domenica 21 aprile 2013

Il j'accuse di Gianmario Lucini sul pasticciaccio parlamentare



Gianmario Lucini, sull'elezione del dodicesimo Presidente della Repubblica:


Io accuso
- il Partito delle Cinque Stelle per aver preteso di candidare alla carica di Presidente della Repubblica, persone che neppure lo sapevano, con una prassi consultiva inventata e fantasiosa, senza discutere con nessuno l’opportunità del metodo adottato né la pertinenza degli strumenti e la loro coerenza rispetto all’obiettivo. La democrazia è trasparenza (e non soltanto, ma anche competenza).
- il capo del suddetto P5S, sordo a qualsiasi tentativo di dialogo, in cui unico scopo è stato fare i giochini e gli sgambetti da scolaretto mentre l’Italia sta andando alla malora. La democrazia è responsabilità, non una play-station.
- ancora il suddetto, per aver con ostinazione evitato il confronto con gli altri eletti e rappresentanti del Popolo, ingiuriandoli e sbeffeggiandoli, salvo poi avere la pretesa che costoro accogliessero le sue proposte come una verità metafisica e indiscutibile perché sancita da qualche migliaio di votanti. La democrazia è rispetto per l’avversario e confronto, non è lo slogan che recita: “chi non è con me è contro di me”.
- ancora il suddetto, perché teorizza come nuovo modello di democrazia il cosiddetto web, che è di gran lunga lo strumento che offre le più scadenti garanzie di democraticità (come peraltro è stato ampiamente dimostrato in questa occasione), almeno in questa fase storica e tenuto conto del gradi di informatizzazione delgi italiani e della loro pratica nell’usare correttamente l’informatica e nel difendersi dai messaggi subliminali che essa nasconde. Le regole si cambiano trovando un accordo con l’avversario, non con i colpi di mano e neppure con la fantapolitica.
- Stefano Rodotà, che è caduto nella grossolana trappola di coloro che vogliono agire dettando regole che non sono sancite da Leggi e Costituzione (l’elezione del Capo dello Stato avviene, per legge, sulla scorta di una proposta che scaturisce da una contrattazione interna ai partiti e non da 10.000 webcogitantes che si divertono al PC). Esiste democrazia soltanto se ci sono regole condivise, non le regole di chi sbraita di più.
- La destra italiana, che non è capace di presentare di sé un volto pulito da ogni equivoco e un pensiero coerente con il bene di tutto il Paese. La democrazia è il vantaggio di tutti e non di pochi più uguali degli altri.
- la destra italiana, che ha manovrato proponendosi come forza di governo, dopo il disastro economico imputabile alla sua mancanza di iniziative e al suo altissimo grado di litigiosità interna. La democrazia è alternanza, non ammucchiata.
- La sinistra del PD per aver dato prova di una impressionante mancanza di cultura, sostituendola con il traccheggio, il tatticismo, il navigare a vista. La democrazia è limpidezza di linea e comportamenti e non una manovra per vincere a tutti i costi.
- i franchi tiratori del PD, perché hanno preferito dare ascolto alla grancassa massmediatica e non alla Costituzione che prevede prassi e passaggi non riconoscibili nel metodo, pur da altri proposto, che essi hanno appoggiato. La democrazia è coerenza, non calcolo opportunistico.
- Il Centro, perché proponendosi come ago della bilancia, in realtà invoca il cambiamento perché nulla cambi realmente. La democrazia è dire la verità, non far finta di dirla.
-         gli italiani tutti, perché si comportano come una folla e non come un popolo. La folla non è mai democratica, specialmente quando vuol marciare su Roma.
-         me stesso di pervicacia, perché ancora mi cruccio per questa democrazia da Bar Sport.

11 commenti:

  1. Non credo si possa colpevolizzare Rodotà se incidentalmente si è trovato ad essere sostenuto anche dal M5S . Lui non l'ha certo chiesto o sollecitato . Non poteva verosimilmente prendere le distanze da quel sostegno , oltretutto accordatogli malgrado le riserve non certo tenere da lui già espresse sullo stesso Movimento . Rifiutare pregiudizialmente un attestato di stima ( oltretutto producente per il Paese -detto tra noi - ) non avrebbe avuto nessuna giustificazione personale né tantomeno politica .

