra, sulla poesia che non vuoi più.
RispondiEliminaParlo per me, ma ad Anila direi di non aspettarsi niente dalla poesia : è quando non ti aspetti niente che la poesia comincia a darti veramente qualcosa.
Ida Travi
Dall'alto le cose *appaiono*.
RispondiEliminaDal basso *sono*.
La scrittura di Ida Travi, dalla poesia al teatro alla saggistica, è uno dei prodotti notevoli della letturatura italiana degli ultimi decenni.
A chi ne ha voglia, a chi è in movimento (i.e: a *chi cerca*), il piacere di scoprirla. Solo dal confronto con *esperienze* come questa si impara, e si consolida il *senso* del proprio fare: quello profondo, quello *non-mai* legato all'impressione e alla ricezione momentanea.
E non c'è opera che più di questa, complessivamente considerata, *insegni*: proprio perché nasce nell'ombra, e dall'ombra: dove regna sovrana la *disciplina delle radici*: la linfa che scorre, inarrestabile, senza nessuna necessità di apparire (senza nessuna vocazione *pedagogica*).
Essa, semplicemente, *è*. E tanto basta.
fm
ad Anila: consiglio la lettura "L'aspetto orale della poesia" dove la poetica di Ida emerge con chiarezza.
RispondiEliminaun saluto (e un grazie) a Ida e a Francesco.
gugl
Gugl, leggo solo ora... la discussione e' interessante, per almeno due aspetti fondamentali:
RispondiElimina1- ogni poeta al lavoro da molti anni costruisce infine un percorso piu' o meno organico che andrebbe avvicinato nella sua interezza;
2- la selezione di alcuni testi riporta ogni teoresi alla bruta dimensione del segno (quasi fine a se stessa), nella dinamica autore/lettore ben descritta da Umberto Eco e la sua semiotica.
Sul punto 1: non e' possibile chiedere al lettore di avvicinare l'opera completa di ogni autore.
Sul punto 2: se il lettore non possiede le chiavi di accesso al segno, lo misinterpreta prima ancora di giudicarlo esteticamente.
A te dunque, come medium e poeta/critico interessato anche all'aspetto comunicativo, chiedo: come si fa? Ciao. GiusCo.
è il gioco dell'infinito intrattenimento con la resistenza alla morte: non possiamo sottrarci.
RispondiEliminagugl
(grazie per l'occasione)