mercoledì 4 agosto 2010

Sergio Zanone, sulla "Bufera..."



Uno delle persone più intelligenti che io conosca si chiama Sergio Zanone e vive sulla pedemontana vicentina. Pittore e studioso, cura, assieme ad Armando Bertollo, Apuntozeta, sito che raccoglie l'attività degli artisti altovicentini, ma anche libri che, in qualche modo, riguardano l'umanità tutta. Dopo la presentazione a Vicenza di C'è bufera dentro la madre, ha scritto questa "lettera" che mette in luce il suo modo di ragionare, aperto alla necessità e al caso, con gran beneficio per l'oggetto in questione, ossia il mio libro, che sta avendo un buon successo editoriale, anche grazie al pubblico di Blanc.




Caro Stefano

possono accadere nella vita particolari momenti in cui la sorte giocando con l'uomo si diverte a produrre situazioni, a coniugare accadimenti che sembrano modificare le ferree leggi del caso: è ciò che Jung chiama sincronicità. Nella sincronicità alcuni individuano l'azione incomprensibile di un pensiero o di una volontà trascendenti che paiono aleggiare sopra le vicende del genere umano: è questa una delle fonti del pensiero mitologico. Altri, gli empiristi e gli strutturalisti, pensano che essa sia solamente la forzatura di un evento percettivo, cioè la interpretano come un naturale meccanismo psicologico che ha lo scopo di inserire un evento solo per noi apparentemente improvviso ed inaspettato all' interno di una catena mentale preesistente e preordinata di fatti. In questo caso, l'uomo sovrastimerebbe l'importanza dell'evento in sé, ne amplificherebbe il senso a dismisura allo scopo di riempire quel tassello di pensiero lasciato vuoto, di colmarne la vertigine, l'“horror vacui". Comunque sia, quando ciò accade, quando questi fatti indipendenti convergono nella medesima direzione intersecandosi misteriosamente, lasciano dietro di sé una scia vivida: amplificando la realtà delle cose che ci circondano, ci risvegliano per un istante dalle nostre inquietudini. E' ciò che è successo con il tuo ultimo libro di poesie: C'è bufera dentro la madre. Esso è stato pubblicato nel Maggio del 2010; in questo mese, nel Vicentino (a Santorso, a Sarcedo, a Piovene), si sono svolti anche importanti incontri culturali promossi dalla Sovraintendenza dei beni Archeologici della Regione Veneto per festeggiare il ritrovamento di due importanti reperti archeologici: la Spada dell'età del bronzo, rinvenuta in corrispondenza del greto del fiume Astico in località Sarcedo, e la piccola statuetta argentea della Grande Madre, trovata sulla sommità del Monte Summano. Se a questi ritrovamenti uniamo la mostra sull'arte della tessitura (FiberFaber) di Schio, il triangolo si chiude. Vedi come questi reperti sono intimamente collegati al libro di poesie in quanto evocano gli stessi simboli ancestrali dei nostri progenitori, i medesimi archetipi presenti nel titolo del tuo libro: la Madre e la Bufera. La Bufera si presenta quindi non solo come figura mitologica universale, ma anche nel suo aspetto tipicamente territoriale e ctonio .L'esser-ci della bufera e della madre , l'essere della Bufera dentro la Madre. La Bufera è ciò che scompone e ciò che ricompone, è colei che impugnando la spada provoca la ferita e colei che con pazienza ricuce la medesima ferita; la Bufera è origine della conoscenza in quanto ragione e della conoscenza in quanto esperienza (il vissuto quotidiano) che si disvela nel grembo della Grande Madre, come dice Cristina Annino nella sua bella prefazione (Al di là della convenzione del termine, la bufera costituisce un grado di conoscenza). E' la ferita del parto, il taglio cesareo prodotto dall' interno del ventre della Grande Madre, da cui nascono il capire in quanto pensare e il non-capire in quanto vivere. Questa spada è come una folgore partorita dalla bufera, genesi fallica intrauterina ovverosia principio maschile di ordine e di fissità. Tuttavia bufera non è ancora folgore, è piuttosto l'immanente potenzialità del reale che precede l'“eternità d' istante”, è quell'arcano momento che immediatamente precede l'esplosione cosmica dell'Universo in