mercoledì 26 dicembre 2012

Storie vere, storie galbusere



Chiudo l'anno (e faccio gli auguri a tutti i blanchisti d'Italia) riprendendo un recente commento di Manuel Cohen, che magari è passato inosservato. 


Molto avrei da dire sulla questione della 'consulenza': ma è evidente che in un paese in cui la cultura è considerata una sorta di orpelletto da esibire alla festa del Rotary club, o alla sagra della polenta, e nello stesso paese in cui molti sono invece pronti a buttare tanti denari in beni di consumo o futili, la sottostima del lavoro culturale porta inevitabilmente a conseguenze nefaste: avvicinato da un tipo ad una delle tante presentazioni di libri che (quasi sempre) gratuitamente faccio su e giù per la penisola, mi sono ritrovato tra le mani un peso abnorme di libri (ben 12)... considerando che avrei dovuto fare circa 450 km tra treno, aereo, metropolitana e bus extraurbano, ho chiesto al tipo se, gentilmente, avrebbe potuto spedirmi il tutto a casa... il tipo ne è stato seccatissimo, e mi ha confidato: 'raramente vado all'ufficio postale, non mi fido delle spedizioni, e poi, sono venuto fin qui per portarle i miei libri ( che, naturalmente, non avevo richiesto, non conoscendolo). Morale, prendo il doloroso fardello, e commetto l'errore di lasciare il mio indirizzo e-mail.
Era venerdì. dalla domenica mattina, a distanza di tre ore l'una dall'altra, inizio a ricevere con una puntualità soffocante, mail alla mia casella elettronica: il tipo vuole sapere se ho letto i libri (quando? a cena? a letto? sul treno del ritorno? ) e vuole un parere. A questo punto, molto preoccupato, ripeto quanto già detto a voce: mi occorre del tempo, sa, nella vita faccio ANCHE altro.... Dopo quattro giorni di autentico mobbing, il tipo passa all'insulto: non sono di parola, non sono serio, ed è un crescendo: l'unica arma non-violenta che posseggo è assicurargli che lo leggerò, lo sto leggendo e che cercherò di occuparmi di lui. Cogliendo l'occasione dell'ultimo libro fresco di stampa, assicuro una recensione, sperando di placarlo. Scrivo la nota, gliela invio, e lui mi ringrazia sentitamente (non esimendosi dal consigliarmi di aggiungere qualche aggettivo qualificante, o altro, che naturalmente non aggiungerò).

Due mesi dopo, sono invitato ad un piccolo festival: ad un'ora stabilita, leggerò versi dal mio ultimo libro. Prima di me, legge un altro autore, anch'egli, hailui, critico: bene, alla sua lettura si ripresenta il tipo. Consegna il malloppone di 12 libri, chiede l'e-mail. Mi saluta cordialmente. Sa che tra poco leggerò dal mio libro. Ma questo a lui non interessa minimamente. La sua mission era consegnare la sua opera ad un altro abbordabile critico...

ero basito: neppure un minimo di curiosità per i miei versi. Eppure mi ha pedinato, ossessionato, costretto in qualche modo ad occuparmi di lui: il dramma è che per alcuni non c'è l'altro. C'è l'io, minuscolo, minimo, narcisista e egoista.

Tutto questo per dire che una lezione è sicuramente da trarre: nel mondo delle merci e del profitto sei e vali per quanto sei pagato. Ci sono occasioni in cui sarebbe lecito chiedere una tariffa. Il nostro impegno, il nostro entusiasmo, la nostra passione, meritano (meriterebbero) il congruo apprezzamento. baci,

Manuel Cohen

21 commenti:

  1. Verissimo, tutto. Roberto Corsi, nel suo blog, affronta un problema simile.

    Una soluzione per arginare questi pressanti poeti (poeti?) sarebbe quello di pubblicare, da qualche parte sul proprio blog, una tabella dei tempi di lettura (per dire: "non mi farò sentire prima di un mese dall'invio del tuo libro: se mi scrivi prima, chiedendomi se l'ho letto, ho tutto il diritto di mettere la tua email tra le email spam). Spero che molti siano d'accordo; ma solo chi legge e recensisce regolarmente sa quanto la passione rischi di trasformarsi in fardello. Ci vorrebbe una specie di regola del contrappasso: per ogni presentazione/recensione che chiedi, devi fare almeno una (a un'altra persona, s'intende, onde evitare il do ut des): piccolo imperativo che favorirebbe un'ecologia di cui si avverte forte il bisogno.

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    1. un mese è poco. facciamo: prima di 6 mesi. ciao Davide, auguri!

