giovedì 20 febbraio 2014

Dichiarazione di poetica






Mi è sempre più chiaro che Blanc de ta nuque è una lunga e ragionata dichiarazione di poetica, un puzzle nel quale le parti arricchiscono la complessità dell’insieme, diventano exempla di un’impossibile dichiarazione sintetica, un discorso teorico in fieri – per frammenti, problematico anziché apodittico-dimostrativo – sulla possibilità di far poesia al principio del XXI secolo. Non me ne voglia dunque chi si aspetta di entrare in queste pagine per meriti acquisiti o per potenzialità da riconoscere. Che questa sia, malgrado tutto, critica militante mi sembra evidente; che serva non per demolire o lodare, per includere o escludere qualcuno dal campionato dei più bravi, ma per precisare sempre meglio la mia idea di poesia, va invece detto con chiarezza. Io stesso l’ho capito di recente. È una lunga e ragionata dichiarazione che si allarga via via come le mucche al pascolo, così che ogni autore, di pagina in pagina, rende possibile lo spazio del poetico praticabile, lo fonda, ma non lo esaurisce. “Problematico” sta appunto ad indicare che ogni lettura ripensa l’insieme, lo valuta implicitamente, lo modifica per spostamenti quasi impercettibili. Nemmeno io conosco il disegno finale. Quello che so è che la pratica quotidiana della critica, perfeziona la mia visione sul poetico in lingua italiana e nutre la mia scrittura, maturandola.

Questa tarda acquisizione, dopo otto anni di vita del blog, impone ulteriori assestamenti nella scelta degli autori. A questo punto, infatti, non mi interessa mappare nulla e nemmeno dare visibilità agli esclusi. Per queste due funzioni, entrambe lodevoli, ci sono numerosi altri blog in rete. E nemmeno mi preme trovare convergenze di poetica, linee e scuole del contemporaneo, anche se queste aperture inevitabilmente entrano in gioco nel mio discorso. Prendere la parola sulla poesia, ora, per me significa immergersi nel labirinto delle voci con un secchiello che raccoglie tesori e melma, che li districa l’uno dall’altra, giustificando il perché e il per come, ma mai liquidando la risposta in una formula. Non apro mondi con la frase riuscita; piuttosto accumulo tracce possibili, che a volte muoiono o languono e altre volte s’intrecciano, formando una via praticabile. Chi vuole riconoscerle deve perciò attraversare il bosco. E non è uno spot per vendere il primo volume di Blanc, uscito nel 2011 per Le Voci della Luna, ma semmai l’invito a intraprendere una conoscenza più profonda della mia scrittura, dalla poesia alla saggistica, sino alla narrativa. Si può scrivere diversamente? Certo che sì, anzi è fondamentale. Gran parte dei libri che ricevo sono l’uno la copia dell’altro, bellini, formalmente corretti, sofferti e tutti con le parole, le immagini, i ritmi presi in prestito dalla Tradizione, ma senza saperlo. Dovrei forse scrivere di ciascuno le stesse cose? Si abbia dunque pazienza se qualcuno  non lo recensisco, malgrado io abbia dato l’impressione che il libro non è male: attenti a non confondere la cortesia con l’interesse euristico, l’amicizia con il discorso critico sulla poesia (non sull’autore). E pazienza se qualche mia stroncatura ha fatto o farà infuriare qualcuno: troverà, e spesso ha già trovato, un bel gruppo di simpatizzanti che riconoscerà nel suo libro un capolavoro. Per quanto mi riguarda, non è compito di Blanc lavorare sul canone, ma, appunto, sulla poetica, la mia, che è plurale non perché manchi di coerenza, ma perché convinta della relazione essenziale fra parola e situazione, due costellazioni energetiche incontrollabili, dalle quali sboccia il grumo-poesia, il mare-poesia, il tronco-poesia, la ciste-poesia, la pozza che siamo soliti chiamare mondo.

18 commenti:

  1. (anche) per questo ci piace Blanc.

    un abbraccio

    alessandro ghignoli

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  2. grazie mille per questo post.
    c'è parecchio su cui riflettere.

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    1. il bello della critica è proprio il permettersi delle "stroncature"...
      alla fine si tratta di giudizi, non è mica il verdetto finale!

      ciao, caro! :-)

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    2. Sì, hai ragione. Al verdetto finale ci pensa il tempo.

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  4. 'ma perché convinta della relazione essenziale fra parola e situazione, due costellazioni energetiche incontrollabili, dalle quali sboccia il grumo-poesia, il mare-poesia, il tronco-poesia, la ciste-poesia, la pozza che siamo soliti chiamare mondo.'
    eh già..