cui convergono il tempo in cui viviamo (eternità, il tempo impensabile) e il tempo che viviamo (l'istante del presente, il tempo percepito). L' idea della bufera mi riconduce prepotentemente alla stessa, omonima poesia di Montale alla quale per tua stessa ammissione ti sei profondamente ispirato, e forse mi spinge ancora più in su, verso Eraclito - l'oscuro profeta - , alla fonte di quell'Essere eternamente in lotta con se stesso, principio di vita e di morte, seducentemente femmineo nella sua natura, caoticamente solo. E' questo Essere la Grande Madre, l'ente inconoscibile, il termine sconosciuto, ventre-pareti-tetto-casa ovverosia “immaginabile tetto-limite-cornice contro cui le parole sbattono il loro significante”, trappola sonora senza possibilità di fuga ovvero contenitore poetico, libro di poesia. Giorgione, nella sua Tempesta, accanto al principio femminile (la donna che allatta) pone il principio maschile (il guardiano): esso conferisce l'ordine alla composizione, stabilizza la simmetria triangolare, garantisce l'architettura di un mondo razionalmente costruito in cui il principio generativo ancora potenzialmente destabilizzante, il fulmine, non può che scaturire al centro della composizione (in ciò si realizza anche l'enunciato Aristotelico espresso nell'Etica Nicomachea), poiché l'equilibrio naturale (ma anche sociale) necessita della collaborazione dei sessi. Ma in questo quadro la Grande Madre ha ormai assunto la sua forma compiuta, è degenerata diventando donna di carne, non è più l'originario grande ventre esogeno, trappola caotica del moto poetico. La bufera si è ormai placata nella tempesta che sta dietro, non più dentro; nel momento della massima degenerazione della Grande Madre, quando il generato Giove si appropria della folgore, il maschile prevaricando sul femminile trasformerà la Madre in un corpo inerte: ogni movimento, ogni divenire sarà piegato, o meglio ricondotto alla catena percepibile delle cause e degli effetti. “Strana sorella”, Montale nomina la Bufera, “marmo manna e distruzione / ch'entro te scolpita porti per tua condanna”, quel lampo che “ti lega più che l'amore a me”. Se è vero che la Bufera è per Montale più di una sorella, ciò significa che Bufera ed Ego, caos e razionalità, possono incontrarsi e riconoscersi viso a viso (e con la mano, sgombra / la fronte dalla nube dei capelli, / mi salutasti) almeno per un istante, in seno alla Poesia. Poesia come atto e rito originario universale quindi, poiché Poetare significa rimpiangere e rinnovare questo primitivo, sublime incontro tra Ego e Bufera nel ventre della stessa Madre. Questo riconoscimento della sincronicità degli eventi si manifesta come il solo attimo fugace ("mi salutasti - per entrar nel buio") in grado di superare ogni barriera (incomunicabilità) e di gettare quel ponte, tra gli enti del mondo, che noi chiamiamo “comunicazione”; di conseguenza in questa vita il destino dell' Ego di tutti gli uomini sarà quello di ritrovarsi prigionieri nell' impossibile tentativo di lanciare verso questo involucro inerte la parola (più che l'amore) come inutile atto percussivo: è per questo motivo che la Annino parla di un “trattato sull' indifferenza quale sospensione concorde della comunicabilità”, poiché l'incapacità, il desiderio insoddisfatto, può generare l 'indifferenza. In questo senso il tuo libro, Stefano, appare come una camera oscura, un involucro o prigione di significanti che in esso rimbalzano con la speranza di poter, almeno per una volta, fuoriuscire e diventare autentica Parola: tenerlo in mano è sostenere questa potenza straripante. L'ordine semantico dei testi, la giustapposizione delle “parole morfologicamente ferree” nel tuo stile inconfondibile, è quindi proprietà tipicamente maschile; non è però esatto secondo me affermare che la tua poesia sia organicamente e volontariamente antilirica poiché, se ciò può esser vero per la forma, non lo è però per la sostanza: se lirico è ciò che scaturisce dalla integrità dei sentimenti dell' uomo, ecco, io “sento” nella tua poesia la presenza di questa potente energia lirica.