    leopoldo attolico -

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  2. Di questo j'accuse alla Zola posso condividere 1'amara riflessione riguardo alla "Caporetto" del Parlamento italiano. Ma proprio in virtù di ciò, bisognerebbe tener fuori da qualsiasi ombra la figura di Stefano Rodotà il quale è uno dei pochi che in questo "pasticciaccio" ha agito in nome della trasparenza. Ne spiego subito le ragioni: 1) Rodotà, in coerenza con le sue convinzioni politiche, nella prima fase di questo Romanzo Quirinale non ha ritirato la sua candidatura perché sempre contrario a una possibile svolta futura di tipo presidenzialista. In altre parole, in nome di quel che resta della democrazia rappresentativa, ha voluto rimanere "in lizza" fino all'ultimo, pur sapendo di essere perdente rispetto al nostro caro "De Gaulle" Napolitano. 2) Nella seconda fase poi, quando Grillo ha cominciato a incitare istericamente "i cittadini" a una nuova marcia su Roma, Rodotà ha subito preso le distanze ribadendo la sua appartenenza a quella parte della Sinistra italiana, molto scomoda a mio parere, perché schiacciata da una parte dalla squallida ma "vincente" anomalia berlusconiana, dall'altra dalle tante "tribù" di un partito democratico che di fatto non è mai realmente esistito. Aggiungo che, dagli ultimi accadimenti, il movimento di Grillo, se pur populista e senza alcuna preparazione politica, almeno fino ad ora sia riuscito a contenere le tensioni popolari sempre più forti. In conclusione non ci resta che augurarci che il nuovo governo non faccia più alcun errore, riacquisti credibilità perché, in caso contrario, siccome l'Italia
    è ormai una polveriera sul punto di esplodere, potrebbero aprirsi scenari davvero inquietanti. Rosa Salvia

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  3. scrive Rodotà a Scalfari

    Caro direttore,
    n[...] Si irride alla mia sottolineatura del fatto che nessuno del Pd mi abbia cercato in occasione della candidatura alla presidenza della Repubblica (non ho parlato di amici che, insieme a tanti altri, mi stanno sommergendo con migliaia di messaggi). E allora: perché avrebbe dovuto chiamarmi Bersani? Per la stessa ragione per cui, con grande sensibilità, mi ha chiamato dal Mali Romano Prodi, al quale voglio qui confermare tutta la mia stima. Quando si determinano conflitti personali o politici all'interno del suo mondo, un vero dirigente politico non scappa, non dice «non c'è problema », non gira la testa dall'altra parte. Affronta il problema, altrimenti è lui a venir travolto dalla sua inconsapevolezza o pavidità. E sappiamo com'è andata concretamente a finire.
    La mia candidatura era inaccettabile perché proposta da Grillo? E allora bisogna parlare seriamente di molte cose, che qui posso solo accennare. È infantile, in primo luogo, adottare questo criterio, che denota in un partito l'esistenza di un soggetto fragile, insicuro, timoroso di perdere una identità peraltro mai conquistata. Nella drammatica giornata seguita all'assassinio di Giovanni Falcone, l'esigenza di una risposta istituzionale rapida chiedeva l'immediata elezione del presidente della Repubblica, che si trascinava da una quindicina di votazioni. Di fronte alla candidatura di Oscar Luigi Scalfaro, più d'uno nel Pds osservava che non si poteva votare il candidato "imposto da Pannella". Mi adoperai con successo, insieme ad altri, per mostrare l'infantilismo politico di quella reazione, sì che poi il Pds votò compatto e senza esitazioni, contribuendo a legittimare sé e il Parlamento di fronte al Paese.
    Incostituzionale il Movimento 5Stelle? Ma, se vogliamo fare l'esame del sangue di costituziona-lità, dobbiamo partire dai partiti che saranno nell'imminente governo o maggioranza. Che dire della Lega, con le minacce di secessione, di valligiani armati, di usi impropri della bandiera, con il rifiuto della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, con le sue concrete politiche razziste e omofobe? È folklore o agire in sé incostituzionale? E tutto quello che ha documentato Repubblica nel corso di tanti anni sull'intrinseca e istituzionale incostituzionalità dell'agire dei diversi partiti berlusconiani? Di chi è la responsabilità del nostro andare a votare con una legge elettorale viziata di incostituzionalità, come ci ha appena ricordato lo stesso presidente della Corte costituzionale? Le dichiarazioni di appartenenti al Movimento 5Stelle non si sono mai tradotte in atti che possano essere ritenuti incostituzionali, e il loro essere nel luogo costituzionale per eccellenza, il Parlamento, e il confronto e la dialettica che ciò comporta, dovrebbero essere da tutti considerati con serietà nella ardua fase di transizione politica e istituzionale che stiamo vivendo.
    (segue sotto)