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  2. l'esperienza insegna, mai fidarsi degli sconosciuti, se poeti poi...:-))
    ma dov'è finita la libertà del poeta di essere anche critico? una volta si faceva per passione.
    Una poesia ti piace?
    ci scrivi sopra perchè ti PIACE!
    il mestiere di critico è bello perchè può essere creativo ma se deve essere considerato ai fini delle vendite, dio ci salvi dai critici!!!
    tutti siamo potenziali critici, di noi stessi in primis!

    Auguri Stefano :-)

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  3. Illuminante. E non difficile da credere: immagino che nel nostro piccolo storie simili siano accadute a tutti. Su quale dei ruoli della storia fosse il nostro, meglio non dire...:-))
    Certo che viene da pensare: si paga per pubblicare, ma non si paga per essere letti e magari migliorare ciò che si scrive.

    Auguri, Stefano e blanchisti.

    Francesco

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  4. a proposito dell'essere pagati per il proprio lavoro - e sottolineo lavoro: ho appena ricevuto una copia dell'ultimo numero di poetry ireland review in cui è pubblicata una mia poesia. con mia sorpresa vi trovo allegato anche un assegno di 40 euro! pensate all'italia dove pagare gli autori e i critici in generale è l'ultima cosa a cui si pensa, se ci si pensa! buone feste e buon 2013 a tutti. roberto cogo

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  5. mi fa sorridere (con un po' di angoscia) e penso menomale che non sono un critico :)
    fa un po' tristezza il tutto... non ho mai pensato a richiedere un'opinione professionale su quel che scrivo, ma, dovessi farlo riterrei giusto retribuirne l'impegno

    un buon anno anche da parte mia..:)

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  6. mi piace l'aria buona che si respira in questi commenti!
    Auguri a tutti voi!

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  7. Ciao a tutti,

    effettivamente è una storia comune a molti, e credo che si ripeterà ancora. Perdonate alcune improprietà (mobbing per stalking, ad esempio),ma, come giustamente ha riportato Stefano, si tratta di un commentino scritto al volo per un suo post.

    buone festività a voi, e ai lettori di Blanc, con la speranza che il nuovo anno sia meno duro del precedente.

    un abbraccio, manuel

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    1. Sorry Manuel, ma perché non hai detto "NO" al tuo stalker (o cliente)? Realmente, vorrei capire. Perché dici che gli assicuri una recensione, "sperando di placarlo"? Questa persona non va placata. Va contenuta. E va forse fatto precocemente. Se poi da "poeta", passa ad essere un "cliente", occorre professionalità anche nel sapere con quali clienti si ha a che fare, e qual'è il contratto iniziale (anche nei tempi di esecuzione del lavoro) Non sarà certo la recensione a contenerlo, come si è poi dimostrato ( e figurati se ti avesse pagato....). E' il NO lo strumento nonviolento più efficace, in questo caso (in cui il poeta non è "cliente", o non consapevolmente). Quel NO (non so perché) si fa fatica a dirlo. Tutti. Attenzione poi all'upgrading da poeta che chiede un favore a poeta-cliente che chiede un servizio: si cambia registro, e ci vuole un "contratto", che chiederà anche capacità di negoziazione (è un negozio che si apre, infatti). Inoltre: una "recensione" e una "consulenza" mi sembrano due cose diverse (si chiede una recensione per avere una consulenza? O è il critico che accomuna le due attività? Qual'è la domanda del "cliente"?). Insomma, ancora mi sembra ci sia un po' di confusione nel "business" del mestiere intellettuale: mi pare si confonda il servizio "centrale" consapevole, con il servizio "periferico" (che anche il business del lavoro intellettuale dovrebbe avere). Non vorrei che siccome prima non si pagava niente, adesso, per estremizzazione dell'opposta polarità e senso di frustrazione, si debba pagare anche l'aria che si respira in presenza del critico. Attenzione poi che, la monetizzazione del lavoro intellettuale, al di là degli sfoghi, porta con sè un cambiamento di livello delle relazioni e delle competenze, non solo di scrittura, ma anche di "vendita" (per esempio: se uno ti chiede una "recensione", ma pensi lui voglia una "consulenza", non credo si stia facendo bene il proprio lavoro: qui non è in gioco il critico e le sue competenze, ma l'"agenzia" e le sue competenze di relazione con la clientela). Buon lavoro e un caro saluto. GTZ

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    2. ...e aggiungo, nel sito di Stefano, alla voce "consulenze", giustamente si specifica "valutazione libro" e la si distingue dalla "recensione". Secondo me, le recensioni e gli articoli pubblicati dovrebbero iniziare a pagarli le riviste, sperando che non si pensi invece di far pagare il critico per pubblicargli l'articolo. O, forse, in questo caso vale ancora un'economia di scambio demonetizzata?. Altrimenti ci si accanisce con il poeta, narcisista o meno, e ci si comporta generosamente (magari per convenienza)con i colleghi lavoratori intellettuali che dirigono le riviste e le case editrici(perché poi, a piangere sulle proprie disgrazie finanziarie siam capaci tutti...). Si pone poi la questione di chi sia disposto a pagare per avere una "valutazione del libro" che non sia una recensione. Ma qui non sono competente, e mi fermo. Ma c'è il rischio (magari benefico?) che diventi un giro che da "poeti che sono letti solo da poeti" passi a "poeti che sono pagati solo da poeti". Un saluto, GTZ

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    3. io cerco di essere chiaro, distinguendo "consulenza" da "prefazione al libro" a "presentazione del libro".

