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domenica 10 settembre 2006

Giacomo Bergamini


Giacomo Bergamini è scomparso un paio di anni fa in circostanze tragiche. Era nato nel 1945 a Sant'Angelo Romano; dai primi anni settanta viveva ad Arzignano (VI).
Nella foto una sua poesia visiva tratta da Finzione fàtica (myself print 1983). Il link rinvia a Wordtheque, un sito di poesia contemporanea dov'è possibile ascoltare la sua voce

Scrive Giò Ferri a proposito di Hiatus (Anterem 1980) che la “disperazione del poeta” è di “non saper liberare ‘assolutamente’ il segno della parola dalle sue memorie genetiche”. Adriano Spatola, nella prefazione a Il martello di faust (Tam Tam edizioni 1983), affermò che Giacomo usava la parola “rituale” per connotare la propria poesia e che i suoi versi cadevano "sempre verso il buio”, verso la zona oscura dell’io. Francois Bruzzo, infine, nella nota critica al suo ultimo libro La malattia delle parole (Anterem 1997), gli riconosce “l’infelicità rovinosa della parola”, e che tutto è “finzione”, anche la poesia.

Giacomo è stato un poeta radicale e generosissimo. Insieme abbiamo composto ed eseguito un brano di poesia sonora nel 1992 per "Baobab".



da "La malattia delle parole"

scrivo del sole
come scrivo del vento o del
vuoto
e del nido
umido
parlo del sangue che gratta
i ricordi
del morbo che morde
e non imita mai
il sonno dei cerchi
perché il sole più non incanta
anche se sale le salme
nidificando

per la regia dei re magi
cauta e memore
al telefono
doppi viaggi e comete
e non ricordi le cadute
e i rovinosi inciampi
infernali
non rievochi nemmeno
la nausea
mentre raccogli
l’utero dal fango
si confermano così
malintesi
e si ritagliano
ritagli

è passato
un mattino
sui legami
della lingua
e le parole
già raccontano
un libro
imitando
il calpestio
costante
di noi annoiati
testimoni

la peste ramifica
la penna
e viene a cancellare
i nostri fastosi
luoghi
con verbo
lascivo

scrivo del sole
e del suo gusto a sconfinare
dalle distanze e del suo
quieto miniare
dei suoi versi infantili
e del suo riso
delle sue moine e dei suoi
mille natali
parlo del suo saluto augurale
della menzogna
di questi versi
e di questa recita
abituale


A spiumare (inedito)

a scoronare la memoria
gli odorosi orti
a straripare sui vivai
aggrappati a un racconto
piovoso
a spargere semi
a fiumare
allargando sogni

schiudersi a un addio
alla vecchia
e ariosa casa
a deporre carne o nubi
a indossare ossa o cenere
per la notte
a spiumare covando frettolose sepolture
a coltivare i deserti
del sogno fossile uomo
che nuota dentro la pietra
con atone grida
su corde d’attesa

14 commenti:

  1. Grazie, Stefano. Insieme a un poeta di grandissimo valore, stai ricordando un carissimo amico. Che ci manca. Terribilmente.

    fm

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  2. era un uomo dal cuore grande, ma senza pietà per se stesso. Un poeta che non è stato capito, come capita spesso, purtroppo.

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  3. Sì, un uomo dal cuore grande, Stefano. Ci rimangono i suoi libri, almeno questo ci è concesso, e la possibilità, per chi volesse, di capire, leggendolo, quale tempra di poeta fosse. Ritengo, e non da ora, che "La malattia delle parole" sia uno dei più bei libri degli ultimi anni: uno dei libri che, indipendentemente dalla conoscenza dell'autore, ho sempre amato. L'ho sfogliato, solo sfogliato, anche poco fa, solo per sentire che mi appartiene, nel profondo: proprio come ciò che si ama, che ci parla di noi stessi a noi stessi.

    fm

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  4. ...e grazie per averlo fatto conoscere ora, a me newbie.

    Giò

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  5. c'è una questione aperta: non si trovano gli inediti (a perte i pochissimi pubblicati in rete e in riviste). "La malattia delle parole" è del 1997 e Giacomo, da allora, ha sempre scritto, anche se con meno costanza. Sarebbe un peccato che fossero stati distrutti o persi.

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  6. Grazie per aver ricordato Giacomo, l'amico di tanti anni di poesia e di vita.
    Mi auguro che i suoi scritti inediti (ed editi) vengano un giorno curati dalla rivista Anterem di cui è stato fondatore molto molto tempo fa. Gli interessati potrebbero contattare Flavio Ermini, suo Direttore.
    Elio Grasso

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  7. Caro Elio, è stato proprio Flavio a dirmi che gli inediti non si trovano. La fonte è la moglie di Giacomo (bisognerà crederle?)

    Vorrei ricordare ai lettori amici di questo blog, che Giacomo ti dedicò "il martello di faust", con queste parole enigmatiche: "A Elio Grasso / e al suo inferno".

    non so se tu vuoi aggiungere qualcosa.

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  8. Scusa se, come spesso faccio rapporto tutto alla mia modesta seminullità, ma come mai la parte di testo che va da "è passato" a "lascivo" non viene tacciata di eccessiva frammentazione? Cosa giustifica e rende valido in poesia e rende poesia un verso spezzettato in molteplici a capo?
    Certa di una tua paziente risposta
    ti segnalo una proposta di modifica (accogliendo i tuoi suggerimenti) alla mia ultima.
    Grazie sempre e a presto.

