martedì 28 settembre 2010

Due recensioni alla "Bufera..."


Segnalo due recensioni a C'è bufera dentro la madre.
La prima è uscita ieri su "La Voce di Romagna" e porta la firma di Matteo Fantuzzi. La trovate qui, sul sito dell'Arcolaio; la seconda, essendo inedita, la posto su Blanc ed è opera di Nicola Busato.
Ringrazio di cuore i due autori.



CRISI E PERMEABILITA’
(Una lettura de: “C’è bufera dentro la madre” di Stefano Guglielmin)

C’è bufera dentro la madre è l’ultimo libro di poesie di Stefano Guglielmin, pubblicato nel 2010. Il racconto che l’autore svolge in forma di poesia, è composto per frammenti cauterizzati e densi, mai fine a se stessi, slegati o indipendenti, costruiti in maniera tale da contribuire singolarmente come tasselli di un mosaico, anelli di una stessa catena, alla visione d’insieme. Una visione d’insieme che prende forma con la cronaca e la descrizione della vita, del comportamento, della psicologia e della morale del protagonista: un self-made-man all’italiana assunto al ruolo di eroe-antieroe di una saga, questa, contemporanea, tragicomica e collettiva. Un soggetto che catalizza in maniera iconoclastica lo stereotipo dell’imprenditore “moderno”, simulacro per scelta imposta di un’indole spicciola post-capitalista, al di fuori dei ruoli sociali e di classe, investito dal fardello “democratico” della sopravvivenza alla crisi, spettante a lui come a tutta la collettività. Questo suo affannoso arrabattarsi per mantenere uno status quo di partenza (succedaneo quasi al ruolo dell’identità personale e onnicomprensivo di un compiaciuto relativismo etico), questi sforzi inversamente proporzionali ai risultati scarsamente ottenuti per stare a galla in un mondo privo non solo di qualsiasi logica di bilancio (sia economico che familiare, personale), ma anche di una minima “giustizia” superstiziosamente intesa, rispecchiano una realtà contemporanea che è drammaticamente cronaca e attualità globale. Le vicende che pagina dopo pagina raccontano la saga esistenziale e professionale di questo uomo privo forse di anima, ma sicuramente pieno di "spirito d’impresa" (p.52), che ha inutilmente “la spocchia di chi ha i numeri migliori” (p.30), non lo elevano né lo condannano in via definitiva al giudizio del lettore, proprio per questa sua (e non solo sua, come vedremo) peculiare “ingenuità”, apparentemente innocente in quanto inefficace a misurarsi con questa nuova, difficile realtà. La Bufera che lo investe (p.44), che lo fa vacillare fin dalle sue fondamenta, prima dell’Avere e solo dopo dell’Essere, in balia di una crisi che da sistematica, economica, si fa allora individuale e impone questa volta un bilancio personale mai spietato, ma autocritico in funzione di una redenzione amorale solo di comodo, al lesto ridimensionamento di nuove e più semplici ambizioni, avvicina questo antieroe ad un’umanità più modesta e coinvolta da sempre nel logorante gioco della sopravvivenza. Questa Bufera, un evento metaforico che invece di travolgere e distruggere, penetra e muta, cambia: è Crisi che s’incarna nello spirito ed evolve: un trauma di portata così monumentale e dal potere così invasivo che riduce la natura (umana) stessa (la Madre del titolo) all’attesa. Un’attesa rassegnata che scopriamo presto essere sostituta della speranza, illusione effimera se appunto il corpo e la mente stessi (la Madre/Natura) sono la gabbia in cui convivono adesso Uomo e Bufera. Solo alla luce di questa consapevolezza riusciamo a comprendere la valenza di un drammatico ribaltamento di prospettive: se il corpo non è più inespugnabile, se non è più rifugio-bunker contro questa Bufera ma è anzi teatro delle sue conseguenze più sottili, allora un’apparente via di salvezza può forse esserci all’esterno. Nel racconto, ciò che “salva” dalla Bufera è l’esteriorità, l’apparenza della condizione umana: (“… s’invetrina…” p.49) e un’etica della finzione, quella del protagonista, disperata ma muta, che può solo essere comprata o recitata; tutto il resto è già irrimediabilmente compromesso. Coerentemente con questi fattori, la matrice fisica e metafisica su cui è impostata quest’ultima raccolta di Stefano Guglielmin, consente deontologicamente al lettore di venire a capo in maniera personale di questo costante e ambiguo processo di identificazione che l’opera instilla, e alla fine permette di valicare i limiti delle parole e dei versi, per proiettarsi consapevolmente al di là del parapetto letterale della lingua e di ciò che con essa viene detto o fatto intendere. Questa duplice valenza comunicativa, portata avanti in maniera speculare nel testo, nel rispetto di una struttura e di un ordine mai così funzionali e contingenti al progetto, s’insinua com’è stato spiegato precedentemente, in maniera crescente e graduale, ai limiti dell’inconsapevolezza, fino alla fine: centro di questa simmetrica costruzione. Nel finale, luogo della realtà immanente dell’opera, l’autore colloca l’”evento” anti-catartico e rivelatore in cui avviene il delicato e brusco passaggio di testimone tra lettore e protagonista: “a proposito di lui… , di lui, fratello, e di me. a proposito di noi e della faccia che mette lui per me…” (p.53) e per la prima volta il pubblico trova conferma del sospetto che il racconto deve ricominciare: “… a proposito di questo, ora, torna indietro, e rileggi.” (p.53), non più in terza ma in prima persona, perché ora protagonista e lettore coincidono. La sensazione, mai ammessa ma sicuramente crescente che era anche di Noi che si stava indirettamente raccontando, qui risulta vera e spietata: la Bufera è allo stesso modo intorno e dentro di noi, il travaglio sarà medesimo, gli esiti tutti da verificarsi. Il vero finale dunque risulta solo rimandato, rimesso nelle mani e soprattutto nella coscienza individuale e civile di un Lettore-Attore che dovrà divenire per essere. Quest’opera, concepita in maniera circolare ed ellittica, ripiegata su se stessa, dove la fine diventa a tutti gli effetti il nuovo inizio: la rilettura dello specchio che avevamo di fronte fin da subito con questa destabilizzante immagine di noi stessi, sorbita fino in fondo solo grazie al capro espiatorio di un falso protagonista: un Altro, alla fine rimane opera aperta, paradossalmente ottimistica. La consegna di questo finale individuale da parte dell’autore, non solo delega al destino e alla fortuna di ognuno una forte e importante responsabilità, ma lascia irrisolto un interrogativo la cui vera risposta sarà data, a conti fatti, non tanto dalla bontà del bilancio che ogni singolo individuo saprà fare della propria vicenda, ma dalla somma dei comportamenti etici e virtuosi che ciascuno avrà messo in atto per evitare la bancarotta della propria esistenza.