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  4. Peraltro, una analisi seria del modo in cui si è arrivati alla mia candidatura, che poteva essere anche quella di Gustavo Zagrebelsky o di Gian Carlo Caselli o di Emma Bonino o di Romano Prodi, smentisce la tesi di una candidatura studiata a tavolino e usata strumentalmente da Grillo, se appena si ha nozione dell'iter che l'ha preceduta e del fatto che da mesi, e non soltanto in rete, vi erano appelli per una mia candidatura. Piuttosto ci si dovrebbe chiedere come mai persone storicamente appartenenti all'area della sinistra italiana siano state snobbate dall'ultima sua incarnazione e abbiano, invece, sollecitato l'attenzione del Movimento 5Stelle. L'analisi politica dovrebbe essere sempre questa, lontana da malumori o anatemi.
    Aggiungo che proprio questa vicenda ha smentito l'immagine di un Movimento tutto autoreferenziale, arroccato. Ha pubblicamente e ripetutamente dichiarato che non ero il candidato del Movimento, ma una personalità (bontà loro) nella quale si riconoscevano per la sua vita e la sua storia, mostrando così di voler aprire un dialogo con una società più larga. La prova è nel fatto che, con sempre maggiore chiarezza, i responsabili parlamentari e lo stesso Grillo hanno esplicitamente detto che la mia elezione li avrebbe resi pienamente disponibili per un via libera a un governo. Questo fatto politico, nuovo rispetto alle posizioni di qualche settimana fa, è stato ignorato, perché disturbava la strategia rovinosa, per sé e per la democrazia italiana, scelta dal Pd. E ora, libero della mia ingombrante presenza, forse il Pd dovrebbe seriamente interrogarsi su che cosa sia successo in questi giorni nella società italiana, senza giustificare la sua distrazione con l'alibi del Movimento 5Stelle e con il fantasma della Rete.
    Non contesto il diritto di Scalfari di dire che mai avrebbe pensato a me di fronte a Napolitano. Forse poteva dirlo in modo meno sprezzante. E può darsi che, scrivendo di non trovare alcun altro nome al posto di Napolitano, non abbia considerato che, così facendo, poneva una pietra tombale sull'intero Pd, ritenuto incapace di esprimere qualsiasi nome per la presidenza della Repubblica.
    Per conto mio, rimango quello che sono stato, sono e cercherò di rimanere: un uomo della sinistra italiana, che ha sempre voluto lavorare per essa, convinto che la cultura politica della sinistra debba essere proiettata verso il futuro. E alla politica continuerò a guardare come allo strumento che deve tramutare le traversie in opportunità.

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  5. Grazie Stefano per aver riportato questo "documento" che a mio avviso scioglie ogni dubbio sulla "ingombrante presenza" di Rodotà e grazie a Gianmario Lucini per la sua analisi limpida e precisa di questa così complessa e difficile congiuntura politica. Rosa Salvia

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    1. bene, chiarezza è stata fatta, almeno intorno alla figura di Rodotà.

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  6. Salvatore Violante23/4/13 21:27

    La colpa è solo nostra.
    Non credo che possiamo accusare Berlusconi per essere tale o la destra per stare a destra. Né possiamo prendercela con i grillini che, se non fossero stati preda di un mare in tempesta non si sarebbero trovati da quella parte o, almeno, una volta in parlamento, avrebbero utilizzato un’ autonomia fattiva. Chi mi ha sorpreso è stato Rodotà. Ingenuamente caduto nella chiamata alle armi del popolo insorto: questo fa credere il suo lungo silenzio assenso. Ma anche questo conta poco. Io accuso il mio partito, incapace di rinnovarsi, incapace di sentire il tempo ed il clima presente, incapace di farsi carico di quei contenuti che il movimento cinquestelle, sia pure strillandoli, portava e che erano chiaramente di classe. Bersani ha inseguito le persone dopo una sconfitta cadutagli sul capo senza combattere. È stato in trincea già in campagna elettorale in una guerra statica senza rispondere ai contenuti di programma di una destra populista né a quelli di un movimento con alcune proposte anche marcatamente di sinistra e di classe. L’allodola del centro è un uccello che vola sempre là dove c’è becchime. Se avesse risposto con propositi più sostanziosi, sono convinto, che non ci sarebbe stata quella moria di consensi a favore di Grillo. Ora ci troviamo con un presidente stanco per l’età in un paese dove c’è, se c’è ancora, una sinistra minimalista che aspira, al più, a quello che il grande Enrico chiamava elementi di socialismo.