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  5. questa tua che segue è la dichiarazione che descrive perfettamente il ricercatore -poeta o solo scrivente, non importa, che ha sempre la dignità di aprirsi all'opera altrui per puro, insopprimibile bisogno di conoscenza, di arricchimento interiore.
    " ogni lettura ripensa l’insieme, lo valuta implicitamente, lo modifica per spostamenti quasi impercettibili. Nemmeno io conosco il disegno finale. Quello che so è che la pratica quotidiana della critica, perfeziona la mia visione sul poetico in lingua italiana e nutre la mia scrittura, maturandola." il mio applauso sincero
    Annamaria Ferramosca

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  6. Non so se ci sia bisogno di sottolinearlo, ma apprezzo enormemente l'importanza e lo spirito con cui lavori. Dunque sono d'accordo su tutto, e ti ringrazio.

    Francesco t.

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    1. Fa sempre piacere che persone serie come te lo facciano. Grazie!

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  7. Mi ha fatto riflettere e dovrebbe fare riflettere tutti noi, questo intervento di Stefano.
    Forse dovremmo 'darci una calmata', tutti, per il bene della Poesia.
    Per quanto mi riguarda, ecco la mia personale e sincera testimonianza:
    ho iniziato pochi anni fa a frequentare qualche blog perché avendo fondato una piccola casa editrice, mi sembrava una strada da dover percorrere, se volevo continuare a fare editoria (un po' per bisogno e un po' per passione, forse per "malattia"). Poi ho chiuso l'editrice, ho pubblicato un libretto di versi in cento copie e mi sono detto: "che senso ha, se nessuno comprerà il volumetto, almeno cerchiamo di farlo conoscere in rete, per quello che vale". Da lì, il desiderio (sempre conscio di limiti e vacuità) di dire "ci sono anch'io", in quest'era di blog e similari. Dunque ho cercato qualche contatto. Ho ricevuto. Anzi, la prima recensione in rete l'ho avuta dopo che avevo messo a disposizione il pdf del libretto. Cercato io, quella volta, onorato dall'aver incuriosito...
    Insomma, senza dilungarmi oltre, d'ora in avanti se e quando pubblicherò invierò il volumetto in lettura (credo cosa giusta) ma non chiederò mai più di pubblicare altro. Il fatto è fatto (qualcosa dovrebbe uscire su Blanc, forse su Cartesensibili, forse su Poetarum), mi più però chiederò pareri (poche volte l'ho fatto e me ne pento).
    Grazie Stefano.
    giesse

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  8. chiedere è sempre lecito. E hai fatto bene a chiedere anche a me. In generale i pareri sono importanti, ci aiutano a crescere. Il mio discorso non è tanto su chi chiedere di entrare in Blanc, ma su quello che io scrivo su di loro, che non è un'opinione, ma un'idea di poetica in fieri, condivisibile o meno.

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  9. Sì, avevo capito, e condivido l'idea (nobile) di una poetica in fieri, da farsi passo passo attraverso l'Altro (anche un ideale macrotesto?). Avevo colto l'occasione per riflettere sul fatto che in troppi cerchiamo spazio sui blog e visibilità. Lecito, certo, ma quanto sarebbe bello se ci "facessimo vivi" con moderatezza?
    Scusami, scusatemi, forse è solo un delirio da 'complessato', forse è solo che a volte temo di essere 'ingurgitato", fagocitato da questa ansia di esserci, da queste nuove tecnologie.
    Difendiamo le nostre "costellazioni energetiche", stiamo attenti finché la poesia non diventi "ciste".
    Cosa ho detto? Booh!
    giesse

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  10. Confesso che leggendo questo post ho pensato: finalmente! Mi fa particolarmente piacere questa "dichiarazione di poetica". Blanc è un bel blog, ma questo salto in avanti ci voleva. Tanti auguri! elena

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  11. Se intendi 'salto di qualità degli autori', forse rimarrai delusa. Se intendi riconoscere l'impegno a condividere una ricerca, allora sono con te :-)

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  12. Non ho scritto salto di qualità degli autori, che in linea di massima in Blanc sono tra i più interessanti e meritevoli di attenzione. Intendevo dire salto in avanti nella consapevolezza critica, nella volontà di trovare insieme un percorso poetico di ricerca in questa marea di informazioni, opinioni, ideuzze che è (nel bene e nel male) la rete e la comunicazione contemporanea. elena

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