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martedì 27 gennaio 2009

Ricordando i Giusti


Gabriella Rabottini in "Patria indipendente" (rivista dell'Associazione Nazionale Partigiani d'Italia) del 21 gennaio 2007, ha scritto, a proposito della resistenza interna nella Germania nazista: "Già nell’autunno del 1933 l’emigrazione antinazista denunciò la presenza di 45 campi di concentramento e la deportazione di 40.000 persone. [...] Una forma di resistenza non trascurabile, ma molto dibattuta, riguarda le due confessioni cristiane tedesche da cui uscirono nobili figure di antinazisti. Una delle poche pubbliche denunce contro gli arresti, le persecuzioni arbitrarie e le uccisioni di invalidi venne dalla voce del vescovo van Galen di Muenster, uno dei vescovi invitati a Roma da Pio XI per redigere l’enciclica Mit brennender
Sorge
, nella quale si condannava il regime nazionalsocialista. Al vescovo Wurm, della regione del Wuerttemberg, dobbiamo vibranti denunce dello sterminio degli ebrei, mentre il pastore Dietrich Bonhoefer [...] prese vari contatti con la resistenza ma fu poi arrestato, internato e impiccato nel 1945 nel campo di concentramento di Flossenburg. [...] Tra il 1933 e il 1939 l’opposizione antinazista si proponeva innanzitutto di rovesciare il regime, con lo scoppio della guerra l’obiettivo più concreto divenne quello di fare uscire il Paese dal conflitto; in questo periodo registriamo più di 300 gruppi di opposizione che agivano clandestinamente attraverso la distribuzione di stampe, volantini e impedendo con atti di sabotaggio il normale funzionamento della macchina nazista.
[...] Il movimento Freies Deutschland (Germania Libera) fu costituito nell’estate del 1943
per iniziativa di emigrati politici e intellettuali in Unione Sovietica, in collaborazione con prigionieri della Wehrmacht, con l’obiettivo dell’incitamento alla ribellione per rovesciare il governo nazista. Il Comitato fu affiancato dalla lega degli ufficiali tedeschi presieduta dal generale von Seydlitz alla quale aderì anche l’ex comandante della VI armata di Stalingrado, maresciallo Paulus, cosa che ebbe una non trascurabile eco in Germania. L’attività del Comitato Freies Deutschland si avvalse della diffusione di materiale propagandistico e di trasmissioni radiofoniche. Il movimento clandestino che mantenne più continuità fu quello legato al partito comunista, che influenzò indubbiamente il più importante gruppo antinazista anteriore allo scoppio della guerra, il gruppo Schulze-Boysen-Harnack, noto anche come Rote Kapelle (Orchestra Rossa), come fu definito dalla polizia nazista. Nel 1936 l’ufficiale d’aviazione Harro Schulze-Boysen raccolse attorno sé, a Berlino, persone di diversa provenienza politica, fra
cui alcuni comunisti; nel 1939 il gruppo si fuse con quello organizzato da Arvid Harnack, funzionario del ministero dell’economia. La posizione sociale dei due principali esponenti permise al gruppo di raggiungere diversi ambienti della capitale del Reich, legando assieme intellettuali,
alti funzionari dell’amministrazione e nuclei operai, costituendo così una larga rete di contatti e di propaganda nel resto del Paese. A loro viene attribuita a diffusione del periodico landestino Innere Front (Fronte Interno). L’attività fu di propaganda e di solidarietà con i perseguitati politici e razziali, ma anche di appoggio attivo alla resistenza nei territori occupati; il gruppo riuscì a stabilire un contatto radio con l’URSS. Nel 1942 più di 60 condanne a morte chiusero la vicenda della Rote Kapelle. [...] L’organizzazione operaia guidata da Georg Lechleiter, con base a Mannheim, sede di importanti industrie belliche, diffuse la propaganda antinazista attraverso il giornale illegale Der Vorbote (Il Presagio); i suoi principali esponenti furono giustiziati il 15
settembre 1942. Uno dei gruppi più combattivi operava ad Amburgo, città di tradizione proletaria, guidato dagli operai Baestlein, Jacob e Abshagen, usciti tutti e tre dal campo di concentramento di Sachsenhausen; oltre all’attività di propaganda il gruppo tentò di costituire un apparato militare: l’organizzazione era in contatto con la Rote Kapelle e con un altro gruppo berlinese guidato da Anton Saefkow, che aveva raccolto nella sua organizzazione i superstiti del gruppo di Uhrig [altro operaio del fronte interno assassinato]. L’intero gruppo
fu annientato, i tre principali esponenti furono giustiziati il 18 settembre del 1944 mentre altre centinaia di condanne testimoniano l’estensione della rete clandestina da essi creata. Un gruppo singolare fu quello composto da giovani ebrei, che raccoglieva anche molti lavoratori delle
