domenica 8 gennaio 2012

Nasce "About Blanc, educare alla poesia"



Qualcuno dirà che ho confuso il sacro con il profano; io penso invece che un lavoro debba essere riconosciuto. 

Qualcuno dirà che la poesia non è un lavoro; io penso che il tempo per scrivere un commento credibile debba essere riconosciuto. 

Qualcuno dirà: "Beh, allora mi rivolgo ad un altro"; io penso "il mondo è grande, buon viaggio!" 

Qualcuno dirà: "Beh, allora ecco la mia poesia"; io dico, leggiti prima questo link e poi, se sei d'accordo, io sono qui.

Nasce About Blanc, un modo contemporaneo per educare alla poesia.


21 commenti:

  1. auguri e complimenti Stefano.
    Giacomo

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  2. Complimenti. Sono curiosissimo di vedere come sarà. E in bocca al lupo.

    Francesco

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  3. bisogna vedere come reagisce l'autore in erba, possibilmente un po' narcisista, incapace di ascoltare considerazioni sui figli del suo ventre etc... etc... comunque auguri. io ci ho già provato nel mio blog. sebastiano

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  4. bravo Stefano, sempre incredibilmente impegnato..

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  5. Auguri Stefano, sono anch'io curiosa, Ciao, nadia agustoni

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  6. la piattaforma "About Blanc" rimarrà statica. L'educazione alla poesia passerà via mail, in privato.

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  7. non capisco dov'è il "profano". me lo spieghi?

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  8. sorry...mi firmo: GTZ

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  9. allora aspettiamo...
    intanto grazie per la serietà
    e l'impegno.
    vincenzo celli

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  10. cioè, perché quello che capisco io dal testo del post è che per questo lavoro di consulenza intendi farti pagare? Corretto? O sono troppo venale? ;) GTZ

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  11. sì. il profano per alcuni è questo. Non per tutti, per fortuna.

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  12. suggerirei allora di togliere il termine "educare", se posso permettermi: in Italia è tradizionalmente identificato come un "servizio" gratutito, pagato dal sistema della fiscalità universalistica. Tanto per essere chiari ed...imprenditivi. ;) Good luck, mate. GTZ

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  13. ...noto, tra l'altro, che qui nessuno cita il termine "denaro", "pagamento", "parcella", "tariffa". Contrariamente a quanto fa il The Guardian nell'articolo citato dalla giornalista scientifica linkata. Del resto, in UK ci si scandalizza di ciò che in Italia è dato per assodato e normale dalle lobby delle professioni "ordinistiche" (tra cui anche alcune intellettuali, se pur molto connotate "tecnicamente" o "scientificamente"): e cioè che certi lavori (e certi tirocini, perché il The Guardian parla anche di quelli) non siano assolutamente retribuiti. Giammai. Uno scandalo in UK (dove al tirocinante venticinnquenne vanno magari almeno 22.000 pounds annui). Io mi sono appositamente autoprodotto il mio ultimo libro, partendo proprio da un ragionamento meramente commerciale (sì lo so, son facilmente accusabile di aver scarso accesso al simbolico!)e, quindi, sull'efficacia ed efficenza del "piccolo editore". Ho scoperto che: in 3 ore si impara ad usare un software di impaginazione ad un colore. Che in 3-4 ore (anche se un po' imbranati)ci si fa il libro, per il quale l'editore ti chiede 6-7-800euro per 70-75 copie. Che con 500euro ti stampi 300 copie. Che con i soldi che risparmi dall'editore fai una distribuzione del libro anche più capillare (che comunque gli editori piccoli, dichiaratamente, non fanno più perché non ci stanno con i costi e il guadagno si assottiglierebbe....e questo è solo un normale calcolo economico che fanno). Che l'unico valore aggiunto a stare con l'editoe piccolo è forse il suo "catalogo"? la buona compagnia dell'editore stesso e degli altri poeti (ammesso che l'editore sia simpatico e comunicativo, e non un orso)? Non so. Ditemelo voi. Anyway, buona iniziativa imprenditoriale, Stefano. Va raffinata e resa più professionale nella sua presentazione pubblica (qui l'IO non creerà Auschwitz, ma profitto), ma ne comprendo la necessità e applaudo all'auto-riconoscimento delle competenze acquisite in tanti anni di lavoro, studio, confronto e comunicazione. D'altronde è così che nasce un professionista e la sua professione. Prima ancora che dal riconoscimento sociale e istituzionale della professione stessa. :) Kind regards, Giovanni T Z

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  14. Grazie Giovanni. la questione editoriale va davvero rimessa in ordine in italia, soprattutto per quanto riguarda i piccoli editori (che si dovrebberio spesso chiamare: organizzatori della stampa, ma poco imprenditori).

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  15. concordo pienamente con la tua ultima affermazione. A presto, GTZ

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  16. ...anche perché l'"organizzatore di stampa", come dici bene tu, ho visto che è un lavoro non così difficile da fare. E come "secondo lavoro", poi, per alcuni può divenire anche remunerativo in modo interessante. Ciao Ciao. GTZ

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  17. penso anch'io che un lavoro debba essere riconosciuto, come diceva il poeta - lavorare stanca - e aggiungo io che lavorare senza essere ricompensati, senza avere un corrispettivo stanca ancor di più, per cui concordo con te, hai competenza e talento. complimenti e buon lavoro da antonella

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  18. Il mio commento non è stato preso, riprovo allora. Mi sembra un ottimo
    programma, Stefano: dal profano necessario al sacro possibile. E spero che gli eventuali autori capiscano come, in alcuni casi (vedi questo), il "sacro" può costituire la sublimazione riuscita del "profano".

    Cristina Annino.

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  19. Curiosa di About... la poesia che dà da mangiare... la poesia come pane... e non quella (spesso) stupida ciliegina che rimbalza tra autori, editori e lettori nell'imbarazzo malcelato di tutti... ;-)

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