giovedì 13 gennaio 2011

"Poesia e aforisma" di Fabrizio Caramagna



Discutendo su Facebook di aforisma e poesia, Stefano Guglielmin mi ha chiesto di approfondire la relazione tra questi due generi letterari che sembrano - apparentemente - così distanti, ma che negli ultimi anni si sono molto avvicinati. L'argomento è sicuramente affascinante e anche complesso, e non può essere riassunto in un solo articolo. Qui di seguito cercherò di tracciare alcuni percorsi e di individuare alcuni esempi in ambito italiano.

La relazioni tra due generi può essere vista da diverse angolazioni (come riferimento prendo gli ultimi cento anni della nostra letteratura. Alcuni degli autori citati si trovano nel mio blog Aforisticamente):

1) Le poesie con uno stile aforistico: si pensi all'ultimo Montale di Saturae, Diario del 71 e del 72 e Quaderno di quattro anni o alle otto frammentarie poesie a carattere sentenzioso con cui si apre la silloge poetica La Presenza di Orfeo di Alda Merini ( (ho citato questi due grandi autori, ma l'elenco è davvero lungo. Una mappa dei poeti italiani che scrivono poesie brevi e in forma aforistica e sentenziosa è tutta da scrivere. Non è forse una poesia aforistica una delle poesie più famose di Quasimodo: "Ognuno sta solo sul cuor della terra/ trafitto da un raggio di sole/ ed è subito sera"

2) Frammenti aforistici all'interno delle poesie. Anche qui una mappa è tutta da scrivere. Numerose poesie contemporanee - anche quelle apparentemente più lunghe - sono caratterizzate da incipit o chiuse gnomiche e sentenziose che, staccate dal contesto originale, possono diventare aforismi.

3) Libri di aforismi in prosa scritti da un poeta. Ci sono poeti che hanno scritto aforismi, che nella forma e nel modo - ironico e paradossale - sono del tutto simili all'aforisma tradizionale in prosa. Dino Campana (Storie, 1916), Umberto Saba (Scorciatoie e Raccontini 1946, Primissime scorciatoie 1963), Camillo Sbarbaro (Fuochi Fatui, 1967), Cesare Viviani, (Pensieri per una poetica della veste, 1988, Il sogno dell'interpretazione, 1989), Maria Luisa Spaziani (Autoantologia, 1993), Rinaldo Caddeo (Etimologie del caos, 2003), Beno Fignon (Mille e un respiro. Aforismi, afasie, affanni, affabulazioni, affabilità, 2004, Capaci di intendere e di volare, 2005), Michelangelo Cammarata (Fiele di zagara, 2006), Maura Del Serra (Verso il centro, 2008).

Ecco alcuni esempi di aforismi in prosa scritti dai poeti sopra segnalati:

"Scorciatoie. Sono − dice il Dizionario − vie più brevi per andare da un luogo ad un altro. Sono, a volte, difficili; veri sentieri per capre. Possono dare la nostalgia delle strade lunghe, piane, diritte, provinciali" (Umberto Saba)

"Nella vita come in tram quando ti siedi è il capolinea" (Camillo Sbarbaro),

"Leggerezza trasparenza flessibilità: essere scheletri" (Rinaldo Caddeo)

"Alla fine scopri che il tuo vero grande amore è stata una porta" (Cesare Viviani)

"Diventato immortale ebbe appena il tempo di compiacersene" (Maria Luisa Spaziani)

"Anche il bene più grande è imperfetto. Anche il male più piccolo è perfetto" (Beno Fignon).

"Ci sono ferite che per cicatrizzarsi hanno bisogno di altre ferite" (Michelangelo Cammarata).

"L'imperativo genetico dell'uomo è taglia, quello della donna è cuci (e l'uomo taglia sempre anche cucendo, la donna cuce sempre, anche tagliando). E' il solve et coagula dell'alchimia dei sessi. L'amore è la macchina taglia-cuci universale. (Maura Del Serra).