      Diversa è la recensione: la scrivo solo se il libro mi piace e non chiedo nulla all'autore.

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  8. carissimo, devo rivedere il mio giudizio sul mestiere di critico e ti devo le mie scuse, chissà come ci sei rimasto male quando quel poeta non si è fermato ad ascoltare la tua poesia.
    oggi in treno ne parlavo con mia zia, se sia giusto o no venire retribuiti per una recenssione
    mi ha detto che è giusto
    prendiamo benedetto Croce, lui oltre che filosofo, era poeta critico e letterato...un chiaro esempio di completezza culturale.
    mia zia ha scritto articoli per il corriere di lecco, negli anni 80...pensa che prima di scrivere un recensione su un libro lo doveva leggere tutto in una notte!
    Lei ama fare le cose bene.

    fai bene a chiedere una retribuzione per questo tipo di lavoro che non è certo alla portata di tutti, ma solo di chi ha una sana preparazione culturale.

    ciao Stefano

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    1. la saggezza delle zie è proverbiale :-)

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  9. Imparare a 'difendersi' dalla presunzione di poeti/scrittori emergenti (non ne prendo in considerazione la validità o meno) a scapito della 'bellezza' nascosta, quella vera, che spesso si cela, si intimidisce, è sensibile e non sa chiedere? Chissà cosa è meglio fare quando di fronte a noi c'è un 'grande' che stimiamo e di cui vorremmo l'attenzione!!! La risposta potrebbe essere riconoscerne il lavoro e retribuirlo in base alle energie spese per la lettura/valutazione/critica. Mi chiedo: un autore è sempre un cliente? Come fa un critico a scoprire un talento? Come fa un critico ad avere tra le mani un libro 'importante'? Lo cerca? Chi glielo sottopone? L'aggancio è l'Editoria? E' l'autore che deve scegliere il critico? Come avvicinarsi a un critico? Dietro tanti autori affermati, quindi scritture riconosciute, c'è sempre un mentore?

    Tra poche ore arriva il nuovo anno: auguri a tutti voi con stima e affetto tanto.
    Rita Pacilio

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    1. domande sacrosante. Potremmo provare a rispondere nell'anno che viene. Proverò a organizzarle via via. Grazie per l'idea, auguri anche a te!

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  10. Scusate, ma non capisco bene: la diatriba è tra il pubblicare e inseguire il critico per avere una recensione gratis, e il pubblicare e, pagando una congrua cifra, ottenere una recensione (positiva?)al proprio libro (da far poi pubblicare su qualche rivista?)? Ma non c'è il rischio che, anche qui, basti pagare per avere una recensione, positiva o negativa che sia? Dunque, chi se lo potrà permettere (non so quanto valga una recensione sul mercato...), vedrà tutte le sue opere recensite? Non sarebbe meglio che si pubblicasse il libro di poesie(in cartaceo e/o ebook e/o online) e poi il critico fa il suo mestiere, e recensisce solo quello che ritiene ne valga la pena? Magari pagato dalla rivista cartacea oppure online che gli commissiona la recensione, invece che da chi scrive? O dietro a ciò si cela la difficoltà del critico a dire un chiaro e diretto NO a qualcuno (magari prima di 6 mesi) che non ritiene di voler recensire, neanche pagato? Giusto per capire. Buon anno a tutti e complimenti a Roberto Cogo per la pubblicazione sulla prestigiosa Poetry Ireland Review. GTZ

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  11. le questioni sono tante, in effetti. l'ideale sarebbe che sia la rivista a commissionare la recensione, pagandola.

    le altre questioni vediamo se riusciamo ad affrontarle durante l'anno. ciao!

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  12. Non entro in merito ma esprimo il mio apprezzamento per il blog, buon anno a tutti
    Tiziana

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  13. vi ringrazio per i commenti e per le obiezioni. LE MIE PAROLE scritte di getto, sono effettivamente incomplete. sE Stefano è d'accordo, potrei tornare sull'argomento con un post, anche per affrontare le obiezioni di Giovanni T.z. e RITA. APRESTO E BUON ANNO
    MANUEL

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    1. perfettamente d'accordo. Quando vuoi!
      ciao!

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