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  9. in effetti, cara aliveto, la strofa che citi, secondo me, è la parte più debole del testo. lo è perché la scansione metrica coincide con la scansione grammaticale; ciò attenua la forza evocativa della strofa. In conpenso, la scansione dà peso alle parole, alla loro malattia. E' stata una scelta dell'autore, purtroppo ormai irrevocabile.

    Al di là dello specifico, capisco il senso della domanda. La risposta credo sia una: se sei un poeta, ti assumi - almeno - la responsabilità degli a-capo.

    grazie a te

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  10. "aliveto" è un refuso, ma, data la circostanza, forse ci sta.-)

    con affetto

    gugl

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  11. Riguardo agli inediti, che posso dire? Negli anni in cui ci siamo frequentati non mi sembrava che la moglie fosse molto contenta dell'attività poetica di Giacomo, né della sua frequentazione con i poeti. Ma poteva essere una mia impressione, di cui mi scuso nel caso offendesse qualcuno. Giacomo non era un buon "produttore" di se stesso... io confidavo nel fatto che essendo a stretto contatto (per amicizia ma anche per la rivista Anterem) con Flavio Ermini, quest'ultimo mettesse in archivio tutto quanto il nostro Giacomo produceva.
    Io sarei molto contento che almeno si riunissero in un unico volume tutti i testi già editi in rivista, e che comprendesse anche le poesie uscite nelle singole plaquettes.
    Riguardo alla "dedica", mi vengono i brividi se penso alla sua storia, agli "inferni" scambiati all'epoca, che passavano per le storie personali, gli amori, il vino... Anni duri, anche violenti, poesia nera (per dirla come Adriano Spatola che di quegli anni fu inarrivabile mentore, arrivando a consumarvisi dentro - e qui si apre un'altra diatriba, se penso allo "scandalo" della mancata pubblicazione della sua opera poetica completa, su cui molti "impiegati della poesia" avrebbero molto da imparare), poesia vera.
    Ciao, grazie.
    Elio

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  12. Grazie Elio per la testimonianza diretta. Sono d'accordo con te sul fatto che bisognerebbe organizzare in un unico volume le poesie di Giacomo e che Anterem sarebbe l'editore più consono. Però, non ne ho mai sentito parlare. Forse non sono maturi i tempi oppure bisognerebbe fare il lavoro e presentarlo già organizzato a Flavio. d'altro canto, nemmeno le poesie di Silvano Martini sono rintracciabili tutte insieme. Naturalmente sarà (soprattutto) un problema di costi.

    un caro saluto

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  13. Avevamo iniziato a spedirci delle poesie grezze (facevamo gli "scambisti", Giacomo diceva che avrebbe fatto a pezzi le mie, io che avrei sodomizzato le sue. POi il suo computer si è rotto, ricordo che più volte mi disse che lì dentro c'era tutto (racconti, poesie, anche poesie di Prevert taroccate da leggere alle amanti), e che non aveva quattrini per farlo riparare (o forse per ritirarlo dopo la riparazione).
    La questione aperta è tutta in quel computer, magari finito in discarica.

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  14. Non sapevo che Giacomo Bergamini fosse scomparso. E in modo tragico.
    Ne ricordo la presenza in “Ante Rem”, Scritture di fine Novecento, l’antologia a cura di Flavio Ermini, uscita, mi pare sul finire del secolo, sì, è uscita nel 98. Ed è centrata la presenza di Bergamini nella Parte Prima, quella che ha per titolo “L’inaugurazione del senso”, dove sono compresi Camillo Pennati, il mio caro amico dei miei anni torinesi, Edoardo Cacciatore, Adriano Spatola[che pubblicò la mia prima poesia su “TamTam” nn.3/4 nel 1973 e che voleva pubblicarmi, con Giulia Niccolai, in Geiger; ero a Napoli in quel tempo e non ebbi mai modo di arrivare a Mulino di Bazzano, vuoi per un motivo vuoi per un altro], Luigi Ballerini, Anna Malfaiera[che era dentro una mia dissertazione sulla poesia femminile negli anni Ottanta per le mie “Collezioni di Uh”, insieme ad Amelia Rosselli, Giulia Niccolai, Milena Nicolini, Mara Cini, Angela Giannitrapani,Rosita Copioli, Jole Tognelli]. Io, in quella stupenda ripartizione di Flavio Ermini, sono nella Parte Quinta, “La persistenza del senso”. Ma sentiamo cosa dice Ermini per la parte prima, quella che riguarda la poesia di Giacomo, a cui mi accomuna il fatto che ,se lui fu tra i fondatori di “Anterem”, io fui tra i redattori che dettero inizio a “Aperti in Squarci”, che fu commutata, appunto, in “Anterem”:
    “Le figure del limite hanno il volto stesso della maschera e consentono l’accesso al silenzio. Un silenzio destinato all’ascolto e alle voci; come il deserto è destinato al movimento. In questo regno intermedio, il poeta ordisce la propria voce. Con un gesto che prevede un moto di sradicamento prima di quello di un avvento. E’ la sporgenza dell’essere sul pensiero che intende contenerlo.”(Flavio Ermini, op.cit.:pag.11).

    v.s.gaudio

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