lunedì 23 gennaio 2023

Bertollo su Silvia Dolci

 


Paola Silvia Dolci

DINOSAURI PSICOPOMPI

Anterem Edizioni - Cierre Grafica 2022

 

Recensione di Armando Bertollo

 

DINOSAURI PSICOPOMPI di Paola Silvia Dolci, è pubblicato da Anterem Edizioni - Cierre Grafica, nella collana Nuova Limina, inaugurata nel 2021. Flavio Ermini, fondatore e direttore fino al numero conclusivo della rivista dalla quale le Edizioni prendono il nome, ha più volte ricordato nei suoi interventi, come la parola latina ’anterem’, composta da ‘ante’, che significa ‘prima’, e ‘rem’, che significa ‘cosa’, indichi la manifestazione inaugurale del pensiero e il suo manifestarsi in forma di linguaggio poetico. Pertanto la poesia, secondo Flavio Ermini, è pensiero nascente: un’origine che si rinnova ad ogni sua manifestazione senza fissarsi in una forma definita e, men che mai, definitiva. D’altro canto, gli studiosi più attenti del linguaggio poetico e artistico si sono sempre ben guardati dalla tentazione di offrire definizioni della poesia e delle arti con formule rigide, vincolanti ed esclusive. Nonostante questo, però capita che per motivi non sempre esplicitamente dichiarati, connessi alle logiche economiche del mercato, gli editori più importanti, in grado di dare una certa visibilità ad un libro, già da decenni, abbiano affidato la cura delle residue collane di poesia, a direttori editoriali che assicurino loro una selezione di scritture nelle quali l’aspetto comunicativo, la lettura agevole, la comprensibilità, siano prevalenti; pertanto il ‘canone’ dell’attuale poesia maggiormente ‘visibile’ al pubblico in genere, -non specialistico per intenderci-, tende ad escludere le ricerche linguistiche più ardite e innovative. L’attuale canone ’mainstream’ così sembra aver rimosso una parte importante della lezione del ‘900, in particolare quella che aveva riconosciuto nell’inconscio una fonte primaria di forme significanti inesauribile, per stabilizzarsi su livelli espressivi più semplici, di ‘comfort zone’, -si potrebbe dire-, evitando al lettore, magari occasionale, l’immersione ‘senza riparo’ in un’esperienza estetico-linguistica aperta, esplorativo-conoscitiva, all’inizio più sensitiva che razionale, che richiede maggiore preparazione, curiosità, flessibilità, e certamente anche tempo e attenzione in più, nonché un certo disinibito spirito di avventura. Quanto lontane dallo spirito dei grandi editori risuonano oggi le parole di Italo Calvino: “La domanda del mercato librario è un feticcio che non deve immobilizzare la sperimentazione di forme nuove.”

Il lettore che prende contatto con la poesia attraverso le pochissime collane delle major librarie, non potrà pertanto che formarsi un’idea parziale, per quanto gratificante, della ricerca poetica contemporanea. Per compensare questa limitazione, imprescindibile è la presenza sotto traccia di decine di piccole case editrici che perseguono con caparbietà la missione di far uscire dal cono d’ombra, per quanto possibile, almeno parte di quella variegata ricerca poetica che ribolle esclusa al di là dei confini della poesia promossa dai maggiori editori.

 

Tra questi coraggiosi piccoli editori si annovera anche Anterem. Le scelte editoriali della collana Nuova Limina, delle quali lo stesso scrivente ha potuto beneficiare, vengono selezionate dalla giuria del Premio Lorenzo Montano alla quale, visionate le credenziali dei componenti, non può essere messa in discussione la preparazione e la competenza, con il vantaggio di questi ultimi, rispetto ai curatori delle collane degli editori più blasonati, di non dover render conto di alcun aspetto economico sotteso in prospettiva, ma esclusivamente al loro gusto, alla loro coscienza critica, alla loro onestà intellettuale.

Come premesso, le Edizioni Anterem si muovono in un terreno linguistico e di pensiero nascente, che non preclude chances ad alcuna direzione di ricerca e forma poetica.

Ecco allora il sorprendente libro di Paola Silvia Dolci, DINOSAURI PSICOPOMPI che si presenta con un titolo geniale e felicemente ironico. Ironia sottile, che carsicamente poi attraversa la sequenza di testi brevi del libro, scritti in prevalenza in una prosa poetica con evidenti tratti ‘onirico-gotici’. Per inciso, a chi scrive, per via del suo essere cinefilo, certe situazioni hanno fatto ricordare il cinema di Tim Burton, di Stanley Kubrick, di Quentin Tarantino e la letteratura favolistica nera messa in scena anche dal cinema di Matteo Garrone. Eccone una che sembra uscita direttamente dall’ Overlook Hotel: “ per tutta la notte / la palla ha rimbalzato nel corridoio, / non c’era nessuno a lanciarla, / mi svegliavo per il terrore, / e quando mi riaddormentavo tornava “ (pag 32)

 

