venerdì 27 agosto 2010

Cesare Pavese, l'anniversario


"Non scriverò più" è stata l'ultima sua frase registrata nel Diario. Leggendo quanto segue, tratto da "Raccontare è monotono", significa: si vive solo sprofondando nel mito personale, nel già irrimediabilmente stato. Il resto è effimero. Quando manca la radice con l'invisibile che continuamente ci tiene in piedi, non resta che la pietra al collo o un colpo di pistola. Non si muore di noia o di dolore, bensì per sradicamento dalla domanda originaria, quando chiedere e scrivere, che sono la stessa cosa, vengono meno.

"In ciascuna cultura e in ciascun individuo il mito è di sua natura monocorde, ricorrente, ossessivo. Come negli atti cultuali l'evidente monotonia non offende i credenti bensì i tiepidi, cosi nella poesia. Bisogna crederci, cioè non avere ancor risolto criticamente il mito ispiratore. Del resto dire stile è dire cadenza, ritmo, ritorno ossessivo del gesto e della voce, della propria posizione entro la realtà. La bellezza del nuoto, come di tutte le attività vive, è la monotona ricorrenza di una posizione. Raccontare è sentire nella diversità del reale una cadenza significativa, una cifra irrisolta del mistero, la seduzione di una verità sempre sul punto di rivelarsi e sempre sfuggente. La monotonia è un pegno di sincerità. Ciascuno ha il suo gorgo e basta che vi palpiti dentro l'estrema tensione di cui la sua coscienza è capace: raccontare vorrà dire lottare per tutta una vita contro la resistenza di quel mistero".

2 commenti:

  1. Cesare Pavese è un autore a me molto caro...grazie per averlo ricordato. Nelle sue parole rivedo le parole dell'uomo che mi sta accanto: un poeta dei giorni nostri...incompreso e profondo com'è buona creanza per i poeti. Saluto la bella estate...quella che ho letto, che ho vissuto e quella che vorrà ancora venire, se non sarà troppo impegnata ad essere primavera.

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  2. sì, un poeta dei nostri giorni, ma soprattutto un intellettuale sopraffino, che mai disgiunge il pensiero dall'esperienza e, questa, dal mito, che è esperienza archetipica, la "sempre festa" della Bella estate.

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