Questo passo di Novalis, tratto dai Frammenti, è il perno attorno a cui ruota buona parte del dibattito novecentesco su che cosa incarni il poeta. Anche i più giovani sventolano questo passaggio, magari inconsapevolmente, quando affermano che la critica sta in subordine all'opera o che, peggio, tutti i critici sono poeti falliti. Liberarsi di questo peso significa liberarsi del concetto stesso di farsi carne del verbo, per abbracciare l'esistenza nella sua irriducibilità all'universale. Io cerco questa strada.
"II sentimento per la poesia ha molto in comune col senso mistico. E il senso per ciò che è proprio, personale, ignoto, misterioso, da rivelare, necessario-casuale. Esso rappresenta l'irrappresentabile, vede l'invisibile, sente il non-sensibile, ecc. La critica della poesia è un assurdo. È già diffìcile distinguere (eppure è la sola distinzione possibile) se qualcosa sia poesia o no. Il poeta è veramente rapito fuori dei sensi; in compenso tutto accade dentro di lui. Egli rappresenta in senso vero e proprio il soggetto-oggetto, anima e mondo. Di qui l'infinità di una buona poesia. Il sentimento per la poesia ha una vicina affinità col senso della profezia e col sentimento religioso, col sentimento dell'infinito in genere. Il poeta ordina, unisce, sceglie, inventa ed è incomprensibile a lui stesso perché accada proprio così e non altrimenti.
Poeta e sacerdote erano in principio una cosa sola, e soltanto più tardi li hanno distinti. Ma il vero poeta è sempre rimasto sacerdote, così come il vero sacerdote è sempre rimasto poeta. E non dovrebbe l'avvenire ricondurre l'antico stato di cose?"
Poeta e sacerdote erano in principio una cosa sola, e soltanto più tardi li hanno distinti. Ma il vero poeta è sempre rimasto sacerdote, così come il vero sacerdote è sempre rimasto poeta. E non dovrebbe l'avvenire ricondurre l'antico stato di cose?"
dici sul serio?
RispondiEliminaTutto quello che cerco di rifuggire come la peste. Spero di riuscirci almeno in parte.
RispondiEliminapepe
Pezzo frutto di assenza di autocritica, autolimite pertanto, se si vuole,incapacità da parte di Novalis di mantenere un low profile. Oggi essenziale. Forse all'epoca di Novalis era concesso al sedicente poeta questo delirio.
RispondiElimina:)
Eccesso, dunque, di autostima come poeta, e della poesia come categoria autosufficiente!
Personalmente sono, come Pepe , dell'opinione contraria, anzi totalmente contraria. Penso che il buon poeta faccia implicitamente critica attraverso la poesia e diffonda idee criticamente informate in modo capillare grazie ai suoi versi.
Che il poeta scriva a mente lucida, senza nessuna estasi, se non quella dei paradisi artificiali, please!
....comunque Novalis è Novalis! C'era bisogno anche di questa sua prospettiva per un quadro globale di cosa sia o possa essere per l'individuo sentirsi e fare il poeta.(erminia)
Non so, è uno scritto interessante, che mi mette in crisi e provoca. Anzi decisamente mi stai provocando col passo che dice il poeta sacerdote. :) Ammettilo!
RispondiEliminaLa poesia non è prevalentemente veicolo di critica, a mio avviso, sebbene attraverso la poesia si possa mettere in discussione un universo intero.
Comprendo maggiormente Pepe nella lucida ricerca dell'antiliricità che si traduce in poesia graffio-straziante-spiazzante.
Quel che è certo che io non penso d'essere mistica e nemmeno sacerdotessa. Il sacer a cui spesso faccio riferimento è schermo d'intoccabilità a difesa, tanto mi sento fragile-umana-preda, potenzialmente vittima di quel senso violento di ribellione/disgusto/impotenza di fronte all'ingiustizia, alla sopraffazione, alla meschinità.
Di contro l'inttangibiltà di una voce, quando tanto spesso voce si dice essere il canto-poeta, ebbene, è cosa che mi appare così affascinante...come meravigliosa inconsistenza del puramente ideale, del puro spirito, del vento, insomma :)
Sto sproloquiando a ruota libera stasera, è la stanchezza, perciò tralascio. Ciao Stefano.
stanca?, stanca di che, stanca perchè? if I may ask....(e.)
RispondiEliminaho lavorato molto Erminia, ma questo non è un male, lavoro impegnativo ma anche un "vecchio amore" che torna nelle mie mani
RispondiEliminaio non credo alla poesia-strumento; e nemmeno al poeta- sacerdote. Le idee meglio diffonderle con testi critici, chiari, inequivocabili.
RispondiEliminaa dire il vero non credo nemmeno ai paradisi artificiali.
in somma, non credo...
però mi piace che ci siano differenti idee sulla natura della poesia.
neanch'io credo, soprattutto non credo negli uomini
RispondiEliminanaturalmente, e per la par condicio, non credo neanche nelle donne
RispondiEliminaahhahahah, Ali, ok, understood! invece io credo molto nelle donne - e mi piacerebbe battermi anche concretamente per le pari opportunità..... invece di limitarmi a specularci sopra sulla carta come invece faccio.
RispondiEliminacredo nelle donne e capisco che spesso siamo messe l'una contro l'altra dall'ordine delle cose vigente nella società patriarcale, il cui primo strumento di controllo è quello che in inglese di dice "to play people one against the other" (mettere la gente con un gioco di potere l'una contro l'altra!)
Ali, dobbiamo incontrarci, lo sento! Permettemi la conoscenza, please. (e.)
Certo Erminia, bisognerebbe fare dei distinguo, ci sono donne più che uomini che, a dar loro fiducia, migliorerebbero il mondo. Questo lo penso davvero.
RispondiEliminaper via di Novalis ed Hoelderlin presi 27 anziche' 28 ad un esame diversi anni fa: ci fu una incomprensione col prof proprio per via del poeta-sacerdote e dintorni
RispondiEliminail prof era ateo? :-))))
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