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  7. Salvatore Violante23/4/13 21:27

    Oggi, dopo tutto questo sfacelo, Grillo non s’impossesserà di niente. Ieri ha perso anche lui perché ha affogato concrete possibilità di dare uno sbocco reale a istanze vere del suo (nostro) elettorato arrabbiato. E non può prendersela con nessuno. Voleva morto Bersani e Bersani è morto. Oggi in mano non gli resta niente oltre all’amarezza dei suoi giovani eletti ed al dissenso per l’inutilità concreta del voto concesso dai loro elettori. La sinistra, o meglio, i programmi di sinistra possiamo consegnarli solo noi se non ce ne facciamo carico. Il governo di larghe intese imposto dai mercati sarà il nostro “de profundis” un po’ come il governo D’Alema in combutta con Cossiga. Sono peccati che si pagano. Non puoi associarti con il tuo boia, passerai per suo aiutante anche perché noi siamo malati di ragionevolezza mentre la destra è pronta a cogliere ogni opportunità. In un governo con Berlusconi, finiremmo come sempre, a subirne “furbate” e malcostume coinvolti come corresponsabili di catastrofi economiche e sociali o responsabili per rotture da vomito. La democrazia del mercato non riesco a digerirla. Mi sento ancora persona. Meglio ritornare al voto e ricostruirci con coerenza all’opposizione. Con il ricorso al vecchio Napolitano, con tutto il rispetto, ci si è consegnati, per impotenza, alla vecchia idea di una democrazia consegnata nelle mani di un deus ex machina, a cui tutti devono qualcosa. Non ci siamo. Non avremo l’energia necessaria per contrastare i dictat tedeschi e moriremo di contabilità maniacale senza avviarci neppure verso una decrescita accettabile in un’armonica Europa di tutti. Meglio sarebbe stato fare nostra una candidatura Rodotà senza farci prendere da ripicche idiote nate dallo spirito masochistico a cui si è sottoposto sua sponte il bravo Bersani. Rodotà sarebbe stata la risposta eticamente accettabile da tutti i cittadini italiani che si sarebbero sentiti tutelati a prescindere dai problemi di Berlusconi e sudditi. Sono addolorato e deluso e mi sento tradito.

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  8. Rispetto alla lettera di Rodotà, ho già dato una risposta circostanziata su www.poiein.it e non sto qui ad annoiarvi. Sottolineo soltanto che l'ingenuità di Rodotà in questa vicenda, culminata con la (patetica) "presa di distanza" da Grillo, è imbarazzante per un candidado alla Presidenza. Per non dire altro.
    Rispetto al mito che M5S "contiene" le folle inferocite, a me pare che contenga 50.000 dei suoi militanti, in calo, che vogliono dare forma a una profezia che si auto-determina. Grillo monta la polemica e dice di far fatica a contenerla. C'è qualcosa che non gira in questa logica. Ma le nostre folle vogliono pane, non sangue e il suo comportamento ha impedito che pane fosse dato. Grillo ha perso l'occasione di dimostrare che è possibile rinnovarsi dal basso, perché ha impedito ai suoi di fare politica e iniziare una stagione di riforme vere, che sarebbero state possibili. La fine di questo tragitto sarà il ritorno di Berlusconi. Questo lo sa ma lo ha fatto comunque. Che un Rodotà faccia comunella con questa linea, mi sembra poco responsabile.
    Io credo che non ne usciremo mai più fino a quando non impareremo a vedere le cose per quello che sono (o fatti, non le intenzioni) e a dare ad ogni azione il valore che ha. Non ragiono come Feltri, per il quale tutti hanno la rogna e dunque nessuno parli: per me tutti sono delle brave persone (meno una certa squadretta, in verità) che fanno le loro cazzate come tutti le fanno. Il problema è riconoscerle, metterle in luce. Ho più fiducia di uno che riconosce i suoi errfori di colui che di arrocca su posizioni indifendibili. Voterei certo Rodotà, domani mattina, ma mi deve dire che ha fatto una enorme cazzata, proprio perché è un grande giurista e una persona dabbene, altrimenti sarebbe stato soltanto una piccola cazzata.
    G. Lucini

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  9. Di fronte al moralismo miope degli interventi precedenti rispondo con ironia condividendo le parole di Massimo Gramellini nella trasmissione televisiva Che tempo che fa: Stefano Rodotà non piace alla Sinistra perché veramente di Sinistra. Non piace, aggiungo, perché LAICO e LIBERO PENSATORE, non malipolabile o inquadrato nelle spesso ristrette logiche di partito. Rodotà ha condiviso delicate battaglie a favore del testamento biologico e dell'eutanasia, e soprattutto ha firmato a favore della non eleggibilità di Berlusconi. Quanto alle accuse che da molte parti gli vengono mosse riguardo al non aver ritirato la sua candidatura quando è stata messa in atto quella a favore di Prodi, io vi domando: chi ha fatto cadere Prodi, Rodotà o i 101 franchi tiratori(dalemiani e popolari, questi ultimi ex democratici cristiani?). Quest'atteggiamento così aspramente giudicante non fa che avallare le ipocrisie di questa pseudo-sinistra nonché accrescere l'euforica gioia dell'unico vincitore di questa sciagurata pagina della storia italiana: Silvio Berlusconi. Rosa Salvia

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