4) L'aforisma poetico. Nel libro Désir d'aphorisme, che raccoglie gli atti del convegno di Clermont Ferrand (1995), Christian Moncelet scrive che "aforisma e poesia sono due generi che si fanno la linguaccia. Due parole opposte come il fuoco e l'acqua, il netto e il vago, il laconico e il prolisso, il denotato e il connotato. Ma talvolta - miracolo! - certi scrittori trasformano l'antitesi concettuale in nozze ossimoriche".

Donato Di Poce scrive poesismi, secondo un termine brillantemente coniato da Adriano Petta. I poesismi di Di Poce ("infuocato connubio di poesia e aforisma") sono aforismi poetici di due, tre e anche quattro versi, ironici e al tempo stesso molto sognanti. Ecco due esempi tratti da Taccuino Zen, l'energia segreta delle parole (2001) e Nuvole d'inchiostro (2009)

Prima o poi riuscirò
A pensare con l’Anima
Guardare con il Cuore
Scrivere con gli Occhi.

**

In Amore servono tre cuori:
uno per amare
uno per essere amati
l’altro per quando si resta soli.

**

In Aforismi e magie (1999), accanto epigrammi e poesie dalla forma sentenziosa, Alda Merini scrive aforismi poetici ironici e paradossali (talora anche enigmatici) in versi . Ecco due esempi del tipico aforisma "meriniano":

Sono molto irrequieta
quando mi legano
allo spazio

**

La lobotomia
è il tocco finale
di un grande
parrucchiere


Alberto Casiraghy in L'anima e la foglia (2003), scrive aforismi poetici di due versi che sembrano usciti da un libro di fiabe. Pontiggia li definirà "una intersezione tra la leggerezza degli haiku, i frammenti moderni degli antichi e le invenzioni dei surrealisti"

E’ notte, i pesci volano alti
e il destino sa già tutto

**

Guardo, ed è tutto
un ascoltare di occhi


Valentino Zeichen in Aforismi d'autunno (2010) scrive aforismi in versi dallo stile epigrammatico, in bilico tra pointe paradossale, gusto della deformazione e saggezza disillusa:


Il massimo della profondità
che tu conosca è quella
delle rughe.
Benedicta

**

Gli anni sono come docili
cavalli al pascolo
la cui indolenza ci rassicura,
quando partono all’improvviso
al galoppo numerico.


Beno Fignon in Mille e un respiro. Aforismi, afasie, affanni, affabulazioni, affabilità (2004), nel capitolo "Nella Selva", scrive aforismi che oscillano tra il canto religioso e la freschezza e la leggerezza degli haiku (segnalo che Fignon ha studiato e coltivato il genere dell'haiku, scrivendo in dialetto friulano la raccolta "Haiku Furlans. Poesia dei magredi", 2001). Ecco due esempi tratti da Mille e un respiro:



Il fiume e il vento portano mille verità all'albero e al monte.


**

Le foglie falliscono continuamente
per esaltare la misericordiosa primavera di Dio.


Anche all'estero ci sono molti scrittori di aforismi che scrivono aforismi poetici. Solo per citare alcuni esempi tra i tanti, in Spagna Carlos Edmundo de Ory scrive gli "aerolitos", aforismi magici di un verso, in Marocco Abdelmajid Benjelloun scrive frammenti poetici ("silenzi cantati tra due spazi bianchi"), in Francia René Char scrive i suoi "fogli d'Ipnos" e Alain Bousquet i suoi "aforismi di rugiada" (ma l'elenco in terra francese è davvero lungo), nelle Isole Mauritius Yusuf Kadel scrive "aforismi magici" (ma prima di lui Malcolm De Chazal scriveva i suoi "plasticismi"), in Belgio Louis Savary scrive "aforismi in versi" (uno per pagina), negli Stati Uniti James Richardson scrive "lyraphorics" (in italiano "liraforismi"), in Romania Valeriu Butulescu scrive "oasi di sabbia", in Argentina Antonio Porchia scrive le sue "voci". Persino Stanislaw Jerzy Lec, conosciuto in Italia per i suoi Pensieri spettinati, ha scritto dei bellissimi aforismi in forma epigrammatica che lui chiamava "fraski".