A presto

Sergio



Sergio Zanone nasce a Thiene (VI) il 6 Febbraio 1965. Si diploma presso il Liceo Scientifico Nicolò Tron di Schio, frequenta per un anno l'Accademia di Belle Arti di Venezia seguendo le Lezioni di Emilio Vedova; fonda con Armando Bertollo il Gruppo A punto Zeta (1995).

Mostre principali:

· 1984, Arsiero (VI), Collettiva di Pittura;
· 1995, Thiene (VI), Galleria d´Arte Moderna , "Gruppo A punto ZETA " con Armando Bertollo;
· 2001, Malo , Museo Casabianca "Domeniche Flash"(Gruppo A punto ZETA);
· 2008, Verona , Biblioteca Civica,Biennale Anterem Poesia , Installazione sonora per "Land under the sea" ;
· 2009, Schio , Assoc. Culturale Fabbrica Saccardo, Installazione sonora;
· 2010, Malo , Museo Casabianca,"Il Teatrino della scrittura" , Installazione sonora;

8 commenti:

  1. margherita ealla5/8/10 15:03

    Ottima questa “lettera”! -lettura, (scriverei stupenda, se non fossi sparagnina come sono :-)), e rinnovo i miei complimenti a Sergio Zanone, che suppongo essere l'S.Z. degli altrettanto ottimi interventi nel post sotto.

    Finiti i convenevoli, che non sono però tali, aggiungo un altro tanto di cappello al coinvolgimento nel discorso del dipinto del Giorgione e in quel rapportarsi dei principi maschile-femminile
    (o dell’ordine-ragione insieme sembramento-lacerazione, in ciclico e reciproco andare e trasformarsi, come già presente nel Giano di C.Annino),
    spada-grande madre-fulmine (sì Eraclito: "tutto guida il fulmine")
    di una fessura-ferita rinvenuti nella vertigine buferica, per un’opera (questo libro!) antilirica nella forma, epperò profondamente lirica poiché “scaturisce dalla integrità dei sentimenti dell' uomo”, come sempre Sergio Zanone (trascinata da Eraclito, stavo per scrivere Zenone :-)) mette molto acutamente in rilievo.

    Grazie ad entrambi per questa lettera che amplia il libro.
    Ciao!

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  2. beh, l'ho messa anche per fare le vostre reciproche presentazioni :-)

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  3. Grazie Stefano anche da parte mia.
    L'opera di Sergio merita partico-
    larmente di essere conosciuta.
    Delle sue capacità intellettive non
    comuni hai già detto, posso aggiun-
    gere che è anche una della perso-
    ne più generose e appassionate che
    si possano incontrare. Personal-
    mente ho parecchi motivi per es-
    sergli riconoscente.
    Ciao a tutti, Armando Bertollo

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  4. Molto approfondita e acuta la lettura del tuo lavoro, Stefano. Lavoro che come sai anche io ho apprezzato, ma senza essere capace di spiegare perchè come invece ha fatto Sergio.

    ft

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  5. ... di spiegarne i motivi in modo lucido come Sergio.

    Ero più sgrammaticato del solito. E' agosto.

    ft

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  6. me ne vado in montagna per qualche giorno. ci sentiamo lunedì.

    buon week end a tutti.

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  7. Ringrazio calorosamente Stefano Guglielmin per aver pubblicato la mia lettera aperta , Margherita , Armando ed F. per l' apprezzamento espresso. E' doveroso però ribadire che il mio pensiero fonda la propria analisi sulla notevole prefazione dell' Annino e sulla presentazione di Ivana Cenci a Vicenza. Approfitto dell' occasione per segnalare il primo bando di concorso Raduga per giovani scrittori (18 - 30 anni) che scade il 31 Agosto : per ulteriori notizie contattare Anterem (Vr).

    Z.S.

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  8. grazie Sergio per le precisazioni.

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