8 commenti:

  1. Rileggero volentieri queste due recensioni a lla tua raccolta quando riuscirò recuperare il testo. Ma non pensate di inserirlo su IBS? (è l'unico modo che uso - fin'ora - per farmi arrivare i libri qui!)

    Luigi B.

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  2. caro Luigi, il suggerimento bisogna rivolgerlo all'editore. Semmai glielo farò presente.

    il libro lo troverai a verona, da Alessandro Assiri.

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  3. Ottimo!
    (si, direi che sarebbe un ottimo suggerimento, vista la praticità di uno strumento che non utilizzano solo coloro che vivono all'estero come me. Ad ogni modo, credo sia anche una questione di tornaconto: non credo sia del tutto gratis il servizio di ibs. ma non ne sono sicuro).

    Luigi

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  4. cARO sTEFANO, RACCOGLIENDO LA GIUSTA RICHIESTA DI lUIGI, avverto che i libri Arcolaio vengono promozionati da "Libreria universitaria on line" e "Dea Store". Io immetto tutti i miei codici ISBN nell'archivio generale delle librerie nazionali. Fanno poi tutto loro (i librai Mi interpellano solo per fare un ordine.
    Un caro saluto ad entrambi

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  5. Dimenticavo: i libri de L'arcolaio sono venduti anche da Unilibro on line.
    Gianfranco

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  6. Ottima questa recensione, che lavora esclusivamente sul testo come insegnava Heidegger.

    I miei complimenti a Nicola Busato

    S.Z.

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  7. Grazie Gian Franco pr la precisazione.

    Nicola Busato è stato mio allievo negli anni 1993-1994 (se non erro) al liceo artistico di Valdagno. Poi si è laureato in lettere. Ora lavora in una multinazionale e cura in proprio una rivista semiclandestina di poesia nella sua città: personaggio interessante, senza dubbio (lascio a lui fare qualche correzione al curriculum).

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  8. Grazie Gianfranco per la precisazione!
    Come hai potuto notare, non conosco affatto il funzionamento ed i meccanismi delle librerie online se non dal lato utente.
    Ad ogni modo, per il libro di Stefano risolverò a Verona, per gli altri in futuro andrò su Libreria Universitaria.
    Grazie!
    Luigi

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