domenica 18 marzo 2012

Franzin legge Franzin




Uscito nella collana "Arcana Mundi" diretta da Marisa Zattini de IL VICOLO editore (Cesena), Canti dell'offesa, il nuovo libro in lingua di Fabio Franzin, ha trovato un recensore particolare, suo figlio Alessio Franzin, laureando in lettere moderne presso l'Università di Padova. Le poesie - metricamente organizzate in terzine raramente rimate, con il metro oscillante tra l'endecasillabo e l'alessandrino, spesso scandite dall'enjambement -  hanno la prefazione di Gianfranco Lauretano.


CANTI DELL’OFFESA, una recensione di parte

  A metà fra il Dylan delle canzoni di protesta e il Matteo Salvatore delle canzoni di denuncia sociale, a metà fra la poetica rabbiosa e sferzante di Trilussa e le parole amare di Pennacchi, Fabio Franzin lancia con questi “Canti dell’offesa” il suo urlo primordiale. Versi potenti, scarni, diretti, contro la tirannia dei potenti e contro l’impoverimento materiale, ma soprattutto culturale, del nostro tempo. Come non riconoscersi nei suoi versi, versi che non sono diretti a nessuno in particolare, eppure versi che appartengono a tutti noi. Versi monolitici, che non conosciamo ma RICONOSCIAMO, come le montagne, come il mare. Se, dopo la pubblicazione delle opere di Primo Levi, nessuno ha più potuto dire di non essere mai stato, seppur per un istante, ad Aushwitz, leggendo questi “canti” nessuno potrà più dire di non essere mai stato un operaio, nessuno potrà più dire di non sapere cosa significhi essere precario, sia economicamente che spiritualmente. Questo ci insegna Franzin: che la precarietà, più che una condizione di vita, è un sentimento, uno stato d’animo. Lo stesso stato d’animo delle celeberrime foglie autunnali cantate da Ungaretti, precariamente appese agli spogli rami, in balia delle raffiche di vento potenzialmente fatali.
Un’opera matura quindi, forse una delle opere più compiute del poeta veneto che, conscio della sua maturità artistica ha giustamente optato per uno stile più asciutto, quasi telegrafico, eppure spietatamente efficace.

Alessio Franzin


Dunque dov’è l’offesa? Ma non è / offesa, è  strazio
Vittorio Sereni, Gli stumenti umani, Einaudi 1965


La sorte dell’uomo, è mutata. Ci sono dei mostri. Un limite è posto a voi uomini. L’acqua, il vento, la rupe e la nuvola non son più cosa vostra, non potete più stringerli a voi generando e vivendo. Altre mani ormai tengono il mondo      
 Cesare Pavese Dialoghi con Leucò, Einaudi 1947
             


Cosa mai ne capivamo noi di borsa
economia materia pensavamo fosse
solo per altri magnati o premi nobel

cifre e diagrammi che non sapevamo
interpretare che sembravano le Alpi
sulla carta quotazioni come altitudine

di passo di pianoro. Che al massimo
per noi era fare la cresta sulla spesa
qualche euro che restava nelle tasche

il segno più. Ma col mutuo abbiamo
provato quelle vette capovolte negli
abissi le punte farsi aculei nella carne

(così fa la faina quando penetra
furtiva nei pollai e uccide fa razzia
per cibarsi poi soltanto delle creste) 



**


Stanno lì parcheggiati lungo corridoi
e rientranze sulle sedie a rotelle nelle
lettighe in attesa che venga finalmente

il loro turno e non giunga nel frattempo
qualcun altro registrato con un codice
d’accesso più urgente non sia successo

un incidente grave nei paraggi. Stanno
lì con le loro bende il loro male angoli
di plaid marroni a strisce ocra penzolanti

da quei corpi da quei cupi lamenti. Molti
sono anziani sconfitti dalle articolazioni
dai gradini delle scale oppure sono operai

feriti nel lavoro. Lì nella posa del dolore
come comparse in una pièce dell’offesa:
vittime del consiglio di amministrazione.



**


È guerra ormai è guerra senza armi
la guerra sgangherata dei pezzenti
con le bollette in mano i denti laschi

la carie che ha intaccato i sentimenti.
Guerra senza esercito e bandiera senza
elmetto né trincea e che di certo non ha

neppure il suo nemico perché il volto
del nemico è celato nel tracollo della
cifra nel codice d’accesso al bancomat.

Guerra in cui ognuno è solo nella lotta
con la sua sporta il ciuffo di sedano che
sbuca il latte che si spande fra la calca

solo col suo cent a grattare la schedina
con la ricetta nella tasca del giaccone
solo ad una voce registrata che ripete

prema il tasto tre invece se desidera
parlare con un nostro operatore. Solo
a combattere se stesso il suo destino.



**


È che non è neanche più questione
di come o di cosa uno si accontenti
la miseria è sempre iena e la dignità

il moncone che nessuno può esporre
al mondo ormai senza vergogna. La
matassa il reticolato irto e grigio là

calcato sopra le ansie e le preghiere
di mia madre: Testanera è una bella
pubblicità che promette di ricoprire

a lungo la ricrescita. “Sì, mi balla
la dentiera, altro che parrucchiera”
dice “mi fanno male le gengive”

è solo il male a far rima con sociale
oggi per chi si ostini a continuare
a vivere oltre l’età contributiva.  



**


Preistoria è la parola e l’immagine
il bruto armato di clava la donna
preda trascinata per i capelli verso

l’antro buio della caverna. Il prefisso
a storia dice di un tempo anteriore
alla civiltà di un’epoca in cui l’uomo

era ancora dominato dagli istinti era
bestia fra le bestie. Da quale breccia
o rigurgito di ere questa involuzione

della specie questi stupri consumati
dietro cespugli nell’ombra polverosa
degli androni? Paura che la clava sia

stalattite di solitudine e rancore timore
anche delle proprie unghie di scoprirle
lunghe e appuntite che ritornino artigli.



6 commenti:

  1. Il valore di questa recensione è molto maggiore di quello che c'è scritto dentro.

    Francesco t.

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  2. Non nel senso che sia scritta male, anzi tutt'altro. Ma più che di un poeta, mi sembra assumere il valore di riconoscimento di un padre.

    Francesco t.

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  3. come sai, non è facile dialogare tra generazioni, quindi, hai ragione! Lo stesso Fabio è stato molto toccato da questo gesto d'affetto.

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  4. questo poeta è una scoperta bellissima, così come il tuo blog.
    :-)

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  5. Ringrazio, davvero di cuore, Stefano, per avermi fatto il dono di postare questo dono immenso. E ringrazio anche Francesco, altrettanto di cuore. Sono d'accordo con lui, questa breve recensione è una cosa che mi riempie di gioia, e mi ripaga di tanti momenti difficili.
    Ringrazio anche "io vi racconto" per le parole di stima. Un grande abbraccio a tutti. FF

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  6. Ciao Fabio! E saluta anche Alessio.

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