venerdì 31 maggio 2013

Ciao Vincenzo!


Ieri ci ha lasciato Vincenzo Anania.
Direttore di "Pagine" e delle Edizioni Zone, ex magistrato e poeta di rilievo, mi ha sempre colpito la sua tempra, combattiva eppure delicata, e la sua generosità.


Così lo ricorda Cristina Annino:

Vincenzo Anania è stato, come tutti sanno ma mi piace ricordarlo, un egregio organizzatore di incontri e discussioni poetiche nella Roma degli anni ottanta. Ci conoscemmo allora e la nostra amicizia è durata fino a pochi giorni fa. Lo penso come mi apparve quando lo conobbi: atletico  consumatore di viaggi fatti nella maniera più giovanile possibile, anche in autostop e dormendo negli ostelli di mezzo mondo. Soddisfatto della sua vita colta, passionale, ironica; taceva i propri dolori ritenuti giustamente privati e dava agli altri il meglio di sé, organizzazione e fermezza. Così ha diretto per anni la rivista “Pagine”, quasi da solo, rifiutando personalmente l’uso di un computer. Scriveva ancora a macchina le proprie poesie nate in età matura e che scorrono limpide sul filo di un classicismo inquieto ma calmo, come spesso sapeva camminare con gli altri, quando vinceva sulla propria personalità impastata di irruenza e di metodo.
Mi è stato vicino in alcune vicende private non sempre piacevoli, con consigli, saggezza attenta, rimproveri, per il gran bene che mi voleva, almeno quanto quello che ho sempre sentito io per lui.
Ultimamente, i nostri incontri sono stati quasi solo lunghissime telefonate piene di allegria; più soffriva fisicamente più si mostrava allegro. Stava diventando un solitario uomo di gran classe.
Amava i gatti, amava il modo di cucinare di mia sorella (quando in anni lontani veniva a trovarci d’estate in campagna), si rivolgeva a mia madre con quel rispetto da signore di altri tempi. Ha disperatamente amato i suoi figli e la creatività di Giulia. E ha sempre amato lottare. Lottava con l’arma della legge quando ancora non ci conoscevamo, poi, in privato, con quella difficilissima
del riserbo,  con una generosità mai esibita, col pudore del non credente, con la naturale libertà delle idee, veemente se occorreva, ma con una costante autocritica che, elegantemente mai si tolse di dosso. Amava in modo ironico anche la propria morte con la quale da tempo aveva impostato la sua immaginaria “partita a scacchi”. Si guardava allo specchio e l’amava, nell’espressione, in qualche piega del viso, nel camminare sempre più vicino all’albero sotto casa. Dopo essere stato un grande viaggiatore, dopo aver visto quasi tutto il mondo, riusciva ancora a stringere con allegria -e ringraziando chissacchì per poterlo fare- sempre più da vicino quel solo albero in quel poco verde; spesso mi chiedeva al telefono “ma tu abbracci mai gli alberi? Io lo faccio ogni volta che scendo. Mi fa star bene!”
Ha sempre mantenuto una voce stupenda.


Sue poesie uscirono su Blanc.
Qui 

Molto bella L'intervista che gli fece Anna Maria Farabbi, nel 2011

11 commenti:

  1. A leggerne da Cristina, dispiace non averlo conosciuto. Lascio un saluto a lui e a chi gli vuole bene.

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  2. Ho conosciuto Vincenzo Anania ben poco, rispetto a Cristina, ma quei contatti, per lo più scambi di poesie,e telefonate, sembravano degli appuntamenti mancati. Ci dicevamo molto, quindi, rispettando tempie ed eternità di ciascuno.Questo uno dei gli errori della vita che sappiamo sempre dopo,
    La sua cordialità e sincerità, il suo candore forse, la fede nella poesia, me lo fecero riconoscere come uno diverso nell'ambiente, e raro. Appartato ma coinvolto, sempre in prima linea, quanto a impegno di pensiero.
    Ci siamo lasciati così, con un' ultima telefonata, disseminata nel tempo,
    Sono troppi per me gli addii, alcuni mai detti, altri mormorati; ma poi,"tutto, si sa, la morte dissigilla" Ciao Vincenzo.
    Maria Pia Quintavalla
    P:S: Anch'io,(stesso segno virgineo) abbraccio gli alberi, è un atto di amore privilegiato, energetico.

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  3. Un addio al Poeta
    e un abbraccio a Cristina
    cb

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  4. Grazie Cristina davvero un ricordo sentito. Non ho mai avuto l'occasione di conoscerlo personalmente anche se mi ha ospitata nella sua bella rivista e me ne dispiaccio... Un caro saluto a te e a Stefano. Lucianna Argentino

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  5. Grazie, perché ci doni una voce, un ritratto a voce, cara Cristina, e la curiosità di leggere questa poesia a me sconosciuta con la persona che mai se ne va, lo sapranno anche gli alberi. saluti, Giampaolo De P

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  6. Un addio anche da parte mia.

    Francesco

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  7. Ero fuorigioco in ospedale e quindi amen .
    Vincenzo sarebbe stato contento di vedermi vicino in questa circostanza . Gli devo come tanti altri tutta la mia gratitudine e lui lo sa . Era uno dei migliori della sua generazione , e soprattutto un uomo pulito , semplice , diretto , verace ; una bella persona a cui era facile voler bene . Caro Vincenzo .

    leopoldo attolico -

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  8. Non lo sapevo, mi diaspiace moltissimo, era stato il primo a pubblicare mie poesie su rivista (la sua "Pagine") e da allora ci siamo sentiti tante volte al telefono, tranne che negli ultimi tempi... ero andata a trovarlo anche a Roma, una persona davvero retta, profonda, sensibile e appassionata, una specie in via di estinzione... conosco anche la figlia brava cantante e poetessa Giulia..un abbraccio a lei e alla famiglia.. ciao, caro Vincenzo. L

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  9. Cari estimatori e amici di Vincenzo Anania, potete contattarmi? Una mia amica ha fortunosamente salvato da un cassonetto in cui era stato gettato dopo la sua morte tutto il suo archivio, lettere personali, carte ecc. e mi ha chiesto consiglio sulla destinazione da dargli. Silvia R.

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  10. Gentile Silvia R. ciò che dice è grave. Ho contattato Giulia, la figlia di Vincenzo; mi chede di poter parlare con lei. Le lascio qui per alcuni giorni la mia mail privata, così poi io la metterò in contatto con Giulia.
    Cordiali saluti
    guglielmin.s@libero.it

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