fabbriche Siemens, guidato dal costruttore Herbert Baum; nel 1942 organizzò addirittura un attentato appiccando il fuoco a un padiglione di propaganda antisovietica: il gruppo fu distrutto, Baum morì sotto tortura e altri 22 componenti furono giustiziati. Una pagina a parte meritano i giovani del gruppo della Rosa Bianca, “Die weisse Rose” di Monaco, riuniti attorno alla figura del prof. Kurt Huber. Spinti più che da convinzioni politiche da uno sdegno profondo di fronte al nazismo e alle sue colpe nei confronti dei tedeschi e del mondo intero, agirono creando e distribuendo volantini in molte città della Germania, in cui incoraggiavano la popolazione a ribellarsi attraverso la resistenza civile [...] Il gruppo era in contatto con Falk Harnack, fratello di Arvid, e con il pastore Bonhoefer per la creazione di un coordinamento dei vari gruppi resistenziali. [...] La Rosa Bianca terminò tragicamente la sua storia. Il 22 febbraio 1943 i fratelli Hans (24 anni) e Sophie (21 anni) Scholl vennero decapitati insieme al compagno Cristoph Probst (23 anni) e qualche mese dopo la stessa sorte toccò al prof. Huber e ad altri studenti dello stesso
gruppo. Dopo la condanna a morte dei fratelli Scholl fu emanato un provvedimento per cui i parenti dei condannati dovevano essere arrestati e condotti in campo di concentramento. La rete cospirativa più vasta fu quella legata al complotto del 20 luglio 1944, nella quale confluirono uomini della Wehrmacht, esponenti confessionali, conservatori, socialdemocratici, civili e nobili, come quelli legati al circolo di Kreisau, nato intorno alla figura del conte Helmut von Moltke. Fra gli esponenti più in vista dell’organizzazione troviamo Ludwig Beck, ex capo
di stato maggiore dell’esercito, il conservatore Karl Goerdeler, ex borgomastro di Lipsia, che nei piani dei cospiratori sarebbe divenuto il futuro cancelliere del Paese, e il colonnello von Stauffenberg, che eseguì personalmente l’attentato al Führer depositando una bomba nella sala riunioni del suo quartier generale. L’attentato fallì e Hitler sopravvisse. Stauffenberg fu fucilato insieme ad altri suoi complici, Beck si suicidò e la dittatura e il terrorismo conobbero un ulteriore inasprimento: le vittime della sanguinosa repressione ammontarono a qualche migliaio (persino il più popolare condottiero dell’esercito nazista, il maresciallo Rommel, fu costretto al suicidio). Fra i singoli che esercitarono un’opposizione al regime nazifascista ricordiamo il falegname Georg Elser, che nel novembre del 1939 cercò di realizzare un attentato contro Hitler con lo scopo di fermare la guerra ed affermare la pace in Europa; fu fucilato a Dachau pochi giorni prima della fine della guerra, il 9 aprile 1945. Un episodio poco noto relativo alla resistenza civile è quello delle donne della Rosenstrasse: nel febbraio del 1943 i nazisti catturarono a Berlino circa 1.700 ebrei, molti dei quali erano sposati con donne tedesche, e li rinchiusero in un edificio situato appunto sulla Rosenstrasse; le mogli e le figlie di questi uomini protestarono giorno e notte, nel rigido inverno berlinese, di fronte all’edificio finché dopo una settimana i prigionieri furono rilasciati. Questi sono solo alcuni dei gruppi di opposizione al nazionalsocialismo
in Germania. Non ci è dato sapere con precisione quanti furono gli oppositori al regime nazionalsocialista che perirono o furono condannati; sappiamo che i tedeschi imprigionati e deportati sono stati non meno di un milione, qualcuno parla di 800.000 oppositori morti".

37 commenti:

  1. questo tema dei Giusti mi rimanda al dubbio della "maggioranza"; c'è sempre una maggioranza che "sta", dispone il mondo, anche quando lo fa "democraticamente", per chi versa a capo chino nella "minoanza" , in una tra le tante "minoranze", quel fare è un atto di sopraffazione. Il tema dei Giusti è il tema della sopraffazione: capire il tempo menre accade e nel consenso unanime riconoscere il mostro che si è divertito, ha tuonato facendosi a un balcone o levandoi da un bancone parlamentare dove l'avrebbe instaurato il "popolo". Dunque chi sono, chi sarebbero oggi, ora, i Giusti? Me lo chiedo, Gugl, in questo post che sta restando bianco.

    Paolo

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  2. il termine "Giusti" è usato dall'ebraismo per indicare chi, non ebreo, ha salvato ebrei (e non ebrei) durante il nazismo.

    Giusto può essere dunque chi si espone per difendere i diritti naturali: la vita, la libertà e la felicità.

    grazie per aver rotto il ghiaccio.

    gugl

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