In DINOSAURI PSICOPOMPI, ci sono delle tavole verbo-visuali che presentano un testo verbale calligrafico come ‘pelle’ calligrammatica, che circoscrive e completa dei disegni di forme scheletriche di dinosauri. Come tutti sanno i Dinosauri sono creature mostruose estinte, ricreate attraverso il ritrovamento dei loro scheletri, che nella rappresentazione contemporanea, sono per lo più oggetto, a parte dell’attenzione professionale dei paleontologi, soprattutto delle fantasie ludiche infantili, naturalmente attratte dal brivido del mostruoso, quando il mostruoso è però una figura, o un oggetto, gestibile e manipolabile a piacimento. Portare il dinosauro in un libro poetico, non può non voler dire caricare anche di gioco e di ironia la scrittura, che nell’originalità di DINOSAURI PSICOPOMPI, viene, si potrebbe dire, azzardando un neologismo, letteralmente ’callisdrammatizzata’.

L’ironia, insegna la psicologia freudiana, è una delle forme pragmatiche della comunicazione linguistica che permettono di alleggerire l’ingombro del ‘dramma’; può far esprimere verità imbarazzanti o affermazioni socialmente scomode, camuffandole sotto mentite spoglie:

Sala operatoria: “A voi che mi avvicinate e un giorno mi capirete, dico che se dovessi morire prematuramente, molto perdereste”,  scriveva Klee. (Pag. 38)

 

Soffermandoci ancora sul titolo, osserviamo per un attimo la seconda parola, la qualità dei dinosauri, il loro essere PSICOPOMPI. Gli Psicopompi, ricordo, sono figure mitologiche o religiose (sciamani) che svolgono il simpatico compitino di traghettare le anime dal mondo dei vivi e quello dei morti. Psicopompo è Ermes, il dio alato greco, è Osiride per gli antichi egiziani, è Odino nella mitologia nordica, è Caronte nella Divina Commedia dantesca. Ora la creatività di Paola Silvia Dolci è riuscita a donarci questo inaudito connubio, particolarmente riuscito, che fa sì che la nominazione del titolo, giustifichi quasi di per sé la stessa presenza della ‘cosa’ libro.

 

La lettura di DINOSAURI PSICOPOMPI ci rivela che la scrittura di Paola Silvia Dolci si sviluppa in testi brevi, che occupano le pagine come bagliori linguistici fuori schema,  visioni e incubi paradossali: Quando cala il buio, / i fantasmi del mare si addensano, / si avvicinano, si nutrono sia della notte, / sia dell’acqua. / Quando spunta il sole, i fantasmi / corrono ancora sul filo dell’acqua. (Pag. 11)  Oppure incisi, caratterizzati da compresenze, con-fusioni, sostituzioni, citazioni camuffate, o dichiarate in modo errato, o volutamente non dichiarate se non in nota, come per esempio nel testo a pagina 20 che si chiude con alcuni versi di Vita Sackville-West virgolettati: (…) Questo corpo è un animale / che mi sento gettato addosso. // “Così ho riunito tutti i cani che potevo / perché venissero nel letto con me; / e i topi hanno mangiato le colombe / durante la notte.”

Non c’è un ordine e neppure una trama. Il flebile legame che tiene insieme questi testi laconici, astratti, minerali, inglobati in tanti piccoli corpi, o forse meglio, in tante piccole cisti linguistiche, che il sottile condimento ironico opportunamente sotteso dall’autrice, rende tuttavia benigne, è proprio l’esperienza esistenziale: “Io vi dichiaro guerra / superpotenze nucleari e insetti / evacuanti […] / vi concedo tre giorni / di tempo per riflettere. / Questo è l’ultimatum. Dopo, / ordino il fuoco.” E. Isgrò. (Pag. 23)

 

Queste emergenze linguistiche arrivano sulla superficie della realtà cosciente da territori della psiche profondi che potrebbero segnalare presenze rimosse (più o meno) ingombranti. Sono questi i frammenti di un discorso oramai perduto, sommerso nel proliferare di generazioni e de-generazioni, che i “Dinosauri Psicopompi” stanno traghettando da questo mondo verso un altro mondo? Oppure i testi sono, come appaiono nelle figure, una parte anatomica del dinosauro stesso, la sua pelle, la sua superficie, il suo involucro, pertanto il testo è quello strato di ‘significante’ che delimita, o  forse meglio, contiene, come un sepolcro, lo scheletro di un significato scomparso vissuto in un lontano Giurassico? Oppure ciò che ne rimane nell’Antropocene? O forse, più semplicemente, esplicitando meglio dal concetto iniziale di questo capoverso finale, i DINOSAURI PSICOPOMPI sono i luoghi dell’immaginario dove l’autrice ha voluto affidare per sempre i suoi incubi? Chissà… Le questioni evocate rimangono in sospeso e ogni lettore, secondo la sua esperienza, può scegliere le sue priorità interpretative.

 

Schio, gennaio 2023                        

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