Se l'aforisma tradizionale, quello che nasce con La Rochefoucauld, è un genere arrogante in cui, come scrive Auden: “Lo scrittore di aforismi non argomenta né spiega, egli asserisce; ed è implicito in questa asserzione il convincimento che egli sia più saggio e più intelligente del suo lettore", nell'aforisma poetico questa arroganza viene temperata e addirittura cancellata. L'aforisma poetico continua ad essere ironico e paradossale, ma perde il cinismo e l'aridità, diventa anche meno "moralista" e più "sognatore".

Se la visione della critica tradizionale vede l’aforisma come una forma dalla struttura unica e depositaria di saggezza e verità eterne (per costoro i padri dell'aforisma sono Ippocrate e La Rochefoucauld, passando per Oscar Wilde), io sono convinto (e nel mio blog Aforisticamente ci sono molti esempi) che nell’aforisma contemporaneo il termine “aforisma” designi una struttura fluida e aperta, che pian piano perde le sue relazioni con il cinismo e la freddezza e l'arroganza dell'aforisma tradizionale. Resta il legame con alcuni punti fissi della tradizione (l’ironia, la riflessione sull'uomo, la brevità della forma, la struttura discontinua del testo, etc), ma c’è anche la consapevolezza di sperimentare nuove forme e nuovi contenuti. L'aforisma poetico è proprio uno di questi nuovi modelli.


Fabrizio Caramagna ha pubblicato Contagocce, 69 aforismi, Genesi Editrice, 2009



9 commenti:

  1. Ringrazio Stefano Guglielmin per lo spazio che mi ha concesso nel suo blog.

    Considerato fino a poco tempo fa un "pensiero freddo e cinico", una "saggezza in pillole", una "filosofia in telegrammi", negli ultimi tempi l'aforisma ha mutato identità liberandosi dal fardello di freddezza e cinismo e leggerezza che lo accompagnava.

    Ne è testimonianza l'aforisma poetico che ha visto negli ultimi anni una vera e propria esplosione come testimoniano alcuni esempi che ho riprodotto.

    Io ho affrontato il rapporto aforisma/poesia dal versante dell'aforisma.

    Tutto da esplorare invece il rapporto aforisma/poesia dal versante della poesia. Ho citato la sentenziosità delle poesie di Montale e della Merini, ma gli esempi sono infiniti. Solo per citare uno dei più grandi poeti europei, sono molte le poesie sentenziose con chiusa aforistica della poetessa Wiesława Szymborska.

    Fabrizio Caramagna

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  2. enrico dignani13/1/11 14:29

    In memory of Franco Basaglia



    Un matto
    è come un cieco
    non ha bisogno di offese
    ma di baci
    o di essere ucciso.

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    1. ...o di danzare...in libertà.
      In fondo un matto è uno che agogna solo alla libertà...che vuole dare voce solo al cuore.

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  3. enrico dignani14/1/11 09:46

    Un povero
    è come un cieco
    non ha bisogno di offese
    ma di baci
    o di essere ucciso.

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  4. margherita ealla14/1/11 23:40

    per il punto 4.
    ("aforisma e poesia sono due generi che si fanno la linguaccia. Due parole opposte come il fuoco e l'acqua,[...])
    mi viene in mente Archiloco:
    "Recava in una mano
    l'acqua, nell'altra il fuoco. l'imbrogliona."
    :)

    Molto interessante questo post, e anche l'ulteriore commento di F.Caramagna

    grazie!

    ciao

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  5. Un aforisma, per eludere il rischio di sovrapporsi alla sentenza giudiziaria, dovrebbe assumere forma poetica, fingendo d'ignorare che la poesia è spesso più cruda di una sentenza, perché condanna il gelo degli animi.

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  6. Vero, per eludere il rischio di sovrapporsi a una "sentenza giudiziaria", (ma aggiungerei anche un "precetto moralistico", "una filosofia in telegrammi" e finanche una "barzelletta") l'aforisma, grazie al suo camaleontismo, ha mutato abito diventando poetico (ma non solo, penso all'aforisma surreale e magico di Gomez de la Serna, all'aforisma apocalittico serbo, eccetera)

    Per contro la poesia talora può essere più cruda e fredda di una sentenza.

    Sono le cosiddette "nozze ossimoriche" di cui parlo sopra.

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  7. La ringrazio per Blog intiresny

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  8. ringrazio tutti per gli interventi.

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