lunedì 21 maggio 2012

Francesca Ruth Brandes



La poesia di Francesca Ruth Brandes è fedele ai propri temi e al proprio stile: il viaggio, l'ebraismo, l'uso della metafora quale sintesi di un gesto sapienziale, il pacifismo costituiscono infatti la materia via via approfondita e rarefatta di un percorso che, ne L'undicesimo giorno (LietoColle, 2012), ha finalmente incontrato la cultura buddhista. Il titolo stesso ne è l'emblema, essendo ripreso dalla Lettera a Niike di Nichiren Daishonin, monaco buddista giapponese del XIII secolo, per il quale l'operare concreto nel mondo diventa pratica meditativa e rinuncia consapevole al nirvana. Scelta implicita nell'undicesimo giorno, quello che precede appunto la realizzazione definitiva della buddhità, sempre demandata per amore dei viventi. Ruth Brandes, abbracciato questo altissimo pensiero, ci invita a considerare l'aiuto del prossimo come fine ultimo del nostro viaggio, poiché noi "siamo l'universale concreto che pretende rispetto", come scrive lei nel preambolo. Al tempo stesso, coniugando buddismo e messianismo ebraico, tiene aperta la possibilità che il dodicesimo giorno sia imminente ("qui attendiamo / l'alba del dodicesimo"). A differenza tuttavia del messianismo vendicativo di Isaia, la poetessa, che vive al ghetto di Venezia, chiede un passo ulteriore a tutti gli uomini di buona volontà, verso un società fondata sulla pace, in cui popolo sia ciascun essere capace di riconoscere il prossimo suo in cammino verso il dodicesimo giorno, là dove la speranza agisce dentro noi, sostenendo il nostro viaggio verso il nulla meraviglioso che siamo. E nulla non è un eufemismo o un gioco di parole. Come insegnano le antiche scritture sanscrite, la natura del Buddha non ha centro, non ha sostanza propria, si acquieta invece nella purissima e suprema vacuità. Che non deve terrorizzarci, ma spronarci a diventare migliori.

L'undicesimo giorno sarà presentato a Venezia, mercoledì 23 maggio, alle ore 17,30 presso l'Ateneo veneto, dal filosofo Giuseppe Goisis e dal giornalista Valter Esposito. Legge Margherita Stevanato.

su Francesca Ruth Brandes si veda anche questa mia lettura.
su  Nichiren Daishonin vedi questa sintesi



Sighet


Li aspetta Elie
ai margini della foresta

anche se non crede
al ritorno

li enumera.

Io sfuggo
alla tentazione
del silenzio
e dico
del libro che Rav Pinhas
amava

Il Libro dello Splendore

e di come ballasse
Aharon di Karlin
rilucendo fra gli alberi.

Si diviene offerta
eco lontana
si diviene bosco

Due ghetti vennero creati a Sighet
mi dice

e tutto cambia.




La scelta


Poiché risplende
d'inarrivabile luce
risplende
ogni fibra di corpo

nel senso intimo
 un respiro
lunghissimo
risplende

viste le condizioni
i ricordi animati
e la contraddittoria
smemoratezza
o il desiderio
che sia davvero passato
l'assalto
dei cani alla gola
l'agguato
delle buone ragioni
per non vedere
semplicemente
quanto risplende

di ciò che è stato
mi allento

(nell'ordine:
scaricare il peso
e gettare
ogni sasso nell'acqua)




Fenomeni


Il vero aspetto
sta nell'osso
della Legge

quella somiglianza
intima
di vita pensata
e del deciso capitato
indotto

quel gonfiare le guance
d'aria

consumare l'aria

produrre suoni
(così prossimi al frullìo
d'ali nel passero)

vero aspetto
di ogni transizione
spostamento di massa

vero aspetto
e logica conclusione
di ogni abbraccio


***
Qui qui altre poesie

3 commenti:

  1. ...trovo un una bella concisione, carica di segnali e sensi lasciati liberi allo sviluppo e all'approfondimento. un invito alla meditazione...grazie
    roberto c.

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  2. Una scrittura che sorpassa e vola con maestria e grande percezione del luogo interiore

    Approfondirò.

    Grazie.
    Ciao Stefano!

    iole

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  3. Una poesia davvero intensa e notevole, che non conoscevo. Specie la seconda poesia mi ha coinvolto non poco.

    Approfondirò le letture. Hai un contatto dell'autrice, Stefano?

    Grazie, a presto

    Antonio B.

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